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giovedì 27 ottobre 2016

San Salvatore a Pavia, scrigno d'arte aperto ai cittadini


Ci vuole un occhio attento per vedere San Salvatore in tutto il suo splendore. Perchè il monastero di via Riviera non è solo un gioiello di bellezza, è uno scrigno si storia. Secoli di vita di Pavia che si sono concentrati in quel luogo a tal punto da modificarne persino la geografia.
Lì il terreno diventa un’altura e lo si deve proprio a quegli strati di storia che la basilica e il suo antichissimo complesso monastico racchiudono. San Salvatore e San Pietro inciel d’oro erano i monasteri più potenti di Pavia. Erano loro ad amministrare la maggior parte dei fondi terrieri.
A spiegare tutto ciò è Maria Teresa Mazzilli, una delle massime esperte di San Salvatore visto che gli ha dedicato 20 anni di studi. Varcare con lei la soglia del monastero è fare un viaggio nei secoli. E lo faranno venerdì 28 e sabato 29 i pavesi che approfitteranno della due giorni di porte aperte.
Basta passare la porta d’ingresso e le colonne in pietra diventano la foresteria di Francesco II. Lì, stando per ora a ipotesi di studio, c’era il palazzo imperiale, quello che sostituì il palatium che i pavesi rasero al suolo. Più sotto invece la strada romana c’è ancora: ci sono i lastroni d’epoca non si sa (ma lo si sta studiando) se della via che passava da lì o se trasportati dalla strada in uscita da Pavia che correva proprio accanto al monastero.
E poi c’è la basilica che ha cambiato veste nel tempo. Ora è tutta in mattoni, un tempo era bianca e rosa. Le mura erano infatti tutte intonacate con calce e polvere di mattone e le finestre erano decorate da strisce bianche. Questo lo si sa per certo, quel che ancora si studia è se davvero la chiesa ha girato su sè stessa. L’ipotesi sulla quale si lavora è che la basilica medievale avesse la facciata rivolta ad ovest e poi in epoca rinascimentale i rifacimenti ruotarono di 90 gradi la costruzione realizzando una nuova facciata.
Ma la ricerca più affascinante è quella che dà la caccia al mausoleo dei re longobardi che pare nascondersi proprio in quell’area: «Non sappiamo se era una sola costruzione o si trattava di più cappelle – dice la docente dell’ateneo pavese – Sappiamo però che nel decimo secolo Adelaide fonda il monastero e in quel luogo c’era già una chiesa con una coppia di campanili».
Uno dei campanili potrebbe essere nell’abside dell’attuale basilica, visto che pare esserci un basamento proprio di un campanile e ciò confermerebbe il mantenimento dell’area sacra nella costruzione della nuova chiesa. Vanno fatti però scavi e ricerche per dimostrarlo.
Così come occorre dimostrare il racconto di un pavese che nelle sue memorie ricorda che a una profondità notevolissima trovò una tomba. Lì le ipotesi che si tratti del mausoleo longobardo si farebbero più che concrete e se le ricerche riuscissero a dimostrarlo Pavia avrebbe finalmente quella testimonianza longobarda che manca alla città che fu capitale del regno.
Certezze storiche ce ne sono già invece nel grande chiostro, bellissimo anche nel suo degrado. Figuriamo prima del ’400 quando era tutto ornato da decorazioni in cotto, aveva porte scolpite e con raffinate sculture. Ed erano opere d’arte, visto che a lavorarci erano stati gli stessi artigiani che avevano operato alla Certosa e a San Teodote.
Lo dimostrano alcuni conci che sono stati realizzati con i medesimi stampi. Lì le finestre un tempo erano diverse, non più alte e rettangolare ma monofore minuscole. Maestosa doveva essere la sala del capitolo che sul chiostro si affaccia. Una sala imponente e completamente affrescata. Anche il chiostro era tutto in cotto con strisce bianche e con ogni probabilità aveva tondi affrescati.
Così come era affrescato il refettorio, uno spazio enorme dove nelle scrostature dell’intonaco si intravedono i disegni. Raffigurano l’ultima cena, almeno stando a una vecchia foto scattata da Chiolini. Sappiamo che è stato commissionato da Bartolomeo Beccaria diventato don Tommaso che donò 500 denari per la pittura e altri mille per gli armadi della sacrestia.
Tutt’attorno ci sono stabili antichi, edifici di epoche successive, enormi cortili. «Qui occorrerebbe creare una scuola di restauro all’aperto in modo che tutti possano vedere gli esperti al lavoro, Qui si potrebbero riunite i tanti centri universitari pavesi per la conservazione, così come qui potrebbe nascere un istituto tecnico professionale per l’artigianato specializzato nella conservazione. Ma questo è il mio sogno», dice Mazzilli uscendo dal monastero che domani si illuminerà e aprirà le porte ai pavesi.

Linda Lucini

lunedì 17 ottobre 2016

Il Bucintoro e le Carrozze Regali

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La Scuderia Juvarriana - uno degli spazi architettonici più imponenti della Venaria e del barocco europeo- completa il percorso di visita della Reggia dedicato al Teatro di Storia e Magnificenza della dinastia sabauda.

All’interno è esposto lo splendido Bucintoro, fatto realizzare a Venezia da Vittorio Amedeo II fra il 1729 e il 1731, oggi unico esemplare originale rimasto al mondo, presentato in un allestimento spettacolare completamente nuovo ed inedito che prevede filmati didattici, luci e musiche originali, con la celebre imbarcazione “armata” per intero con albero, remi e vele.
Insieme si ammirano anche alcune fra le più sontuose carrozze di gala utilizzate dai Savoia fra Sette e Ottocento, tra cui la Berlina dorata, commissionata da Vittorio Emanuele II, asceso al trono d’Italia.

Bucintoro e Carrozze sono raccontate in un unico affascinante percorso in quanto capolavori integranti e rappresentativi delle attività della Regia Scuderia a Corte, intese come alte funzioni preposte agli spostamenti del Sovrano e del suo seguito.
Si tratta, nel complesso, di una mostra permanente imperdibile sia per il valore eccezionale delle opere esposte con soluzioni scenografiche moderne e di effetto straordinario, sia per comprendere meglio la storia della Reggia, del suo territorio, della dinastia che l’ha governato, e di un’epoca che insieme rappresentano.
Informazioni Evento: 

Data Inizio: 07 marzo 2015 
Data Fine: 31 dicembre 2016 
Prenotazione:Facoltativa 
Luogo: Venaria Reale, Scuderia Juvarriana della Reggia, e altri luoghi 
Indirizzo: Piazza della Repubblica, 4 
Città: Venaria Reale 
Provincia: TO 
Regione: Piemonte 
Orario: 
Telefono: 011 4992333