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venerdì 29 maggio 2015

La magia del blu


Il Museo degli Argenti di Firenze dedica un’intera mostra al lapislazzuli, il prezioso materiale roccioso, noto a tutti per il suo colore blu profondo. 
Dal 9 giugno all’11 ottobre 2015, Lapislazzuli. 
Magia del blu, questo il titolo della mostra, presenta numerosi reperti archeologici provenienti dagli scavi condotti nella valle dell’Indo, in Mesopotamia e in Egitto: un percorso che dall’antichità arriva ai giorni nostri. 
Il blu lapislazzuli, infatti, nel 1956 è utilizzato anche dall’artista Yves Klein, che ne ha fatto un segno distintivo.
Il lapislazzulo infatti è usato, fin dall’antichità, per fabbricare oggetti ornamentali o di culto. 
Nel Rinascimento, in particolar modo nella città di Firenze, il materiale è particolarmente apprezzato, tanto che la famiglia Medici dà vita ad una delle più spettacolari collezioni di oggetti in lapislazzuli d’Europa: coppe, vasi e anfore, ma anche mobili intarsiati, piani di tavolo e commessi prodotti nelle botteghe fondate da Francesco I nel Casino di San Marco e nei laboratori istituiti da Ferdinando I nel complesso vasariano degli Uffizi, fino al tramonto della dinastia.
Anche alla corte di Francia il lapislazzuli riscuote successo: ridotto in polvere ad uso di pigmento diventa il colore simbolico della dignità reale, colore emblematico dei re di Francia.
Al mondo esistono pochi giacimenti di lapislazzuli, ma sono tutti legati tra loro da una comune geologia: il metamorfismo. 
Il giacimento principale, ed anche il più antico, citato da Marco Polo, si trova nelle montagne di Sar e Sang. 
Sono picchi che culminano a più di 7000 metri di altitudine, situati nell’Hindu Kush, nell’Afganistan settentrionale ed accessibili solo attraverso passi situati a non meno di 5000 metri.

Vademecum.
• Firenze, Museo degli Argenti
• 9 giugno – 11 ottobre 2015
• Orario. Tutti i giorni, 8.15 – 18.30; chiuso il lunedì

giovedì 28 maggio 2015

L'Arco di Tito al Circo Massimo 'rivede' alla luce


L'Arco realizzato in onore dell'imperatore Tito al Circo Massimo torna alla luce. 
Gli archeologi della Sovrintendenza capitolina, infatti, durante i lavori di scavo, restauro e valorizzazione dell’emiciclo del Circo hanno ritrovato alcuni grandi frammenti architettonici in marmo lunense pertinenti alla zona dell’attico e alla trabeazione dell’Arco.
Le indagini, ancora in corso, sono risultate molto complesse poiché lo scavo è realizzato al di sotto della falda di acqua che ricopre gran parte delle strutture archeologiche. 
E’ stato riscoperto il pavimento antico in lastre di travertino e sono stati messi in luce tre plinti  frontali  e parte del plinto della quarta colonna. Il potente strato di riporto che copriva parte delle strutture antiche ha permesso anche la conservazione di alcune strutture murarie tardoantiche o altomedievali di particolare importanza, attualmente  in fase di studio.
In attesa delle nuove risorse necessarie per l’eliminazione delle infiltrazioni d’acqua, per la ricostruzione con la tecnica dell’anastilosi dell’arco, nonché per evitare rischi di danneggiamento, tra pochi giorni l’area del ritrovamento sarà reinterrata. 
L' ampiezza dell'arco è stata calcolata in circa 17 metri,  per una profondità di circa 15, mentre  le colonne  dovevano sviluppare un’altezza di oltre 10 metri. 
Un monumento che, nel complesso più piccolo di quello di Settimio Severo (sulla Sacra via), doveva impressionare non poco,  per magnificenza e ricchezza di decorazioni, i visitatori che entravano in Roma dalla Via Appia attraverso la vicina  Porta Capena.
Il monumento era a tre fornici intercomunicanti, con una  platea ed una scalinata sulla fronte verso il circo, mentre si collegava con due gradini con il piano di calpestio esterno all’edificio. La fronte era caratterizzata da 4 colonne libere  e 4 lesene retrostanti aderenti ai piloni. 
Era sormontato, sull’attico, da una grandiosa quadriga bronzea. 
L’arco assumeva un ruolo particolarmente  importante nel corso delle processioni trionfali che celebravano le vittorie dei generali o degli imperatori. Il lungo corteo trionfale, dopo aver sfilato lungo il Circo Massimo e avere raccolto l’ovazione della folla, passava al di sotto dell’arco e proseguiva il suo cammino diretto al tempio di Giove Capitolino, sul Campidoglio.
Si conservano alcune  raffigurazioni antiche di questo monumento, noto soprattutto nella pianta raffigurata sulla Forma Urbis oltre che  su varie rappresentazioni datate dal II al IV secolo d.C. Alla fine dell’VIII secolo l’arco doveva essere ancora in piedi, poiché l’Anonimo di Einsiedeln  trascrisse l’iscrizione posta sull’attico. 
Successivamente, nel corso del XII secolo,  il fornice centrale viene occupato, a un livello più alto,  dal canale dell’Acqua Mariana, un acquedotto medievale fatto costruire da Callisto II nel 1122, e  poco oltre si costruisce la torre cosiddetta “della Moletta”.
Il canale della Mariana (o “Marrana”) è ancora chiaramente visibile al centro dell’area dell’arco, con il suo il fondo costruito con scaglie di basalto e di marmi antichi. 
Gli scavi eseguiti nel 1930 demolirono le strutture e i caseggiati che nel tempo si erano sovrapposti  a  quanto rimaneva della parte centrale dell'emiciclo, riportando alla luce numerosi elementi architettonici riutilizzati anche in epoca medievale.

Nicola Zingaretti: "Salviamo Civita di Bagnoregio e la Valle dei Calanchi"


"Dobbiamo fare di tutto per conservare e valorizzare Civita di Bagnoregio e la Valle dei Calanchi"
E' l'auspicio del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, che di concerto con il 'Progetto ABC - Arte Bellezza Cultura', ha promosso un appello per sottrarre i due luoghi impermeabili al moderno e alla civiltà industriale dall'assalto degli agenti atmosferici e dall'incuria che rischiano di mettere a repentaglio la storia millenaria e la bellezza di Civita di Bagnoregio e della Valle dei Calanchi.
L'appello cerca di richiamare l'attenzione generale e, soprattutto, internazionale dell'Unesco, nella tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico. 
"Un appello importante, affinché Civita di Bagnoregio parli al mondo - spiega Zingaretti - 
Ma la salvaguardia di questi luoghi è anche un segnale del modello di sviluppo che le istituzioni hanno in mente, cioè scommettere su una ricchezza inestimabile che nel Lazio è spesso trascurata. Sono numerose le iniziative approntate, ma quella di Civita di Bagnoregio si candida a essere anche molto concreta".
Dopo le frane degli ultimi mesi, la più recente avvenuta soltanto pochi giorni fa, la 'città invisibile', è costretta a difendersi di continuo da pioggia e vento che dilavano le argille, screpolano il tufo e corrodono giorno dopo giorno il suo perimetro, mettendola a repentaglio. 
"L'ultima frana incide dove c'è l'unica via d'accesso - precisa Francesco Bigiotti, sindaco di Civita di Bagnoregio - e rischia di isolare una piccola realtà di 4mila abitanti, con tasso di disoccupazione pari a zero, cresciuta dal punto di vista turistico come nessun'altra in Europa, essendo visitata da 450mila turisti ogni anno".
Agire subito per rilanciare l'antico borgo di origine etrusca, snodo tra Lazio, Toscana e Umbria, è quanto auspicato dai primi trenta e più firmatari dell'appello, nomi illustri del mondo della politica, come Giorgio Napolitano, dell'arte, della cultura e delle scienze, come ad esempio Andrea Camilleri, Massimo Cacciari, Oscar Farinetti, Dante Ferretti, Dario Fo, Dacia Maraini, Nicola Piovani, Eugenio Scalfari, Ettore Scola, Folco Terzani, Giuseppe Tornatore, Oliviero Toscani, Mario Tozzi, Umberto Veronesi, Ennio Morricone, Paolo Crepet, Barbara Ensoli e molti altri.
Morricone, premio Oscar alla carriera nel 2007, ha visitato in passato Civita di Bagnoregio, rimanendone catturato: "E' inutile parlare della sua bellezza - puntualizza il compositore - ma ora è in grande pericolo, non può andare persa. Spero si faccia qualcosa d'importante"




Al breve intervento di Morricone, fa eco Ensoli, scienziata a capo della ricerca dell'Istituto Superiore di Sanità sul vaccino contro l'Aids: "Una volta lì, si rimane incantati, sembra di essere in un film di fantasia. In Italia, abbiamo tesori inestimabili di cui si sono occupati poco i governi".
Lo psichiatra Crepet, "la persona che mi ha aperto gli occhi sul borgo", afferma Zingaretti, ricorda invece quanto la 'città che muore', ritratta anche dal pittore vedutista inglese William Turner, abbia sempre affascinato perché "sfida l'impossibile". 
"Lo Stato forse non basta - afferma Crepet - organizziamo un concerto, facciamo fundraising"
Nel frattempo, Civita di Bagnoregio sarà al centro di due iniziative: il 19 giugno con la giornata dedicata alla sua salvaguarda e, dal 10 al 12 luglio, ospiterà il meeting internazionale d'animazione 'La città incantata'.

sabato 23 maggio 2015

I disegni di Leonardo della Corona britannica in tour tra Gran Bretagna e Irlanda


Dieci disegni di Leonardo da Vinci saranno esposti il prossimo anno in Gran Bretagna e Irlanda. Le opere, provenienti dalla Royal Collection Trust e di proprietà della Corona britannica, comprendono il ritratto di sant'Anna, alcuni schizzi di corpi, animali, acqua e piante, oltre lavori di natura propriamente tecnica.

La BBC riporta che la mostra avrà carattere itinerante, prendendo il via dalla galleria Laing di Newcastle, nel nord dell'Inghilterra, a febbraio 2016, per poi spostarsi successivamente tra la National Gallery of Ireland a Dublino, il museo del castello di Nottingham e la Glynn Vivian Art Gallery di Swansea, in Galles.

Nel corso della sua vita, Leonardo ha realizzato 'soltanto' una ventina di dipinti, tutti di assoluto rilievo, come la 'Gioconda', 'La dama con l'ermellino', 'La vergine delle rocce' o 'L'ultima cena', lasciando però ai posteri un gran numero di disegni. “Si tratta di opere tra i più grandi tesori artistici di questo Paese”, afferma Jonathan Marsden, direttore della Royal Collection Trust.

venerdì 22 maggio 2015

Emanuele, politici non capiscono niente di arte

I beni culturali come "unico asset" italiano, vera "energia pulita" per il nostro Paese, purchè i privati siano coinvolti nella loro valorizzazione, anche perchè "credo che la classe politica attuale non capisca niente di arte". 
E' la tesi che il presidente della Fondazione Roma, Emmanuele Emanuele, ha sostenuto conversando con l'AdnKronos, in occasione del convegno promosso oggi a Roma da Adsi (Associazione Dimore Storiche Italiane) 'Beni culturali: oneri o risorse? L'impatto economico del patrimonio storico-architettonico sull'economia del Paese'.

"I beni culturali sono l'unica risorsa di cui disponiamo in un paese in cui la crisi economica internazionale, ma soprattuto le scelte sbagliate della politica nazionale, di tutti i governi, da Berlusconi a Letta a Renzi, si continuano a manifestare", ha detto Emanuele, per il quale "l'unico asset di cui disponiamo è il territorio fantastico, la meraviglia delle nostre riserve che io definisco veramente auree, la nostra energia pulita, cioè le opere d'arte. Per consentire di valorizzare questo enorme patrimonio nazionale lo Stato deve però consentire ai privati, come nel mio caso, di poterlo fare, facilitandoli nell'attività di utilizzazione e di sviluppo dello stesso".


<p>Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma</p>

Durante l'incontro, tenutosi a Palazzo Colonna, è stato dibattuto il contributo dato dai beni culturali, anche privati, al sistema Paese, in molteplici forme: dal richiamo turistico, alla creazione di posti di lavoro, all'indotto legato a manifestazioni culturali, fino al rilevante gettito fiscale, legato in particolare all'elevata tassazione delle superfici degli immobili di proprietà privata, indipendente dall'eventuale generazione di un reddito. 
"Il problema di fondo è che le nostre risorse culturali sono mal gestite e la politica continua costantemente a ignorare il forte ruolo che hanno nell'economia -afferma Emanuele- destinando soltanto lo 0,1 % del Pil al sostegno della cultura e non facilitando i privati nell'attività di utilizzazione e di sviluppo degli stessi".

"La burocrazia ostacola la possibilità di accesso all'utilizzazione dell'opera d'arte, in altri termini non fa quello che fanno gli altri paesi come la Spagna o l'Inghilterra - continua Emanuele- che valorizzando il loro patrimonio hanno risolto moltissimi dei loro problemi, e hanno un patrimonio di gran lunga inferiore al nostro. Andiamo verso un'epoca che guarda alla robotizzazione e all'utilizzazione di automi che faranno cadere verticalmente la possibilità dei giovani di trovare lavoro. Accadrà ovunque, l'unica chance che abbiamo è di valorizzare questo enorme patrimonio artistico del quale disponiamo".

Per il 'padrone di casa', il presidente dell'Adsi, Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, "il sistema beni culturali, in particolar modo quello privato, è fonte di risorse per il nostro paese e non di costi. E' fondamentale comprendere il reale impatto dei beni culturali nel nostro sistema per avviare un ripensamento della politica, che individui strumenti e meccanismi di rifondazione e sviluppo del nostro sistema economico, che dai beni culturali può trarre nuova linfa".

giovedì 21 maggio 2015

Apre alle visite il Teatro di Corte della Reggia di Caserta


Due particolari itinerari organizzati alla Reggia di Caserta che danno la possibilità ai visitatori di vedere il magnifico Teatro di Corte, costruito su modello del San Carlo di Napoli e inaugurato nel 1769 dai sovrani Ferdinan do e Carolina di Borbone. 
Sono proposti dagli storici dell'arte di Civita Musea in collaborazione con la soprintendenza della Reggia per domenica prossima (ma non è esculso che possano proseguire le domeniche successive) e hanno due titoli piuttosto originali: 'Cose mai viste … alla Reggia di Caserta', in programma solo su prenotazione, alle 10,30 e alle 11,30, e 'Cose mai sentite: le regine dei Borbone' in programma, sempre su prenotazione, alle ore 11,00.

Il primo è un percorso di visita 'aerea': il visitatore viene accompagnato fino al piano di calpestio della volta ellittica da dove si gode di uno scorcio unico sullo scalone e sul vestibolo del complesso vanvitelliano. Successivamente si salirà fino ai sottotetti, per ammirare le strutture lignee delle capriate di copertura e l’incannucciata sottostante. 
I visitatori saranno poi condotti attraverso le camerate che durante l’ultimo conflitto mondiale ospitarono prima le truppe tedesche e, successivamente, quelle americane, che hanno lasciato disegni e graffiti sulle pareti. Il percorso si conclude con la collezione di arti minori e di oggetti del quotidiano risalenti al periodo compreso fra Sette e Ottocento (tra questi la raccolta di pregiate ceramiche da banchetto e i vasi da notte finemente decorati) e, eccezionalmente, con il Teatro di Corte.

Il secondo itinerario, invece è tutto dedicato alle regine che vissero nella Reggia, donne che seppero rivendicare un ruolo da protagoniste nelle pagine della storia delle grandi monarchie, non limitandosi a essere semplici pedine sulla scacchiera dei matrimoni politici e delle alleanze internazionali. 
L’impegno politico di Maria Carolina d’Austria, il coraggio di Maria Sofia di Wittelsbach e tante altre storie legate alle regine dei Borbone raccontate attraverso i ritratti conservati nella Pinacoteca della Reggia di Caserta tra cui il ritratto, mai esposto prima, di Maria Carolina, la duchessa di Berry. 
Si giungerà, infine, al Teatro di Corte, luogo tanto caro alle regine.

mercoledì 13 maggio 2015

Una notte al museo...

NOTTE DEI MUSEI 16 MAGGIO 2015

“Sabato sera, in occasione della Notte dei Musei, i principali luoghi della cultura statali saranno visitabili al costo simbolico di un euro. Un’occasione unica per godere il patrimonio artistico al di fuori dei consueti orari di visita e apprezzare la bellezza degli innumerevoli capolavori esposti nelle collezioni dei nostri musei”. 

Così una nota dell’ufficio stampa del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, guidato da Dario Franceschini, comunica l’adesione del Mibact alla Notte dei Musei promossa dal Consiglio d’Europa. Grazie a questa iniziativa, sabato 16 maggio, dalle 20 alle 24, i principali monumenti, musei e aree archeologiche statali saranno visitabili - come lo scorso anno - al costo simbolico di un euro. 

lunedì 11 maggio 2015

Cenacolo di Leonardo: aperture straordinarie per EXPO2015

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Per la prima volta nella sua storia, una significativa estensione dell’orario di apertura permetterà di accogliere circa il 30% dei visitatori in più, con fasce di visita esclusivamente dedicate alle persone disagiate, dal 4 maggio al 31 ottobre

In occasione di Expo Milano 2015, il Cenacolo Vinciano dà il via a un importante progetto volto ad aumentare l’accessibilità di una delle opere d’arte italiane più famose al mondo, visitata ogni anno da 400.000 persone, ma con richieste superiori al milione. 
Un fitto calendario di aperture straordinarie dell’opera di Leonardo, durante tutto il periodo dell’Esposizione Universale, reso possibile grazie al supporto di un partner da anni impegnato nella valorizzazione dell’arte e della cultura – JTI (Japan Tobacco International). Un momento storico unico nella vita del Cenacolo, che per la prima volta estende il proprio orario di visita con 70 nuovi gruppi di ingressi aggiuntivi alla settimana, che permetteranno di accogliere circa 54.600 visitatori in più durante le 26 settimane dell’Esposizione Universale. Un’iniziativa dal grande valore socio-culturale, frutto dell’accordo siglato tra il Polo Museale regionale della Lombardia - Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, JTI e Skira Editore. 

Il progetto nasce in un momento chiave per il sostegno al patrimonio culturale e artistico italiano: in occasione di Expo Milano 2015 arriveranno a Milano circa 20 milioni di visitatori, in gran parte stranieri che, tra le altre cose, coglieranno l’occasione per visitare il Cenacolo Vinciano, una delle più significative e amate mete della città. 

Inoltre, per andare incontro alle esigenze di categorie di persone in difficoltà e in linea con la volontà di facilitare una maggiore accessibilità dell’arte e della cultura ad un pubblico sempre più ampio, JTI si è impegnata anche nel far sì che una fascia di ingresso settimanale fosse esclusivamente dedicata  a Fondazione Progetto Arca Onlus - organizzazione no-profit sostenuta dall’azienda che fornisce aiuto alle persone più bisognose al fine di aiutarle a reintegrarsi nella società - in modo da consentire, così, ad Arca di portare al Cenacolo le persone da loro seguite.


Ampliamento dell’orario di visita al Cenacolo in occasione di Expo Milano 2015 con:

•    Apertura straordinaria il lunedì pomeriggio dalle 16.30 alle 22.00 con 22 nuovi gruppi di ingressi  

•      Ogni lunedì, per 26 settimane, grazie a JTI e alla collaborazione con Fondazione     Progetto Arca, 30 persone che vivono in condizioni di difficoltà potranno visitare               gratuitamente il Cenacolo

•      Estensione dell’apertura serale dal giovedì alla domenica dalle 19.00 alle 22.00 con   48 nuovi gruppi di ingressi

•      70 nuovi gruppi di ingressi a settimana per un totale di 2.100 visitatori in più 

•      54.600 visitatori aggiuntivi nelle 26 settimane di Expo Milano 2015

Per informazioni:
Clara Ceriotti (JT International Italia S.r.l.) clara.ceriotti@jti.com342 8707432    
Antonella Di Fatta (Publicis Consultants) Antonella.Di-Fatta@publicisconsultants.it 
334 7151318
Barbara Rivolta (Publicis Consultants) barbara.rivolta@publicisconsultants.it348 3666549
Manuela Rossi (Segretariato Regionale MiBACT per la Lombardia)     manuela.rossi@beniculturali.it  02.80294250
Lucia Crespi (Skira Editore) lucia@luciacrespi.it02.89415532

domenica 3 maggio 2015

All'Expo anche il cibo per la mente, dal Padiglione Italia agli Arazzi del Quirinale


Non solo un luogo in cui riflettere sull'importanza del cibo per 'nutrire il pianeta', anche una occasione per 'nutrire la mente' con un cibo del tutto speciale, fatto ad hoc per l'anima: nel corso dell'Expo, al via l'1 maggio, l'arte invaderà Milano trasformando la città in un vero e proprio laboratorio d'arte. Sono diverse, infatti, le iniziative che arricchiranno i sei mesi dell'Esposizione Universale. Si va dalle proposte contenute nel Padiglione Italia alle mostre che caratterizzano la città.

Sarà proprio una mostra ad 'aprire le danze': dal Quirinale è in arrivo l'esposizione, curata da Louis Godart, 'Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontorno e Bronzino', che verranno presentati dal 30 aprile al 23 agosto nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale.

Ad essere proposti al pubblico sono i venti arazzi cinquecenteschi commissionati da Cosimo I de’ Medici per la Sala dei Duecento di Palazzo Vecchio. Gli arazzi, che raccontano la storia di Giuseppe narrata nella Genesi, nel 1882 furono divisi per volere dei Savoia tra Palazzo Vecchio e il Palazzo del Quirinale e sono radunati insieme per la prima volta dopo centocinquanta anni per volere della Presidenza della Repubblica Italiana e del Comune di Firenze.

Ma Milano è già un 'cantiere' culturale in piena attività: alla Triennale, è stato avviato un progetto in grado di coniugare i linguaggi dell'arte con quelli del cibo. Un viaggio nella storia, nella memoria e nell’arte che prende corpo nella mostra, curata da Germano Celant, 'Arts & Foods. Rituali dal 1851', in programma dal 9 aprile all'1 novembre. Un percorso che conduce i visitatori nei linguaggi dell'arte che hanno interpretato il tema del nutrimento e del convivio, azione che accomuna tutti gli esseri umani. Di fatto, è questo il primo padiglione di Expo Milano 2015.

Grazie alla regia architettonica dello Studio Italo Rota, i visitatori avranno modo di immergersi fisicamente in un itinerario in cui opere d’arte, disegni e maquettes di architetti, film, oggetti, documenti, libri, menu e copertine di dischi articolano una narrazione che cala l’opera e l’immagine nel proprio contesto storico, sociologico e antropologico.

Un ruolo centrale sarà svolto, ovviamente, dal Padiglione Italia, la cui presentazione ha avuto luogo nei giorni scorsi. Ad animare il percorso espositivo sull'identità italiana che accoglierà i visitatori sono diverse opere tra cui la statua della 'Hora' degli Uffizi, la 'Vucciria' di Guttuso, il 'Trapezophoros', il 'Genio futurista' di Giacomo Balla e la 'Jennifer' di Vanessa Beecroft.

Le opere, che resteranno esposte per l’intera durata di Expo 2015, hanno una "forte attinenza ai temi di Expo" e puntano a diffondere un messaggio di cultura, "fondamentale per nutrire la mente e ampliare gli orizzonti della nostra vita", ha spiegato il presidente di Expo 2015 e commissario per il Padiglione Italia, Diana Bracco. "Noi italiani - ha continuato Bracco - abbiamo avuto la fortuna di nascere nel Paese più ricco di opere d’arte al mondo disseminate in uno scenario naturale tra i più vari che esistano". E proprio per questo, "abbiamo scelto opere che simboleggiano la grande storia del genio artistico italico e ben testimoniano la potenza della nostra grande bellezza".

Nell'atrio del Padiglione, poi, la 'Hora' dialogherà con la 'Jennifer' di Vanessa Beecroft. "Una visione della donna - ha sottolineato Bracco- nell'era romana e nell'era moderna. Beecroft ha descritto la condizione della donna e ha voluto rappresentarla lì in maniera molto emblematica. Questa figura di donna, infatti, è stretta tra massi di marmo di Carrara che vogliono rappresentare la costrizione della donna nel mondo moderno".

A Milano, poi, è atteso anche un altro 'arrivo' eccezionale: l'affresco del Tuffatore, dall'omonima tomba, uno dei più celebri del sito archeologico di Paestum, sarà infatti ad Expo in occasione della mostra 'Natura, mito e paesaggio dalla Magna Grecia a Pompei', curata dall’Università di Milano, dall’Università di Salerno, dalla Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e della Soprintendenza Speciale di Pompei, Ercolano e Stabia e allestita dal 22 luglio. Lavori in corso, invece, per gli orari di apertura del Cenacolo: il piano per tenere aperto più a lungo il capolavoro di Leonardo, non è stato ancora completato dal momento che il contratto con lo sponsor, che dovrebbe sostenere le spese per il pagamento del personale, non è stato ancora chiuso.

venerdì 1 maggio 2015

La fabbrica della Sapienza


<p>Complesso di Sant’Ivo alla Sapienza, cortile esterno</p>

La mostra 'Barocco a Roma. La meraviglia delle arti', in corso presso la Fondazione Roma Museo-Palazzo Cipolla, si arricchisce da oggi di una speciale occasione di approfondimento: la mostra 'La fabbrica della Sapienza. L’università al tempo di Borromini' (30 aprile-26 luglio), allestita presso la prestigiosa Biblioteca Alessandrina dell’Archivio di Stato di Roma, nel complesso della Sapienza, capolavoro indiscusso di uno dei grandi protagonisti del Barocco Romano, Francesco Borromini. 

L’esposizione appena inaugurata intende offrire al pubblico, oltre alla visita in un luogo raramente accessibile, un percorso centrato su ddocumenti originali, manoscritti e iconografici, di grande valore estetico e culturale, esposti per la prima volta. La mostra a cura di Orietta Verdi con il coordinamento organizzativo di Carla Cerati, è promossa e organizzata dall’Archivio di Stato di Roma ed è realizzata con il sostegno della Fondazione Roma-Arte-Musei nell’ambito dell’esposizione 'Barocco a Roma'. Il restauro dei documenti esposti è stato sostenuto con il contributo del Mibac-Direzione Generale per gli Archivi.

L'allestimento è parte integrante del tour tematico dal titolo 'La Sapienza di Borromini' organizzato dalla Fondazione Roma-Arte-Musei, uno dei numerosi eventi satellite della rassegna 'Barocco a Roma', centro propulsore di una serie di iniziative realizzate con la partecipazione di istituzioni pubbliche, private ed ecclesiastiche per la valorizzazione del patrimonio storico-artistico ed architettonico barocco del territorio.

Il tour va alla scoperta di uno dei luoghi più eccentrici e allo stesso tempo più originali del Barocco: il Complesso di Sant’Ivo alla Sapienza, che fu sede dell’ateneo romano fino al 1936, con la sua chiesa, concepita come cappella universitaria, e la prestigiosa Biblioteca Alessandrina.

Ai disegni a sanguigna e a lapis di Borromini, alle testimonianze di momenti salienti della sua vita e della sua opera nel cantiere della Sapienza, fanno da contrappunto le preziose pergamene miniate dei Ruoli dei Lettori (elenchi di professori e materie), i frontespizi allegorici delle tesi di laurea dei personaggi più illustri della cultura romana del Seicento, discusse alla Sapienza durante cerimonie di grande fasto e risonanza. (Guarda la fotogallery)

E, ancora, i disegni dell’Orto Botanico e del Teatro di Anatomia istituiti presso le facoltà di botanica e di medicina, che raccontano lo svolgersi della vita accademica nello Studium Urbis, l’antica università romana, la cui espansione architettonica fu voluta e finanziata da Alessandro VII, un papa di grande spessore culturale.

Per l’occasione, l’Archivio di Stato di Roma apre le porte di uno degli ambienti più esclusivi e meno conosciuti della Città Eterna: l’antica Biblioteca Alessandrina, ovvero il cuore pulsante del sapere nel complesso universitario di Sant’Ivo, dedicata a papa Alessandro VII Chigi.

Da poco salito al soglio pontificio, il papa si fece carico di accogliere la proposta di Borromini e finanziò la costruzione del braccio della biblioteca, il cui progetto fu affidato all’architetto ticinese: la grande passione da bibliofilo del pontefice fu inoltre alla base della decisione di dotare lo Studium Urbis di una biblioteca pubblica che fu collocata in una grande aula al primo piano, in modo da essere "al pari del salone nel quale si fanno i dottori e sarebbe riuscita una delle più celebri d'Europa". Nel 1665 la Libraria dello Studio entrò in funzione.

Gli arredi lignei, progettati da Borromini, riprendono la scansione ternaria già adottata nella chiesa e nella stessa biblioteca, la cui volta fu decorata da Clemente Maioli del 1662-1665 con il 'Trionfo della Religione'. Borromini, per facilitare le squadre di falegnami ingaggiati per l’esecuzione delle scansie lignee, disegnò sul muro in scala naturale il modulo degli scaffali, rinvenuto sulla parete negli anni Trenta del Novecento.

La mostra si snoda in sei sezioni, partendo dai momenti salienti della biografia di Borromini fino alla cronaca dei suoi ultimi giorni di vita. Si racconta il percorso costruttivo del Complesso della Sapienza documentato da preziosi disegni ed incisioni, da relazioni ed autografi che permettono al visitatore di 'incontrare' l'Architetto della Sapienza nel pieno delle sue funzioni di ideatore ed interprete del pensiero di Papa Alessandro VII e di direttore dei lavori, attento e consapevole.

Al centro del racconto sta ovviamente la Chiesa di S. Ivo. Quando Borromini prese matita e compasso per disegnarla si trovò davanti a due difficoltà: uno spazio irregolare, stretto tra il cortile e il palazzo, e l’assenza di luce diretta per i primi 20 metri in altezza della costruzione.

La soluzione geniale giunse nell’incastrare due figure geometriche, i triangoli equilateri, che formando una stella a sei punte riempiono il sito: una forma plastica cui l’architetto sottrae e aggiunge spazi circolari secondo un rigoroso schema logico. Su questa pianta di forma mistilinea si innestano le mura che svettano a raggiungere la luce oltre il secondo piano del palazzo e la cupola, sormontata dalla lanterna a spirale, slanciata ad altezza vertiginosa verso il cielo. "Il valore dell’architetto nasce dalle difficoltà", scriveva Borromini, nella consapevolezza che ciò che agli altri era impossibile a lui diventava possibile: come dire, il genio!