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lunedì 15 ottobre 2018

venerdì 29 giugno 2018

La Forza dell'Arte


Era il 1981 quando la Carnia nella notte tra il 14 e il 15 novembre veniva spogliata di uno dei suoi monumenti più significativi. Dalla Pieve di San Pietro, posta in strategica posizione sulla vallata del Bût e onorata ancora oggi con il titolo di Cattedrale, vennero trafugate le statue del grande polittico ligneo commissionato nel 1481 a Domenico Mioni, detto Domenico da Tolmezzo. Nel 2016 questo episodio doloroso ha trovato una svolta grazie alle attività investigative del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. A seguito del sistematico controllo sul mercato dell'arte, nazionale e internazionale, sono stati individuati cinque dei Santi Apostoli che decoravano le nicchie del corpo centrale: si tratta dei Santi Andrea, Paolo e Giacomo Maggiore, che affiancavano la figura assiale di San Pietro, e dei Santi Matteo e Tommaso che alloggiavano nel registro superiore. Questo clamoroso recupero restituisce un prezioso tassello della monumentale ancona d'altare espressione della maturità artistica di Domenico da Tolmezzo e riconsegna alla collettività un bene di straordinario valore.

Visite accompagnate per gruppi e scolaresche su prenotazione a cura del Museo. Nelle domeniche tra il 2 luglio e il 10 settembre 2017, alle ore 15.30, visite guidate a cura di Promoturismo FVG (per informazioni e prenotazioni Infopoint PromoTurismoFVG Arta Terme, tel. +39 0433 929290, e-mail: info.artaterme@promoturismo.fvg.it

Salita e visita alla cupola del Santuario di Vicoforte


Vivi un’esperienza unica nel cuore dell’opera d’arte: scopri il Santuario di Vicoforte e la sua grandiosa cupola, la più grande al mondo a pianta ellittica. Lungo un percorso appositamente messo in sicurezza, potrai ammirare oltre 6.000 metri quadrati di affresco e godere di affacci mozzafiato dall’alto del cupolino, a 50 metri di altezza.

Telefono: 331/8490075 - 0171/690217 - 0174/330358 


Leonardo da Vinci. Anatomie: macchine, uomo, natura


L'esposizione è promossa dal Comune di Montepulciano e dalla Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano, su progetto del Museo Galileo di Firenze, con l’organizzazione di Opera Civita.
Oltre che come artista eccezionale, Leonardo da Vinci (1453-1519) è stato a lungo celebrato come inventore di macchine e dispositivi meccanici straordinari, che sarebbero divenuti patrimonio comune della cultura tecnica solo alcuni secoli dopo la sua morte. Pur traendo ispirazione dal profondo processo di rinnovamento dei saperi tecnici che ebbe luogo in Italia a partire dalla fine del XIV secolo, Leonardo offrì in molti ambiti contributi di assoluta originalità e di straordinaria carica anticipatrice.
La mostra mette in luce proprio uno degli aspetti più innovativi dell’opera di Leonardo, per il quale macchine, corpo umano e natura sono governati dalle medesime leggi universali: idea che trova espressione in una serie di magistrali disegni che segnano la nascita della moderna illustrazione scientifica.
Dopo una sezione introduttiva, che propone una ricostruzione dello studio di Leonardo, il percorso espositivo si articola in sezioni dedicate all’anatomia delle macchine, agli studi sul corpo umano, alla geologia e all’architettura.
Il percorso si chiude con i disegni che illustrano il dispositivo ideato da Leonardo per l’allestimento teatrale dell’Orfeo del Poliziano, affiancati dal modello tridimensionale della macchina scenica.

Gubbio al tempo di Giotto


La mostra “Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d'arte nella terra di Oderisi" è allestita in tre sedi diverse, perché ci sono opere inamovibili, ma anche perché ci sono luoghi ricchi di significato e intrisi di bellezza: il Palazzo dei Consoli che sorge sopra una favolosa terrazza che lo fa somigliare a quelle città che i santi portano in cielo nei polittici degli altari; il Museo Diocesano che sorge accanto alla chiesa cattedrale e infine il Palazzo Ducale, che nacque come sede del Comune e finì per essere la residenza di Federico da Montefeltro, signore di Urbino. 

Dipinti su tavola, sculture, oreficerie e manoscritti miniati delineano, anche con nuove attribuzioni, le fisionomie di grandi artisti come Guido di Oderisi, alias Maestro delle Croci francescane, Il Maestro della Croce di Gubbio, il Maestro Espressionista di Santa Chiara ovvero Palmerino di Guido, “Guiduccio Palmerucci”, Mello da Gubbio e il Maestro di Figline.
Il padre di Oderisi, Guido di Pietro da Gubbio, viene oggi identificato in uno dei protagonisti della cosiddetta “Maniera Greca”, da Giunta Pisano a Cimabue. Palmerino fu compagno di Giotto nel 1309 ad Assisi, e con lui dipinse le pareti di due cappelle di San Francesco, per poi tornare a Gubbio e affrescare la chiesa dei frati Minori e altri edifici della città. 

La mostra è accessibile con un biglietto unico che consente di visitare le tre sezioni espositive ma anche le tre sedi museali nel loro insieme, il Palazzo dei Consoli, il Museo Diocesano e il Palazzo Ducale, creando così uno straordinario circuito cittadino che raccoglie le opere presenti nel territorio e quelle che da tempo sono disperse, ricostruendo le vicende storiche e il patrimonio artistico di Gubbio nell'età comunale.

Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari


“Una grande mostra diventa preziosa occasione per controllare lo stato di salute delle opere d’arte che in essa sono coinvolte”, lo ha affermato Antonella Parigi, Assessore alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte, in occasione della conferenza stampa di presentazione della mostra piemontese “Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari”. 

Questa mostra  sarà offerta da tre città del Piemonte – Novara (Broletto), Vercelli (L’Arca) e Varallo Sesia (Pinacoteca) – estendendosi, al di là delle sedi espositive, in chiese ed edifici delle città e del territorio, dove sono presenti affreschi e altre opere del Maestro rinascimentale. Per la sede di Varallo è prevista la proroga fino al 16 settembre 2018. 

“Il Rinascimento di Gaudenzio Ferrari” è un progetto promosso e sostenuto dall’Assessorato alla Cultura e Turismo della Regione Piemonte, con il sostegno della Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT, Fondazione Cariplo e la partnership di Intesa Sanpaolo.
L’esposizione è curata da Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa con la supervisione di Gianni Romano, a lungo Soprintendente del Piemonte, professore emerito dell’Università di Torino e massimo specialista dell’artista. L’organizzazione è affidata all’Associazione Abbonamento Musei.it insieme al Comune e Pinacoteca di Varallo e ai Comuni di Novara e Vercelli.
Se vale per ogni grande mostra, soprattutto se dedicata all’arte classica, l’affermazione dell’Assessore Parigi si conferma – dati alla mano – particolarmente puntuale per la magnifica esposizione dedicata a Gaudenzio Ferrari.

Lo conferma il lavoro compiuto dal Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale (CCR) che collabora con l’Associazione Abbonamento Musei.it per la realizzazione della grande mostra. 
Il Centro in particolare si è occupato degli aspetti legati alla conservazione e alla messa in sicurezza di alcune delle opere d’arte destinate alle sedi espositive di Novara e di Vercelli. In una fase preliminare, i restauratori hanno affiancato i funzionari delle Soprintendenze responsabili della tutela in Piemonte e Lombardia per i sopralluoghi di verifica dello stato di conservazione delle opere richieste in prestito. In molti casi, i dipinti provenienti dalle chiese del territorio hanno richiesto infatti valutazioni approfondite e attente prima di poter affrontare le delicate fasi di movimentazione e trasporto.
Ai Laboratori di restauro del Centro, articolati per settori in base ai materiali costitutivi dei manufatti e fulcro delle varie attività legate alla cura delle opere d’arte, sono stati affidati alcuni dipinti che necessitavano di interventi conservativi e di manutenzione: la grande Ultima Cena su tavola di Bernardino Lanino dalla Basilica di San Nazaro Maggiore (detta in Brolo) di Milano, la Madonna del Latte di Aimo Volpi conservata nella parrocchiale di San Giacomo a Rimasco (Varallo) e una Madonna col Bambino e San Giulio proveniente dalla Basilica di San Giulio, nell’isola omonima sul lago d’Orta.
Oltre alle opere su tavola, il Laboratorio dedicato ai manufatti su carta ha potuto analizzare da vicino cinque cartoni di Gaudenzio Ferrari, parte dello straordinario corpus dell’Accademia Albertina di Torino. L’eccezionale opportunità ha permesso di studiare i delicatissimi cartoni, su cui si possono ancora intravedere tracce per la trasposizione del disegno su opere pittoriche. I cartoni sono quindi stati sottoposti a revisione conservativa, per poterne garantire l’esposizione in sicurezza.
L’itinerario attraverso i percorsi gaudenziani prosegue anche al di fuori delle sedi museali che ospitano la mostra: a Vercelli, nella chiesa di San Cristoforo, il Centro si è occupato della manutenzione straordinaria di quattro dipinti su tela con gli Evangelisti attribuiti a Gaudenzio. Nello stesso cantiere, è stato possibile effettuare una verifica approfondita dello stato di conservazione della Madonna degli Aranci, grande pala d’altare commissionata all’artista valsesiano nel 1529, eccezionalmente ispezionabile a distanza ravvicinata in occasione dell’intervento sulle tele del presbiterio.
I restauratori specializzati del settore Tele e tavole supporteranno infine l’organizzazione della mostra in tutta la fase di allestimento, con attività di assistenza, documentazione e monitoraggio conservativo. Ma, accanto al Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale, vi sono altri centri specializzati impegnati a monitorare e intervenire su singole opere destinate alla terza sede dell’esposizione, quella di Varallo o per intervenire su opere non di provenienza piemontese. 
“Tra questi altri interventi, particolarmente significativo appare – afferma ancora l’Assessore Parigi – quello che Open Care Restauri, società specializzata milanese, ha compiuto, a proprie spese, su un’opera emblematica del dibattito intorno a Gaudenzio, il grande “Angelo annunciante” patrimonio della Pinacoteca di Varallo. Importante – chiarisce l’Assessore – per più ragioni: per il rilievo dell’opera anzitutto, per i problemi rappresentati dall’assommarsi di molti interventi pregressi di “restauro” ma anche per quanto attiene alle problematiche rappresentate dalla attribuzione sicura dell’opera. Dubbi che, completato il restauro ed esaminate le risultanze delle diverse analisi compiute, saranno prestissimo dipanati”.

Info orari e costo ingresso:info@gaudenzioferrari.it 



Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni



Oltre duecento oggetti – molti preziosi e rari –, fra i quali venti manoscritti, sette incunaboli e cinquecentine, diciotto documenti medievali, provenienti in gran parte dalla Genizah del Cairo (un significativo archivio dell’ebraismo medievale riscoperto nella capitale egiziana), quarantanove epigrafi di età romana e medievale e centoventuno tra anelli, sigilli, monete, lucerne, amuleti, poco noti o mai esposti prima, prestati da musei italiani e stranieri di primo piano. E un percorso espositivo coinvolgente, ricco di immagini, ricostruzioni ed esperienze offerte al visitatore.

La mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”, che di fatto costituisce il primo segmento del percorso permanente del MEIS, comunica in modo originale l’unicità della storia dell’ebraismo italiano, descrivendo – per la prima volta con tale ampiezza – come la presenza ebraica si sia formata e sviluppata nella Penisola dall’età romana (II sec. a.e.v.) al Medioevo (X sec. d.e.v..) e come gli ebrei d’Italia abbiano costruito la propria peculiare identità, anche rispetto ad altri luoghi della diaspora. 

Attraverso cinque grandi divisioni, il percorso curato da Anna Foa, Giancarlo Lacerenza e Daniele Jalla, con l’allestimento dello studio GTRF Tortelli Frassoni Architetti Associati, individua le aree di provenienza e dispersione del popolo ebraico, ripercorre le rotte della diaspora e dell’esilio verso il Mediterraneo occidentale, dopo la distruzione del Tempio. Documenta la permanenza a Roma e nel sud Italia, parla di migrazione, schiavitù, integrazione e intolleranza religiosa, in rapporto sia al mondo pagano che a quello cristiano. Segue la fioritura dell’Alto Medioevo e poi, in un clima politico segnato dalle dominazioni longobarda, bizantina e musulmana, il precisarsi di una cultura ebraica italiana, anche a nord. Fino alle Crociate, agli eccidi, alle conversioni forzate che segnano le comunità ebraiche tedesche, mentre quelle italiane godono ancora di una notevole stabilità e relativa convivenza con l’ambiente circostante, come testimonia l’ebreo Beniamino da Tudela nel suo “Libro di viaggi”.

UN’ESTATE DA RE


Dieci appuntamenti, un inizio travolgente con la Nona di Beethoven diretta da Juraj Val?uha premiato come il migliore direttore d’orchestra dell’anno e la chiusura affidata alla star indiscussa dei palcoscenici lirici internazionali, il tenore Jonas Kaufmann, in coppia con il soprano Maria Agresta.
E’ il programma 2018 di Un’estate da Re, la grande musica alla Reggia di Caserta che alla sua terza edizione si allarga anche al Belvedere di San Leucio e si riconferma l’appuntamento da non perdere della stagione estiva per tutti gli appassionati della grande musica sinfonica, lirica e del balletto.

Interamente finanziata dalla Regione Campania la rassegna, con la direzione artistica affidata al Maestro Antonio Marzullo, è ancora una volta il terreno di collaborazione tra il Teatro di San Carlo di Napoli e il Teatro municipale “Giuseppe Verdi” di Salerno. Organizzata dalla Scabec, società campana beni culturali, “Un’estate da Re. La grande musica alla Reggia di Caserta e a San Leucio” è stata fortemente voluta dal Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca nel 2016 per creare un evento che promuovesse allo stesso tempo la Reggia e i siti Unesco dell’area e la tradizione culturale musicale che in Campania vanta eccellenze internazionali. La manifestazione è realizzata in collaborazione con il MIBACT e con il Comune di Caserta ed anche l’occasione per supportare la Reggia di Caserta nel suo riuscito percorso di rilancio realizzato dal Direttore Felicori e per ridonare al pubblico e ai visitatori il meraviglioso emiciclo dell’Aperia, nel Giardino Inglese restaurato per l’occasione. 
Novità di quest’anno è anche la scelta dei luoghi che ospiteranno i concerti: confermata l’Aperia, il teatro naturale sotto le stelle allestito nel cuore del Giardino Inglese della Reggia di Caserta in quella che un tempo fu prima una cisterna e poi area destinata alla produzione del miele, e la Cappella Palatina. Alle due sedi della Reggia quest’anno si aggiunge grazie alla collaborazione con il Comune di Caserta un altro dei siti reali patrimonio UNESCO dell’area casertana, il Belvedere di San Leucio, collegato alla Reggia e cuore dell’utopia di Re Ferdinando, oggi sede del Museo della Seta.

Tutte le informazioni saranno disponibili sul sito www.unestatedare.it.