testo -->

giovedì 27 ottobre 2016

San Salvatore a Pavia, scrigno d'arte aperto ai cittadini


Ci vuole un occhio attento per vedere San Salvatore in tutto il suo splendore. Perchè il monastero di via Riviera non è solo un gioiello di bellezza, è uno scrigno si storia. Secoli di vita di Pavia che si sono concentrati in quel luogo a tal punto da modificarne persino la geografia.
Lì il terreno diventa un’altura e lo si deve proprio a quegli strati di storia che la basilica e il suo antichissimo complesso monastico racchiudono. San Salvatore e San Pietro inciel d’oro erano i monasteri più potenti di Pavia. Erano loro ad amministrare la maggior parte dei fondi terrieri.
A spiegare tutto ciò è Maria Teresa Mazzilli, una delle massime esperte di San Salvatore visto che gli ha dedicato 20 anni di studi. Varcare con lei la soglia del monastero è fare un viaggio nei secoli. E lo faranno venerdì 28 e sabato 29 i pavesi che approfitteranno della due giorni di porte aperte.
Basta passare la porta d’ingresso e le colonne in pietra diventano la foresteria di Francesco II. Lì, stando per ora a ipotesi di studio, c’era il palazzo imperiale, quello che sostituì il palatium che i pavesi rasero al suolo. Più sotto invece la strada romana c’è ancora: ci sono i lastroni d’epoca non si sa (ma lo si sta studiando) se della via che passava da lì o se trasportati dalla strada in uscita da Pavia che correva proprio accanto al monastero.
E poi c’è la basilica che ha cambiato veste nel tempo. Ora è tutta in mattoni, un tempo era bianca e rosa. Le mura erano infatti tutte intonacate con calce e polvere di mattone e le finestre erano decorate da strisce bianche. Questo lo si sa per certo, quel che ancora si studia è se davvero la chiesa ha girato su sè stessa. L’ipotesi sulla quale si lavora è che la basilica medievale avesse la facciata rivolta ad ovest e poi in epoca rinascimentale i rifacimenti ruotarono di 90 gradi la costruzione realizzando una nuova facciata.
Ma la ricerca più affascinante è quella che dà la caccia al mausoleo dei re longobardi che pare nascondersi proprio in quell’area: «Non sappiamo se era una sola costruzione o si trattava di più cappelle – dice la docente dell’ateneo pavese – Sappiamo però che nel decimo secolo Adelaide fonda il monastero e in quel luogo c’era già una chiesa con una coppia di campanili».
Uno dei campanili potrebbe essere nell’abside dell’attuale basilica, visto che pare esserci un basamento proprio di un campanile e ciò confermerebbe il mantenimento dell’area sacra nella costruzione della nuova chiesa. Vanno fatti però scavi e ricerche per dimostrarlo.
Così come occorre dimostrare il racconto di un pavese che nelle sue memorie ricorda che a una profondità notevolissima trovò una tomba. Lì le ipotesi che si tratti del mausoleo longobardo si farebbero più che concrete e se le ricerche riuscissero a dimostrarlo Pavia avrebbe finalmente quella testimonianza longobarda che manca alla città che fu capitale del regno.
Certezze storiche ce ne sono già invece nel grande chiostro, bellissimo anche nel suo degrado. Figuriamo prima del ’400 quando era tutto ornato da decorazioni in cotto, aveva porte scolpite e con raffinate sculture. Ed erano opere d’arte, visto che a lavorarci erano stati gli stessi artigiani che avevano operato alla Certosa e a San Teodote.
Lo dimostrano alcuni conci che sono stati realizzati con i medesimi stampi. Lì le finestre un tempo erano diverse, non più alte e rettangolare ma monofore minuscole. Maestosa doveva essere la sala del capitolo che sul chiostro si affaccia. Una sala imponente e completamente affrescata. Anche il chiostro era tutto in cotto con strisce bianche e con ogni probabilità aveva tondi affrescati.
Così come era affrescato il refettorio, uno spazio enorme dove nelle scrostature dell’intonaco si intravedono i disegni. Raffigurano l’ultima cena, almeno stando a una vecchia foto scattata da Chiolini. Sappiamo che è stato commissionato da Bartolomeo Beccaria diventato don Tommaso che donò 500 denari per la pittura e altri mille per gli armadi della sacrestia.
Tutt’attorno ci sono stabili antichi, edifici di epoche successive, enormi cortili. «Qui occorrerebbe creare una scuola di restauro all’aperto in modo che tutti possano vedere gli esperti al lavoro, Qui si potrebbero riunite i tanti centri universitari pavesi per la conservazione, così come qui potrebbe nascere un istituto tecnico professionale per l’artigianato specializzato nella conservazione. Ma questo è il mio sogno», dice Mazzilli uscendo dal monastero che domani si illuminerà e aprirà le porte ai pavesi.

Linda Lucini

lunedì 17 ottobre 2016

Il Bucintoro e le Carrozze Regali

Risultati immagini per il bucintoro

La Scuderia Juvarriana - uno degli spazi architettonici più imponenti della Venaria e del barocco europeo- completa il percorso di visita della Reggia dedicato al Teatro di Storia e Magnificenza della dinastia sabauda.

All’interno è esposto lo splendido Bucintoro, fatto realizzare a Venezia da Vittorio Amedeo II fra il 1729 e il 1731, oggi unico esemplare originale rimasto al mondo, presentato in un allestimento spettacolare completamente nuovo ed inedito che prevede filmati didattici, luci e musiche originali, con la celebre imbarcazione “armata” per intero con albero, remi e vele.
Insieme si ammirano anche alcune fra le più sontuose carrozze di gala utilizzate dai Savoia fra Sette e Ottocento, tra cui la Berlina dorata, commissionata da Vittorio Emanuele II, asceso al trono d’Italia.

Bucintoro e Carrozze sono raccontate in un unico affascinante percorso in quanto capolavori integranti e rappresentativi delle attività della Regia Scuderia a Corte, intese come alte funzioni preposte agli spostamenti del Sovrano e del suo seguito.
Si tratta, nel complesso, di una mostra permanente imperdibile sia per il valore eccezionale delle opere esposte con soluzioni scenografiche moderne e di effetto straordinario, sia per comprendere meglio la storia della Reggia, del suo territorio, della dinastia che l’ha governato, e di un’epoca che insieme rappresentano.
Informazioni Evento: 

Data Inizio: 07 marzo 2015 
Data Fine: 31 dicembre 2016 
Prenotazione:Facoltativa 
Luogo: Venaria Reale, Scuderia Juvarriana della Reggia, e altri luoghi 
Indirizzo: Piazza della Repubblica, 4 
Città: Venaria Reale 
Provincia: TO 
Regione: Piemonte 
Orario: 
Telefono: 011 4992333 


mercoledì 3 agosto 2016

7 AGOSTO DOMENICA GRATUITA NEI MUSEI E NEI SITI ARCHEOLOGICI STATALI DEDICATA ALLO SPORT


Risultati immagini per 7 AGOSTO DOMENICA GRATUITA NEI MUSEI E NEI SITI ARCHEOLOGICI STATALI DEDICATA ALLO SPORT

Domenica 7 agosto l’ingresso nei musei e nei siti archeologici statali sarà gratuito in concomitanza con l’iniziativa del MiBACT #domenicalmuseo, introdotta dal Ministro Dario Franceschini, che prevede la gratuità di tutti i luoghi della cultura statali nella prima domenica di ogni mese.

In occasione della partecipazione dell'Italia alle Olimpiadi di Rio, il MiBACT ha dedicato la #domenicalmuseo alla rappresentazione figurativa dello sport, in tutte le sue declinazioni, in opere note e meno note presenti nelle collezioni di diversi musei in tutto il territorio nazionale, in particolare di quelli più celati, con un invito a scoprire, tramite una campagna di comunicazione appositamente realizzata e diffusa su Twitter e Facebook, lo sport nell’iconografia del patrimonio artistico e archeologico italiano.

lunedì 1 agosto 2016

La croce di Bliant




Grazie a chi mi ha criticato e a chi mi ha apprezzato, comunque il romanzo sta vendendo e ne sono molto felice! 

Thank you.

martedì 12 luglio 2016

Preziose statue restituite alla Curia di Udine

Risultati immagini per Preziose statue lignee recuperate dai Carabinieri e restituite alla Curia di Udine

Cinque pregevolissime sculture in legno intagliato, dorato e policromo, della fine del XV secolo sono state restituite stamattina dal comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette, e dal ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, all'arcivescovo di Udine, Andrea Bruno Mazzoccato. Le opere, il cui valore è stimato in 500mila euro, erano state rubate nella notte tra il 14 e il 15 novembre del 1981, dalla Chiesa di 'San Pietro Apostolo' di Carnia di Zuglio (Ud), e facevano parte del gruppo di quattordici sculture lignee dei due registri principali del polittico realizzato dall’artista Domenico Mioni, detto 'Domenico da Tolmezzo'.

Si tratta delle figure intagliate dei Santi Apostoli Andrea, Paolo e Giacomo Maggiore e di quelle di San Matteo e San Tommaso, un tempo alloggiate nel registro superiore. Le sculture testimoniano pienamente l’abilità raggiunta da Domenico da Tolmezzo nella sua maturità, sia per quanto riguarda l’intaglio sia per la doratura e la policromia.


Il recupero delle opere, effettuato dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio, è stato possibile grazie al fatto che quattro delle sculture erano state pubblicate su un social network, nella pagina di presentazione di una galleria antiquaria di Torino. I militari le hanno individuate e identificate come quelle rubate nel 1981. Venerdì scorso, quindi, i carabinieri hanno sequestrato le quattro sculture pubblicate online insieme a una quinta che si trovava all'interno della galleria torinese e che faceva parte dello stesso gruppo, e hanno denunciato per ricettazione due persone.


venerdì 3 giugno 2016

Ingresso gratis nei musei all'insegna della musica

Domenica gratuita nei musei statali all'insegna della musica

"Domenica 5 giugno l’ingresso nei musei e nei siti archeologici statali sarà gratuito in concomitanza con l’iniziativa del Mibact #domenicalmuseo, introdotta dal ministro Dario Franceschini, che prevede la gratuità di tutti i luoghi della cultura statali nella prima domenica di ogni mese". A darne notizia è il Mibact in una nota.

In occasione della Festa della Musica del prossimo 21 giugno, il "Mibact ha dedicato la #domenicalmuseo alla rappresentazione figurativa di quest’arte in opere note e meno note presenti nelle collezioni di diversi musei in tutto il territorio nazionale, in particolare di quelli più celati, con un invito a scoprire, tramite una campagna di comunicazione appositamente realizzata e diffusa su Twitter e Facebook, la musica nell’iconografia del patrimonio artistico e archeologico italiano".

Sul sito del ministero per i beni e le attività culturali e del turismo www.beniculturali.it è disponibile l’elenco completo dei musei e delle aree archeologiche visitabili con i relativi orari di ingresso.

sabato 30 aprile 2016

Abbazia sulla via Francigena al Comune di San Gimignano


Una chiesa dell’anno mille lungo la via Francigena diventa di proprietà dell’amministrazione comunale di San Gimignano per essere restaurata e diventare centro di riferimento turistico e culturale per i pellegrini e per tutti i visitatori. 

Il Consiglio Comunale di San Gimignano venerdì 29 aprile ha infatti dato all’unanimità il via libera alla proposta del sindaco Giacomo Bassi e della Giunta di acquisire al patrimonio comunale la Chiesa e la Cripta del Complesso dell’Abbazia del Santo Sepolcro di Badia a Elmi, tramite l’acquisto del bene dai legittimi proprietari.  L’intera operazione potrà godere di una donazione liberale di 250mila euro erogata dalla Banca di Credito Cooperativo di Cambiano al Comune di San Gimignano e proprio finalizzata alla copertura totale dei costi di acquisto di detti beni. La conferma dell’erogazione al Comune del contributo è stata data direttamente in Consiglio Comunale dal Presidente della Bcc di Cambiano Paolo Regini.

«Si è conclusa con soddisfazione generale – dichiara raggiante il Sindaco Bassi - un’importante operazione culturale che consentirà nei prossimi anni di restaurare e mettere in fruizione pubblica uno dei pezzi più pregiati della storia millenaria del nostro territorio. Vorrei ringraziare a nome della comunità sangimignanese le famiglie Parri, Ridi e Buiani per aver acconsentito la vendita al Comune della Chiesa e della Cripta e la Banca di Cambiano per aver contribuito in modo totale alla copertura delle spese di acquisto del bene, che ora va ad arricchire ed impreziosire il patrimonio comunale di San Gimignano, dimostrando così una speciale attenzione al territorio sangimignanese ed alla sua grande storia. Sono orgoglioso di aver operato in questi anni per l’accrescimento del patrimonio comunale, in termini di valore e di spessore culturale, attraverso l’acquisizione dell’ex Carcere ed ex Convento di San Domenico, della Chiesa di San Lorenzo in Ponte, di una porzione del Presidio Santa Fina, dell’area archeologica della Villa Romana di Aiano, ed ora tramite l’acquisizione della Chiesa e della Cripta di Badia a Elmi, la cui pubblica fruizione andrà ad irrobustire anche il senso identitario della comunità della frazione stessa. Nelle prossime settimane – conclude Bassi - saranno formalizzati i contratti di compravendita e poi partirà la ricerca dei fondi per la progettazione, per il restauro e per la valorizzazione del bene». «L'acquisto è il frutto della collaborazione proficua con l'amministrazione comunale di San Gimignano, che ha visto coniugare pubblico e privato per condividere e rendere pubblica la fruizione di una testimonianza storico artistica e architettonica di straordinario interesse – ha aggiunto il presidente della Banca di Cambiano Paolo Regini -. Essere presenti nel territorio per noi, da più di centotrent'anni, vuol dire contribuire anche alla valorizzazione della storia e della cultura del nostro Paese, lo straordinario museo diffuso, portatore di valori non solo storici ed estetici, ma anche volano economico. Questa l'ispirazione che ci ha guidati e che ci rende molto soddisfatti anche per la perfetta sinergia con il Comune che ci ha permesso questo importante risultato».

Durante la seduta consiliare è stata ricordata la figura dell'ex dipendente del Comune di San Gimignano Maurizio Buiani che, da sangimignanese innamorato della sua Città e del suo territorio, si era speso per la tutela e conservazione del bene che, per volontà dei familiari, sarà a lui dedicato. Al termine della seduta consiliare, tutti i consiglieri, Sindaco e Giunta si sono recati a visitare il bene appena acquisito alla proprietà comunale, accolti sul posto dall’Associazione Badia Adelmi onlus che da anni si occupa della valorizzazione del Complesso della Badia a Elmi.

La Chiesa e la Cripta del Complesso dell’Abbazia del Santo Sepolcro di Badia a Elmi La fondazione dell’Abbazia è datata da un documento originale nell’anno 1034 d.C. e rappresenta una delle testimonianze più autentiche ed antiche dell’intero territorio sangimignanese, oltre ad essere un presidio culturale direttamente riferibile alla Via Francigena che passa a poche centinaia di metri dallo stesso complesso. La chiesa è situata nel fianco meridionale del complesso. Ha una pianta rettangolare conclusa da un'abside e conserva per intero il paramento murario realizzato tramite conci di arenaria.

La facciata a capanna è tripartita da quattro lesene, è intonacata ed è decorata, nei pressi della cuspide, con una serie di archetti pensili. L'interno della chiesa è diviso sia orizzontalmente che verticalmente. La prima parte anteriore, quella a cui si accede dal portale in facciata, è occupata dalla cappella. La parte retrostante, divisa da un muro, è stata a sua volta suddivisa in due piani: nel piano superiore oggi si trova una privata abitazione, mentre in quello inferiore oggi si trova un magazzino. Sempre nella parte inferiore sono visibili due aperture attraverso le quali era possibili accedere alla torre e al chiostro. 

Il complesso abbaziale di Badia a Elmi conserva, intatta nella struttura originaria, la cripta romanica, unico esempio nel territorio della media Valdelsa. La cripta ha una pianta quadrata a tre navate concluse da absidi; il piano di calpestio è rialzato rispetto a quello originario e in corrispondenza della navata centrale sono visibili tre aperture, in origine utilizzate come ossari mentre la copertura è fatta con volte a crociera a tutto sesto con sottarchi poggianti su sei esili colonne monolitiche in arenaria e a queste corrispondono otto semicolonne in pietra poste sui muri perimetrali. Ognuna delle tre campate ha le dimensioni di un quadrato perfetto.

martedì 8 marzo 2016

Secondo uno studioso il David è l'autoritratto di Michelangelo giovane

Secondo uno studioso il David è l'autoritratto di Michelangelo giovane

Il David di Michelangelo, opera considerata capolavoro della scultura mondiale, simbolo del Rinascimento, di Firenze e dell'Italia all'estero, non raffigurerebbe il celebre re biblico ma lo stesso Buonarroti all'età di 26 anni. Lo sostiene lo storico dell'arte Mauro Di Vito in un articolo pubblicato sul sito della Treccani, in cui afferma che "Michelangelo vuole autoritrarsi nel David, e farsi riconoscere, firmandolo col proprio corpo e col proprio strumento di lavoro". E quale sarebbe il proprio strumento di lavoro? E' appunto questo il perno principale attorno al quale ruota il ragionamento di Di Vito.
Scrive lo storico dell'arte: "David era giovane, bello, dallo sguardo bello (I Sam. 17,33), rosso di capelli (come Gesù I Sam. 16, 14-23). Michelangelo lo scolpisce giustamente bello, strabico", ma la fionda che il re biblico tine in mano, secondo Di Vito, "non è né una mazzafionda, né una fionda a forcella, e se esaminiamo attentamente la sua conformazione nastriforme, non troviamo alcuna raffigurazione di fionde di questo tipo. Le fionde erano costruite con due cordicelle di crine di cavallo e una tasca centrale, nella quale era disposto il proietto, esso era fatto roteare e lanciato verso il nemico a grande velocità in ragione della forza centrifuga, il lancio avveniva rilasciando dalla mano che li stringeva uno dei capi".
Quello che il David tiene in mano e che scivola lungo la schiena della statua è un nastro largo "e non può essere una fionda", secondo lo studioso, ma si tratterebbe di "una vera e propria striscia; al contrario della superficie del corpo dell’eroe presenta una ruvidezza ingiustificata, quasi che il marmo, lì, fosse stato lasciato grezzo e non levigato. La sua consistenza (nelle pieghe che si notano soprattutto in corrispondenza della mano sinistra che ne stringe il capo superiore) sembra quella del cuoio: una correggia di cuoio".
Perché una correggia di cuoio? Di Vito spiega che proprio Michelangelo era un virtuoso della smerigliatura del marmo, e la 'Pietà' vaticana, realizzata tra il 1497 e il 1499 dall'artista poco più che ventenne (il David è invece databile tra il 1501 e il 1504), lo testimonia. Era "una tecnica poco diffusa - scrive lo storico dell'arte - ottenuta con grande pazienza, e che in mancanza di carte abrasive (non ancora inventate) si praticava con lo sfregamento di cinghie di cuoio ruvide (soprattutto nelle statue a tutto tondo) sulle quali era stata sparsa la polvere di ercinite, un abrasivo naturale durissimo". Quella correggia, secondo Di Vito, sarebbe quindi lo strumento di lavoro di Michelangelo e non la fionda con la quale David uccise Golia.
Inoltre, a ulteriore supporto della tesi di Di Vito, c'è la riproduzione dei genitali di Davide che mostrano il re, che era "un efferato circoncisore", riproposto nella scultura di Michelangelo come non circonciso. Altro particolare a sostegno della tesi dell'autoritratto è il naso ingrossato ai lati, "segno del pugno che Pietro Torrigiani aveva assestato a Michelangelo dopo un litigio"
La scelta dell'artista fiorentino di riprodurre sé stesso nei panni, si fa per dire, del re David nascerebbe quindi dalla difficoltà di scolpire la statua, commissionata a Michelangelo dall'Opera del Duomo di Firenze, da un blocco di marmo, già abbozzato prima da Agostino di Duccio e poi da Antonio Rossellino, e da entrambi abbandonato per le scarsa qualità del materiale.
"Michelangelo - scrive Di Vito - dimostra una prodezza pari a quella del giovane David, ha solo 26 anni, e accetta la battaglia con il blocco di marmo gigante, così come David scende in campo contro Golia. Il paragone non è un artificio retorico: l’identificazione di sé con il proprio personaggio è ampiamente supportata da un endecasillabo autografo riportato a fianco di un disegno preparatorio per il David bronzeo, sul foglio 714 r del Louvre, dove Michelangelo scrisse: 'Davicte chollafromba et io chollarcho'. [Davide con la fionda ed io con l’arco]". Michelangelo, cioè, "riesce a vincere la mole indigesta del marmo con il trapano ad arco, usato allora dagli scultori per traforare la pietra", così come "David abbatte il gigante Golia con la sua fionda", conclude lo studioso.

venerdì 29 gennaio 2016

Italia prima al mondo per patrimonio artistico


L’Italia come Paese è il secondo 'Cultural Influencer' al mondo, primo in termini di 'Heritage', ovvero di patrimonio culturale, storico e architettonico. 
E' quanto risulta dall’annuale indagine “2016 Best Countries” realizzata dalla testata americana USNews, organo di stampa statunitense opinion leader da 80 anni, in collaborazione con BAV Consulting e con la WhartonSchool of the University of Pennsylvania, condotta su un campione di 16.000 individui di quattro continenti.
Agli intervistati è stato domandato di valutare i 60 Paesi oggetto dell’indagine attraverso una griglia di specifiche caratteristiche che hanno dato origine a una classifica generale determinata dalla somma del punteggio ottenuto in 7 sotto-categorie che sono: “Adventure” (turismo, accoglienza, bellezza del paesaggio, ecc.), “Citizenship” (qualità della vita, diritti umani e rispetto dell’ambiente della proprietà e delle libertà), “Cultural Influence” (cultura, tendenza, moda, ecc.), “Entrepreneurship” (migliori condizioni per lo sviluppo imprenditoriale), “Heritage” (patrimonio culturale, storico e architettonico), “Movers” (dinamicità), “Open for Business” (opportunità e facilità del business).
Ebbene, l’Italia è risultata prima nel mondo - e a punteggio pieno (10/10) - nella classifica "Heritage” ovvero per patrimonio culturale, storico e architettonico, seguita rispettivamente da Spagna e Grecia. Il nostro Paese si è piazzato al secondo posto - dietro la Francia e prima degli Stati Uniti - nella classifica riservata ai “Cultural Influencer” ovvero Paesi leader e trendsetter nei campi della cultura, tendenza, moda.
Ma se si va a ben guardare il dettaglio di questa categoria si osserva come alla voce “ha una cultura influente” (has an influential culture), l’Italia ha uno score di 10 su 10, mentre quello della Francia, prima in classifica, alla stessa voce è di 8,8/10. “Possiamo quindi affermare che l’Italia - commenta Davide Ciliberti, founder della società di comunicazione Purple & Noise - è il Paese che ha la cultura più influente al mondo”.
E ancora l’Italia è seconda a livello mondiale nella graduatoria “Adventure” (turismo, accoglienza, bellezza del paesaggio, ecc.), subito dietro il Brasile e davanti alla Spagna. Nella classifica generale, ovvero quella che incorona il “miglior Paese al mondo” (“2016 Best Countries”) vince la Germania davanti a Canada (2°), Regno Unito (3°), USA (4°).
L’Italia si colloca soltanto al 12° posto con un punteggio generale di 6,7/10, “che ovviamente non è un risultato negativo - commenta ancora Davide Ciliberti, di Purple & Noise PR - ma avvilisce il vero potenziale che è oggettivamente molto più elevato, e infatti ci colloca dietro Paesi come Francia (8°), Norvegia (9°), Danimarca (10°)”.
Quello che pesa sono i giudizi negativi in tema di “opportunità e facilità nel business” (Open for Business), dove risulta addirittura 36ma nel ranking con un 4 in pagella (4,2/10).
Nello specifico, nel dettaglio dei giudizi relativamente a questo campo d’indagine pesano i giudizi gravemente negativi relativi all’alto livello di corruzione dove all’Italia è assegnato un punteggio di 0,8 su 10, burocrazia (1,8/10), tasse (0,3/10), trasparenza nelle regole della pubblica amministrazione (1,1/10).
Poi, sempre analizzando le sotto-categorie che determinano il ranking generale si osserva come per quanto riguarda le “condizioni per lo sviluppo imprenditoriale” ("Entrepreneurship"), l’Italia si colloca al 18mo posto tra i 60 Paesi del mondo analizzati, anche qui con un voto insufficiente (4,5/10). Peggio si va anche in termini di “dinamicità” (“Movers”) dove siamo al 29mo posto con un 4- in pagella, e quello relativo a un giudizio generale sulla “qualità della vita” di 3,6/10 che ci posiziona al 18mo posto.

mercoledì 20 gennaio 2016

Trasferta per 'La Madonna con bambino e sei angeli' di Botticelli



Il tondo, realizzato durante la fase tarda della produzione artistica del pittore, sarà infatti esposto per la prima volta, dal 14 gennaio al 15 marzo, al Centro Cultural La Moneda di Santiago del Cile. Dopo essere già stata in Russia e Giappone, l'opera lascerà l'Italia in occasione dell’anno dell’Italia in America Latina.
L'esposizione, promossa dal Mibact, dall’Ambasciata d’Italia a Santiago, dall’Istituto italiano di cultura, dalla Galleria Corsini di Firenze e dal Consejo Nacianal de la Cultura y las Artes, è un 'regalo' per festeggiare i dieci anni di vita del Centro Cultural La Moneda, e la visione dell’opera sarà quindi gratuita.
'La Madonna con bambino e sei angeli' è stata realizzata durante la fase tarda della produzione artistica di Botticelli. Un periodo in cui la conversione del pittore matura nel clima turbato della Firenze di fine secolo e determina una svolta nel suo stile. La composizione è pensata per un formato circolare, ma si distingue da esempi precedenti per la costruzione piramidale, l’allungamento delle figure e soprattutto per la presenza degli strumenti della Passione, che rappresentano il fulcro del dipinto e sembrano evocare le prediche infiammate di Savonarola.
Il dipinto del Botticelli fa parte della Galleria Corsini dalla metà del 1600. L’opera venne acquistata dal Marchese Bartolomeo Corsini per seguire le disposizioni testamentarie del fratello, il marchese Filippo Corsini, che si raccomandava di investire in opere d’arte, le quali "aprono la mente ed il cuore". Bartolomeo iniziò così a studiare e ad informarsi per scegliere opere d’arte che potessero essere facilmente riconoscibili e di grande valore artistico. La sua scelta ricadde sul Botticelli.
Botticelli incarna nell’immaginario l’idea stessa del Rinascimento fiorentino e uno dei grandi maestri dell’arte italiana. Allievo di Filippo Lippi e poi attivo nella bottega del Verrocchio la diffusione della sua fama è conferma dalla chiamata nel 1480 a Roma, insieme agli artisti più celebri, per affrescare le pareti della Cappella Sistina.
Al ritorno diviene sempre più stretto il legame con i Medici, di cui è pittore di fiducia. Per la famiglia che detiene il potere a Firenze esegue, tra l’altro, famosissime favole mitologiche profane qual i 'La Primavera', 'Pallade e il centauro', la 'Nascita di Venere'.