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mercoledì 30 maggio 2012

Il turismo d’arte va innovato

Arte e cultura non hanno la giusta valorizzazione turistica: lo ha ammesso senza mezzi termini Mario Resca, direttore generale del MiBAC-ministero per i Beni Culturali, intervenuto a un convegno sulla fruibilità dei beni artistico-culturali italiani tenutosi alla Borsa Arts&Events di Ferrara.
«L’esperienza che vivono i turisti nel visitare i nostri siti artistico-culturali è sempre meno positiva a causa di uno stato d’abbandono scandaloso di location a fortissima attrazione come Pompei e Villa Adriana – ha sottolineato Resca – C’è poi un sistema museale, che senza orari prolungati non consente una fruizione ottimale da parte dei visitatori e tra l’altro non consente di aumentare gli introiti derivanti dagli ingressi. In altre parole c’è una scarsa attenzione per la conservazione dei siti e una totale assenza di lungimiranza nella gestione museale».

«A questo – ha proseguito il dg del MiBAC – si deve aggiungere una continua erosione dei fondi a disposizione: rispetto a molti Paesi europei che destinano lo 0,9% o addirittura l’1,2% del Pil alla conservazione e valorizzazione dei propri beni culturali, in Italia siamo precipitati allo 0,2%... che è ben poca cosa, assolutamente insufficiente a gestire il comparto».
Resca ha auspicato anche una nuova stagione nelle sponsorizzazioni di restauri e di eventi culturali che possano incentivare i flussi turistici, ma per promuoverla occorre azzerare gli ostacoli burocratici che allontanano gli investitori esteri.

La ricerca Isnart
Oltre 100 milioni di presenze nel 2011 e un volume d’affari che sfiora ogni anno i 18 miliardi di euro, con un’incidenza del 26% sul fatturato globale del nostro incoming: questi i numeri che contano del turismo d’arte e cultura in Italia, illustrati da Isnart nel convegno tenutosi nel corso di Arts & Events-100 Città d’arte.

Un comparto di grande valore e dalle enormi potenzialità anche per le imprese del turismo organizzato: la ricerca Isnart ha evidenziato che, accanto ai dati positivi del fenomeno, non mancano aspetti migliorabili come l’organizzazione del territorio e la commercializzazione dell’offerta culturale.
Ma c’è di più: dall’analisi Isnart, esposta dal direttore Giovanni Antonio Cocco, emerge un’altra grossa opportunità legata alla destagionalizzazione, perché il turismo culturale “muove” tutto l’anno e riempie gli alberghi anche nei mesi più critici che vanno da ottobre a gennaio, tanto che l’occupazione delle camere nelle città d’arte, grandi e piccole, risulta del 51% rispetto al 42% certificato in tutte le altre località italiane a vocazione turistica, comprese quelle balneari e montane.
C’è poi l’indotto che il turismo delle città d’arte è in grado di generare sia per turisti esteri che italiani: i visitatori, infatti, completano questi soggiorni con una forte propensione allo shopping e all’enogastronomia, con esaltazione delle tipicità locali. Non a caso, nei rilevamenti dell’Isnart la capacità di spesa del visitatore delle città d’arte è di oltre 60 euro al giorno, 10 euro in più rispetto alla media dei visitatori turistici in Italia.
Sulla modalità di approccio all’informazione sui luoghi d’arte da visitare, l’Isnart ha certificato il forte dominio del web, seguito dal passaparola e dalle offerte del canale agenziale. In quest’ultimo caso viene lamentata la scarsa propensione degli addetti al turismo organizzato ad allestire pacchetti ad hoc per mostre, esposizioni ed eventi culturali, quasi a dire che per operatori e agenti di viaggi il segmento del turismo d’arte potrebbe essere sfruttato in ben altro modo e con ben altri risultati operativi.

Al termine dell’analisi, l’Isnart suggerisce gli interventi più urgenti da adottare che vanno dall’organizzazione del territorio a un sostegno all’attività delle imprese turistiche legate al fenomeno delle città d’arte.

sabato 26 maggio 2012

Un astronauta nella cattedrale

 

Se vi capita di passare da Salamanca, e vi recate a visitare la Cattedrale Nuova, entrando da nord, dalla Porta dei Rami, potrete scorgere nell’intreccio di bassorilievi che compone il portale la figura di un astronauta.
Questa misteriosa figura ha presto creato intorno a sé un alone di mistero e attirato migliaia di appassionati di UFO.


La figura si presenta perfettamente inserita nell’intreccio dei rami di pietra, come fosse stata profeticamente scolpita in antichità. Inutile dire che la spiegazione alla presenza di questo misterioso astronauta è stata a lungo dibattuta.
Il mistero però è presto svelato, con grande dispiacere degli ufologi, degli appassionati di misteri e di Voyager.
Nel 1992 si decise di restaurare la cattedrale e soprattutto il portale gravemente danneggiato dal passare del tempo.
Quando si restaura un’opera d’arte danneggiata e con forti lacune, secondo le teorie di Brandi, bisogna far si che le parti integrate dal restauratore siano ben riconoscibili nell’opera.
Infatti se ci fate caso, in molte statue vi sono parti di colore e consistenza diversa. Questo accade in tutte le opere dove il restauro ha colmato una lacuna, in tutte tranne in questa.
A Salamanca si è seguito questo precetto in maniera molto originale.
Il restauratore ha colmato una lacuna inserendo una figura fortemente anacronistica rispetto al contesto. Inoltre, dato che tale restauro coincise con una mostra intitolata Le età dell’uomo – Il punto di partenza e relativa visione, si volle rappresentare con questo piccolo astronauta l’età moderna.
L’astronauta non è l’unica figura strana del contesto.
Tra le altre potrete trovare sempre sullo stesso portale un drago con in mano un gelato con tre sfere (che rappresentano i tre restauratori).

venerdì 25 maggio 2012

WEEK END: Poggibonsi, una giornata dedicata al living history e al mercato delle arti e dei mestieri



Una giornata per rivivere le atmosfere di un mercato medievale, sarà possibile domenica 27 maggio prossimo al Cassero di Poggibonsi.
La società "Archeòtipo", con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Poggibonsi, organizza infatti una giornata interamente dedicata al living history e al Medioevo: il mercato delle arti e dei mestieri.
A partire dalle ore 15.00 e fino alle 19.00, la Piazza d’Armi del Cassero della Fortezza di Poggio Imperiale ospita banchi destinati a illustrare alcune delle principali attività artigianali del Medioevo: il falegname, la tessitrice, il correggiaio mostrano le loro tecniche e fanno usare i loro strumenti.
Il cuoco apre cucina e spezieria, mentre il macellaio mostra le tecniche di macellazione e l'erborista le erbe e le essenze, illustrandone proprietà e usi.

Si potrà assistere all'intero ciclo di lavorazione dei tessuti, dalla tessitura al cucito, attraverso la loro colorazione, e verrà proposta un'attività sperimentale per consentire al pubblico di modellare e dipingere la ceramica. Nella sua bottega, il fabbro forgierà il ferro e sarà possibile toccare e osservare utensili in ferro e armi da lui prodotti.

In caso di maltempo, l'iniziativa verrà rimandata e sarà data comunicazione, tramite il web. Per informazioni è possibile scrivere a:
info@archeotipo.it oppure info@comune.poggibonsi.si.it, o chiamare il numero di telefono 0577 983865.   

mercoledì 23 maggio 2012

Restaurato il Polittico di San Domenico di Lorenzo Lotto


E' giunto al termine, dopo oltre un anno, il complesso restauro del monumentale Polittico di San Domenico, una delle opere piu' significative di Lorenzo Lotto.
L'opera e' cosi' potuta tornare al Museo Civico Villa Colloredo Mels di Recanati, che conserva altre opere di Lotto, tra cui l'Annunciazione, la Trasfigurazione e il San Giacomo pellegrino.
L'opera di restauro e' stata eseguita dai laboratori COO.BE.C. di Spoleto,e ha dato notevoli risultati soprattutto sull'aspetto cromatico.
I lavori di restauro iniziati oltre un anno fa, a seguito di un'accurata campagna di analisi scientifiche e indagini diagnostiche, finanziata dalla Regione Marche, che ha rivelato il grave stato conservativo in cui versava l'opera, sono proseguiti in un cantiere di restauro 'dal vivo' allestito nel percorso espositivo della grande mostra sull'artista, alle Scuderie del Quirinale l'anno scorso.
Con il restauro e il rientro del Polittico di San Domenico si completa un altro importante tassello di 'Terre di Lotto', il progetto biennale di promozione culturale e valorizzazione territoriale, che vede uniti il ministero per i Beni e le Attivita' Culturali, le Scuderie del Quirinale, il partner istituzionale Regione Marche, la societa' ComunicaMente e Enel.


lunedì 21 maggio 2012

Torna al Fuligno crocifisso di Benedetto da Maiano


Un recente intervento di restauro ha consentito nuovi studi e restituito nuova bellezza allo splendido Crocifisso ligneo policromo a grandezza naturale, noto alla critica con l'attribuzione a Benedetto da Maiano, conservato in passato in diverse collocazioni all'interno dell'Educatorio del Fuligno di Firenze, in quel luogo danneggiato nel 1966 dall'alluvione. Dopo l'intervento allora eseguito, la scultura aveva trovato posto nel Cenacolo, riaperto nel 1990, ove era rimasto esposto fino al 1999 insieme agli affreschi quattrocenteschi provenienti dal complesso. A seguito dei restauri effettuati nell'Educatorio di Fuligno nel 2000, gli affreschi furono ricollocati in situ e il Crocifisso maianesco riconsegnato alla proprieta'.
Dal 2005 il Cenacolo di Fuligno ha trovato una nuova destinazione museale con la collocazione, accanto all'Ultima Cena affrescata dal Perugino, dei dipinti di collaboratori e seguaci del 'divin pittore' conservati nei depositi delle Gallerie fiorentine, a testimonianza della diffusione del Peruginismo in Italia ed in Europa. Un nuovo intervento conservativo al Crocifisso ha nel frattempo evidenziato la particolare fragilita' della scultura e riproposto il problema della sua conservazione e valorizzazione, essendo ormai perduta l'originaria funzione religiosa nel contesto di provenienza.
Un rapido accordo con la proprieta' attuale ha consentito nel 2011 il ritorno dell'opera nel Cenacolo, ove puo' essere fruita accanto all'Ultima Cena e alla Crocifissione con la Vergine e San Girolamo del Perugino, nel luogo piu' importante dell'antico monastero di terziarie francescane, riconfermandone lo stretto legame di linguaggio

domenica 20 maggio 2012

L'Abbazia di Polirone


È di origini molto antiche l'abbazia di S. Benedetto a Polirone, presso Mantova, fondata, probabilmente, nell'XI secolo, e assai cara, da sempre, ai signori di Mantova, i Gonzaga. La chiesa abbaziale, che tuttora conserva tracce della primitiva struttura romanica, fu più volte modificata, nel corso dei secoli, fino a raggiungere un assetto pressoché definitivo nel XV secolo: nel 1419, infatti, il monastero mantovano entrò nella nuova congregazione riformata che faceva capo al cenobio di S. Giustina, a Padova; e poco dopo iniziarono i lavori che trasformarono la vecchia chiesa di Polirone in un edificio ricco di stilemi gotici, con volte a crociera ogivali nella navata centrale, una serie di quattro cappelle per lato, di ampiezza irregolare, nelle navate laterali, e un tiburio esterno ottagonale . I lavori si conclusero probabilmente attorno alla metà del secolo e per molto tempo nulla fu più modificato.
Un secolo dopo, nel 1538, era abate di S. Benedetto Gregorio Cortese, che rientrava allora nell'abbazia mantovana dopo alcuni anni trascorsi nel monastero di S. Giorgio Maggiore a Venezia: e subito dovette affrontare una questione assai delicata. Molti anni prima, infatti, nel 1500, la nobildonna Lucrezia Pico della Mirandola aveva donato alcuni possedimenti al monastero, a condizione però, precisava il testamento, che venisse distrutta la vecchia chiesa e che si iniziasse la costruzione di un nuovo edificio; un'identica condizione compariva nel testamento del milanese Cesare Arzago, del 1509, che desiderava anche una cappella privata, destinata alla sua sepoltura. L'esecuzione di queste disposizioni era stata rinviata per lungo tempo, anche se qualcosa si era cominciato a fare tra il 1525 e il 1527: ma nel 1538 Gregorio Cortese non poté più evitare il problema, anche per la pressione dei suoi superiori, e decise, quindi, di iniziare i lavori. Prima, però, stabilì una modifica: non sarebbe stata costruita una nuova chiesa, troppo costosa per le possibilità economiche del monastero, ma ci si sarebbe limitati a ristrutturare quella antica; e fu necessaria una bolla papale, giunta il 23 luglio 1538, per l'autorizzazione a quel nuovo progetto che eludeva, ancora una volta, la precisa volontà dei donatori.
Gregorio Cortese era un intellettuale legato ai movimenti per la riforma cattolica, ma anche umanista colto e raffinato intenditore d'arte e di architettura: e amico, tra gli altri, di Gaspare Contarini, di Pietro Bembo e del cardinale Ercole Gonzaga. Molti anni prima Cortese, che già attorno al 1510 aveva elaborato un progetto di rinnovamento per l'abbazia, aveva inutilmente cercato di ottenere per il refettorio di S. Benedetto un dipinto di Raffaello: fu naturale, quindi, per lui, rivolgersi al più celebre dei suoi allievi, Giulio Romano, che da lungo tempo ormai lavorava per la corte mantovana, ed era all'apice della sua fama. Contarono, naturalmente, anche i buoni rapporti dell'abate con il cardinale Ercole, e l'antica predilezione dei Gonzaga per il monastero: i signori di Mantova, infatti, non permettevano spesso al loro artista di corte di prendere impegni con altri committenti.
Giulio Romano accettò la proposta di Gregorio Cortese e tra il 1539 e il 1540 il cantiere fu avviato. Si trattava, nelle intenzioni del Cortese, di ideare una sorta di rivestimento 'all'antica' per l'edificio, e di conservare il più possibile le strutture già esistenti, per contenere le spese, ma anche perché gli elementi gotici erano un elemento fondamentale per l'identità della chiesa antica; non a caso, il progetto di ricostruzione integrale aveva provocato dure polemiche sia tra i religiosi sia tra i laici .
Qualche anno più tardi, nel 1547, si svolse la cerimonia della nuova consacrazione della chiesa, ma Giulio Romano non poté vederla; era morto, infatti, l'anno prima, nel 1546.

Per info: http://www.turismosanbenedettopo.it  ed anche l'ottimo sito del museo locale che merita davvero una visita: http://www.museocivicopolironiano.it

venerdì 18 maggio 2012

WEEK END: Il Santuario di Vicoforte


Le origini del Santuario Regina Montis Regalis sono congiunte all'accorrere di migliaia di pellegrini attorno al pilone della Vergine, a partire dal XV secolo. Il pilone, opera di un artista locale del XV secolo, fu oggetto tra il 1590 e il 1595 di un involontario episodio di sfregio, da parte di un cacciatore che intendeva raggiungere la selvaggina intravista. Turbato e addolorato per quel gesto involontario l'uomo appese l'archibugio accanto alla Vergine (l'arma è tuttora conservata in Santuario) e si fece promotore della sistemazione del Pilone. Nacque una profonda devozione popolare, tanto intensa ed immediata che nell'arco di quattro anni si pose mano alla costruzione del Santuario.
Fu anche il fascino che il Pilone esercitò su Carlo Emanuele I di Savoia a dare una svolta alle tante iniziative che iniziarono a svilupparsi intorno all'immagine sacra: il duca sabaudo incaricò l'architetto Ascanio Vitozzi di realizzare un’opera in grado di lasciare il segno, un segno grandioso, "di romana grandezza", sul territorio. Il progetto maestoso - che celebrasse e legasse la grandezza sabauda e la devozione popolare - iniziò il 7 luglio del 1596.
Né Vitozzi (che morì nel 1615) né Carlo Emanuele I (spentosi nel 1630) riuscirono, però, a vedere il Santuario completato.
Solo nel Settecento ci fu una vera e propria rinascita del Santuario. Un altro architetto, Francesco Gallo, proseguì i lavori. Così, nel 1731, si perfezionò il progetto della maestosa cupola ellittica. Numeri colossali: alta 74 metri, con un diametro maggiore di oltre 36 metri ed uno minore di 25.
Conclusi i lavori di costruzione - che, in realtà, si completarono solo nel XIX secolo con le tre facciate ed i campanili - iniziò l' "avventura" della decorazione. Molti rinunciarono, altri non furono considerati all'altezza.
Quello che viene definito un "poema pittorico", una serie di affreschi che copre una superficie di più di 6000 metri quadrati, venne portato a termine nel 1752 da Mattia Bortoloni e Felice Biella.
Il Santuario si arricchì di un convento cistercense e di una Palazzata, posta proprio di fronte alla facciata della basilica.
I progetti di Carlo Emanuele I sono stati rispettati: il duca sabaudo - sepolto in una tomba all'interno del Santuario - voleva lasciare un segno grandioso ed il complesso del Santuario non disattende le sue intenzioni.
La figura del Santuario spicca, infatti, imponente nella cornice delle Alpi da una parte e delle colline della Langa Monregalese dall'altra.

Oltre 10.000...

Il blog ha superato i 10.000 contatti!
Tenendo presente che è un blog che tratta di turismo legato all'arte, e non di altro, non posso che dire:


a tutti quelli che hanno visitato e aiutato, con suggerimenti e proposte, il blog.
Blog che è nato per comunicare il piacere del viaggio incontro all'arte (in tutte le sue manifestazioni) e alla cultura.
Dunque, grazie a tutti coloro che sanno godere ancora della bellezza che si incontra ad ogni angolo della vita!

giovedì 17 maggio 2012

Quell'europeista di Carlomagno


Una nuova biografia di Carlomagno.
Si dirà che ce n'erano abbastanza, in tutte le lingue europee: da quelle classiche fino a quella, recente e di grande successo, di Alessandro Barbero.
Ma il grosso lavoro di Georges Minois merita comunque attenzione, per molti motivi:
1) esce a soli due anni dall'edizione originale francese, il che in Italia è quasi un record dal momento che, anche dalla "sorella latina", le traduzioni ci arrivano – quando arrivano – piuttosto stagionate;
2) fa parte di una collana prestigiosa ch'è uno dei fiori all'occhiello dell'editrice Salerno, la «Biblioteca storica» fondata da Luigi Firpo e diretta da Giuseppe Galasso;
3) reca la firma di Georges Minois, uno studioso molto attento ai temi di ampio respiro adatti a un pubblico colto ed esigente ma non rivolti ai soli specialisti;
4) e collegato al 3), non intimidisce il lettore con un imponente apparato erudito, anzi è un libro corposo sì ma agile, senza note, per quanto provvisto di una buona e aggiornata bibliografia.
Siamo dinanzi a un'opera abilmente e sapientemente strutturata.
Dopo una breve e rassicurante "Introduzione", nella quale l'autore promette – e si vedrà che mantiene – di non lasciarsi fuorviare nella sua esposizione da «interpretazioni ideologicamente orientate», nove corposi "Capitoli" (dal III all'XI) narrano in rigorosa sequenza cronologica le vicende politiche, sociali e diplomatiche di Carlo e del suo regno.
Seguono cinque "Capitoli" tematici nei quali si riprendono e si sintetizzano altrettante questioni critiche, lasciate un po' in ombra nella trattazione generale: l'eterogeneità geoetnoculturale dell'Impero e la debolezza degli scambi, il suo carattere rurale e la sua fragilità produttiva, la vita di corte e quella privata, le caratteristiche del Governo e dell'amministrazione, le istituzioni militari e culturali, le realizzazioni artistiche.
Ma quel che più caratterizza forse un profilo biografico che, data la sua natura e il suo oggetto, non può riservare grandi sorprese al lettore competente in cose medievistiche – al di là dei molti particolari relativi agli avvenimenti, che in effetti ci si aspetta di veder privilegiati in opere di questo tipo –, sono i due "Capitoli" iniziali.
Qui sta l'abilità dell'esperto autore di opere storiche di largo respiro e indirizzate a un pubblico d'una certa preparazione. Minois si guarda bene dal procurare ai suoi lettori la solita "doccia scozzese" consistente nel fiondarli fin dalle prime pagine in un passato remoto per essi largamente sconosciuto.
Anziché partire da quello che, nella soggettività di chi scrive e di chi legge, può sembrare (e non è mai) il "presente" delle cose narrate, e che in realtà è un passato magari remoto e oscuro, Minois parte con i piedi ben piazzati per terra: la terra sua e nostra, quella del presente attuale. Prima di arrivar a parlare cioè di un personaggio, un guerriero, uno statista dell'VIII-IX secolo, ripercorriamo il profilo del "nostro" Carlo: chi è, lui, per noi?
Da quando ha inizio la sua tanto forte presenza nella nostra storia, e perché? Ed è davvero presenza "storica", oppure si tratta di un "mito"?
Per rispondere è necessario partire dalla fondazione dell'Impero romano-germanico, istituzione del pieno Medioevo ma per molti motivi già preludente alla Modernità: la nostalgia dell'Impero romano, la volontà di rifondarlo e di avvertirlo come cosa ancor in qualche modo attuale, la coscienza dell'irrevocabilità di un passato ormai storicamente chiuso e la consapevolezza che quel passato è stato comunque qualcosa di talmente straordinario e fondamentale da poter venir mai del tutto considerato come concluso.
Ciò è quanto Minois ci propone nel "Capitolo I".
È già nell'anno Mille, l'anno in cui un giovane principe, Ottone III, figlio di un sassone e di una greca bizantina, s'insedia di nuovo in Roma e si proclama successore diretto degli antichi Cesari, che il mito di Carlomagno come anello che congiunge l'antica alla nuova coscienza imperiale s'impone, invadendo di nuova luce la stessa ambigua incoronazione romana di duecento anni prima. Seguono le diverse interpretazioni di quel mito: il crociato, il cavaliere, il rifondatore della cultura.
Il Barbarossa, Carlo V, Napoleone, Hitler, la nuova Europa democratica desiderosa di riconoscersi in una pur problematica unità, tutti insomma si sono misurati con Carlo e ne hanno fornito una loro interpretazione.
C'illudiamo, se pensiamo che il nostro interesse per quel vecchio sovrano franco discenda tutto e soltanto dalla sua pur eccezionale figura: esso dipende anche, e parecchio, dal suo mito e dalla capacità di rinnovarsi che esso ha dimostrato nei secoli.
Il "Capitolo II" c'introduce al passaggio dal mito alla realtà storica. Per accedere alla quale il lettore ha bisogno di quel che non sempre gli autori gli forniscono: la consapevolezza delle fonti che servono ad accedere a quei fatti che troppo spesso, nei lavori non specificamente scientifici, vengono proposti come una realtà ben solida e immodificabile mentre sono, al contrario, il frutto di una ricostruzione, molti aspetti della quale sono esegetici o addirittura ipotetici.
Molti recensori consigliano al "lettore comune" (ma ne esiste un altro?) a saltare "Capitoli" di questo genere, presentati come "ostici" e "noiosi".
Non fatelo. Rischiereste di non capire il resto.
La "Conclusione", che peraltro dà conto del sottotitolo che potrebbe sembrare retorico o esornativo, resta comunque "aperta", forse al di là delle intenzioni se non delle convinzioni dell'autore. I due poli del l'esperienza di Carlo e della tradizione che da essa è derivata, la "romanità" e la "germanicità", restano in fondo abbastanza astratti: e i riferimenti alla Merkel e a Sarkozy hanno l'aria di voler rispondere piuttosto a un'esigenza di attualizzazione della storia che per certi versi può sembrar intrinseca alla riflessione storica stessa, ma della quale in ultima analisi si può fare anche a meno.
Certo, l'Impero carolingio fu non mediterraneo come quello romano, bensì continentale; al pari di quello romano si trovò a dover risolvere il problema del rapporto tra unità istituzionale e pluralità etnoculturale; si fondò solidamente sul cristianesimo, non meno di quanto l'Impero romano d'Occidente aveva fatto nell'ultimo secolo della sua esistenza, ma al tempo stesso non poté fare i conti con la componente slava di quella che sarebbe stata l'Europa futura e non riuscì a consolidare la sua unità per troppi decenni dopo la morte del suo fondatore: al punto tale che ci si è chiesti se l'Europa moderna sia davvero "figlia" dell'Impero carolingio o non piuttosto della sua decomposizione.
Tutte queste cose, ce le avevano già ben spiegate Pirenne, Ganshof e molti altri.
Eppure Carlo resta, nell'immaginario degli europei colti, un "Padre della Patria".
Questo vorrà ben dire qualcosa: almeno al livello mitico.
D'altro canto, anche i miti stanno nella storia, ne sono parte.

mercoledì 16 maggio 2012

I Papi della memoria


E’ dedicata alla figura di alcuni grandi Papi e al loro ruolo sia di guida spirituale della Cristianità sia di promotori culturali la trentunesima edizione della Mostra europea del Turismo e delle Tradizioni culturali, in scena a Castel Sant’Angelo dal 28 giugno all’8 dicembre 2012.
La mostra è organizzata dal Centro europeo per il Turismo presieduto da Giuseppe Lepore e dal Polo Museale della città di Roma diretto da Rossella Vodret, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, i Musei Vaticani, la Fabbrica di San Pietro, l’Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice. La mostra si avvale anche di un comitato scientifico di grande prestigio, presieduto da Antonio Paolucci, ed è curata da Mario Lolli Ghetti, il quale ha selezionato un centinaio di documenti storici e capolavori d’arte, provenienti dalle raccolte vaticane e da alcuni fra i principali musei di tutta Italia. Il percorso espositivo si articola in sezioni tematiche ordinate in senso diacronico, che prendono l’avvio col primo Giubileo – 1300, Bonifacio VIII – e si concludono con l’ultimo Anno santo.
La mostra, che si preannuncia come uno degli eventi culturali romani più importanti dell’anno, propone una riflessione da più punti di vista sui modi in cui si è manifestato il messaggio universale della Chiesa, rivolto prima di tutto a Roma e poi da Roma al mondo, nel campo della fede e dell’arte, della politica e della cultura.
La rassegna racconta come ciò che i grandi Papi romani hanno progettato e creato sia diventato immediatamente materiale di esportazione e materiale di costruzione spirituale per tutta l’umanità. Questo in ogni tempo, ma soprattutto in quegli snodi fondamentali della storia della Chiesa che sono i Giubilei e i Concilii. E proprio testimonianza di questi passaggi chiave sono molti dei capolavori esposti, per lo più dovuti al raffinato mecenatismo di quei grandi protagonisti della storia della Chiesa.
Roma maestra di dottrina e maestra del fare arte.
La mostra illustra come proprio quello della cultura sia stato il linguaggio di elezione con cui la missione spirituale – e anche il progetto politico – di alcuni grandi Papi si è realizzato: dall’urbanistica alla passione per l’antico, dal collezionismo alla committenza di grandiose imprese artistiche. Tra i materiali in mostra, anche una selezione di opere recuperate dalle Forze dell’Ordine e sottratte al mercato clandestino: in questo modo, anche con l’edizione di quest’anno della mostra il Centro Europeo per il Turismo vuole rendere merito alla preziosa attività di Carabinieri, Polizia di Stato e Guardia di Finanza.
Nel 2012, l’11 ottobre, cade il cinquantennale dell’apertura del Concilio Vaticano II, una ricorrenza che la mostra intende celebrare con una serie di iniziative e specialmente con un convegno che, nel prossimo mese di novembre in Campidoglio, servirà a mettere in luce la ricchezza dell’eredità spirituale lasciata dal Concilio.

I disegni di Andrea Commodi accanto a quelli di Michelangelo


Il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze custodisce un nutrito gruppo di fogli autografi di Andrea Commodi (1560 - 1638), nei quali si riconoscono copie da disegni e bozzetti di Michelangelo di proprieta' della Casa Buonarroti. Per la prima volta una mostra espone le copie del Commodi accanto agli originali michelangioleschi, provocando per questa via un confronto di eccezionale effetto anche visivo.
La rassegna ''Andrea Commodi dall'attrazione per Michelangelo all'ansia del nuovo'', a cura di Gianni Papi e Annamaria Petrioli Tofani, e' in programma a Firenze alla Casa Buonarroti dal 17 maggio al 31 agosto 2012.
Ma l'esposizione va oltre la ricostruzione del rapporto a distanza tra Andrea Commodi e Michelangelo, e mira anche alla rivalutazione critica di un artista che merita davvero piu' attenzione di quella che finora gli e' stata riservata: si vuole insomma dare testimonianza, con un'importante selezione di grafica (oltre quaranta disegni) e con una scelta altrettanto importante di opere pittoriche, della ricca personalita' di un artista colto e complesso.

martedì 15 maggio 2012

La pala d'altare di Giovanni della Robbia a Poggibonsi

Figlio di Andrea della Robbia e pronipote di Luca della Robbia, si specializzò nella tecnica della ceramica policroma invetriata, specialità della bottega di famiglia alla quale si dedicò con successo.
Accentuò il carattere policromo delle sue opere, aggiungendo nuovi colori alla tradizionale bicromia blu/bianco dei suoi predecessori. Come suo padre, realizzò numerosissime sue opere in tutta la Toscana, fra tondi, lunette, tabernacoli, pannelli, eccetera.
Le sue opere però, rispetto ai predecessori, persero di forza espressiva e abilità prospettica, anche se ancora di alto livello.

Tra queste la pala d'altare della basilica di San Lucchese a Poggibonsi: un pezzo d'arte da non perdere!


lunedì 14 maggio 2012

Ottocento anni di storia e cultura camaldolesi nella laguna di Venezia


Nel 2012 ricorre il Millenario della fondazione dell’Ordine dei Camaldolesi e si celebrano gli Ottocento anni dalla fondazione del cenobio camaldolese veneziano di San Michele in Isola, centro di fervida vita religiosa e d’intensa attività culturale che ha esercitato una forte influenza e svolto un ruolo di primo piano nell’ambito della cultura umanistica di Venezia.
Per ricordare questo straordinario capitolo della vita culturale della Città, il Museo Correr, il Museo Archeologico Nazionale e le Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana ospitano una mostra organizzata in stretta collaborazione tra Fondazione Musei Civici di Venezia, Biblioteca Nazionale Marciana e Soprintendenza speciale per il patrimonio artistico ed etnoantropologico e per il polo museale della città di Venezia e dei comuni della Gronda lagunare, con il contributo della Regione del Veneto, che illustra i molteplici aspetti della secolare presenza camaldolese a Venezia, a partire dalla ricostruzione della sede, delle collezioni e della prestigiosa biblioteca del monastero di San Michele in Isola e di quella degli altri non meno importanti monasteri camaldolesi veneziani di San Mattia di Murano, San Giovanni Battista della Giudecca e San Clemente in Isola.
A cura di Paolo Eleuteri, Gianfranco Fiaccadori e Maria Letizia Sebastiani, con la collaborazione di Marcello Brusegan, Matteo Ceriana e Camillo Tonini, la mostra consente di ammirare materiale storico, artistico e documentario di grandissimo pregio e per lo più inedito, in parte conservato a Venezia e in parte presso l’Eremo di Camaldoli (Arezzo), dove fu raccolto per salvarlo dalle dispersioni ottocentesche.
Tra le opere esposte, di maggior pregio e interesse, si segnalano in primis lo straordinario Mappamondo di fra’ Mauro, “monumento” geografico prodotto a San Michele nella metà del sec. XV, e ora alla Biblioteca Nazionale Marciana, restituito per l’occasione al pubblico dopo un recente e complesso intervento di restauro.
Ma saranno molte le rarità che si potranno ammirare in mostra, come le grandi portelle d’organo di Bernardino d’Asola, già nel coro della chiesa di San Michele e ora al Museo Correr e i preziosissimi codici miniati provenienti dalle biblioteche dei monasteri camaldolesi veneziani.
Dall’Eremo di Camaldoli giungeranno e, per certi aspetti, “ritorneranno” a Venezia, numerosi oggetti liturgici di alto valore artistico – già a San Michele – oltre a una serie straordinaria di parati ecclesiastici appartenuti al camaldolese Mauro Cappellari, al secolo Papa Gregorio XVI, cui si unisce la preziosa “Stauroteca” bizantina, già a San Michele e ora al monastero camaldolese di Fonte Avellana (PU).
E’ presente anche una predella con la storia di Pietro Orseolo, unico residuo di un grande polittico di scuola belliniana, già nella demolita chiesa di San Giovanni Battista alla Giudecca, della quale saranno esposte anche due ante d’organo della scuola di Cima da Conegliano, appartenenti alle raccolte delle Gallerie dell’Accademia.
Dal patrimonio artistico di San Clemente giunge anche una bella pala con San Michele di Antonio Zanchi e la statua lignea seicentesca di san Romualdo, fondatore dell’ordine camaldolese, già nella sacrestia della medesima chiesa.
Dal Museo Archeologico di Ravenna giungono inoltre straordinari avori bizantini con incise immagini sacre che facevano parte del patrimonio artistico e di devozione del monastero di San Michele.
L’iniziativa costituisce l’occasione per ripercorrere la storia e l’evoluzione dell’Isola di San Michele fino ai suoi esiti ottocenteschi quando, diventata proprietà municipale, venne trasformata nel Cimitero Monumentale di Venezia.
Un catalogo di circa 400 pagine, a cura di Marcello Brusegan, Paolo Eleuteri e Gianfranco Fiaccadori, completo di un esauriente apparato illustrativo, delle schede dei materiali esposti e di testi redatti dai migliori specialisti della materia, è stato realizzato e diffuso dalla casa editrice UTET.


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domenica 13 maggio 2012

Il "Volto Santo" di Sansepolcro


Il Volto Santo di Sansepolcro è –ad oggi- la più antica scultura lignea di questo genere: è stata realizzata da un unico tronco di noce tra l’VIII e il IX secolo, è alta 2,71 metri e l’estensione delle braccia ha una lunghezza di 2,90 metri.
L’opera è custodita all’interno della Cattedrale di Borgo Sansepolcro, città natale di Piero della Francesa.
I lavori di restauro sono iniziati -grazie al contributo dell’avv. Fabio Inghirami- nel 1983 e sono stati portati a compimento nel 1989 dalla Soprintendenza di Arezzo.
Detti lavori consentono a noi di poter ammirare la stupenda policromia originale -miracolosamente restituitaci-, che è risalente al XII secolo.
Certamente questa decorazione fu eseguita da un grande artista sopra un preparato di tela e gesso, steso sulla scultura al fine di procurarsi una superficie omogenea e piana.
In fase di restauro sono state scoperte e verificate segni di due strati di colore fatti coincidere e direttamente dati sul legno in evi anteriori.
Il Volto Santo è un’antichissima raffigurazione -di derivazione orientale- del Cristo crocifisso.
Il “typos”, modello, di questa particolare riproduzione di Gesù condannato alla morte per crocifissione è -dalla tradizione- attribuito a Nicodemo, che lo avrebbe realizzato ispirato direttamente da Dio Padre: da qui il termine “Volto Santo”.
Il Cristo Crocifisso in Sansepolcro descrive Gesù, il Cristo -Re e Sacerdote- che ha distrutto la morte e, ammantato da un abito regale-sacerdotale, impera sull’universo dalla Santa Croce.
Quest’ultima non è più simbolo di sofferenza e supplizio ma di vittoria della Luce sul male, della Vita sulla morte.
La scultura è documentata a Sansepolcro solo a partire dal 1348 e -secondo una tradizione locale- sarebbe stato di proprietà dei Cattani -feudatari longobardi- che lo avrebbero devoluto nel 1146 alla Pieve fuori delle mura (conosciuta come Pieve vecchia) da dove fu poi trasferito nella nuova Pieve di Santa Maria (oggi Sant’Agostino), costruita nel 1203 all’interno della città.
Alla luce di quanto emerso dalle analisi stilistiche e dai lavori di restauro conservativo del manufatto, oggi acquista sempre più credito l’ipotesi che il Volto Santo di Borgo Sansepolcro altro non sia che il prototipo lucchese.
L’attuale scultura custodita nella Cattedrale è una copia eseguita nel XII-XIII secolo in sostituzione dell’originale molto danneggiato giunto da noi dopo un diligente “restauro”: questo renderebbe comprensibile il rivestimento di tela gessata e la nuova policromia.
Da sempre è stato oggetto di venerazione perché ritenuto un’immagine miracolo sa, “non fatta dall’uomo”, e a Lui venivano attribuiti eventi prodigiosi.
Nel suo nome alcuni fedeli diedero vita nel 1565 ad una confraternita che aveva anche il compito di celebrare solennemente la festa del Salvatore.
Nel 1770, a seguito dei lavori di ristrutturazione e trasformazione della chiesa di Sant’Agostino, il Volto Santo fu traslato in Cattedrale e collocato sull’Altare Maggiore.
Da allora è restato sino al 1942 quando -completati i lavori di restauro- fu sistemato nella nuova cappella, che venne costruita appositamente nella navata di sinistra.

sabato 12 maggio 2012

WEEK END: Il museo diocesano di Pitigliano


Nel palazzo dei Conti Orsini è stato aperto nel 1989 il Museo diocesano, per ospitare tante opere d’arte sacra provenienti dalla chiese della città e della diocesi che, per motivi di sicurezza, non potevano più essere ammirate e venerate nelle chiese di origine.
Nel 1998 vengono aperti al pubblico anche il cassero e la loggetta con le rispettive sale.
Il percorso delle sale di esposizione è ricco di emozionanti opere, che richiamano la lunga storia dell’antica Diocesi di Sovana e la spiritualità delle sue chiese, compagnie e conventi. Ma si possono rivivere anche l’atmosfera della vita della corte degli Orsini nelle volte o soffitti lignei dipinti, nei resti dei fregi che ricordano personaggi illustri o proprietà della nobile famiglia, nella complessità quasi labirintica del palazzo, con stretti corridoi, logge e spalti, ripide scale e sotterranei ricchi di ombre e suggestioni.

ART&TOURISM L’Italia il Museo senza confini aperto a tutti




ART&TOURISM<br>La prima fiera internazionale dedicata al turismo culturale
 
 
Art&Tourism è la prima fiera internazionale dedicata al turismo culturale e dell’arte organizzata a Firenze, dal 18 al 20 maggio 2012, negli spazi della Fortezza da Basso,
per far convergere nel cuore dell’Italia il meglio dell’offerta culturale nazionale e internazionale in sintonia con i più recenti dati di mercato che stimano in circa 300 milioni il traffico di turisti annui verso le destinazioni “culturali”.
Il contributo della cultura alla ricchezza prodotta ogni anno nel Paese sfiora il 5% del Pil (circa 68 miliardi di euro) e genera un milione e mezzo di posti di lavoro (il 5,7% dell'occupazione nazionale).
Ciò nonostante il Patrimonio Culturale italiano ha bisogno di una forte iniezione di imprenditorialità al fine di accrescere e consolidare la rinnovata sinergia tra i soggetti pubblici e privati, tra produttori di cultura, turismo e imprenditori del settore alberghiero.
La fiera, dunque, da questo punto di vista, rappresenta un’occasione unica di incontro tra la Pubblica Amministrazione, gli Enti, le Fondazioni ed i principali operatori culturali, turistici italiani ed internazionali per creare un proficuo luogo di scambio economico ed interazione.
Il MiBAC è invitato a partecipare a questo nuovo appuntamento fieristico, unico nel suo genere nel panorama mondiale, come ospite di eccellenza del settore.
Saremo presenti con uno stand istituzionale offerto gratuitamente, nel quale si presenteranno i progetti più innovativi legati al turismo realizzati dai nostri Istituti centrali e territoriali.

Sarà ampiamente rappresentata l’attività della Toscana attraverso la partecipazione dell’Opificio delle Pietre Dure con un filmato dedicato al proprio Museo;la Galleria Nazionale degli Uffizi con “La città degli Uffizi”, una serie di mostre realizzate sul territorio per la valorizzazione dei luoghi d’arte statali meno famosi attraverso la presentazione di opere conservate nei depositi dei Musei fiorentini; la Soprintendenza Archivistica della Toscana con Giovanni Pascoli nello specchio delle sue carte, progetto di digitalizzazione dell'Archivio Pascoli nella casa-museo Pascoli di Castelvecchio, Agricoltura e territorio: gli archivi di fattoria in Toscana, Archivi e luoghi della musica in Toscana; la Soprintendenza BPSAE di Lucca e Massa Carrara con la presentazione dei Musei Nazionali di Lucca (Palazzo Mansi e Villa Guinigi).

La Direzione Generale per le Biblioteche, gli Istituti culturali e il Diritto d’autore presenterà gli sviluppi e le realizzazioni del progetto “Via Francigena” che rientra nelle iniziative volte alla valorizzazione degli itinerari storici, culturali e religiosi e all’innovazione legata al turismo culturale.

La Direzione Regionale per i Beni culturali e Paesaggistici della Campania, in collaborazione con la Regione darà risalto al nuovo progetto “Campania>Artecard”, circuito creato per facilitare l’accesso ai musei attraverso trasporti pubblici e servizi più efficienti; la Soprintendenza Speciale per Beni Archeologici di Napoli e Pompei farà scorrere un video dedicato ai Parchi sommersi delle aree marine protette di Baia e Gaiola. Sempre per la Campania la Soprintendenza di Salerno presenterà una nuova esperienza dedicata al contemporaneo, realizzata in collaborazione con il Comune di Salerno, Fondazioni, Gallerie private, curatori indipendenti e università che consiste nell’ esposizione di opere d’arte all’interno di piazze, cortili, vie, vicoli, palazzi antichi consentendo così, di valorizzare e di far conoscere sia i luoghi storici che le opere d’arte contemporanea.

La Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, farà conoscere il progetto relativo alla mostra “Francesco il Santo. Capolavori nei secoli e dal territorio reatino”.

La Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto presenta, in collaborazione con il Gruppo McArthurGlen, il CEMA – Centro Espositivo Multimediale dell’Archeologia, allestito presso il Veneto Designer Outlet di Noventa di Piave (VE), in cui si trovano le ultime realizzazioni multimediali destinate a diffondere la conoscenza del ricco patrimonio del Veneto, con l’intento di creare una vetrina virtuale per i Musei nazionali e le aree archeologiche della Regione.

La Direzione Regionale della Puglia presenterà la Gipsoteca del Castello Svevo di Bari, mentre la Calabria presenterà il Parco e Museo archeologico di Scolacium e il Molise un bellissimo video intitolato “Viaggio in Molise”.

Infine, per rafforzare sempre più il binomio impresa-cultura in una condivisione di strumenti tecnologicamente avanzati ed utili allo sviluppo del sistema di risorse identitarie e di relazioni culturali del Paese, saranno presentati in fiera all’interno dello spazio del Ministero, una serie di progetti realizzati da società private per gli Istituti MiBAC.
Le società Artchivium, Promo PA, Sartech, Altair4 (Virtual Reality for Culture), Illusionetwork, Parallelo, Euroean Medals Company faranno conoscere e sperimentare applicazioni per smartphone dedicate ai beni culturali per incentivare le visite culturali e migliorare la fruizione dei servizi, altre che consentono di ammirare le opere esposte in altissima risoluzione; sistemi di scansione, acquisizione digitale, fotoriproduzione e catalogazione di numerosi archivi e biblioteche statali; guide multimediali interattive e divertenti, realizzate in 3D per musei, mostre e siti archeologici; archeoguide su touch screen; libri multimediali che esplorano i contenuti attraverso immagini dinamiche e suoni e molte altre novità dedicate alla valorizzazione, alla conoscenza, alla divulgazione dei beni culturali, sempre nel rispetto della tutela e conservazione del nostro patrimonio.

Infine assicurano la loro partecipazione congiunta con il MiBAC la Società Invitalia con il progetto Poli museali di eccellenza nel Mezzogiorno ed il Consiglio d’Europa con un progetto dedicato agli Itinerari Turistici.

venerdì 11 maggio 2012

Padula, visite notturne alla Certosa

La Certosa di Padula

Notte dei musei gratuita a Padula, con un suggestivo percorso tra le stanze della Certosa. Anche quest'anno il Mibac, attraverso la Direzione Generale per la valorizzazione del patrimonio culturale, promuove il prossimo 19 maggio la «Notte dei Musei». Si tratta di un grande evento a carattere europeo per promuovere e diffondere la conoscenza del patrimonio culturale al più ampio numero di cittadini, facilitando anche quelle categorie di persone che hanno difficoltà a fruire del nostro patrimonio nel normale orario di visita. L'ingresso gratuito è previsto dalle ore 20:00 del 19 alle ore 02:00 del 20 maggio (ultimo ingresso ore 01.00). Durante l'orario della giornata, il biglietto sarà emesso regolarmente.

Il taccuino di Villard de Honnecourt



Maestro d'opera e disegnatore, uomo sicuramente colto e pratico, grande viaggiatore, visse nel tredicesimo secolo: di lui non si sa praticamente niente altro.
ma il suo nome è rimasto nei secoli a venire per via del famosissimo carnet de portraiture che porta il suo nome, un taccuino di pergamena riportante eccezionali disegni di soggetti sacri e profani e di carattere naturalistico, piante e sezioni relativi a grandi costruzioni gotiche a lui contemporanee, disegni di elementi architettonici già esistenti e in progetto, elementi di geometria applicata, elementi di menomotecnica, schemi e progetti di attrezzature dell'epoca, etc.




E' grazie al taccuino di Villard che possiamo sapere molto dell'uomo del tredicesimo secolo e del suo mondo, dei metodi progettuali e costruttivi delle cattedrali gotiche.


Per approfondire: http://classes.bnf.fr/villard/index.htm


giovedì 10 maggio 2012

La notte dei musei...


Anche quest'anno il MiBAC, attraverso la Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, promuove il prossimo 19 maggio la "Notte dei Musei".

Si tratta di un grande evento a carattere europeo per promuovere e diffondere la conoscenza del patrimonio culturale al più ampio numero di cittadini, facilitando anche quelle categorie di persone che hanno difficoltà a fruire del nostro patrimonio nel normale orario di visita.

I Musei che aderiscono all'iniziativa, oltre a garantire l'entrata gratuita nell'orario straordinario, potranno anche organizzare eventi culturali per arricchire l'offerta della serata, la cui specificità è comunque legata all'apertura notturna dei musei.

L'ingresso gratuito è previsto dalle ore 20:00 del 19 alle ore 02:00 del 20 maggio (ultimo ingresso ore 01.00).
Durante l'orario della giornata, il biglietto sarà emesso regolarmente.

 

Sul portale www.lanottedeimusei.it   si trovano anche altri musei aderenti all’iniziativa (civici, privati, diocesani, ecc )
 

mercoledì 9 maggio 2012

Fabulae pictae: maioliche istoriate del Rinascimento


Una mostra a Firenze svela i 'segreti' delle 'fabulae pictae', le celeberrime maioliche fiorentine del Rinascimento che raccontano miti e storie.
Il Museo Nazionale del Bargello propone dal 16 maggio al 16 settembre un'esposizione dedicata alle maioliche istoriate e al loro rapporto con le fonti letterarie, storiche e figurative.
La fama del museo e' soprattutto legata ai tanti capolavori di scultura rinascimentale, tuttavia le sue raccolte ugualmente straordinarie di ''arti applicate'' costituiscono per un verso un elemento essenziale del fascino che il Bargello esercita sul turista, per l'altro spiegano la sua importanza per gli specialisti di quelle che una volta si chiamavano ''arti minori''.
Tra queste raccolte, quella delle maioliche e' senz'altro una delle piu' rilevanti, specie per la presenza di un numero cospicuo di esemplari di altissima qualita' e rarita', provenienti dalle collezioni medicee.
Per questo, per la prima volta, il Bargello interrompe quest'anno la serie di mostre dedicate a protagonisti piu' o meno celebri della scultura del Rinascimento, per proporre all'attenzione del pubblico un altro dei suoi tanti 'tesori'.
La scelta del tema specifico cui la mostra e' dedicata - la maiolica ''istoriata'' del Cinquecento - e' stata dettata dalla particolare attrattiva che potranno esercitare, anche sul visitatore profano, il fasto principesco e la varieta' decorativa di questi oggetti d'arte.

Il mito, il sacro, il ritratto

La Sala delle Nicchie nella Galleria Palatina, è la sede della mostra Il Mito, il Sacro, il Ritratto, dipinti dai depositi della Galleria Palatina. Si tratta di una breve antologia che vuole essere l’occasione per avvicinare il pubblico alla conoscenza di un patrimonio d’arte inesauribile e sempre sorprendente, frutto della lunga vicenda del collezionismo mediceo e del vincolo indissolubile che la famiglia regnante volle fissare con Firenze, legandole la permanenza dei loro tesori “per ornamento per lo Stato, e per utilità del Pubblico, e per attirare la curiosità dei Forestieri”.
I diciannove dipinti qui riuniti raccontano le vicende dei luoghi di provenienza, i palazzi e le ville granducali, dei committenti che le avevano richieste ai pittori più in voga al momento, o che le avevano acquistate sul mercato antiquario, spinti dal desiderio di arricchire le loro raccolte.

Il percorso di visita è articolato in quattro sezioni che illustrano i temi più frequenti e graditi al gusto collezionistico, entro un arco cronologico compreso tra gli anni ’60 del secolo XVI e la prima metà del secolo XVII.
Fulcro dell’esposizione è il monumentale Ercole e l’Idra di Lerna, eseguito da Guido Reni intorno al 1638-40 circa e proveniente dalla collezione del Cardinale Giovan Carlo presso il Casino Mediceo di via della Scala. Ercole, simbolo della forza ed eroe mediceo per eccellenza, è anche il mentore che accompagna il principe nel viaggio spirituale tra le sfere celesti delle cinque Sale dei Pianeti affrescate da Pietro da Cortona, che si incontrano immediatamente accanto a questa sala. Al mito come exemplum virtutis, si lega la presenza delle due tele con Tarquinio e Lucrezia, eseguite da Simone Pignoni ed allusive alla castità e alla fortezza femminile.
La sezione dedicata alle Storie Sacre racchiude soggetti dell’Antico e Nuovo Testamento, affrontati da artisti fiamminghi come Frans Floris, (attivo in Italia dal 1540 circa) e italiani, come Artemisia Gentileschi e il veronese Jacopo Ligozzi, pittore caro a Francesco I e a suo fratello e successore Ferdinando I.
Segue un breve omaggio a Don Lorenzo de’ Medici, figlio di Ferdinando I e Cristina di Lorena, raffinatissimo cultore delle arti, ed attento mecenate dei maggiori ingegni del suo tempo, da Volterrano a Dandini, da Stefano della Bella a Michele Desubleo. Tra le molte opere commissionate per la quadreria ordinata nella Villa della Petraia, sua dimora d’elezione, spiccavano la grande tela con Orlando nella grotta dei malandrini, testimonianza del gusto per soggetti tratti dall’Orlando Furioso e dalla Gerusalemme Liberata, e una serie di ovali con Ila, Zefiro, il Giovane con giubbone turchino e l’Allegoria della Commedia, corredati delle cornici originali, destinate ad una delle stanze di piccole dimensioni al pianterreno.
Il Ritratto, come espressione dei legami familiari e politici, come dono, o come simbolo delle virtù morali del personaggio effigiato, è il tema che conclude la rassegna. I cinque dipinti qui presentati, Gastone d’Orleans, Enrichetta Maria, ed Elisabetta figli cadetti di Maria de’ Medici ed Enrico IV di Francia, insieme a Cosimo III de’ Medici e Margherita de’ Medici come Santa Margherita, eseguiti da due fra i maggiori specialisti del genere, Frans Pourbus il Giovane e Justus Suttermans, riflettono alcuni momenti della storia della famiglia granducale, il ruolo e l’importanza che essa assunse nel quadro della politica europea.

lunedì 7 maggio 2012

Contro l'Arte Romanica?


Da qualche decennio l’arte romanica è alla moda. La si osserva archeologicamente, la si studia con moderni metodi filologici, la si visita persino nei viaggi organizzati. Piace la sua austerità imponente, la sua essenzialità percepita come segno di una forte religiosità, la sua facies nuda, spoglia, sobria. Ma la basilica di Ripoll o il Fondaco dei Turchi a Venezia sono veramente edifici romanici? Le cupole della cattedrale di Périgueux o la facciata di quella di Le Puy sono davvero medievali? Le statue lignee raffiguranti la Madonna e Cristo con il volto nero erano proprio così brutte e scarnificate? Ma l’arte romanica che oggi abbiamo davanti ai nostri occhi corrisponde davvero a quella medievale? In questo libro si mette in discussione il concetto stesso di romanico e di arte romanica, ne si indagano le origini, e soprattutto si contestualizza la sua genesi storiografica nel particolare contesto culturale della prima metà dell’Ottocento, quando in tutta Europa per la prima volta si scoprì, come d’improvviso, la produzione artistica anteriore all’avvento di quella maniera di costruire che Vasari definì come tedesca o portata dai Goti. In quei decenni segnati dalle campagne napoleoniche e dal Congresso di Vienna, tra Neoclassicismo e Romanticismo, i paesi dell’Europa decisero di riappropriarsi del proprio passato nazionale, catalogando, restaurando, studiando e anche ricostruendo l’arte costitutiva di ciascuna nazione: il romanico. Il libro analizza l’elaborazione storiografica e nazionalistica dell’idea di romanico, e ne decostruisce le invenzioni e gli errori, ponendo l’accento su alcune questioni controverse, come la popolarità degli artisti, il ruolo della donna nell’universo artistico misogino dell’epoca o la ricca policromia degli edifici. Ma nello stesso tempo svela la vera personalità del Medioevo romanico, dalla Francia all’Italia, dall’Inghilterra alla Catalogna, mettendo a confronto idee e modelli architettonici e figurativi, in un dialogo che dové essere in quei secoli molto più vivace e vitale di quel che oggi abitualmente pensiamo.

Pensieri d'arte


Il volume raccoglie una serie di articoli apparsi sul giornale quotidiano della Santa Sede, "L'Osservatore Romano", fra il 2008 e il 2011.
La loro sequenza traccia un percorso inusuale entro la storia dell’arte, vista dalla prospettiva tutta particolare che può avere il Direttore del più grande museo del mondo.
Seguendo le molteplici che la propria esperienza quotidiana gli propone -una mostra, un restauro, una scoperta scientifica -
l'Autore ci porta a condividere la curiosità, lo stupore, il gusto che sono al cuore del rapporto con l’opera d’arte, e ci guida alla scoperta di un metodo che ci rende capaci di guardare e di vedere.
Autore: Antonio Paolucci, storico dell'arte, allievo di Roberto Longhi, è stato fra l'altro Soprintendente al patrimonio artistico a Venezia, Verona, Mantova, Direttore degli Uffizi e Soprintendente del polo museale fiorentino e Direttore Generale dei Beni Culturali.
E' accademico dei Lincei.
Nel dicembre 2007 è stato chiamato da Sua Santità Benedetto XVI a dirigere le collezioni pontificie con la nomina di Direttore dei Musei Vaticani.

Il Parco Giardino Sigurtà di Valeggio sul Mincio


Il Parco Giardino Sigurtà ha una superficie di 600.000 metri quadrati e si estende ai margini delle colline moreniche, nelle vicinanze del Lago di Garda, a soli otto chilometri da Peschiera.
Trae la sua origine dal "brolo cinto de muro" (1617), giardino di Villa Maffei (opera di Pellesina, allievo del Palladio), dimora che nel 1859 fu quartiere generale di Napoleone III.
In quarant'anni di amorose cure, Carlo Sigurtà, avvalendosi di un secolare diritto di attingere acqua dal Mincio, ha ottenuto il "prodigio" di rendere lussureggiante l'arida vegetazione collinare.
Successivamente, il nipote Enzo ha realizzato un prototipo di Parco-Giardino.
Dopo l'apertura al pubblico (1978) la conservazione di questo complesso ecologico è stata affidata al rispetto dei visitatori, che lo hanno definito una meraviglia unica al mondo, tanto che il Parco-Giardino è considerato oggi fra i più straordinari al mondo.

Info: http://www.parcosigurta.it

sabato 5 maggio 2012

WEEK END: L'Abbazia di Santa Giustina a Sezzadio


L’Abbazia di Santa Giustina venne fondata dal re Liutprando verso l’anno 722 in occasione del suo viaggio a Pavia per la traslazione del corpo di S. Agostino.
Secondo la tradizione, la fondazione è da attribuirsi ad un miracolo avvenuto durante il viaggio: Liutprando, devoto cristiano, in prossimità di Sezzadio, volle riposare sotto un albero che si trovava dove ora sorge l’Abbazia di Santa Giustina. Poiché Liutprando portava con sé le reliquie di S. Giustina in una pisside, per poter riposare la mise sopra un ramo dell’albero. Quando si risvegliò, la pisside iniziò a spostarsi di ramo in ramo: Liutprando decise, quindi, di edificare l’Abbazia in onore di S. Giustina deponendovi le sue reliquie.
L’Abbazia fu poi ristrutturata ed affidata ai benedettini all'inizio dell'XI secolo dal marchese Ottoberto.
Durante l’epoca napoleonica, l’Abbazia venne trasformata in granaio.
Nel 1863 il complesso fu acquistato dal senatore Frascara che iniziò il recupero della chiesa.
Nel 1956 prese inizio un'ulteriore opera di restauro della chiesa.
Il complesso conventuale, come appare oggi, è formato dalla chiesa, da una villa e da alcuni edifici rurali.

La chiesa si presenta severa e suggestiva, nelle forme dell’XI secolo, con prospetto in cotto scandito da lesene e da archetti pensili.
Il maestoso interno, a tre navate, conserva le decorazioni ad affresco di scuola lombarda dei secoli XIV e XV.
Nell’abside sinistra si trovano le storie della Vergine di metà Trecento, mentre nell’abside mediana si notano scene della Passione ed un Giudizio Universale dei primi del Quattrocento.
La cripta, molto suggestiva, risale al tempo di Liutprando.


È divisa in tre navate tramite basse ed eleganti colonnine; sul pavimento a mosaico un’iscrizione ricorda Ottoberto, “riparatore della chiesa”.
Il campanile dell’VIII-IX secolo è stato inglobato nell’XI secolo.

Ringrazio l'amico Giorgio per avermi segnalato questo bel monumento e per le  foto.

Info: http://www.comune.sezzadio.al.it


Open House: week-end d'architettura a Roma


Open House è una iniziativa semplice, ma rivoluzionaria: una volta all'anno, per il tempo di un fine settimana, aprire al pubblico con visite guidate gratuite, luoghi di alto interesse architettonico della città, alcuni dei quali solitamente inaccessibili. Nel weekend del 5 e 6 maggio
Open House si terrà a Roma la prima edizione italiana, di cui Domus è partner. L'evento – diretto da Leonardo Mayol, coordinato da Davide Paterna e con un programma curato da Laura Calderoni e Alessia Vitali – prevede la realizzazione contemporanea di visite guidate in cento siti di ogni epoca sul territorio capitolino, organizzati per aree omogenee percorribili a piedi o in bici.

I progettisti di molti edifici contemporanei inseriti nel programma guideranno personalmente le visite.

Open House Roma è organizzato dall'associazione culturale Open City Roma, grazie all'accordo di partnership con Open House Worldwide siglato nel 2010.
Open House Worldwide è un'organizzazione internazionale con sede centrale a Londra, dove il progetto è nato e si è affermato venti anni fa, spinto da un formidabile successo di pubblico. Dispone di sedi indipendenti in Europa, America, Medio Oriente e Australia.
Ogni settembre Open House London apre le porte di 700 edifici e richiama oltre 300.000 visitatori. Attivo dal 2002, Open House New York oggi conta oltre 185.000 presenze ad ogni suo evento.    

Finalmente via le automobili da Mont Saint-Michel!

di Anna Maria Merlo



Mont Saint-Michel (Francia). Il Mont Saint-Michel ha ritrovato il contesto paesaggistico del passato. Dal 28 aprile non è più possibile sfigurare la zona posteggiando le auto nelle vicinanze della rocca, sotto le mura o sulla spiaggia. I visitatori possono ora lasciare la macchina sulla terraferma, in un nuovo posteggio di 4.500 posti, a 2,5 chilometri per poi raggiungere Mont Saint-Michel a piedi, con una navetta o con una carrozza tirata da cavalli.
I tour operator giapponesi però protestano per l’allungamento del percorso di 800 metri, minacciano di boicottare il sito e ricordano che ogni anno i 300mila visitatori nipponici spendono 7,2 milioni di euro al Mont Saint-Michel. Il parcheggio è solo una parte dei grandi lavori in corso attorno al sito che attira ogni anno 2,5-3 milioni di persone. Dal 2014 l’accesso sarà possibile grazie a una nuova diga da 1.085 metri con passerella da 760 sul fiume Couesnon. Il mare arretra sotto il Mont-Saint Michel, mentre la terra e i pré-salé avanzano. I lavori in corso, iniziati nel 2011, hanno l’obiettivo di ripristinare il carattere marittimo del luogo. La vecchia strada, costruita sopra la diga che risale alla fine del XIX secolo, verrà smantellata. Lo Stato ha bloccato l’installazione di tre pale eoliche, prevista a 22 km dal Mont Saint-Michel, precedendo l’Unesco, che a giugno avrebbe dovuto far sapere se la loro presenza «snatura» il sito, definito da Victor Hugo «un castello fatato piantato in mezzo al mare».




 

giovedì 3 maggio 2012

Poggio Imperiale a Poggibonsi


In prossimità di Poggibonsi sorge un'imponente corona muraria.
Si tratta del perimetro esterno della Fortezza medicea costruita agli inizi del millecinquecento per volontà di Lorenzo il Magnifico.
Il progetto non fu portato a pieno compimento e pertanto non venne realizzato

il nucleo urbano previsto al suo interno. Venne invece edificato il Cassero, a pianta pentagonale, che oggi, restaurato, domina i colli circostanti.
Ma l'intera sommità della collina di Poggio Imperiale, che sovrasta il centro abitato di Poggibonsi, rappresenta un esempio straordinario nel processo di formazione insediativa della Toscana centrale.



Il Comune di Poggibonsi e Università di Siena hanno voluto realizzare, sulla collina, "Il Parco Archeologico e Tecnologico di Poggio Imperiale" che offre al turista la possibilità di visitare le diverse fasi di insediamento riportate alla luce e di osservare da vicino, durante i periodi di scavo, il lavoro degli archeologi.
Il Parco è infatti caratterizzato dalla presenza di un cantiere archeologico in continua evoluzione, tanto che il Dipartimento di Archeologia dell'Università di Siena ne ha fatto uno dei punti di eccellenza per la propria attività di ricerca e formazione di alto livello.

Un luogo che merita una visita...

Nuovo volume sull'antichità a cura di Umberto Eco


Da oggi in libreria 'L'Antichita'. Grecia', a cura di Umberto. Un'opera che fa rivivere il miracolo greco in tutte le sue forme, dalle origini della civilta' minoica alla fine dell'eta' ellenistica. Un periodo in cui nascono idee e valori in cui possiamo riconoscerci: dai modelli di comportamento della mitologia alle forme di ragionamento e alle dimostrazioni geometriche, dalla democrazia ateniese alla versione eroica dello sport, dall'educazione al ruolo di cittadino alla ricerca continua di dare ordine alla realta'.

mercoledì 2 maggio 2012

Ritorno alla Fonte delle fate

Ritorno, dopo il post di qualche tempo fa, a parlare della Fonte delle fate di Poggibonsi.
Non avrei voluto, ma temo e credo sia necessario.
La bella, quanto discutibile, opera di Mimmo Paladino (I Dormienti) che inizialmente si presentava così:

Attualmente letteralmente "galleggia" tra rifiuti di plastica di ogni tipo (alcuni dei quali è bene tacere oltre che vergognarsi) che le fanno da scorta in un inevitabile, tragico naufragio del decoro e del gusto.

Qualcuno si attenderà, a questo punto, una severa reprimenda nei confronti dell' Amministrazione comunale, invece no!

Piuttosto è utile una riflessione sul comportamento inurbano e tristemente non curante di chi frequenta abitualmente questo monumento (perchè di monumento si tratta).

La vera rivoluzione oggi è essere onesti, civili ed educati...