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lunedì 30 aprile 2012

Pietro da Cortona


Pietro Berrettini, conosciuto come Pietro da Cortona, nasce nell'omonima città nel 1596, da un famiglia che porta dentro di sé una lunga tradizione artistica. Il padre, accorgendosi ben presto delle grandi doti di Pietro, lo affida ad uno o più componenti della sua grande famiglia: alcune fonti sostengono che abbia frequentato gli ambienti del cugino architetto Filippo, altre invece, gli studi dello zio Francesco e di Boccio Bonetti (ottimo riproduttore di opere pittoriche antiche). Di certo si sa che all'età di tredici anni è sotto la guida di Andrea Commodi, un pittore fiorentino, che lo porta con sé fuori dagli ambienti locali, spingendosi fino a Roma per l'evasione di alcune committenze.
Nel 1612, Commodi lo affida a Boccio Ciarpi, un altro pittore fiorentino.
È questo il periodo dei grandi cambiamenti, dove l'arte si trova ad un importante bivio, di fronte ad una scelta molto sofferta tra la scuola carraccesca del nord, e la caravaggesca del sud. Pietro, assetato di nuove esperienze, ben presto si stacca dagli ambienti fiorentini, che in questi anni sono chiusi ai nuovi linguaggi. Conosce quindi Il marchese Marcello Sacchetti, che frequentando il mondo dell'arte, lo inserisce negli ambienti giusti, diventando anche suo protettore. Nello stesso periodo conosce Cassiano dal Pozzo ed altri artisti che si preoccupano soprattutto di diffondere un'arte ispirata all'antichità, stimolando Cortona ad intraprendere una severa ricerca sui disegni delle grandi opere dell'antichità classica.
Sacchetti gli commissiona il Trionfo di Bacco ed il Sacrificio di Polissena (entrambi alla Pinacoteca Capitolina), e in seguito alla soddisfazione ottenuta per questi due grandi capolavori, lo presenta al papa Urbano VIII (nato Maffeo Barberini), che gli commissiona importanti opere d'affresco (parete sinistra della chiesa di Santa Bibiana).
Per Pietro, inizia da questo momento una straordinaria carriera artistica, che lo vede pittore ufficiale della corte Pontificia ed artista più ricercato dalle nobili famiglie del suo tempo.
Nel 1626 Marcella Sacchetti gli richiede la decorazione della sua villa a Castelfusano; la realizzazione di questo meraviglioso ciclo d'affreschi dura quattro anni. Più tardi gli viene affidata da papa Urbano VIII, la decorazione della volta e della cappella di palazzo Barberini, uno fra i suoi grandi capolavori, che viene portato a termine nel 1639. Nel frattempo Cortona si reca in tre città per realizzare alcune opere: a Firenze (due delle "Quattro età dell'uomo" nella sala della stufa a Palazzo Pitti, che porterà a compimento in un secondo tempo), a Bologna (incaricato dal cardinale Giulio Sacchetti per suggerimenti relativi Studio delle Belle Arti bolognese) e a Venezia per un breve soggiorno.
Nel 1640, Pietro ritorna a Firenze per terminale le altre "due età" e per altri lavori di affresco nelle sale di Palazzo Pitti , che porterà a termine nel 1647.
La fama di Cortona è ormai consolidata , neanche le morti di Urbano VIII e di Commodi riescono a scalfirla minimamente, tanto che continua la strada pontificia con i successori di Papa Urbano VIII. Il nuovo pontefice, Innocenzo X (nato Giovanni Battista Pamphili), gli dà l'incarico di dipingere la Galleria del Palazzo Pamphili (1651).
Oltre che pittore, Pietro da Cortona è anche un ottimo architetto, come ci testimoniano le chiese romane dove lui lavorò: San Carlo al Corso, Santa Maria della Pace e Santi Luca e Martina dove verrà sepolto (1669), e che l'artista stesso chiama la "mia figlia diletta" ed "erede di tutte le mie sostanze".

La chiesa dei misteri si rivela


La conservazione del patrimonio artistico come valore di civiltà in questa fase di crisi economica può essere una risorsa. Senza la sua valorizzazione si va però poco lontano e senza conoscenza non si dà valorizzazione. In quest'ottica "Sant'Abbondio: la memoria recuperata" s'intitola l'iniziativa della Fondazione Centro Studi "Nicolò Rusca" aperta alla cittadinanza e che coinvolge l'Università degli Studi dell'Insubria e la Società Archeologica Comense: il 5 maggio, dalle ore 15 nella chiesa dei Ss. Cosma e Damiano che il Comune ha affidato in comodato alla Società Archeologica si aprirà con una visita guidata all'edificio che appartiene al compendio della basilica di S. Abbondio. Saranno poi illustrate le iniziative editoriali sull'antico archivio del monastero di Sant'Abbondio a cura di Elisabetta Canobbio dell'Archivio Storico della Diocesi di Como. Seguiranno nel chiostro di Sant'Abbondio, tre relazioni sulla basilica del patrono.
L'architetto Marco Leoni del Politecnico di Milano presenterà una novità di grande interesse: i taccuini di Fernard de Dartein, l'architetto autore di un fondamentale libro sull'architettura medievale, i cui rilievi determinarono le scelte di restauro di Sant'Abbondio. Dei beni artistici della basilica recentemente inventariati tratterà don Andrea Straffi, responsabile dell'ufficio diocesano di Arte Sacra. Infine Elena Isella riconsidererà le novità offerte dal recente volume "Pitture murali in Sant'Abbondio" curato da Carla Travi.
Gli affreschi trecenteschi della basilica patronale sono uno dei temi di rilancio per il compendio di S. Abbondio rispetto al patrimonio cittadino. Anche la chiesa dei Ss. Cosma e Damiano conserva nell'abside un importante affresco della prima metà del '300 con i due santi medici, Abbondio, un'altra santa di dubbia identificazione attorno al trono della Vergine col Bambino adorati da un committente raffigurato in piccole dimensioni e non identificato. L'affresco è stato ricondotto al Maestro di Castel San Pietro. La discussione sulla paternità dei dipinti trecenteschi rinvia l'attenzione agli importanti episodi del ciclo delle Sante Liberate e Faustina già nel monastero di S. Margherita, ora nelle Collezioni Civiche di Palazzo Volpi, e al ciclo in parte recuperato della chiesa di S. Orsola delle monache umiliate. E di lì non si possono trascurare gli affreschi trecenteschi del Broletto, quelli di S. Fedele e quelli di S. Agostino. La città è ricca di un percorso di pittura gotica di grande interesse di cui anche il pubblico non specialista deve essere portato a conoscenza, così come andrebbe rilanciato come attrazione per il turismo culturale. Como è anche gotica, non solo nell'architettura delle navate del Duomo, non solo nel Broletto.



E ormai tempo di svecchiare il luogo comune per cui Como sarebbe pregevole artisticamente solo per il Romanico e per il Razionalismo. Ciò non significa mettere in secondo piano il Romanico, piuttosto ampliarne le prospettive. A proposito: se S. Abbondio è il capolavoro del romanico comasco, romanica è pure la chiesetta dei Ss. Cosma e Damiano. Il primo documento che attesti l'esistenza della chiesa risale al 1208 (bolla di Innocenzo III), ma l'edificio è assai più antico. L'indagine archeologica condotta nel 1990-91 ha spostato indietro di parecchi secoli l'origine dell'edificio. C'è un'analogia con S. Abbondio: quando Serafino Balestra a partire dal 1863 la restaurò scoprì la sotterranea basilica dei Ss. Pietro e Paolo, chiesa paleocristiana. Paleocristiana (del V o VI secolo) è pure la basilica che precede quella dei Ss. Cosma e Damiano, ma se S. Abbondio fu allungata verso est oltre l'abside antica, qui avvenne il processo inverso, ci fu una sensibile riduzione, verso ovest. Si è tentata una ricostruzione di come doveva essere l'antichissima chiesa. Era una chiesa con impianto a croce latina, con un transetto lungo 25, 2 metri, poco meno della lunghezza complessiva del corpo principale a navata unica che si estendeva per 27,5 m. La superficie della chiesa antica era circa il quadruplo dell'attuale. La parete meridionale dell'attuale chiesetta coincide con la parete meridionale del piedicroce, la parte di navata che precedeva l'incrocio del transetto.
A quale scopo sia stata di tanto ridotta la chiesa antica non è possibile dire, ma probabilmente c'è una ragione nella dipendenza istituzionale da S. Abbondio che veniva allora ingrandita; probabili valutazioni in merito all'uso, ma anche alla manutenzione potrebbero aver indotto a ridurne le dimensioni. Forse sono un indizio i quattro pilastri individuati nel muro settentrionale della chiesetta che furono realizzati dividendo in due la navata antica in modo asimmetrico, non si sa se per motivazioni statiche o per opportunità d'uso; fatto sta che nella ricostruzione quei pilastri definirono il perimetro nord della nuova chiesa, lasciando fuori una porzione dell'antica navata che corrisponde all'area dell'attuale portico laterale d'accesso.
Lo scavo non ha restituito l'intero perimetro della chiesa antica, ma ha consentito di determinarne le ampiezze: sono stati rinvenuti i quattro angoli dell'incrocio dei bracci e l'angolo esterno sud-orientale del transetto meridionale. Alcuni indizi della presenza dell'abside avevano permesso di valutare la lunghezza della chiesa, ma uno smottamento del terreno non ha consentito di rilevare quanto poteva rimanere dell'abside, né di accertare se fosse, com'è probabile, di forma semicircolare. Anche se rimane non indagato il sottosuolo al di fuori di questo perimetro, e se dentro la navata sono state rinvenute tombe non antecedenti l'età longobarda, i resti di questa chiesa arricchiscono la nozione di area cemeteriale della Strada Regina in questo tratto e rinforzano il peso delle testimonianze paleocristiane comasche, che fanno perno sul battistero di S. Giovanni in Atrio in piazza S. Fedele. Nell'abside eretta in forme romaniche, sopra gli affreschi del '300 un notevole, anonimo pittore nel primo Cinquecento dipinse la Madonna fra i santi titolari (ora in Palazzo Volpi) e quanto ancora si ammira sul posto.

sabato 28 aprile 2012

La chiesa di S. Lucchese a Poggibonsi


Nel 1250, Lucchese, morendo in “odore” di santità, venne sepolto nella chiesa romanica di S. Maria a Camaldo, intorno alla quale, presto, furono avviati i lavori per la costruzione della nuova Basilica dedicata prima a S. Francesco d’Assisi e successivamente, intorno al 1300, a S. Lucchese. Il nuovo edificio incorporò la suddetta chiesa romanica, le cui tracce, visibili dal cimitero adiacente la Basilica, sono il belportale di fattura pisana, sormontato da un rosone richiuso. Portale e rosone sono separati dal tetto del chiostro, nel quale sono raccolti stemmi, capitelli ed altri reperti provenienti da “Poggiobonizio” (oggi Poggibonsi). Da una iscrizione visibile all’esterno della parete sinistra della chiesa, risulta che l’architetto sia stato un tal “Magister Nicholettus”, il quale portò a termine l’opera nel 1252. Lo stile è il tipico gotico francescano. La costruzione, grandiosa nel suo insieme, è a croce latina.La navata principale, compreso il presbiterio, misura m. 50; il braccio trasversale, comprese le cappelle, m. 30, l’altezza è pari a m. 18. La sacra aula riceve luce dall’occhio della facciata, da sette monofore gotiche laterali e da cinque bifore di altrettante cappelle presbiteriali. Il tetto della navata principale è a capriate, e ha la forma di una carena rovesciata; mentre la parte absidale è caratterizzato dall’arco a sesto acuto e dall’arco a tutto sesto con volte a crociera.Entrando, a sinistra si trova un altare con dossale in terracotta policroma, che presenta, al centro, la Madonna con Bambino ed ai lati S. Francesco e S. Antonio da Padova.
Questa piccola chiesa è importante perché, stando alla tradizione popolare, qui sarebbe avvenuto l’incontro tra S. Francesco e S. Lucchese.

venerdì 27 aprile 2012

On dit médiéval, pas moyenâgeux !


Mi permetto di segnalare un sito molto ben fatto e molto competente:

http://onditmedievalpasmoyenageux.fr

Credo lo troverete interessante.

Capolavori della Terra di Mezzo


Sara' inaugurata domani alle ore 17.30, nel complesso dell'ex Carcere Borbonico di Avellino, la mostra ''Capolavori della Terra di Mezzo. Opere d'arte dal Medioevo al Barocco''. Attraverso oltre ottanta opere, la mostra conduce a un viaggio ideale nella storia, nell'arte e nel territorio d'Irpinia, in un contesto espositivo di notevole interesse architettonico qual e' l'ex Carcere Borbonico. L'esposizione corre sul filo della narrazione cronologica, dall'eta' medievale al tardo barocco, raccontando per immagini, colori ed emozioni, la storia dell'arte in Irpinia. Le opere in mostra provengono da molti paesi della provincia e in gran parte da edifici religiosi, la selezione e' scaturita dall'intento di rivelare questa area geografica, nota per la qualita' dei suoi prodotti alimentari e i suoi paesaggi montani, ma con una eredita' culturale confinata sottotraccia, all'indomani di una fervida stagione di recuperi. Il progetto, promosso dalla Provincia di Avellino, in partenariato con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania, che ne ha affidato l'esecuzione tecnica e scientifica alla Soprintendenza per i BSAE di Salerno e Avellino, e' stato realizzato in grande sinergia con tutte le Diocesi che operano in territorio irpino e molti comuni interessati. Il percorso espositivo si avvale di supporti multimediali che guideranno il visitatore alla contestualizzazione dei manufatti nel territorio e ad una piu' attenta lettura delle opere.  


WASHINGTON (USA) – I CARABINIERI RECUPERANO AL PATRIMONIO CULTURALE ITALIANO 7 OPERE D’ARTE


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Presso l’ambasciata italiana a Washington (USA), alla presenza dell’On. Janet Napolitano, ministro dell’Interno USA (Secretary Homeland Security dell’ambasciatore italiano, dott. Claudio Bisognero, del direttore dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement), Mr. John Morton e della stampa italiana ed internazionale, è avvenuta la riconsegna da parte degli Stati Uniti d’America allo Stato italiano, nelle mani del Gen. B. Pasquale Muggeo, C.te del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di sette opere d’arte.
Tutti i beni restituiti quest’oggi erano stati sequestrati e confiscati nel corso di complesse attività investigative condotte dal Comando Carabinieri TPC in stretta collaborazione con l’ICE, poiché giunti illegalmente negli USA con falsa documentazione. L’odierno risultato è il frutto dei proficui e stretti rapporti di cooperazione tra il Comando CC TPC e le Autorità statunitensi.
Nella predetta circostanza sono stati restituiti:
  • un dipinto ad olio su rame, intitolato Leda ed il cigno, del XVI secolo attribuito all’artista Lelio Orsi. L’opera, uscita illegalmente dall’Italia nel 2008, era stata posta all’incanto presso una nota casa d’asta americana per la somma di circa un milione e mezzo di dollari. Le indagini del Comando, avviate già nel 2006, avevano permesso di individuare e disarticolare un sodalizio criminale transnazionale composto da 12 persone;
  • tre pagine miniate su carta pergamenata del 1400 e 1500, trafugate, dalla Chiesa di San Paolo di Pistoia nel 1990 e dall’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore di Asciano (SI) nel 1975. Tutti e tre i capolavori erano stati individuati nell’ambito di controlli eseguiti sulla commercializzazione online e mediante riscontri fotografici comparativi eseguiti nella Banca Dati delle opere d’arte illecitamente sottratte, gestita dal Comando CC TPC.
  • un’erma in marmo gianiforme (Giano bifronte) del I sec. d.C., illecitamente scavata in Italia ed indebitamente esportata all’estero. Il reperto era stato messo all’asta a New York l’11 dicembre 2009 da un cittadino canadese per 20mila dollari. L’opera è stata localizzata in seguito ai riscontri effettuati con la Banca Dati delle opere illecitamente sottratte correlati alle risultanze di altre investigazioni.
  • una pelike attica a figure rosse ed una situla apula, rispettivamente del V e del IV sec a.C., anch’esse illecitamente sottratte al patrimonio storico-artistico italiano, poste in vendita all’asta a NewYork il 3 giugno 2009 e ritrovate in forza di puntuali controlli incrociati fra Banca Dati ed altre indagini in corso.

giovedì 26 aprile 2012

Firenze, la casa natale di Leonardo riapre al pubblico dal 23 giugno

Dopo un accurato intervento di restauro e di riallestimento museologico riapre al pubblico a Vinci (Firenze) la casa natale di Leonardo ad Anchiano. Immersa tra gli olivi secolari del Montalbano, in un paesaggio quasi immutato nel tempo, la casa dove Leonardo nacque il 15 aprile 1452, figlio naturale di Ser Piero da Vinci e di Caterina, e' meta di un vero e proprio pellegrinaggio culturale, affrontato ogni anno da moltissimi viaggiatori alla ricerca dell'origine del genio del Rinascimento
Dal 23 giugno la dimora natia dell'autore della Gioconda sara' di nuovo aperta dopo la ristrutturazione, diretta dalla professoressa Daniela Lamberini del Dipartimento di Architettura dell'Universita' di Firenze, che esalta la suggestiva semplicita' del luogo, rispettandone il valore storico e riscoprendone alcuni scorci panoramici finora preclusi al visitatore.


Gli interventi sulla casa di Leonardo hanno prodotto soprattutto un nuovo allestimento museologico, curato dalla direzione del Museo Lenardiano di Vinci, che mette in campo le ultime tecnologie multimediali per proporre un incontro ''speciale'' con Leonardo e presentare la sua opera pittorica e grafica.

Caravaggio l'orgoglio di Porto Ercole: "L'artista è morto da noi"

Caravaggio: Autoritratto. (Ansa)

Caravaggio sarebbe morto a Palo? Porto Ercole non ci sta.
Hanno scosso l'orgoglio del centro argentario le affermazioni di Vincenzo Pacelli, professore all'università di Napoli, secondo il quale Caravaggio sarebbe morto più o meno dove si trova l'attuale Ladispoli. Secondo questa teoria, non solo l'artista non sarebbe morto all'Argentario, ma non ci sarebbe mai neppure passato vicino. Basta questo a mobilitare l'orgoglio di Porto Ercole, che a Caravaggio ha già legato una tradizione fatta di monumenti, commemorazioni in costume, mostre, eventi, pubblicazioni e persino regate veliche che portano il nome del pittore. Troppo, per lasciarsi scippare gli onori della sua dipartita.

Anche se, a dire il vero, Porto Ercole a suo tempo aveva già scippato la morte di Caravaggio al limitrofo comune di Orbetello che, in epoca in cui la dipartita dell'artista era fissata lungo la Feniglia, per mano di un gruppo di briganti, aveva depositato un monumento dedicato al pittore, una lapide commemorativa, proprio all'interno della riserva forestale che costeggia la spiaggia più frequentata della Costa d'Argento. Quel tratto di litorale è sempre stato chiamato "il Caravaggio" e così è ancora. Le cose cambiano nel 2001, quando a Porto Ercole viene ritrovato un certificato di morte sul quale è scritto:

"A li 18 luglio 1609 nel ospitale di S. Maria Ausiliatrice morse Michel Angelo Merisi da Caravaggio, dipintore, per malattia". Quel 1609 in realtà corrisponde al 1610, perché nell'area grossetana era in vigore il calendario mariano adottato da Siena, che iniziava l'anno dal primo settembre. Tutto torna, quindi, e segue l'installazione all'inizio del paese di Porto Ercole di un secondo monumento sul presunto luogo della morte dell'artista, progettato dall'architetto Giuseppe La Fauci, tra gli artefici della scoperta del certificato.

Nove anni dopo arriva a Porto Ercole l'equipe guidata da Silvano Vinceti. Si accendono di nuovo i riflettori su Caravaggio perché nel 2010 cade il quattrocentenario della sua morte e si moltiplicano le iniziative. Vinceti vuole ritrovare i resti dell'artista. E dopo una ricerca durata mesi, tra ossari, cripte, esami di laboratorio che hanno chiamato in causa esperti mondiali, Vinceti apre il sipario su una teca di vetro nella quale ha raccolto quelli che, all'85 per cento (questo il margine comunicato dallo stesso ricercatore), sono i resti dell'artista. Sembra finita. Non lo è.
Arrivano infatti le ultime dichiarazioni di Pacelli, che riprendono comunque un tema già contenuto in precedenti pubblicazioni firmate dal professore, in base alle quali non sarebbe stata la malattia a uccidere Caravaggio: a far fuori l'artista sarebbe stato un complotto internazionale ordito dai Cavalieri di Malta, di cui Caravaggio aveva fatto parte, con il sostegno della Curia romana. Un colpo mortale, ma inferto non a Porto Ercole: a Palo.

"È comprensibile che i cittadini di Porto Ercole siano orgogliosi di una tradizione falsa e tendenziosa che vuole che Caravaggio sia morto su quei lidi per una malattia" dichiara poi Pacelli, sottolineando che "nessun medico ha redatto il referto". Caravaggio non avrebbe avuto motivo di arrivare a Porto Ercole; se fosse morto lì avrebbe avuto un funerale sontuoso e di certo i suoi resti non sarebbe andati perduti; il certificato di morte è falso. Queste le conclusioni che dovrebbero ribaltare la cronaca degli ultimi giorni dell'artista.

A smontare la tesi di Pacelli ci prova a questo punto lo stesso La Fauci, che definisce "appassionata e romanzesca" la tesi del complotto ordito dai Cavalieri di Malta. "Merisi era stato radiato dall'Ordine, pertanto perché ucciderlo? E la Curia? Attendeva un suo quadro, il San Giovanni Battista, in cambio del condono dalla pena capitale. Ci sono lettere che testimoniano che la Curia stessa lo fece cercare per sapere dove fosse morto e dove fosse finito il quadro." E questo dimostrerebbe l'estraneità alla presunta congiura.

"Esiste un dialogo epistolare chiarificatore nell'Archivio Segreto Vaticano - prosegue La Fauci - tra un cardinale e un vescovo che comunicavano la morte dell'artista a Porto Hercole, dopo essere stato aggredito a Palo Laziale, dove è scritto '...ritrovo che il povero Caravaggio non è morto a Procida, ma a Porto Hercole, perché essendo capitato con la felluca, in quale andava a Palo...'. Esiste la denuncia di un avviso pubblico a Roma che recita 'si è hauto avviso della morte di Michel Angelo Caravaggio pittore famoso, et eccellentissimo nel colorire, et ritrarre dal naturale, seguito da suo male in Porto Hercole.' Esiste una lettera del Viceré Conte di Lemos, in spagnolo, indirizzata al Governatore di Porto Ercole per riavere segretamente i suoi bagagli". Ce n'è abbastanza, insomma, per salvaguardare la tradizione locale, scandita anche da iniziative e commemorazioni, a cominciare dalla regata velica "Trofeo Caravaggio" organizzata dal circolo di Cala Galera che si è svolta il mese scorso.

Ma la vicenda sembra tutt'altro che conclusa. Questo perché Caravaggio è l'artista maledetto, colui che più di ogni altro è in grado di suscitare tesi e ipotesi suggestive quanto contraddittorie. E la magia del suo nome sembra promettere fortuna e gloria a chiunque si avvicini a questa trama così gelosa dei misteri di cui è intessuta. Intrighi, passioni, duelli, fughe, attentati, ordini religiosi e quadri perduti sono gli ingredienti di un thriller che continua da quattro secoli e non è ancora arrivato al capitolo finale.

Riccardo Bruni

martedì 24 aprile 2012

A maggio riprende la caccia alla tomba di Monna Lisa


Riparte la caccia al sepolcro della Gioconda. Riprenderanno a breve a Firenze gli scavi all'interno dell'ex convento di Sant'Orsola, alla ricerca della tomba di Lisa Gherardini, la moglie del ricco mercante Francesco del Gioconfo, che sarebbe stata la modella ritratta da Leonardo da Vinci per la ''Monna Lisa'' del Louvre a Parigi. Si tratta di lavori richiesti dalla Sovrintendenza nell'ambito delle operazioni di restauro dell'edificio di via Guelfa a Firenze. La data di inizio delle nuove escavazioni sotto il pavimento dell'ex chiesa e' prevista durante il mese di maggio. Questo intervento - obbligatorio per la Provincia di Firenze - sara' l'occasione per il Comitato per la valorizzazione dei Beni Storici, culturali e ambientali, presieduto da Silvano Vinceti, di proseguire la ricerca sui resti ossei di Lisa Gherardini, iniziata lo scorso anno. A darne notizia e' stato lo stesso Silvano Vinceti, presidente del Comitato, nel corso della registrazione della prima puntata della trasmissione televisiva ''Misteri'' (che andra' in onda giovedi' 26 aprile, alle ore 21.10, su Italia 1) che ha dedicato uno speciale al particolare lavoro di ricerca portato avanti all'interno dell'ex convento di Sant'Orsola. Dagli scavi finora compiuti sono riemerse alcune tombe con scheletri e oggetti vari.  

lunedì 23 aprile 2012

I disegni anatomici di Leonardo in una grande mostra a Londra


Un teschio, una lastra di vetro, un forcipe, un temperino e una pinza. Sono questi alcuni degli oggetti elencati da Leonardo da Vinci in una ''lista di cose'' da portare in viaggio che sara' esposta per la prima volta a Londra in una mostra che si terra' alla Queen's Gallery di Buckingham Palace (4 maggio-7 ottobre 2012), dedicata ai disegni e agli appunti di anatomia dell'artista-scienziato per antonomasia del Rinascimento italiano. Tra i taccuini leonardiani, e' stata ritrovata una pagina autografa scritta intorno al 1510 in cui l'autore della Gioconda annovata un elenco di oggetti e strumenti da portare nel viaggio che lo avrebbe condotto da Milano alla Facolta' di Medicina dell'Universita' di Pavia, dove poi avrebbe esaminato alcuni cadaveri. ''Procurati un teschio, osserva il cervello, i fori e la sostanza'', scriveva tra l'altro Leonardo nell'appunto che poi elencava tutti i materiali necessari per compiere quell'opera di dissezione dei cadaveri. La lista che sara' presentata a Buckingham Palace e' fitta di annotazioni che ricordano a Leonardo di portarsi dietro tra le altre cose un bisturi, una sega da osso, un sacchetto di noce moscata, una forchetta, una torcia, alcuni fogli di carta, un a manciata di gesso, una cassa di cera bianca ed anche un dente di animale. L'autografo leonardiano invita ad osservare ''i buchi nella sostanza del cervello'', ma anche di descrivere la lingua del picchio e la mascella del coccodrillo e di ottenere la misura di un cadavere usando il suo dito come unita' di misura. Dopo ''The Da Vinci Code'', dal titolo del fortunato romanzo di Dan Brown, arriva dunque ''The Da Vinci Load'' (Il bagaglio di Da Vinci), come ha titolato la stampa britannica presentando la prima grande mostra dedicata agli straordinari disegni anatomici di Leonardo.  

domenica 22 aprile 2012

Romanico nascosto: la chiesa di San Pietro a Cedda


San Pietro a Cedda è una chiesa ad unica navata con abside semicircolare e torre campanaria impostata a destra dell'edificio. La facciata a capanna (parzialmente coperta da un edificio più recente) presenta un portale con piedritti e lunetta monolitica; la ghiera dell'archivolto a tutto sesto (ispirata al gusto pisano) propone motivi vegetali ottenuti a stiacciato (si riconoscono grappoli d'uva, intrecci viminei, palmette e fiori). Un fregio a racemi stilizzati incornicia l'architrave decorato con una croce romanica posta a distinguere rosette quadrate, secondo un motivo già operato nella pieve di Sant'Agnese.

Internamente la chiesa è divisa in due settori da un arco trasversale. L'arco si imposta su un pilastro cruciforme addossato alla parete laterale. Entrambe le semicolonne, alle cui basi sono visibili tori, presentano un capitello riccamente decorato. Il capitello della semicolonna destra, danneggiato nella parte superiore, è scolpito con rozze figure antropomorfe separate da tralci di vite e grappoli d'uva.


L'abside, spartita da due lesene a sezione semicilindrica, è ricassata alla maniera lombarda e due arcate cieche percorrono le pareti laterali in prossimità del presbiterio. La monofora absidale presenta un archivolto decorato con il consueto motivo a rosette e, nella ricassatura, due colonnette, di cui una tortile, sorreggono l'archetto interno. Questa soluzione decorativa è molto rara da trovare nelle chiese rurali toscane e testimonia la vivacità culturale presente in Valdelsa nel medioevo; vivacità che acquista caratteristiche autonome nella fusione di elementi locali con altri di diversa provenienza. Un linguaggio elaborato grazie alla presenza della Via Francigena, veicolo di trasmissione di linguaggi culturali di provenienza lombardo-padana, e l'uso di linguaggi propriamente locali, come la tradizione decorativa volterrana.

sabato 21 aprile 2012

La Diocesi di Prato acquista due opere di Venturino Venturi


Acquisizione da parte della Diocesi di opere di Venturino Venturi, uno dei piu' grandi artisti toscani del Novecento. Si tratta installazioni che andranno a "impreziosire" il Palazzo Vescovile e il Museo dell'Opera del Duomo. 44 formelle in gesso e polvere di marmo, dipinte a olio nel 1981, raffiguranti scene evangeliche saranno collocate nell'atrio d'ingresso del Palazzo Vescovile, che porta al solone principale, in un ambiente visibile al pubblico.
Sotto le volte della cattedrale, nella cappella di Santo Stefano, con ingresso dal Museo, sara' collocata una Via Crucis in 15 lamine in alluminio a sbalzo, realizzate sempre negli anni '80. L'acquisizione avviene a dieci anni dalla morte dell'artista, nato a Loro Ciuffenna in provincia di Arezzo nel 1918, e si inserisce all'interno di una serie di eventi dedicati alla sua figura, come le mostre temporanee a Fiesole e a Pontassieve.

Ne valeva davvero la pena?


Buon compleanno Roma!


Roma oggi compie 2.765 anni.
Per festeggiare il suo compleanno in città sono previsti una serie di eventi e festeggiamenti.
Primo dei quali, sabato mattina, la deposizione di una corona d'alloro da parte del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, al sacello del Milite ignoto.
Il sindaco, prima di recarsi ad una Messa celebrativa all'Ara Pacis, ha dunque dato il via alla giornata di festa in compagnia delle note della banda dei vigili urbani schierati in picchetto

Auguri Roma capitale!

venerdì 20 aprile 2012

Romanico nascosto: La chiesa di S. Martino a Luco in Val d'Elsa

La chiesa di S. Martino a Luco, ricordata per la prima volta nell'anno 983, è una costruzione romanica i cui muri perimetrali sono formati da regolari bozze di tufo e travertino.


Nella facciata si apre un portale con architrave, lunetta ed archivolto e sopra questo una bifora con colonnina centrale. Nella parte terminale dell'edificio è posta la piccola torre campanaria.
L'interno, costituito da un'unica navatella e coperto dalle consuete capriate a vista, prende luce, oltre che dalla suddetta bifora, da tre finestrelle che si aprono tutte sul lato destro e poste alla sommità della parete sotto il tetto dell'edificio. L'abside di piccole proporzioni non sporge all'esterno; un affresco rimaneggiato ne occupa il catino.

Il Castello di Strozzavolpe


Posizionato sulla cima di una collina immerso tra boschi e vigne della campagna senese, il Castello di Strozzavolpe a cui si accede attraverso un ponte levatoio e da una porta che passa sotto un'alta torre merlata, ospita nei suoi saloni una bella collezione di armi antiche visitabile su richiesta.

La costruzione merlata e turrita nel suo insieme è molto scenografica, ma la sua perfezione è andata a scapito della sua originalità, essendo stato nei secoli rimaneggiato in più parti.
Elemento di spicco del complesso è la torre medievale circondata da appartamenti attrezzati per uso turistico, quasi a formare una sorta di moderna fortezza.

 
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La storia del Castello di Strozzavolpe è legata a quella di Poggibonsi, ma entrando nel dettaglio ricordiamo che il castello del piccolo feudo era appartenuto a nobili famiglie famiglia come gli Alberti, i Salimbeni, gli Adimari, i Ricciardi come Parte della serie di fortificazioni che proteggevano Poggibonsi.
Nel XVI secolo, finite le guerre per il predominio di Firenze su Siena, è stato trasformato in una casa patrizia.
Il castello conserva ancora il perimetro irregolare delle mura medievali con l'accesso tramite una torre, l'antico cassero, il cui aspetto attuale è però frutto di una ricostruzione ottocentesca.


giovedì 19 aprile 2012

Il 'Trittico' del Beato Angelico esposto alla Galleria Corsini


Piccolo di dimensioni ma preziosissimo e gigantesco per bellezza e suggestione, il Trittico del Beato Angelico, realizzato alla meta' del XV secolo, torna a casa. L'opera "una tra le piu' importanti della Galleria Corsini", la definisce la soprintendente del Polo Museale di Roma, Rossella Vodret nel presentarla, "e' mancata per ben tre anni - spiega la direttrice della galleria, Angela Negro - fra il restauro e due mostre, una a Roma e l'altra a Parigi", oggi torna nella sua piena bellezza.
"Con il restauro - aggiunge Negro - l'immagine si e' schiarita, sono venuti fuori colori brillantissimi. Non solo il restauro ci ha consentito di studiare ulteriormente l'opera, sia dal punto di vista storico che iconografico".
Infatti, con il restauro sono emersi alcuni aspetti che prima si ignoravano o erano piu' incerti. Ad esempio, inizialmente si riteneva che il trittico fosse opera dalla bottega del Beato Angelico e da lui solo marginalmente realizzata. Dopo i lavori la tesi si e' capovolta. Secondo Alessandro Zuccari, del comitato dei 550 anni del Beato Angelico, infatti, il dipinto avrebbe le caratteristiche tipiche dell'artista "con piccoli interventi di qualche suo allievo". Non solo. Tra gli apostoli si e' potuto individuare San Giovanni grazie ad una scritta emersa nella ripulitura dell'opera.

martedì 17 aprile 2012

Le parement d’autel des Cordeliers de Toulouse

Exposition Musée Paul-Dupuy - Toulouse
Le parement d’autel des Cordeliers de Toulouse: anatomie d’un chef-d’œuvre du XIVe siècle
du 16 mars au 18 juin 2012
Plein tarif: 4 € - Tarif réduit: 2 €
Le ticket donne accès à la visite des collections permanentes
Brodé d'or et de soie, le parement d'autel du musée Paul-Dupuy est un véritable chef-d'œuvre de l'art textile du XIVe siècle. Sur une longueur totale de 2,67 m, il développe en 26 scènes, l’histoire du Christ dans laquelle viennent s'intercaler des figures de saints, parmi lesquels une place privilégiée est accordée à saint François, le fondateur de l’ordre des Cordeliers.
L'exposition permet de tirer les fils de son histoire en abordant ses différents aspects historiques et artistiques. Présentée avec des œuvres de la même époque - broderies, enluminures, sculptures -, cette peinture à l’aiguille offre l'occasion de pénétrer dans l'univers fascinant du Moyen Âge.
AUTOUR DE L'EXPOSITION:
Conférences:
mercredi 21 mars, 15h30 «Le parement d’autel des Cordeliers et son contexte artistique»
mercredi 6 juin, 15h30 «L’enluminure à Toulouse à l’époque du Parement d’autel»
par Maria-Alessandra BILOTTA, commissaire de l’exposition. Docteur en histoire de l’art du Moyen Âge, ses recherches portent sur l’illustration du livre au Moyen Âge, et notamment sur la production de manuscrits enluminés dans le Midi de la France (en particulier à Toulouse, à Montpellier et à Avignon) entre la fin du XIIIe et la première moitié du XIVe siècle. gratuit.

Musée Paul-Dupuy
13 rue de la Pleau
31000 Toulouse
Tél. : 05 61 14 65 50
E-mai
: musee.paul-dupuy@mairie-toulouse.fr.

lunedì 16 aprile 2012

La Gioconda del Prado potrebbe essere Bianca Sforza


Il misterioso ‘vulnus’ sulla mano sinistra della Gioconda del Prado sarebbe compatibile con la biografia di Bianca Sforza, rafforzandone quindi l’identificazione come soggetto del dipinto.
Lo sostiene, in sintesi, la studiosa leonardiana Carla Glori.
Il segno sulla mano sinistra della donna ritratta era stato recentemente sottolineato dal capo della sezione di Medicina Interna dell’Ospedale Universitario La Paz de Madrid, Francisco Javier Barbado Hernandez, in un articolo su ‘El Pais’.
La Glori, nel suo recente studio sulla copia coeva del capolavoro leonardiano ritiene che l’anomalia che compare sulla mano sinistra della modella non sia il lipoma, ovvero un tumore benigno del tessuto adiposo, ipotizzato, bensì una ‘traccia’ di frequenti salassi.
L’anomalia, ben visibile, consiste di un oscuramento della pelle: una sorta di livido con piccole lesioni, localizzato tra l’anulare e il mignolo e l’oscuramento si accentua sulla riflettografia, ove nello stesso punto compare una macchia scura estesa. Una differenza che contrasta con le mani perfette dell’originale e, trattandosi della stessa modella, la questione solleva interrogativi.
La studiosa, attraverso una ricostruzione scientifica e storica documenta, l’uso dei medici medioevali, con antiche radici nella scuola di Galeno, nella scuola araba di Rhazes, nella scuola medica salernitana, di ‘cavar sangue’ dalla vena salvatella della mano sinistra per curare svariate malattie, del cuore, del fegato, della milza e altre.
In effetti il punto del ‘vulnus’ sul dorso della mano sinistra, posto tra l’anulare e il mignolo, coincide con il ramo terminale della vena salvatella e secondo la Glori sarebbe uno stravaso, ovvero una perdita di sangue nei tessuti, riconducibile ad una pratica di salassi, effettuati a quella vena allora preferita perchè considerata un diretto proseguimento della vena basilica sul lato ulnare della mano, e in quanto, correndo su un ripiano osseo, il cerusico poteva aggredirla senza danni collaterali.
Intorno a questa vena fiorì in periodo medievale una letteratura varia, oscillante tra scienza e pratica anatomica, folklore e magia. Il salasso della salvatella era citato anche come uno dei principali “remedj d’amore” ed era considerato il miglior rimedio per la malinconia, da applicarsi secondo calendari lunari.
Secondo la studiosa quell’enigmatica mano converge, tra vari altri elementi, ad identificare La Gioconda con Bianca Sforza in quanto da una lettera del funzionario ducale Giacomo Seregno datata 2 agosto 1496, sappiamo che la primogenita del Moro, da mesi sottoposta alle cure dell’archiatra e astrologo Ambrogio da Rosate per una malattia misteriosa, forse da avvelenamento, in quella data rifiutava il salasso, considerato panacea di tutti i mali e allora effettuato con svariate tecniche. Quindi, nell’agosto 1496 (e fino al 23 novembre, giorno in cui morì) Bianca subiva salassi che mal sopportava.
Qualora la ‘lesione’ tra anulare e mignolo della mano sinistra della modella del Prado non sia imputabile a un eventuale difetto non riparabile col restauro, circa il quale mancano però chiarimenti e informazioni, allora andrebbe riferita alla scelta dell’artista allievo di Leonardo, autore della copia, forse il Salaì che ben conosceva Bianca Sforza, che volle lasciare un segno indelebile legato alla storia della Gioconda.

domenica 15 aprile 2012

Buon Compleanno Leonardo!


Il Museo Leonardiano di Vinci festeggia il 560° anniversario della nascita dell'autore della Gioconda, domenica 15 aprile, con l'iniziativa ''Buon Compleanno Leonardo!''.
Per tutta la giornata l'ingresso sara' ridotto a 3.50 euro e sono previste visite guidate gratuite alle ore 10 e alle ore 16.

venerdì 13 aprile 2012

Scavi Pompei, da Ue fondi per restauro: la vergogna dell'Italia...


Gli scavi di Pompei

La Commissione Ue ha oggi approvato fondi per sostenere il restauro di Pompei.
Il progetto ''preservazione, mantenimento e miglioramento'' del sito archeologico potra' contare su un investimento di 105 milioni di euro ''combinando contributi Ue e nazionali'', riferisce la Commissione.
L'obiettivo dell'investimento europeo è "conservare il sito in quanto attrazione turistica sostenibile per la regione". Il contributo Ue fa seguito ad una richiesta dell'Italia e ad un piano di azione concordato con l'esecutivo europeo nel quale si è accertata l' entità dei lavori necessari per la riabilitazione di Pompei, dopo i danni provocati dalle piogge torrenziali di fine ottobre 2011 che si sono aggiunti a quelli causati dalle violente tempeste del 2010. "Abbiamo dato la nostra approvazione a questa importante opera di restauro non solo nell'interesse dell'Italia, ma dell' intero patrimonio storico europeo", ha dichiarato il commissario Ue alle politiche regionali Johannes Hahn. Nel 2000-2006 la politica regionale europea aveva già sostenuto 22 progetti di restauro nel sito di Pompei per un valore di 7,7 milioni di euro, sulla base di un cofinanziamento del 50% del costo totale.
I primi bandi per la realizzazione del "Grande Progetto Pompei" partiranno a breve: la prossima settimana sono attesi i ministri Cancellieri e Ornaghi per la firma dei primi atti formali. Il bando iniziale interesserà il restauro di cinque domus per le quali è prevista anche l'installazione delle coperture di protezione. Successivamente partirà la gara d'appalto per la messa in sicurezza e la riduzione del rischio idrogeologico del terrapieno delle "Regiones" III e VIII (quelle vicino a via dell'Abbondanza, dove ci sono stati i crolli del 2010). Entro l'estate saranno aperti i bandi per le "Regiones" maggiormente a rischio: verranno effettuati lavori di consolidamento strutturale, protezione degli affreschi, recupero dei mosaici e delle singole tessere. Le sei "Regiones" rimanenti, invece, saranno oggetto di bandi da avviare entro il 31 dicembre 2012, per cui i lavori inizieranno solo l'anno successivo.

Cultura: 450 tra musei e monumenti gratis, torna 'La Settimana' del Mibac

Roma, 12 apr.(Adnkronos) - L'Italia offre le sue bellezze culturali gratis: Musei, ville, monumenti, aree archeologiche, archivi e biblioteche statali su tutto il territorio nazionale, apriranno le porte per nove giorni a costo zero per i visitatori. Da sabato al 22 aprile torna 'La Settimana della Cultura', giunta quest'anno alla sua XIV edizione. In tutto saranno ben 450 i siti coinvolti nell'iniziativa targata Mibac. Un'occasione per conoscere, o riscoprire, l'immenso e variegato patrimonio artistico della Penisola. Dal Nord al Sud, dai piccoli centri alle grandi citta', tutta l'Italia sara' un fiorire di iniziative con un ricco calendario di mostre, convegni, visite guidate e concerti.
"Nonostante il periodo di crisi - ha spiegato durante la presentazione dell'evento il Segretario Generale del Mibac, Antonia Pasqua Recchia- c'e' bisogno di cultura e bisogno di consumo culturale. Il nostro obiettivo e' quello di andare incontro ai giovani perche' la loro crescita e l'aumento delle loro competenze sono dati dalla consapevolezza del nostre immense ricchezze culturali. Divulgarle e renderle fruibili e' uno sforzo che mettiamo in campo per dare ai nostri giovani strumenti di formazione in piu'".
Tra le tante opportunita' a spiccare e' per il secondo anno di seguito il progetto 'Benvenuti al Museo', proposto dal Centro per i Servizi Educativi del Mibac, che coinvolgera' 1650 studenti tra i 16 e i 19 anni. Per nove giorni i ragazzi faranno attivita' di accoglienza e orientamento per i visitatori italiani e stranieri in circa 50 musei. "Con 'Benvenuti al Museo' -commenta il ministro per i Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi- il patrimonio culturale italiano si apre una volta di piu' ai giovani, coniugando divulgazione e formazione. Si vuole cosi' ravvivare l'interesse delle nuove generazioni per la bellezza e la ricchezza d'arte caratteristiche del nostro Paese".

giovedì 12 aprile 2012

Con le macchine di Leonardo in 560 anni di genio

Da Vinci – Con le macchine di Leonardo in 560 anni di genio”


L’esposizione, in occasione dei 560 anni dalla nascita di Leonardo da Vinci (1452-1519), è organizzata e promossa dalla fondazione Geiger in collaborazione con i laboratori Niccolai di Firenze e curata da Alessandro Schiavetti, direttore artistico della Fondazione.
Verranno presentate al pubblico le fedeli ricostruzioni tridimensionali dei principali progetti di macchine ideate, studiate e perfezionate da Leonardo da Vinci e contenute nei vari codici vinciani.
Artista famosissimo e universalmente noto per i suoi capolavori pittorici, Leonardo ha lasciato ai posteri anche una mole sconfinata di appunti sulle arti e sulle scienze, affrontando ogni campo del sapere
umano del suo tempo. I cinquanta modelli esposti sono state ricostruiti con abilità artigianale e sulla base di accurati studi scientifici e accademici da parte di “Le Macchine di Leonardo da Vinci”, laboratorio della famiglia Niccolai. Per la loro realizzazione sono stati utilizzati i materiali che potevano essere impiegati nel Quattrocento: legno, metallo, corde e stoffe.

La mostra si articola in quattro sezioni, secondo quelli che erano i principali campi di interesse della progettualità meccanica di Leonardo.
Si parte con il volo e con la presentazione di progetti avveniristici come l’aliante, il paracadute e la vite aerea. Segue una sezione dedicata all’idraulica, con ad esempio il salvagente, la vite d’Archimede e alcuni
modelli di ponti mobili e velocemente realizzabili.
Di grande fascino è la sezione dedicata alla guerra, dove su tutto risalta la ricostruzione del famosissimo “carro armato”. Infine la sezione meccanica, la più corposa, espone venticinque macchine civili che sono in prevalenza applicazione diretta dei principi meccanici studiati o scoperti dallo stesso Leonardo: viti senza fine, ingranaggi a lanterna, meccanismi elicoidali e autobloccanti, sistemi di carrucole, sistemi biella-manovella, spesso combinati in macchine di immediata utilità, quali trivelle, escavatrici, gru e altri sistemi per innalzare pesi. Delle macchine semplici il pubblico potrà sperimentare in prima persona il funzionamento.
I modelli tridimensionali saranno tutti accompagnati dalle riproduzioni dei disegni di Leonardo ad essi relativi e da animazioni video 3D, realizzate dall’architetto Mirko Marini, che ne mostrano il movimento, in un percorso multimediale e interattivo. Alcuni grandi pannelli didascalici illustreranno la progettualità del maestro, introducendo alle quattro sezioni della mostra. Completerà il percorso espositivo la proiezione del film-documentario “Leonardo da Vinci: il genio e il suo tempo”, prodotto da History Channel.
Fondazione Culturale Hermann Geiger Vicolo Bargilli 10-12, 57023 Cecina (LI) |
"Per Leonardo, la conoscenza derivava dall'esperienza diretta della natura - commenta il curatore Alessandro Schiavett i- Oltre agli studi, al progetto quello che colpisce è la sua immaginazione, la fruibilità dell'invenzione e il suo aspetto estetico. Aveva la capacità di rendere semplici progetti complessi che per quei tempi sembravano impossibili da realizzare."

Arte: 4 italiani su 10 non capiscono quella contemporanea


Roma, 11 apr. (Adnkronos) - L'arte contemporanea e' un oggetto misterioso per 4 italiani su 10. Questo il dato principale che emerge da un sondaggio condotto da 'Focus Extra', la rivista Gruner+Jahr/Mondadori diretta da Sandro Boeri, in edicola questa settimana con un numero monografico che spiega proprio il mondo dell'arte ed aiuta a comprenderne meglio i vari aspetti. Alla domanda "cosa pensi dell'arte contemporanea?" il 38% dei partecipanti al sondaggio (condotto attraverso il sito web del periodico) dichiara di non capirla, anche se "ne e' incuriosito e vorrebbe saperne di piu'", mentre per il 23% ''non e' vera arte''. Nello specifico, di fronte ad opere come quelle di Robert Ryman (che dipinge le tele solo di bianco, come si farebbe con una parete), il 37% dichiara "avrei potuto farle anch'io", un altro 37% dice che "dovrebbe esserci qualcuno che me ne spieghi il significato", mentre solo il 26% le considera "vera arte". A proposito degli artisti piu' provocatori come Cattelan e Hirst, solo il 36% dei partecipanti al sondaggio li considera veri artisti, mentre i restanti si dividono tra chi ritiene che "scioccare gli spettatori non e' arte" (15%), "far soldi in questo modo non e' il mestiere degli artisti" (15%), e "suscitare emozioni di ribrezzo e' fin troppo facile per considerare artista chi lo fa" (34%). Nonostante le perplessita' pero', quasi la meta' degli intervistati (il 48%) concorda nel dire che l'arte di oggi si basa piu' sull'idea che sulle abilita' manuali di chi realizza l'opera, mentre il 77% giudica l'arte in base all'emozione che suscita anziche' sulla capacita' di descrivere la realta'.  

martedì 10 aprile 2012

Esposte 100 opere di Luca Signorelli


Apre al pubblico il 21 aprile la grande mostra dedicata a Luca Signorelli (Cortona 1450 ca -1523), uno dei piu' importanti maestri del Rinascimento, un artista ''de ingegno et spirto pelegrino'', come lo defini' Giovanni Santi, il padre di Raffaello, lungamente attivo in Italia centrale dal 1470 al 1523. La rassegna monografica che si apre a Perugia e' la prima dal lontano 1953.
La mostra presenta oltre 100 opere, di cui 66 del pittore cortonese, si articola in tre sedi espositive: a Perugia nella Galleria Nazionale dell'Umbria, a Orvieto nel Duomo, nel Museo dell'Opera e nella chiesa dei Santi Apostoli, a Citta' di Castello nella Pinacoteca Comunale.
Nella sede della Galleria Nazionale dell'Umbria di Perugia sara' illustrata l'intera carriera artistica di Luca Signorelli, a partire dalla sua formazione.
Per sottolineare l'influenza avuta da Piero della Francesca sul giovane Signorelli la mostra si apre con la Madonna di Senigallia, capolavoro maturo del pittore di San Sepolcro concesso in prestito dalla Galleria Nazionale delle Marche, che dialoga inoltre con il polittico di Sant'Antonio da Padova, stabilmente conservato nella Galleria Nazionale.

Sant'Ercolano a Perugia


L’edificio costituisce un raro esempio di chiesa torre all’esterno mentre all’interno sotto l’ossatura dei pilastri e costoloni di epoca gotica è stata inserita una ricca decorazione barocca.La chiesa di Sant’Ercolano, a forma di torre poligonale, fu eretta nei primi decenni del XIV secolo per volontà del governo cittadino e fu sempre officiata dal comune in piena indipendenza dalle autorità ecclesiastiche.
La sua edificazione venne a consacrare il grande sviluppo registrato nel corso del Duecento del culto del santo martire patrono della città al quale la chiesa fu intitolata nel 1317; del resto anche la scelta del sito, posto in capo al borgo San Pietro e dunque su un asse sacrale, oltre che viario e urbanistico privilegiato, appare assai significativa: il nuovo comune impiantava il suo tempio in uno dei punti prospettici di maggiore evidenza della città.
Cinta all’esterno da arcate cieche leggermente ogivali e coronata in alto da archetti pensili su lunghi peducci, la chiesa conserva al suo interno, affreschi del genovese Giovanni Andrea Carlone (1639-1697).

Insieme alla decorazione della crociera della chiesa del Gesù (1656) e della tribuna dell’oratorio di San Filippo Neri (1668), portate a compimento dall’artista durante precedenti soggiorni in città, gli affreschi di Sant’Ercolano, che rappresentano nelle otto grandi lunette Episodi della vita di san Paolo e nella cupola Gloria di san Paolo tra i santi Gregorio Magno, Agostino e Giovanni Crisostomo, costituiscono una delle più importanti esemplificazioni della pittura barocca a Perugia.
Le due cappelle in stucco, dedicate rispettivamente a san Carlo Borromeo e a san Martino sono opera dello scultore francese Jean Regnaud detto Giovanni di Sciampagna(1682).
Nella tribuna lo spazio centrale è occupato da una copia della pala dei Decemviri di Pietro Perugino. Ai lati sono due tele di Andrea Carlone (san Pietro e san Paolo) e quattro dipinti di Mattia Salvucci con Storie di sant’Ercolano (1627).
L’altar maggiore è invece costituito da un sarcofago del IV secolo.

La chiesa di Sant’Ercolano è stata eretta sul luogo in cui, secondo la tradizione, venne martirizzato e sepolto sant’Ercolano al tempo dell’assedio di Totila (548 d.C). Il vescovo, quando il re dei Goti assediò la città, fu scorticato, decapitato e gettato giù dalle mura. Passati quaranta giorni dalla sepoltura i perugini decisero di traslare il corpo nell’allora cattedrale di San Pietro e lo rinvennero completamente intatto.

Informazioni e consigli utili
Il centro storico di Perugia, zona a traffico limitato, è facilmente raggiungibile a piedi lasciando i propri mezzi di trasporto nei parcheggi circostanti.


Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica - IAT del Comprensorio Perugino
Piazza Matteotti, 18 - Loggia dei Lanari - 06100 Perugia
Tel. 0755736458 - Fax 0755720988
info@iat.perugia.it

lunedì 9 aprile 2012

Grande festa medievale 2012 a Lomello





Nella piazza della fontana si sogna il Medioevo...


Vigoleno è un borgo-castello dove tutto sembra, pur nella ristrettezza dello spazio, un labirinto in cui non sai mai dove ti trovi, se nel borgo ottocentesco o nel castello medievaleggiante, tanto si specchiano l'uno nell'altro.

Nonostante qualche "falso storico" e le trasformazioni subite nel tempo, Vigoleno ha ancora una grande forza evocativa. Ciò che più impressiona, a guardare dalla pianura, sono le ampie distese di pietra del borgo arroccato, che vengono a formare la mirabile curva delle mura avvolgenti, la sequenza ritmica delle merlature, le torri, i bastioni e poi, dentro, le vie brevi e strette.

Su questa pietra si riflettono, a ogni ora del giorno, le varie condizioni di luce creando atmosfere indefinibili. Le suggestioni iniziano subito dopo aver superato il portone d'ingresso al borgo, un tempo dotato di ponte levatoio, entrando nella piazza della fontana, con le sue visuali chiuse, la frammentazione dello spazio, le prospettive oblique.

Sul lato est della piazza si nota la volta esterna a botte, in muratura, di un ampio vano sotterraneo: è la cisterna, collegata alle cantine del castello, utilizzata nei secoli passati per le necessità d'acqua degli abitanti.

L'acqua, il forno, il pozzo, la cappella dei vivi e dei morti, i depositi delle farine e del vino: Vigoleno è un esempio perfetto della logica abitativa del medioevo.
Sull'altro lato della piazza sorge la chiesa di S. Giorgio, in stile romanico, anche se rimaneggiata nel corso dei secoli.

Completata nel 1223 ma iniziata probabilmente intorno alla metà del XII secolo, la pieve ha un bellissimo portale che si fa ammirare per i fregi dell'arco, le cariatidi che sostengono l'architrave, la lunetta con il bassorilievo del santo.

 

La facciata è in pietra locale grigia dai riflessi dorati; l'interno, è austero, pervaso dalla penombra da cui emergono meravigliosi i capitelli delle colonne con decorazioni proprie dell'arte romanica: figure antropozoomorfe, volute e fogliami che sembrano accompagnare il fedele nel suo percorso mistico verso l'altare.

Qui sono venuti alla luce affreschi del XV secolo fra cui spicca il S. Giorgio che uccide il drago del catino absidale.
Doveva invece essere la cappella del castello l'oratorio della Beata Vergine delle Grazie, costruzione secentesca di impianto tardo-manieristico (iniziata nel 1604) che presenta un'elegante facciata nei colori caldi del tufo. Il timpano racchiude lo stemma degli Scotti e l'interno, semplice e austero, conserva l'affresco della Vergine che allatta racchiuso in una fastosa ancona seicentesca.

Ora, dalla piazza della fontana, non resta che superare la soglia ed entrare nel castello.
Le stanze sembrano rincorrersi l'un l'altra e c'è un teatrino di gusto settecentesco affrescato dal pittore russo Alexandre Jacovleff per la principessa Ruspoli Gramont.

venerdì 6 aprile 2012

Leonardo, a Londra per prima volta in mostra tutti i disegni anatomici


Londra, 6 apr. - (Adnkronos) - Dopo ''The Da Vinci Code'', dal titolo del fortunato romanzo di Dan Brown, arriva ''The Da Vinci Load'', come titola il quotidiano britannico ''The Guardian'' presentando la piu' grande mostra degli straordinari disegni anatomici di Leonardo, che si terra' a Londra presso la Queen's Gallery di Buckingham Palace dal 4 maggio al 7 ottobre 2012. L'esposizione consentira' di ammirare insieme per la prima volta tutti gli studi sul corpo umano del genio del Rinascimento e di scoprire al tempo stesso come l'autore della Gioconda ha rivoluzionato la comprensione dell'anatomia. Originariamente gli eccezionali disegni di Leonardo erano destinati a essere inclusi in un trattato sull'anatomia che pero', per motivi ignoti, non porto' mai a termine. Le opere furono ritrovate tra i documenti personali di Leonardo alla sua morte nel 1519 e dal 1690 fanno parte della Royal Collection ma la loro importanza e' rimasta oscura per oltre 400 anni

Il Titanic e Lomello...


Il Titanic è stato inserito nella Convenzione dell’Unesco per la protezione del patrimonio culturale subacqueo, ma potrà goderne solo a partire dal centesimo anniversario del naufragio che ricorre il prossimo 15 aprile.
La notizia è stata diffusa tramite un comunicato dall’organizzazione della Nazioni Unite.
I resti del celebre transatlantico si trovano infatti in acque internazionali, a circa 4.000 metri di profondità al largo di Terranova, nell’Oceano Atlantico e dunque “nessuno Stato può rivendicare una giurisdizione esclusiva sul sito”.
Il trattato dell’agenzia Onu può essere però applicato solo dopo 100 anni che un relitto giace in fondo al mare e il momento è arrivato.
Era la notte fra il 14 e il 15 aprile del 1912 quando il Titanic, la più grande nave passeggeri mai costruita fino a quel momento, urta contro un iceberg nell’Atlantico del Nord e comincia ad affondare: il resto è storia.
L’impatto provocò immediatamente alcune falle lungo la fiancata destra del transatlantico, che affondò in sole 2 ore e 40 minuti. Nel disastroso naufragio persero la vita 1523 , tra cui 800 membri dell’equipaggio.
La storia del Titanic è stata spesso raccontata anche al cinema e nel 1997 James Cameron girò una nuova pellicola, Titanic che si aggiudicò ben 11 Oscar e lanciò i giovanissimi Leonardo DiCaprio e Kate Winslet.
A distanza di oltre dieci anni il regista ripropone al cinema il suo capolavoro e stavolta in versione 3D per celebrare il centenario del naufragio del Titanic.
Non solo un omaggio al naufragio, ma anche la scelta di marketing consapevole di far conoscere a un’intera generazione di pubblico una pellicola entrata di diritto nella storia del cinema.



Evidentemente all’Unesco nessuno si è occupato di storia nel senso più letterale del termine!
Perché nella lista dell’Unesco compare il relitto del Titanic mentre non compare  Lomello...
 
Ci viene un dubbio: la storia si riscrive anche grazie al "businnes" che un relitto così tristemente popolare produce?
 
Uno “scandalo storico” che non va giù a chi "mastica" la storia e vuole fare in modo che essa sia riconosciuta e valorizzata.
 
Ancora una volta: UNESCO vergogna!
 
 

PASQUA E PASQUETTA AL MUSEO

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In occasione delle festività pasquali, domenica 8 e lunedì 9 aprile, molti luoghi della cultura statali rimarranno aperti in via straordinaria.
In due giornate tradizionalmente dedicate al riposo e allo svago, tutti i cittadini italiani e i turisti stranieri sono quindi invitati a conoscere e riscoprire il patrimonio storico artistico italiano tra musei, aree archeologiche, monumenti, archivi e biblioteche.

L’elenco delle strutture aperte nel sito del Ministero: http://www.beniculturali.it/mibac/

martedì 3 aprile 2012

Da domani al Bargello il crocifisso attribuito Michelangelo


Durante le imminenti feste pasquali, il Polo Museale fiorentino avrà un oggetto d’arte in più da mostrare ai visitatori: da domani 4 aprile 2012 sarà esposto nella Cappella del Podestà del Museo Nazionale del Bargello il Crocifisso in legno di tiglio policromo attribuito a Michelangelo e acquistato dallo Stato Italiano nel 2008 dall’antiquario torinese Giancarlo Gallino.
L’opera trova così definitiva collocazione nel museo fiorentino a distanza di 8 anni da quando, la sera del 9 aprile 2004, in coda al Tg1 delle 20, era stato per la prima volta mostrato agli italiani, contestualmente alla proposta d’attribuzione al giovane Michelangelo da parte di un gruppo di studiosi ed esperti. Da quel momento il Crocifisso – che misura 41,3 x 39,7 centimetri – è stato protagonista di una prima mostra al Museo Horne di Firenze nel 2004, quindi di un accostamento all’Autoritratto di Leonardo da Vinci alla Biblioteca Reale di Torino nel 2006; poi, una volta acquisito dallo Stato, tra la fine del 2008 e l’inizio del 2010, è stato esposto in varie città italiane (Roma, Trapani, Palermo, Milano e Napoli). Solo a quel momento il Crocifisso è stato ricoverato nel Laboratorio di restauro della Soprintendenza fiorentina per essere accuratamente ispezionato e sottoposto a una manutenzione straordinaria comprendente anche alcuni lievi restauri.
Al termine di questo intervento, nel dicembre del 2011, sul Crocifisso è stata effettuata una tomografia computerizzata a raggi X nel Laboratorio di Diagnostica per immagini dell’Azienda Ospedaliera di Careggi, che ha fornito nuovi importanti elementi di approfondimento sulla conoscenza del manufatto.
Si giunge così al 4 aprile 2012, data in cui il Crocifisso attribuito a Michelangelo è definitivamente collocato al Bargello. È un momento importante sia per la comunità scientifica sia per i visitatori di tutto il mondo che da domani, in una teca climatizzata di vetro, potranno ammirare il Crocifisso da ogni punto di vista.

Polemica sulla morte di Caravaggio


«Non fu ucciso, è sepolto a Porto Ercole»

Silvano Vinceti non ci sta. Il presidente del comitato che nel 2010, in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte di Caravaggio (1571-1610) annunciò l'identificazione delle ossa del pittore lombardo in un cimitero di Porto Ercole (Grosseto), ribadisce la validità di tale scoperta, messa in dubbio dallo studioso napoletano Vincenzo Pacelli in un saggio di prossima uscita, Michelangelo Merisi detto Caravaggio tra arte e scienza (Paparo Editore). Il libro sostiene che Caravaggio non morì a Porto Ercole per cause naturali, ma venne assassinato a Palo, nei pressi di Civitavecchia, in seguito a una congiura tramata dai Cavalieri di Malta in combutta con ambienti della Curia pontificia. Vinceti ribatte che il ritrovamento delle ossa dell'artista a Porto Ercole è confermato non solo da documenti d'epoca, ma da «tutta una serie di esami, che vanno dal carbonio 14 a quello dei metalli pesanti ritrovati tra i diversi resti mortali» analizzati da illustri specialisti. E sottolinea «la compatibilità del Dna con quello di decine di prelievi eseguiti a Caravaggio in provincia di Bergamo», città natale del pittore.

lunedì 2 aprile 2012

Per Pasqua: Il Sacro Monte di Varallo


Il Sacro Monte sorse per iniziativa del Beato Bernardino Caimi, che, di ritorno dalla Terra Santa (alla fine del 1400), volle ricreare in piccolo i luoghi della Palestina.
Al progetto settant'anni più tardi si interessò anche S. Carlo Borromeo, che diede nuovo impulso all'opera e la denominò "Nuova Gerusalemme".
Il complesso degli edifici, una cinquantina è stato costruito nel corso di un paio di secoli. Ogni cappella rappresenta, con affreschi (circa 4.000 figure) e con gruppi di statue (circa 400), scene della vita di Gesù e di Maria.
Fra gli artisti più importanti che hanno lavorato a Varallo c'è Gaudenzio Ferrari, che collaborò con il fondatore add avviare il S. Monte: sua è la grandiosa cappella della Crocifissione.
Il S. Monte di Varallo, per la bellezza del luogo, pr le sue testimonianze di fede e di arte, costituisce un monumento unico nel suo genere.

Info dettagliate nel sito ufficiale: www.sacromontedivarallo.it

In questo sito potrete anche ammirare le fantastiche 43 cappelle che sono il vanto di Varallo.

domenica 1 aprile 2012

La stoffa dei nostri sogni. Contro il Codice da Vinci e non solo...


Quanto c'è di vero in ciò che si legge nel Codice da Vinci di Dan Brown? Uno storico di fama internazionale svela gli errori di uno dei libri più letti degli ultimi tempi insegnandoci davvero molte cose.

Battaglia di Anghiari, Piero Angela: "Ragionevole cercarla"

Alla ricerca di Leonardo, indagini dietro l'affresco del Vasari
Alla ricerca di Leonardo, indagini dietro l'affresco del Vasari

Firenze, 31 marzo 2012 - La ricerca della Battaglia di Anghiari ha il sostegno anche di Piero Angela. "Ci sono tutte le ragioni per pensare che ci sia, o almeno che ci siano tracce'' ha detto il giornalista, a Firenze oggi per partecipare a un convegno sui beni culturali.
Piero Angela ha spiegato di essersi più volte intrattenuto in passato a parlare con l'ingegner Maurizio Seracini, il direttore della ricerca della 'Battaglia' e sottolineato che il leggendario affresco ''è rimasto esposto nel Salone per quasi 50 anni e tutte le rappresentazioni che ne abbiamo, a cominciare da quella di Rubens, sono di pittori che sono stati a Palazzo Vecchio ad ammirarla. Sappiamo poi che l'affresco si deteriorò''. ''Ma è possibile - ha aggiunto - che il Vasari l'abbia grattato via? Se c'è un'intercapedine dietro il Vasari ci sarà una ragione? Io non voglio trarre conclusioni, però dico che ci sono tutte le ragioni per poter pensare che ci sia''.