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venerdì 29 aprile 2011

I profumi di Boboli

Quinta edizione della mostra/mercato di fragranze e complementiFirenze - Giardino di Boboli - Orto della Botanica inferiore.

Il monumentale Giardino di Boboli ospita dal 19 al 22 maggio 2011 la quinta edizione di I profumi di Boboli, percorso espositivo/commerciale di documenti di prestigio della tradizione artistica legata all'universo botanico.
Una vetrina di circa venti produttori selezionati, e talvolta poco conosciuti, di profumi, saponi, candele, profuma-ambienti, olii essenziali, cosmetici, estratti da erbe aromatiche, spezie, fiori e piante profumate, tessuti, stampe, arredi da giardino, accessori e complementi.
Nei quattrocento anni, compiuti quest'anno, di storia del Reale Giardino di Boboli questa è l'unica manifestazione in cui viene permesso non solo di presentare, ma di vendere i prodotti di laboratorio prescelti. Ospiti fissi e new entry.
Dalle colline toscane: una esclusiva linea di bellezza con olio extravergine di oliva Toscano IGP biologico. La ricchezza della formulazione, appositamente studiata per mantenere inalterato l'equilibrio idrolipidico della pelle, rende questa preziosa ricetta una vera e propria esperienza sensoriale e olfattiva riservata al pubblico di I profumi di Boboli.

Lino, acqua di anemone e giglio marino sono i componenti della fragranza elitaria di una linea di saponi naturali di nicchia da sempre in vetrina a Boboli.
I colori e i profumi della Provenza in un bouchet a base di olii essenziali di eccezionale purezza; cosmetici naturali anti age ricchi di Aloe Vera, enzimi e piante officinali; e ancora l'antico sapere legato alle tecniche di lavorazione del sapone di aleppo, una alchimia di olio di oliva e bacche di alloro rimasta invariata da duemila anni; le delizie di un natura incontaminata hanno oltrepassato le grate dei monasteri d'Italia: prodotti, cosmetici e fragranze che ben si sposano con l'atmosfera di un Giardino unico al mondo!

Le trascorse edizioni hanno anche evidenziato l'aspetto settoriale della manifestazione: un dialogo proficuo tra produttore, distributore e fruitore, un coordinamento strutturato tra domanda e offerta.

Evento collaterale principale 2011 nel corridoio espositivo del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze, sezione di Zoologia La Specola, ONIRICUM Natura tra sogno e realtà. La mostra, a cura di Angelo Pieroni, intende evidenziare tecniche, sensibilità e forme espressive diverse partendo da un tema originario comune: la capacità dell'Uomo di riscoprire la sua appartenenza alla Natura attraverso un percorso di segni e simboli propri di un immaginario che ci accomuna.



Il programma della manifestazione si articola in tre giorni e mezzo con il seguente orario: giovedì 19 maggio dalle 14,00 alle 19,30, venerdì 20 e domenica 22 maggio dalle 9,30 alle 19,30, sabato 21 maggio dalle 9,30 alle 20,00 (n.b. dalle 17,30 alle 18,30 l'unico ingresso nel Giardino di Boboli è da Via Romana, 37/A).
L’ingresso al Giardino di Boboli è gratuito per i residenti nel Comune di Firenze (con presentazione di documento di identità).
Ingresso nel Giardino di Boboli per i non residenti: € 6.00 ( www.firenzemusei.it )
L'ingresso al Giardino di Boboli permette oltre che l’accesso alla manifestazione I profumi di Boboli, la visita al Giardino di Boboli, al Museo degli Argenti, al Museo delle Porcellane, alla Galleria del Costume, in Palazzo Pitti, e al Giardino Bardini.

INFO:
Associazione I profumi di Boboli
Viale Amendola, 20 – 50121 Firenze
tel. 055- 2260738 – fax 055 240085

segreteriaprofumidiboboli@mariagalassini.it

martedì 26 aprile 2011

La scuola del mondo. Disegni di Leonardo e di Michelangelo a confronto

Leonardo da Vinci, Testa maschile di profilo verso destra, circa 1495, matita nera, 36 x 30 mm Milano, Biblioteca Ambrosiana, cod. F 263 inf. 27
Dal 20 aprile al 1 agosto 2011, Casa Buonarroti a Firenze ospita la mostra LA SCUOLA DEL MONDO. Disegni di Leonardo e Michelangelo a confronto, organizzata dall’Associazione Culturale Metamorfosi.
L’esposizione nasce dalla collaborazione attiva da tempo tra la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, depositaria di un grandioso patrimonio grafico leonardesco e la Fondazione Casa Buonarroti di Firenze, che conserva oltre duecento disegni di Michelangelo e nell’Archivio Buonarroti molte carte autografe del Maestro.

La mostra è posta sotto il Patronato della Presidenza della Repubblica, il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, del Comune di Firenze, dalla Provincia di Firenze, della Regione Toscana. Sponsor Ufficiali: Ferrovie dello Stato, Listone Giordano e Unicoop Firenze.

Il percorso espositivo, curato da Pietro C. Marani e Pina Ragionieri, presenta ventidue disegni - dodici di Leonardo e dieci di Michelangelo - di straordinario impatto. Si tratta di un prezioso preludio alla grande esposizione-evento di disegni di Leonardo e di Michelangelo che si aprirà a Roma, presso i Musei Capitolini, nel corso del prossimo ottobre.

Si prende avvio da alcuni interessanti progetti eseguiti da Leonardo e da Michelangelo per gli affreschi sul tema della Battaglia di Anghiari e della Battaglia di Cascina che i due artisti dovevano dipingere, a gara, nella Sala del Maggior Consiglio, oggi Salone dei Cinquecento, in Palazzo Vecchio a Firenze. Le due opere non furono portate a termine, ma gli studi preparatori furono importanti e ammiratissimi, tanto da essere definiti da Benvenuto Cellini la “scuola del mondo”. Di qui il titolo della mostra, che si propone però anche di mettere, in prima visione assoluta, i due geni a diretto confronto.

Dalla Biblioteca Ambrosiana giungeranno in Casa Buonarroti, oltre a due grandi disegni di Giovanni Antonio Boltraffio, dieci autografi di Leonardo, scelti in modo da rappresentare quasi tutte le tecniche grafiche adottate da Leonardo nel corso della sua carriera: dai disegni più antichi tracciati a punta d’argento, ai quelli a penna e inchiostro, a quelli a matita nera e rossa, fino a quelli a gessetti colorati. Porre questi disegni (teste di carattere, profili femminili, disegni anatomici, studi di prospettiva e uno spettacolare disegno di cavallo per la Battaglia d’Anghiari) a raffronto con quelli di Michelangelo sarà per il pubblico e per gli studiosi una inedita occasione per molti spunti di riflessione e di confronto tra i due sommi artisti del Rinascimento italiano, spesso considerati “rivali” ma che guardarono, invece, l’uno all’opera dell’altro con grande e reciproco interesse.

I disegni di Michelangelo della Casa Buonarroti sono stati scelti, a cominciare da uno dei capolavori della Collezione, il celebre Nudo di schiena riferibile alla Battaglia di Cascina, anche con lo scopo di mettere in evidenza alcuni momenti salienti della biografia del Maestro, dalla sua partecipazione agli eventi delle due repubbliche fiorentine all’esperienza drammatica e suprema della Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze, fino al trentennio romano che concluse la sua vita, rappresentato in mostra da un raro e movimentato studio di cavalli.

LA SCUOLA DEL MONDO
Disegni di Leonardo e Michelangelo a confronto
Firenze, Casa Buonarroti, via Ghibellina 70
20 aprile – 1 agosto 2011

Orario: 10.00 - 17.00, chiuso il martedì
Biglietti: intero € 6.50 – ridotto € 4.00 – scuole € 2,25
€ 8,00 cumulativo con il complesso monumentale di Santa Croce

Catalogo Silvana Editoriale (www.silvanaeditoriale.it)

Informazioni
tel. 39 055 241752 - fax 39 055 241698
fond@casabuonarroti.it

http://www.casabuonarroti.it/
Ufficio Stampa CLP Relazioni Pubbliche
Tel. 39 02433403


giovedì 21 aprile 2011

DI TERRA E D'ARIA



 Dal 26 l febbraio al 30 aprile 2011
a Staggia Senese, sarà aperto al pubblico Di terra e d’aria, un percorso pittorico di Carlo Romiti pensato per gli spazi della Rocca di Staggia.

L’esposizione si afferma nella relazione e nel dialogo con lo spazio fisico, interpretato e riletto da Romiti.
Il fascino dei singoli ambienti della Rocca, le pietre, i colori, diventano elementi del percorso formale, luogo d’elezione per la manifestazione dell’ essenza più intima del pittore, di volta in volta indagata nelle sue evoluzioni e nei suoi ritorni. La cura del progetto è di Donatella Bagnoli, direttore artistico  della Rocca di Staggia.

“Di terra e d’aria” è una narrazione sull’uomo Romiti, sull’energia vitale, sulla sacralità della terra, delle terre, madri dell’opera. Maestria pittorica e passione tracciano indizi, segni, ombre, linee di tensione.

Nei cavalli di Romiti c’è il sogno di una libertà selvaggia, mai appagata, mai univoca e convenzionale, in continua tensione, consapevole della paura. E c’è un desiderio potente di ricomposizione, che diventa spazio pulviscolare, paesaggio indefinito e allo stesso tempo concreto: donna-paesaggio, pelle. La mano che si fa lieve e intensa, le sfumature che illudono e accolgono, si addensano in piacere o che colano per sciogliersi in pianto.

Le forme di una traduzione prestigiosa intensamente assorbite e riscritte alla luce della propria interiorità e della propria vicenda personale raccontano l’aspirazione ad una nuova nascita, un volo, che può esserci solo se le radici sono profonde…E’ la terra pronta a fruttare. E l’aria è l’insieme di idee che la rendono spazio aperto e la fecondano.

La carica concettuale del lavoro di Romiti espressa in questo allestimento è tale da renderlo uno dei più interessanti interpreti dell’essere artista e uomo oggi, forte e insieme assolutamente fragile, di terra e d’aria.
Orario:
febbraio - marzo
apertura tutti i giorni 10,00 - 17,00
aprile
apertura tutti i giorni 10,00 -13,00 15,00 - 19,00

Inaugurazione sabato 26 febbraio ore 16
Per maggiori informazioni:
Tel.: 366 4792092
Email:
info@laroccadistaggia.it
Sito web: www.laroccadistaggia.it

PER "PASQUETTA"

Vi segnalo, per la tradizionale "gita fuori porta" un luogo molto bello e molto affascinante: STAGGIA SENESE

Storia

Il primo riferimento storico al borgo di Staggia è del 994 dal quale risulta l'esistenza di un borgo munito di Rocca di cui re Berengario conferma la proprietà alla famiglia dei Soarzi. Alcuni riferimenti successivi permettono di sapere che l'insediamento è di origine longobarda. In questo periodo il borgo si colloca praticamente sul confine fra i territori senese e fiorentino, passando dall'uno all'altro in funzione delle alterne vicende dei combattimenti.
Alla fine del 1200 la famiglia Soarzi è in declino mentre Staggia inizia ad avere una importanza anche dal punto di vista commerciale, trovandosi a cavallo della Via Francigena. Nel 1295 Guido della Foresta detto dei Franzesi rientra in Italia dopo un periodo di attività in Francia alla corte di Filippo il Bello acquisendo la cittadinanza di Siena ed acquistando i possedimenti di Staggia. I figli di Guido si ritrovano possedimenti nei territori di entrambi i contendenti: Siena e Firenze, infatti hanno dei possedimenti anche a Firenze, Figline Valdarno e San Gimignano. Sotto i Franzesi il borgo di Staggia ed il suo castello si ritrovano al centro delle varie guerre che segnano il XIV secolo in Toscana con ruoli anche di primo piano. Nel 1360 nel salone della Rocca viene firmato un trattato di pace fra Siena e Firenze.
Nel 1373 la Repubblica Fiorentina ne assume definitivamente il controllo. Da questo momento Staggia diviene un territorio Fiorentino e la Repubblica provvede a mantenere attivo il suo sistema di fortificazioni: la rocca e le mura perimetrali. Da documenti dell'archivio dell'opera del Duomo di Firenze risulta che nel Marzo del 1431 viene mandato a Staggia, Rèncine ed a Castellina in Chianti l'architetto Filippo Brunelleschi con il compito di sovrintendere ai lavori di fortificazione. Nel 1476/1477 a seguito della Congiura dei Pazzi le truppe senesi alleate a quelle papali riconquistarono i territori di confine arrivando fino alla Certosa di Firenze senza riuscire a conquistare Staggia e la sua Rocca. Con l'arrivo delle artiglierie agli inizi del 1500 la Rocca perde la sua importanza a vantaggio delle strutture con fortificazioni idonee che si stanno creando sia a Poggibonsi che a Colle Val d'Elsa.


Luoghi di interesse


Nota dal 994, dell'edificio romanico ben poco è sopravvissuto all'intervento di restauro messo in atto agli inizi del Novecento. Non le mancarono nel XIV-XV secolo pregevoli commissioni, provenienti dalle città di Siena e Firenze, che si contendevano il castello. Annessa al complesso parrocchiale si trova una importante raccolta d'arte con opere di Antonio del Pollaiolo (Assunzione di santa Maria Maddalena, 1460 circa), Francesco Botticini, Francesco Maria Butteri, Arcangelo Salimbeni e altri.

mercoledì 20 aprile 2011

Una perla...

Vi segnalo una "perla" vicino a casa mia e che merita una visita solo per la sua bellezza: Certaldo ( le informazioni sono prese dal sito della proloco che trovate a fine post)

Cenni storici
Certaldo è una cittadina di vario interesse culturale e storico. E' conosciuta nel mondo soprattutto perché patria di Giovanni Boccaccio che a Certaldo visse e morì il 12 Dicembre 1375.
La sua origine è indubbiamente etrusca anche se il suo sviluppo prende il via al tempo del primo medioevo. Completamente medievale è il suo centro storico, la parte alta. Questa si sviluppa in concomitanza con la dominazione germanica (1164), quando Certaldo, insieme a Pogni e Semifonte, è concesso ai Conti Alberti da parte di Federico Barbarossa.
La famiglia Alberti domina Certaldo per un lungo periodo di anni risiedendo nell'attuale Palazzo Pretorio, e per tutto il periodo del loro dominio saranno aspri avversari dei Guelfi di Firenze, fino a che nel 1196 vi si sottoporrà.
Nel 1292 Certaldo cade sotto il dominio diretto di Firenze per diventare nel 1415 sede del Vicariato della Valdelsa e della Valdipesa. Proprio perchè sede del Vicariato Certaldo conosce in questo periodo il suo maggiore sviluppo e splendore diventando il centro più importante della Valdelsa.
Fra il 1600 e il 1700 nascono le prime costruzioni nella valle, lungo le sponde dell'Elsa e dell'Agliena. Si sviluppano le prime attività industriali legate strettamente alla produzione della terra.



Il Palazzo Pretorio In posizione emergente rispetto al tessuto urbano dell'antico centro è posto all'incrocio di via Boccaccio con via Rivellino, assi portanti della vita cittadina. La sua mole assume così il ruolo di fuoco prospettico non solo per tali vie, ma anche per tutto il territorio circostante.
ll nucleo più antico del complesso è la parte quadrilatera prospettante su via Boccaccio essa era dimora dei Conti Alberti costruita intorno alla fine del dodicesimo secolo, sulle rovine delle antiche case di questa famiglia.


Esterno

La facciata del Palazzo a cortina di mattoni è sormontata da merli, sulla destra vi è una piccola torre con orologio posto nel 1484.
Tutta la superficie muraria è costellata di stemmi e targhe sia di pietra che di marmo, ognuno di essi rappresenta l'arme della famiglia a cui apparteneva il Vicario che li ha fatti apporre.
Di notevole fattura e bellezza quelli di terra cotta provenienti dalla bottega dei Della Robbia.
I merli e le sei finestre son frutto dell'invenzione dell'ultimo restauro eseguito a più riprese nel secolo scorso, infatti la facciata originaria si presentava come una compatta mole interrotta solo da un finestrone centrale.
Sottostante il Palazzo è La Loggetta del Vicariato formata da un porticato sorretto da pilastri, è ciò che rimane dell'antica loggia trasformata in abitazione nel secolo scorso e ora ripristinata.
Fino al 1800 essa era composta da sei arcate, sostenute da pilastri ed era chiusa a destra da un muro e a sinistra attestava al muro esterno della carcere pubblica. Due arcate vennero distrutte, precisamente quelle davanti al portone di ingresso.
Davanti alla Loggetta, alla fine del piazzale pavimentato, vicino alle scale, erano posti due pilastri, uno di essi in arenaria del 1530 serviva per la pubblicazione dei bandi e delle leggi, l'altro in travertino portava sulla sommità un leone scolpito in pietra.
La facciata, la loggia esterna, l'atrio e il cortile sono ornati dagli stemmi dei vicari, sia dipinti sia in varie materie a rilievo.
Nella loggia esterna, che serviva per la promulgazione delle sentenze e dei bandi, si vedono in alto, a forma di decorazione, molte armi gentilizie, in parte mutilate, e nel centro campeggia quella di CLEMENTE VII che vi si soffermò nel settembre del 1533. Vi si vede anche la figura di una Vergine col Bambino e San Giovanni, dipinta nel 1575, e quella della Giustizia dipintavi nel 1506. La loggia, esistente già nel 1455, serviva per le parate solenni e per i ricevimenti del Vicario.
Interno

Entrando nel Palazzo dalla grande porta ci troviamo nell'atrio il cui interno dalla forma irregolare, è coperto da una volta tutta dipinta con stemmi e iscrizioni. Sulla parete di sinistra si apre una bella porta in pietra serena finemente lavorata nel 1488 che conduce alla Camera del Cavaliere o del Tribunale di forma irregolare con soffitto a volta.
Varie sono le tracce di affreschi, il più bello doveva essere senza dubbio quello raffigurante la Vergine col bambino seduta in trono, fatta dipingere da Vicario Puccio di Antonio Pucci nel 1489 da Pier Francesco Fiorentino, sulla sinistra della stessa parete si trova un armadino centinato in pietra, scavato nel muro, che doveva essere servito da cassaforte.
Nella parete di destra si trova un crocifisso fatto dipingere da Tommaso Portinari nel 1578.
Uscendo nell'atrio prendiamo la porta di fronte, anch'essa finemente lavorata nel 1506. Davanti all'ingresso della Sala delle Udienze si presenta una Pietà dipinta nel 1484 al tempo di Alberto Alberti, forse da Pier Francesco Fiorentino, prete e pittore.
Alla parete di sinistra un affresco raffigurante San Tommaso nell'atto di porre il dito nel costato del Salvatore, datato 1490, è forse opera di Benozzo Gozzoli o di un allievo Andrea del Giusto. E' interessante l'iscrizione sulla parete della finestra: - Odi l'altra parte e credi poco- Iscrizioni simili si trovano anche nel Palazzo del Popolo di Lucignano e in quello di San Gimignano, però solo nella forma odi l'altra parte. A Certaldo simili saggi ammonimenti appaiono ancora più marcati dal "credi poco" o addirittura dal "credi pochissimo" che si legge in un'altra stanza vicina.
Dalla sala delle udienze si entra in una piccola stanzetta che immette in un'altra più grande attraverso una porta a destra: queste erano le celle per gli imputati di colpe civili. Nella copertura a volta della cella più grande c'è una curiosa scritta "O come mal la discorresti amico quando mettesti il pé drento a la soglia poiché l'uscita non sarà a tua voglia Giambadia il sa e per questo te lo dico" versi che sembra ammoniscano un prigioniero ultimo arrivato.
Ritornati nell'atrio ci troviamo di fronte al cortile irregolare del Palazzo. Davanti un loggiato i cui pilastri sorreggono un'altra loggia coperta, a sinistra si trovano due rampe di scale che salgono l'una dirimpetto all'altra e portano alla parte anteriore e alla parte posteriore del palazzo. Lungo la parete destra si apre la Cappella di San Tommaso, sulla porta d'ingresso troviamo inciso l'anno di costruzione, 1456.
Essa serviva come confortorio per i condannati a morte e come cappella privata del Vicario. Alle pareti tracce di affreschi con stemmi rappresentanti le 24 podesterie soggette al Vicariato. Sempre dal cortile attraverso una porta datata 1601 si accede alla stanza dei tormenti, attigua al carcere criminale.
Uscendo dal cortile del Palazzo sotto il loggiato si entra in corridoio basso e buio che conduce alle prigioni criminali, in esso ci sono graffiti e date a ricordo e testimonianza di chi vi passò periodi di prigionia.
Alla fine del corridoio troviamo tre celle: una circolare è ricavata dal basamento del torrione, le altre nello spazio fra il palazzo e le mura di cinta del Castello. Le porte sono così basse che bisogna entrare quasi carponi, sulle pareti le terribili testimonianze dei condannati rinchiusi in questi tetri e umidi sotterranei, dove trascorsero giorni, mesi e forse anni senza vedere il sole, con pane e acqua in lente agonie fisiche, e spirituali. Bellissima e drammatica è una raffigurazione del sole tracciata da un ignoto prigioniero: esso è malinconico e triste, ed i suoi raggi filiformi indicano il numero di giorni trascorsi nella cella. Il Vicario aveva il potere di sentenze in materia civile, criminale e politica senza appelli; senza limitazioni di pena, fino al diritto di vita o di morte.
Uscendo dal tetro corridoio a destra troviamo altri due locali un tempo prigioni delle donne e, in epoca più recente, cucine e dispense. Passando davanti al pittoresco pozzo imbocchiamo le scale di sinistra che conducono al quartiere del Vicario. Anche qui le pareti sono coperti di stemmi dipinti. Sulla parete di sinistra del "RIDOTTO" si pare la porta che immette nella "Sala del Vicario".
Essa occupa il vano del corpo principale del Palazzo, di forma rettangolare, dove si tenevano le cerimonie più importanti, le parate solenni e le feste d'ingresso dei Vicari.
Dalle tre finestre della facciata si gode un bellissimo panorama di via Boccaccio e dei principali monumenti della città. Sulla parete di fronte all'ingresso ci sono resti di un affresco: SAN MARTINO A CAVALLO, una VERGINE SEDUTO COL BAMBINO IN MEZZO A DUE SANTI di Pier Francesco Fiorentino, un affresco mutilo in cui appare un'altra Vergine, tutti del XV secolo.
Sulla parete difronte alle finestre si trovano altre tracce di affreschi, verso l'angolo destro una figura di San Giovanni e sopra la porta una CROCIFISSIONE.

Da una porta in pietra su questa parete si accede al "quartiere privato" del Vicario.
E' una vasta sala rettangolare: sulla parete d'ingresso un bel caminetto in pietra serena con stemma in nome di GiovaN Battista Ridolfi datato 1488.
Nell'angolo destro della parete che guarda sul cortile una MADDALENA PENITENTE fatta dipingere da Francesco Pitti nel 1522. Originariamente tale stanza era divisa in tre parti denominate: "la saletta", "la camera" e "l'anticamera" del Vicario e della sua famiglia.
Si entra poi, scendendo due scalini, nella cosiddetta "camera delle serve" di forma singolare. Dalla parte di fronte si accede alla terrazza del torrione facente parte della cerchia muraria del Castello, anticamente separato dal resto del Palazzo e probabilmente collegato con un piccolo ponte di legno.
Dal torrione si gode un meraviglioso panorama della campagna toscana e dei castelli del contado: Santa Maria Novella, Lucardo, Semifonte, ecc...
Rientrando nel Palazzo a destra si entra nella stanza detta "Alcova del Vicario", da qui per una porticciola centinata, si entra nella loggia coperta, dove si trova un affresco raffigurante una MADONNA COL BAMBINO datata 1512.
All'estremità opposta dela parete si trova una porta che immette nella "camera dei forestieri" con un bellissimo affresco rappresentante LA MADONNA COL BAMBINO IN TRONO di Pier Francesco Fiorentino commissionata dal Vicario Matteo Cerretani nel 1495 ed una PIETA' di scuola senese del 1574.
Si scendono le scale che conducono al cortile, si esce nel giardino e dopo averlo attraversato, si giunge alla chiesa di San Tommaso e Prospero alla quale si accede da una porta architravata laterale.
 Chiesa SS. Tommaso e Prospero E' la più antica Chiesa del Castello, inizi del XIII secolo, dipendente dalla Pieve di San Lazzaro a Lucardo, fu insignita del grado di Propositura. Verso la metà del 1500 la Chiesa aveva già cominciato a rovinare a causa dello smottamento del terreno verso la valle.
Senza dubbio per questo motivo è franata la parte terminale della Chiesa, compresa l'abside, accorciando lo sviluppo dell'unica navata all'altezza dell'arco trionfale. Nel 1788 fu abbandonata e in seguito affittata ad un commerciante di terraglie il quale la adibì a laboratorio e magazzino.
Di questo nuovo uso possiamo notare le conseguenze sugli affreschi che ornarono le pareti della Chiesa, in gran parte rovinati.
Interno

E' ad un'unica navata con copertura a capriate in legno ed interrotta all'altezza dell'arco trionfale. Sulla parete di sinistra una nicchia con affresco quattrocentesco. Sinòpie de TABERNACOLO DEI GIUSTIZIATI di Benozzolo Gozzoli e Giusto D'Andrea.
Sulla parete destra: FIGURE DI SANTI del XVI secolo e ANNUNCIAZIONE di notevole fattura quattrocentesca proveniente dalla loggetta del Vicariato.
Dopo aver visitato l'interno della Chiesa ritorniamo, attraverso il Palazzo Pretorio, sulla piazzetta del Vicariato da dove possiamo ammirare una bellissima immagine d'insieme di via Boccaccio con le torri dei palazzi nobiliari e della Chiesa dei S.S. Jacopo e Filippo. Imbocchiamo via del Rivellino ci troviamo di fronte alla facciata della Chiesa di San Tommaso.
Esterno

Al di sopra del portale d'ingresso si nota una finestra strombata di notevole fattura, sopra compaiono ceramiche medievali policrome come d'uso nelle Chiese contemporanee della Vald'Elsa. A destra si vedono ancora i resti di un antica ara sepolcrale. L'edificio massiccio, in parte rovinato di fronte alla Chiesa, non è altro che il campanile. Anche la canonica dopo la sconsacrazione andò in rovina, infatti nel portico con colonnine quadrate in cotto, sono rimasti solo due lati. Nell'ultima colonna del cortile è scolpita una data 1202 (lo stesso anno della distruzione di Semifonte).
Dalla pittoresca loggia del portico è possibile vedere un immagine unica della campagna toscana: la valle del torrente Agliena dominata dai colli di Semifonte e dai Castelli di S. Maria Novella e Lucardo. Via del Rivellino è la più antica via del Castello di Certaldo ed è anche la più pittoresca con le sue piccole case e i suoi orti.
Dopo la canonica proseguendo verso la Porta al Rivellino, troviamo alcune case e torri tipiche dell'architettura trecentesca con bellissimi archi in cotto e stemmi denotanti un'antica nobiltà. Arriviamo così al Vicolo Bandinelli, uno dei più caratteristici scorci del Castello e, proseguiamo poi per via del Rivellino fino alla porta.
Essa è di forma semplice e asciutta sovrasta una piccola fortificazione (RIVELLINO) del XVI secolo, era posta come difesa sullo sperone est del colle di Certaldo dominante la sottostante via Francigena all'altezza del Ponte sull'Agliena. Via Valdracca per un tratto parallela a via del Rivellino e per l'altro tratto a via Boccaccio, racchiude in sé il tessuto urbano più povero, ha il potere di ricreare ancora oggi un'atmosfera tipicamente medievale. Essa ci conduce da porta Rivellino alla Porta del Sole, ma anticamente proseguiva passando all'interno della proprietà Giannozzi fino a ricongiungersi con via della Rena e via Boccaccio.
http://www.prolococertaldo.it/

sabato 16 aprile 2011

Per un weekend al mare

Vi segnalo un luogo a me molto caro:
Castiglione della Pescaia è un caratteristico borgo marinaro arroccato su un promontorio della costa maremmana. Sulla sua sommità il castello aragonese, le mura, le torri e lo splendido panorama donano a questo luogo una bellezza disarmante. Castiglione della Pescaia è anche un'esclusiva meta turistica apprezzata per la qualità dell'ambiente e del mare.
Le varietà delle sue spiagge (libere, selvagge, attrezzate, di sabbia e di scogli) riesce a soddisfare il turista più esigente. Numerose ed estese sono le aree verdi composte da pinete, macchie sempre verdi, boscaglie e sentieri ombrosi, ideali per passeggiate a piedi o a cavallo. Castiglione gode anche di un'intensa vita serale, numerose sono le possibilità di svago e divertimento.

 

castiglione della pescaia

Per ulteriori info vi invito a visitare il bel sito della proloco: http://www.prolococastiglionedellapescaia.it/
Buon week

mercoledì 13 aprile 2011

XIII Settimana della Cultura in Toscana

Intervento del Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana
Maddalena Ragni

La Settimana della cultura, promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali e giunta alla XIII edizione, registra anche quest’anno l’ampia adesione da parte di Enti pubblici, Istituzioni culturali, Associazioni, Fondazioni pubbliche e private di tutta la regione, grazie ai quali l’offerta degli eventi organizzati dagli Istituti territoriali del Ministero si arricchisce apportando un valore aggiunto agli obiettivi della Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale.
Oltre all’accesso gratuito in tutte le sedi espositive statali, alla gratuità o alle agevolazioni previste in quelle gestite dagli enti pubblici e privati, gli eventi organizzati, alcuni dei quali assumono il carattere di eccezionalità, si diversificano per adeguarsi ad un pubblico di riferimento il più vasto possibile la cui partecipazione, di anno in anno sempre crescente, rispecchia la forza vitale della cultura italiana.
Un’attenzione particolare è riservata all’attività di restauro del patrimonio artistico e architettonico, grazie alla quale vengono restituite ai cittadini e ai visitatori opere di artisti celebri in tutto il mondo o vengono riconsegnati alla devozione dei fedeli luoghi sacri minori. Guidato da specialisti delle varie discipline il pubblico acquisirà maggiore consapevolezza del patrimonio culturale toscano attraverso la visita alle raccolte artistiche, archivistiche, bibliografiche, scientifiche, archeologiche, di arte sacra, alle case-museo, ai palazzi storici anche privati, agli edifici religiosi che nel loro complesso, hanno contribuito a formare questa identità culturale. Il pubblico visiterà, grazie anche alla collaborazione con gli enti locali che ne rende possibile l’apertura straordinaria, importanti ambienti e complessi monumentali non sempre accessibili; approfondirà la conoscenza del passato storico e archeologico della propria regione con esperienze riservate sia al pubblico più giovane che agli adulti.
Ma un cenno particolare meritano le tante iniziative organizzate in tutta la Toscana per celebrare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia: per citarne alcune quella sul ruolo avuto dall’Accademia dei Georgofili alla formazione dell’idea di Unità e Indipendenza nazionale; la conferenza in Galleria d’Arte Moderna sui pittori-combattenti per l’indipendenza, specialmente toscani; la mostra che approfondisce una figura legata al Risorgimento, Padre Agostino da Montefeltro, la cui predicazione toccava argomenti riguardanti la patria e la politica; la presentazione al pubblico di un’opera dello scultore Domenico Viggiano eseguita per commemorare i 150 anni dell’Unità d’Italia da collocare in una piazza della città di Monsummano Terme; il convegno “L’Unità d’Italia e Pietrasanta” sugli eventi risorgimentali in area versiliese.
Non mancheranno poi concerti, proiezioni di documentari, spettacoli di danza, presentazioni di libri, conferenze, per testimoniare, ancor di più, la vitalità e la vivacità culturale in tutti i settori artistici.


Luoghi della cultura statali aperti gratuitamente
Arezzo - Basilica di S. Francesco e Cappella Bacci
Arezzo - Museo Archeologico Nazionale G. Cilnio Mecenate
Arezzo - Museo Statale di Arte Medievale e Moderna
Arezzo - Museo di Casa Vasari
Anghiari (AR) - Palazzo Taglieschi (Museo Statale delle Arti e Tradizioni Popolari dell’Alta Valle del Tevere)
Castelfranco di Sopra (AR) - Basilica di San Salvatore a Soffena

Firenze - Galleria Palatina e Appartamenti Reali
Firenze - Galleria d’Arte Moderna
Firenze - Museo degli Argenti
Firenze - Museo delle Porcellane
Firenze - Giardino di Boboli
Firenze - Galleria del Costume
Firenze - Museo Nazionale del Bargello
Firenze - Galleria degli Uffizi
Firenze - Galleria dell’Accademia e Dipartimento degli Strumenti Musicali (Collezione del Conservatorio Luigi Cherubini)
Firenze - Museo delle Cappelle Medicee
Firenze - Museo di San Marco
Firenze - Museo della Casa fiorentina antica (Palazzo Davanzati)
Firenze - Chiesa e Museo di Orsanmichele
Firenze - Museo di Casa Martelli (su prenotazione)
Firenze - Cenacolo del Fuligno (Perugino)
Firenze - Cenacolo di S. Apollonia (A. del Castagno)
Firenze - Cenacolo di Andrea del Sarto a San Salvi
Firenze - Cenacolo di Ognissanti (D. Ghirlandaio)
Firenze - Chiostro dello Scalzo (A. del Sarto)
Firenze - Giardino della Villa Medicea di Castello
Firenze - Villa Medicea della Petraia
Firenze - Giardino di Villa Il Ventaglio
Firenze - Villa Carducci Pandolfini (su prenotazione)
Firenze - Museo dell’Opificio delle Pietre Dure
Firenze - Museo Archeologico Nazionale

Cerreto Guidi (FI) - Villa Medicea e Museo storico della caccia e del territorio
Grosseto Loc. Roselle - Area Archeologica
Orbetello (GR) Loc. Ansedonia - Museo Archeologico Nazionale di Cosa
Portoferraio (LI) - Museo Nazionale delle Residenze Napoleoniche

Lucca - Museo Nazionale di Villa Guinigi
Lucca - Museo Nazionale e Pinacoteca di Palazzo Mansi

Pisa - Museo Nazionale di Palazzo Reale
Pisa - Museo Nazionale di San Matteo
Calci (PI) - Museo Nazionale della Certosa Monumentale di Pisa

Pistoia - Fortezza Santa Barbara
Pistoia - Ex Oratorio del Tau
Pistoia - Oratorio di San Desiderio

Monsummano Terme (PT) - Museo Nazionale di Casa Giusti
Poggio a Caiano (PO) - Villa Medicea e Museo della natura morta
Carmignano (PO) - Tumulo di Montefortini

Siena - Pinacoteca Nazionale
Siena – Chiesa di Santa Maria delle Nevi
Siena – Chiesa di Santa Maria degli Angeli detta del Santuccio
Monteriggioni (SI) – Loc. Santa Colomba – Eremo di San Leonardo al Lago

Chiusi (SI) - Museo Archeologico Nazionale
Chiusi (SI) - Tomba della Scimmia (su prenotazione)

XIII Settimana della Cultura - 9/17 aprile 2011

 
L’Italia è un Paese dallo straordinario patrimonio artistico e culturale. Si tratta di un tesoro dall’inestimabile valore che abbiamo avuto il privilegio di ricevere in eredità dai nostri antenati nel corso dei secoli. Questa fortuna risulta ancora maggiore potendone godere gratuitamente per nove giorni, dal 9 al 17 aprile prossimi. E’ quello che succede durante la Settimana della Cultura, giunta alla XIII edizione, che ogni anno apre gratuitamente le porte di musei, aree archeologiche, archivi e biblioteche statali, per una grande festa diffusa su tutto il territorio nazionale.
In tutta Italia, oltre 2.500 appuntamenti tra mostre, convegni, aperture straordinarie, laboratori didattici, visite guidate e concerti renderanno ancora più speciale l’esperienza di tutti i visitatori italiani e stranieri.

Inoltre grazie al progetto “Benvenuti al Museo” che vede la collaborazione con il Centro per i servizi educativi del museo e del territorio del MiBAC circa 750 studenti di istituti tecnici e professionali per il turismo, licei linguistici e istituti alberghieri saranno coinvolti presso alcuni dei principali musei statali italiani per attività di accoglienza al Museo per i visitatori italiani e stranieri, distribuzione di materiali informativi, assistenza alle attività educative.

“L’Italia – dichiara il Ministro per i Beni e le Attività Culturali, Giancarlo Galan - è il frutto della millenaria stratificazione delle numerose civiltà che si sono sviluppate sul suo territorio. Ognuna con i suoi caratteri originali, ognuna con le sue peculiarità ha contribuito a plasmarne il paesaggio, a edificarne i centri abitati, a organizzarne gli insediamenti rurali. Tutte hanno avuto un ruolo determinante nel forgiare il nostro essere italiani, arricchendo al contempo il nostro patrimonio artistico con opere e strutture civili e religiose. La settimana della cultura è un’ottima occasione per tutti i cittadini di riappropriarsi di questo patrimonio, visitando musei, siti archeologici e monumenti e riscoprendo, nel centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, il senso profondo della propria appartenenza alla comunità nazionale”.

“Per quello che é tra i più importanti appuntamenti del Ministero – dichiara il Direttore Generale per la Valorizzazione del Patrimonio Culturale, Mario Resca - abbiamo predisposto un ricchissimo calendario di incontri e manifestazioni che impreziosiranno la visita nei luoghi della cultura. Invito tutti a visitare il nostro sito per scegliere le proposte più allettanti e trascorrere i nove giorni più fortunati dell’anno”.

martedì 12 aprile 2011

XIII Settimana della Cultura

Dal 9 al 17 aprile 2011 si svolgerà la XIII Settimana della Cultura, un'occasione imperdibile per visitare tutti i luoghi statali dell'arte, dai monumenti ai musei, alle aree archeologiche, agli archivi e alle biblioteche aperti gratuitamente dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Inoltre, grandi eventi su tutto il territorio nazionale.
Io vi segnalo il luogo nel quale ho passato la giornata oggi:

IL GIARDINO DI BOBOLI


Il primo nucleo fu acquistato nel 1550 da Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de' Medici, dalla famiglia Pitti.
Il progetto di sistemazione del giardino fu intrapreso da Niccolò Pericoli, detto il Tribolo; dopo la sua morte nel 1555, la direzione dei lavori fu assunta da Davide Fortini e successivamente, fra il 1554 e il 1561, da Giorgio Vasari.
Anche l'Ammannati vi prestò la sua opera negli anni dal 1560 al 1583 e vi progettò il cortile che ha conservato il suo nome.
Il grande spazio detto dell'Anfiteatro, di forma semiellittica, col quale si sarebbero armonizzate le due ali del cortile progettato dall'Ammannati, fu ricavato dalla grande cava di pietra ai piedi della collina di Belvedere. Questa concezione architettonica unì in un tutto armonico il palazzo Pitti e il giardino di Boboli.

Dopo il 1574 Francesco I fece subentrare come architetto Bernardo Buontalenti, che realizzò la
Grotta Grande. . La grotta deriva dalla trasformazione di un vivaio eseguito fra il 1556 e il 1560 su progetto di Giorgio Vasari.
Le nicchie ai lati dell'ingresso della grotta ospitano le statue di Bacco e Cerere di Baccio Bandinelli (1552-1556). Negli angoli si trovavano, prima della loro sostituzione con calchi in cemento, avvenuta nel 1924, i Prigioni di Michelangelo.
Nei primi anni del Seicento, ai tempi del granducato di Cosimo I (1609-1621), il giardino venne ampliato, sotto la supervisione di Gherardo Mechini e Giulio Parigi, oltre la cinta muraria eretta durante la guerra contro Siena.
La composizione del giardino ebbe come asse ideale l'ampio viale dei cipressi, che conduce al grandioso Bacino dell'Isola, realizzato tra il 1612 e il 1620.
A Giulio Parigi si deve anche la
Vasca dell'Isola, uno dei luoghi più suggestivi del giardino, originariamente concepita come spazio destinato alla coltivazione di agrumi e fiori.
Al centro della vasca si trovava probabilmente una fontana di Venere, fatta sostituire nel 1636 dal granduca Ferdinando II con l'Oceano del Giambologna. Risale sempre al 1636 la collocazione nell'attuale posizione della statua dell'Abbondanza, iniziata dal Giambologna e conclusa da Pietro Tacca.

Nel Settecento la dinastia medicea si estinse e il Granducato passò agli Asburgo-Lorena.
Dopo un primo periodo di abbandono, sotto Pietro Leopoldo di Lorena (1765-1790) furono intrapresi ingenti lavori di restauro che interessarono le sculture, le architetture, gli impianti idrici e la vegetazione.
Il giardino fu anche dotato di nuovi edifici, fra i quali il Kaffeehaus (1775) e la Limonaia (1777-1778), progettati da Zanobi del Rosso, e la Palazzina della Meridiana, iniziata nel 1776 da Niccolò Gaspero Paoletti.
Una nuova fase di decadenza si ebbe durante la dominazione napoleonica (1799-1814) e in seguito al tentativo della granduchessa Elisa Baciocchi di trasformare Boboli in un giardino all'inglese, mai portato a termine.
Con la restaurazione lorenese si riportò Boboli all'aspetto formale che aveva avuto sin dalle sue origini.
Nel 1834, sotto Leopoldo II, il giardino subì la distruzione dei labirinti per l'apertura di un grande viale carrozzabile, su progetto di Pasquale Poccianti.
Durante questo secolo il giardino è stato lo scenario di celebri spettacoli all'aperto.


giovedì 7 aprile 2011

Verdiana e le sue serpi: una santa del contado fiorentino

Segnalo un luogo con la sua storia dove sono stato oggi:

Un personaggio molto particolare. Una santa folle come il suo ben più celebre contemporaneo, Francesco d’Assisi, e come lui non incline ai compromessi, alle mezze misure. Verdiana nasce nel 1178 a Castelfiorentino, in Valdelsa, una terra allora prospera e importante perchè da qui passava quell’autentica “autostrada del medioevo” che fu la via Francigena. Una via che permise la floridezza di città allora importanti come San Gimignano, Colle Val d’Elsa, Certaldo. E che allora era percorsa da moltitudini di pellegrini che da tutta Europa si dirigevano verso Roma.
Un percorso che Verdiana decise, ancora giovane, di effettuare all’incontrario, percorrendo quell’altro “cammino” del Medio Evo, quello verso Santiago di Compostella, verso la tomba dell’apostolo Jacopo. Un viaggio che trasformò definitivamente un animo già sicuramente ben disposto all’ascesi e al misticismo.
Verdiana, dopo una tappa a Roma, infatti, abbandonerà nel 1202 la sua vita precedente, quella di una donna del contado, per murarsi letteralmente all’interno di un’umile celletta situata nella zona paludosa di Timignano. Unica compagnia, quella di due serpi.  Non entrerà mai in un ordine religioso, ma trascorrerà tutta la sua esistenza fra preghiere, digiuni, penitenze e lavorando a maglia. E facendo miracoli, restituendo la vista ai ciechi, trasformando l’acqua in vino, resuscitando addirittura un bambino morto. E accudendo amorevolmente le sue serpi, cui fece ricrescere le code mozzate.
Ciò fino al 1236 , quando, segnalata dal prodigioso rintocco delle campane e dalla fuga delle serpi, giunse discreta la morte. Il corpo di Verdiana venne ritrovato in ginocchio, con gli occhi rivolti al cielo. Il culto della santa si diffuse con grande rapidità e venne anche sfruttato politicamente dal Comune di Castelfiorentino, in un momento in cui esso rivendicava la sua autonomia nei confronti di Firenze, contrapponendo le virtù contadine e popolari di Verdiana a quelle dei santi più tradizionali della potente vicina.
Una venerazione che portò alla costruzione dell’imponente ed elegante santuario seicentesco. Qui, in una cappella, riposa il corpo mortale di Verdiana. Accanto, preziosi reliquiari che testimoniano l’importanza del culto della santa. Ma anche testimonianze più umili e commoventi, come la cestina di vimini con la lana che usava per i suoi lavori quotidiani, i resti di una delle sue serpi, un pezzo d’aglio, avanzo della sua ultima cena, una rarissima statua d’ambra con l’immagine di San Jacopo, acquistata da Verdiana a Compostella, dove tuttoebbe inizio...
Altri sono i luoghi di Castelfiorentino legati alle vicende di Santa Verdiana, come la collegiata dei Santi Lorenzo e Leonardo, dov’era conservato il corpo della santa fino al 1939. Un edificio dalla facciata romanica e con all’interno un interessante ciclo di affreschi settecenteschi che narrano le sue vicende.
Ma il ritratto senz’altro più celebre di Verdiana è quello conservato nel Museo a lei intitolato e ospitato nei locali adiacenti il santuario. In questo tavola trecentesca, un tempo attribuita a Cimabue e più recentemente a Taddeo di Bartolo, la santa è rappresentata con l’abito domenicano, anche se lei, come abbiamo già detto, no entrò mai un ordine religioso. Si tratta, in verità, di un ridipintura su di un’immagine più antica che non è ancora stata svelata. Solo il volto della santa, il copricapo e le mani giunte sono originarie. Ma è un volto, il suo, che ancora colpisce, dopo tanti secoli, per la sua profondità e compostezza. Pare quasi che gli occhi di Verdiana stiano fissando l’infinito, il volto stesso di Dio. Per l’eternità, circondata dalla sue compagne di fede, le serpi.

mercoledì 6 aprile 2011

Sondaggio

Vi chiedo di inviarmi le mete preferite dei vostri viaggi o vostri desideri per poter iniziare una discussione insieme su specifici luoghi o elementi culturali e storici.

lunedì 4 aprile 2011

Antoni Gaudí

A settimana iniziata vi invito alla scoperta di un personaggio notevole nel panorama culturale, artistico e cattolico del primo 900, ma che è attualissimo:
 
Antoni Plàcid Guillem Gaudí i Cornet (Reus, 25 giugno 1852Barcellona, 10 giugno 1926) è stato un architetto spagnolo. Fu il massimo esponente del modernismo catalano, pur essendo la personalità meno organica a tale movimento artistico di cui comunque condivideva i presupposti ideologici e tematici, completandoli però con una ispirazione personale, basata principalmente su forme naturali, che giunse a degli esiti anticipatori dell'espressionismo e di altre avanguardie, compreso il surrealismo.
Per questo Gaudí è generalmente riconosciuto come uno dei maggiori architetti del XIX e XX secolo, anche se generalmente viene enfatizzato il suo ruolo di genio solitario, trascurando l'importante ruolo culturale.
Malgrado abbia realizzato un gran numero di edifici, soprattutto a Barcellona, la sua fama è legata soprattutto al tempio della Sagrada Família, ancora oggi in costruzione. Un gruppo di sette delle sue opere, poste a Barcellona, sono state inserite nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO nel 1984.

 

Biografia

 
Gaudí nacque nella provincia di Tarragona, nella Catalogna meridionale. Benché il suo luogo di nascita sia disputato, i documenti ufficiali lo stabiliscono nella cittadina di Reus, mentre altri rivendicano la sua nascita a Riudoms, un piccolo villaggio a 3 km di distanza; certo è che fu battezzato a Reus un giorno dopo la nascita. I genitori Francesc Gaudí Serra e Antònia Cornet Bertran provenivano entrambi da famiglie di artigiani calderai. Dal 1868 studiò a Barcellona, una città che stava crescendo e cambiando tumultuosamente e dove stavano maturando i fermenti culturali del modernismo catalano e della Renaixença, il movimento culturale e politico del recupero della lingua e della cultura catalana e delle rivendicazioni nazionalistiche contrapposte al centralismo castigliano. Gaudí condivise per tutta la vita tali aspirazioni autonomistiche facendo pienamente parte dell'atmosfera di rinnovamento culturale che caratterizzava allora Barcellona. Si diplomò nel 1878 alla Scuola Superiore di Architettura, ma già prima di diplomarsi riuscì a lavorare con i migliori architetti del tempo. La sua formazione fu ampia. Studiò i testi di Ruskin e Viollet-le-Duc, ma anche la tecnica dei nuovi materiali da costruzione come il cemento. Nello stesso 1878, a Parigi durante l'Esposizione Universale, avvenne l'incontro fondamentale, quello con l'industriale catalano Eusebi Güell i Bacigalupi, che divenne il suo principale mecenate commissionandogli alcune delle sue più famose opere. In questo periodo Gaudí parteciperà alla vivace vita sociale della città, mentre negli anni successivi sarà noto per il particolare carattere schivo e solitario. Dopo aver collaborato con Joan Martorell, nel 1883, a soli 31 anni, venne nominato architetto capo della costruzione in città del tempio Espiatorio della Sagrada Família, cominciando a costruire la cripta (1884-1887) e poi l'abside (1891-1893). Si tratta di una costruzione monumentale e complessa, tuttora in fase di costruzione, che assorbì le sue energie fino alla morte esemplificando l'associazione tra arte, architettura e vita che caratterizza l'intensa opera di Gaudí. Nello stesso 1883 cominciò a costruire la Casa Vicens, in cui rifiuta il rigore geometrico della tradizione e reinterpreta lo stile mudéjar accostando mattone e azulejo. Nel 1887 il conte Güell gli affida la costruzione della sua residenza di città, il Palazzo Güell, in cui Gaudí usa per la prima volta gli archi parabolici che saranno un elemento costante del suo linguaggio architettonico. Negli anni 1898-1900 fu costruita la Casa Calvet, un edificio in pietra che ottenne il premio assegnato dal Comune di Barcellona per il miglior edificio realizzato in città, confermando il successo professionale di Gaudí. A partire dal 1900, nascono i maggiori capolavori, quasi tutti a Barcellona: il parco Güell in cui natura, scultura e architettura si confondono in una grande maestria artigianale nell'uso dei materiali, la Casa Batlló (1904- 1907) con la facciata rivestita da un mosaico di paste vitree colorate, la chiesa della Colònia Güell a Santa Coloma de Cervelló di cui fu costruita la sola cripta. La Casa Milà (1906-12) dalla movimentata e plastica facciata in pietra, fu l'ultima opera civile dell'architetto, che dal 1914 si dedicò esclusivamente ai lavori della Sagrada Família, accentuando la tendenza alla solitudine, tanto da vivere in una stanzetta nel cantiere.
 
Il 7 giugno del 1926 fu investito da un tram. Il suo miserevole aspetto ingannò i soccorritori, i quali lo credettero un povero vagabondo e lo trasportarono all'ospedale della Santa Croce, un ospizio per i mendicanti fondato dai ricchi borghesi della Catalogna. Fu riconosciuto soltanto il giorno successivo dal cappellano della Sagrada Família e morì il 10 giugno. Nonostante questa fine quasi miserabile, al suo funerale parteciparono migliaia di persone. I barcellonesi lo soprannominarono da quel momento "l'architetto di Dio". È sepolto nella cripta della Sagrada Família.

L'opera architettonica

Quasi tutta l'opera del maestro è legata alla capitale catalana, la sola città spagnola in cui a cavallo tra XIX e XX secolo si fosse manifestato un principio di sviluppo industriale ed importanti fermenti culturali che dettero vita al movimento artistico del modernismo catalano di cui Gaudí fu il principale esponente. La sua carriera di architetto è caratterizzata dall'elaborazione di forme straordinarie, imprevedibili ed oniriche, realizzate utilizzando i più diversi materiali (mattone, pietra, ceramica, vetro, ferro), da cui Gaudí seppe trarre le massime possibilità espressive con una profonda attenzione per le lavorazioni artigianali.
Casa Milà detta La Pedrera, Barcellona
Il Parco Güell, Barcellona
Casa Batlló, Barcellona
Casa Vicens, Barcellona

 

Le opere principali

Le opere di Gaudí inserite nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO

Tra le altre opere più importanti di Gaudí:


Processo di beatificazione

In tempi recenti ha preso corpo l'iniziativa - promossa da un comitato di 30 ecclesiastici, accademici, designer e architetti - di proporre l'architetto catalano per la beatificazione e la canonizzazione. L'arcivescovo di Barcellona, cardinale Ricardo María Carles Gordó, ha avviato il processo di canonizzazione nel 1998, definendo Gaudì "un laico mistico". Nel 2003, conclusa la fase diocesana, la documentazione è stata quindi inviata alla Santa Sede.
Il processo di beatificazione ha suscitato discussioni tra chi vorrebbe che Gaudì venisse ricordato essenzialmente per le sue opere e per la sua influenza artistica, e coloro che ricordano la sua vita austera e cristianamente coerente.

domenica 3 aprile 2011

Per il prossimo weekend

Per il prossimo week vi invito a una gita fuori porta vicono a dove abito attualmente; un "unicum" non solo a livello territoriale:

« però che, come in su la cerchia tonda
Monteriggion di torri si corona,
così la proda che 'l pozzo circonda
torregiavan di mezza la persona
li orribili giganti, cui minaccia
Giove del cielo ancora quando tona »


Il nucleo di Monteriggioni è un piccolo borgo fortificato.
 
Il diametro del castello è di 172 metri, circondato da una massiccia cinta muraria di forma ellittica dello spessore di ben 2 metri, intervallata da 15 torri e due porte, che cinge un colle chiamato monte Ala. Le torri, oggi, si elevano al di sopra delle mura per 6,5 metri, con uno spessore di 4x6 metri, e ne sono visibili soltanto 11: le altre tre sono state ridotte al livello delle mura (sono state "cimate") le 11 rialzate sono state, per così dire, restaurate negli anni venti, in occasione del centenario dantesco del 1921, perché visibili dall'allora via di transito principale, la Cassia. Sopra la cinta muraria correva un camminamento che percorreva l'intero perimetro. Nel 2005 sono state ricostruite alcune parti del camminamento, da cui è possibile godere di una vista unica e suggestiva.
La Porta Franca o Romea (orientata verso Siena) sorge alla base di un torrione mentre quella verso Firenze, porta di sotto, si apre nelle mura ed è a fianco da una delle torri del perimetro fortificato.
Entrando dalla Porta Franca o Romea, che in origine era dotata di una pesante cancellata che veniva abbassata in caso di pericolo, si accede a Piazza Roma, il cuore del borgo. La piazza in origine era "a sterro", ovvero senza pavimentazione, ma fu lastricata negli anni settanta con pietra proveniente dalle cave di Rosia (detta Pietra da Torre). A tutt'oggi la piazza è circondata da giardini e orti, molto importanti in passato per permettere la sopravvivenza della popolazione anche in caso di assedio.
Sulla piazza si affaccia la Chiesa di Santa Maria Assunta.

 Storia

Nell'anno del Signore 1213, indizione seconda, nel mese di marzo al tempo del Signore Guelfo di Ermanno di Paganello da Porcari Podestà di Siena, del Signore Arlotto da Pisa, giudice oculato, e di Ildebrando di Usimbardo camerario di Siena, questo castello di Monteriggioni fu iniziato nel nome di Dio e quindi racchiuso completamente da mura con spese e lavori sostenuti in proprio dal popolo di Siena.
 
La costruzione
 
Il Castello di Monteriggioni fu costruito dai senesi, per ordinanza del podestà Guelfo da Porcari, in un periodo compreso tra il 1214 e il 1219. Il terreno, acquistato dalla famiglia nobile Da Staggia, era la sede di un'antica fattoria Longobarda (la denominazione di Montis Regis probabilmente indicava un fondo di proprietà regale o che godeva di esenzioni fiscali da parte della corona).
La costruzione del castello ad opera della Repubblica di Siena ebbe principalmente scopo difensivo, in quanto il borgo sorse sul monte Ala in posizione di dominio e sorveglianza della Francigena, per controllare le valli dell'Elsa e dello Staggia in direzione di Firenze, storica rivale di Siena.
L'edificazione praticamente ex novo di un castello rappresentava una novità nella politica espansionistica senese: in precedenza, infatti, la città aveva acquistato castelli già esistenti, come quello di Quercegrossa.
Il tracciato circolare delle mura fu ottenuto semplicemente seguendo l'andamento naturale della collina.
Non c'è accordo degli storici sull'eventuale presenza del ponte levatoio. Certa è invece la presenze delle saracinesche, ovvero spesse porte di legno ricoperte di ferro che venivano azionate tramite carrucole. Anche oggi le due porte presentano i segni dei cardini e delle buche causati delle stanghe di chiusura. Sulla porta San Giovanni si possono anche notare i segni del rivellino, un'altra struttura difensiva di forma rettangolare collocata di fronte alla porta e anch'essa dotata di un ponte levatoio o di una seconda porta.
Il Castello di Monteriggioni era inoltre circondato dalle cosiddette carbonaie, ovvero fossati pieni di carbone che veniva incendiato per respingere gli assalti.

Piazza Roma