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giovedì 17 dicembre 2015

Spunta una versione sconosciuta della Gioconda


Una versione sconosciuta della Gioconda, raffigurata tra due colonne, è riaffiorata in una collezione privata russa di San Pietroburgo. 
L'annuncio è stato dato da Silvano Vinceti, presidente del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali, noto anche per le ricerche dei resti di Monna Lisa nell'ex convento di Sant'Orsola di Firenze. 
Vinceti ha studiato a lungo il dipinto e a suo parere "molteplici sono gli indicatori che rinviano al grande genio di Leonardo da Vinci, anche se per ora si tratta solo di una ipotesi".
L'indagine "si è avvalsa di un nuovo metodo periziale - ha spiegato Vinceti - dove lo storico dell'arte non è più l'unica autorità che decide la paternità di un dipinto"
Gli esami a raggi infrarossi e a raggi x dei componenti dei colori presenti sul dipinto hanno evidenziato "la piena compatibilità di questa opera con il periodo in cui Leonardo realizzava i suoi capolavori".
Grazie all'utilizzo di una nuova tecnica per software, quella del photoshop avanzato, "consistente nella sapiente comparazione di un dipinto e dei suoi particolari con altri simili", è possibile pervenire a conoscenze importanti. In questo caso, ha precisato Vinceti, ci si è avvalsi dello studio preparatorio della Gioconda (custodito in una collezione privata in Francia) che Carlo Pedretti, il maggiore studioso vivente di Leonardo, ritiene essere molto probabilmente del genio vinciano. 
Nella comparazione fra lo studio preparatorio, la Gioconda del Louvre e la Gioconda russa è emersa "la piena sovrapposizione fra la Monna Lisa di San Pietroburgo e lo studio preparatorio" identificato da Pedretti.
Uno dei maggiori restauratori di Leonardo, Paolo Del Serra, dopo un attento esame delle fotografie in alta definizione, riproducenti il dipinto russo, "ha evidenziato la possibilità che il dipinto inedito possa essere di Leonardo e o di un suo allievo", riferisce una nota del Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali.
Tra gli altri elementi emersi dalla ricerca, sottolineati da Silvano Vinceti, c'è "la perfetta coincidenza" fra la sagoma del labbro superiore della Gioconda raffigurata nello studio preparatorio della collezione privata francese con l'immagine della Gioconda russa ma non della Gioconda del Louvre.

giovedì 26 novembre 2015

Ritrovata dai Carabineri una tomba rubata a Paestum


Una tomba che risale al IV-III secolo avanti Cristo, molto ben conservata, in cui viene raffigurato un guerriero che torna a casa col bottino. 
E' l'ultimo 'colpo' messo a segno dal Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, presentato nel Museo Storico dell'Arma dei Carabinieri, in piazza Risorgimento a Roma.
In particolare, i militari dell'Arma hanno ritrovato 5 affreschi sottratti a Paestum, che ora visitatori e turisti potranno ammirare nell'ambito della mostra 'L'arma custode della memoria', aperta con ingresso gratuito sino al 10 gennaio 2016. Gli affreschi, dopo le festività, torneranno a Paestum.
"Questi bellissimi affreschi - ha spiegato il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini - torneranno a Paestum dal mese di gennaio. Abbiamo deciso che i beni recuperati tornino sempre nei luoghi dai quali sono stati trafugati o prelevati nei decenni passati. E' una scelta che abbiamo fatto in generale e che viene confermata anche oggi. Questi affreschi andranno ad arricchire uno dei posti su cui abbiamo fatto l'investimento più importante, Paestum, che non ha avuto negli anni il riconoscimento internazionale, in termini di numeri e di risorse, che invece merita per la sua bellezza straordinaria".
Si tratta, nel dettaglio, ha spiegato Gabriel Zuchtriegel, neodirettore del Parco Archeologico di Paestum, "di un affresco di una tomba lucana del 300 avanti Cristo"
Viene raffigurato "il rientro di un giovane guerriero col bottino della guerra salutato dalle donne di casa"
Viene rappresentato, ha sottolineato ancora Zuchtriegel, "la vita di un membro dell'aristocrazia lucana del IV secolo avanti Cristo. Quello che manca è il corredo, che ci potrebbe consentire di datare la tomba in modo più preciso. Manca anche l'ubicazione precisa".
Elementi mancanti perché "la tomba non è stata scavata da archeologi ma nell'ambito di scavi clandestini che sono devastanti per i beni culturali", ha concluso Zuchtriegel. 
Nel corso della presentazione dei reperti è stato celebrato il ritorno al Museo dei Carabinieri della prima Bandiera di Guerra dell'Arma dopo i lavori di restauro cui è stata sottoposta per sette mesi.

Come sempre un grazie all'Arma!

domenica 22 novembre 2015

Verona: maxifurto al museo


"Sono state rubate 17 opere tra le quali 11 capolavori"
Lo ha detto Paola Marini, la direttrice dei Musei Civici di Verona a proposito della rapina al Museo Civico di Castelvecchio. 
Ieri sera, infatti, nell'orario di chiusura del Museo, tra le 19,30 e le 20,00, tre uomini armati e a volto coperto sono entrati e hanno rubato importantissimi dipinti di Pisanello, Mantegna, Tintoretto, Rubens, Bellini, de Jode, Caroto e Benini. Tra questi, 11 capolavori della storia dell'arte.
''Un furto su commissione, miratissimo. Non può essere diversamente, viste le modalità. Hanno rubato 17 opere, di cui 11 di grande valore: Mantegna, Tintoretto, dei Pisanello ma anche Rubens. Qualcuno gli ha detto esattamente cosa prendere e visto che si tratta di opere molto conosciute, immagino che finiranno in qualche collezione privata''
Così il sindaco di Verona, Flavio Tosi sul colpo grosso messo a segno . 
''Sono dei professionisti veri, hanno agito nell'unico momento in cui potevano farlo - sottilinea Tosi - verso le 19.30 quando il Museo stava per chiudere e gli allarmi non erano ancora attivi. Hanno trovato la guardia giurata e la custode nell'ingresso mentre si accingevano a fare il solito giro prima della chiusura. Li hanno immobilizzati, poi si sono trascinati dietro la guardia giurata nel tour delle sale per staccare le opere. Hanno agito in maniera mirata, andavano a colpo sicuro, sala per sala sapendo cosa prelevare. Al custode sono parsi stranieri, per qualche parola che si sono lasciati sfuggire anche se tra loro non hanno mai parlato. Alcune opere le hanno scorniciate, altre no, poi le hanno portate via utilizzando la macchina della guardia giurata''''Ho saputo la notizia verso mezzanotte dalla dirigente del Museo, la dottoressa Marini e all'una di notte ero lì. Ora si sta cercando con le immagini delle sale di ieri e delle telecamere della zona di ricostruire quello che è avvenuto nei gironi precedenti. Sicuramente avranno fatto sopralluoghi e appostamenti''.

"Non escluderei un atto dimostrativo jihadista, perché questo furto è una vera e propria mutilazione di un museo al quale sono stati tolti 17 capolavori fondamentali della sua collezione", ipotizza Vittorio Sgarbi, che definisce la rapina di ieri sera al Museo Civico di Castelvecchio "un vero disastro per l'arte italiana"
"Solo un deficiente ruba quadri simili che sono invendibili - aggiunge Sgarbi - e questo lascia supporre che si tratti o di un furto messo a segno per chiedere riscatto, o di un atto dimostrativo di tipo jihadista, anche per la mutilazione fatta ai danni del Museo. Mi rendo conto - sottolinea - che oggi è facile dirlo perché siamo suggestionati dai fatti di Parigi, ma non si può escludere. In ogni caso - conclude - è certamente uno dei furti più gravi della storia dell'arte italiana".

Ecco l'elenco delle opere trafugate, fornito dal comune di Verona: 

Antonio Pisano detto Pisanello, Madonna col bambino, detta Madonna della quaglia, tempera su tavola; 
Jacopo Bellini, San Girolamo penitente, tempera su tavola; 
Andrea Mantegna, Sacra Famiglia con una santa, tempera su tela; 
Giovanni Francesco Caroto, Ritratto di giovane con disegno infantile, olio su tavola; Giovanni Francesco Caroto, Ritratto di giovane monaco benedettino, olio su tela; 
Jacopo Tintoretto, Madonna allattante, olio su tela; 
Jacopo Tintoretto, Trasporto dell’arca dell’alleanza, olio su tavola; 
Jacopo Tintoretto, Banchetto di Baltassar, olio su tavola; 
Jacopo Tintoretto, Sansone,olio su tavola; 
Jacopo Tintoretto, Giudizio di Salomone, olio su tavola; 
Cerchia di Jacopo Tintoretto, Ritratto maschile, olio su tela; 
Domenico Tintoretto, Ritratto di Marco Pasqualigo, olio su tela; 
Bottega di Domenico Tintoretto, Ritratto di ammiraglio veneziano, olio su tela; 
Peter Paul Rubens, Dama delle licnidi, olio su tela; 
Hans de Jode, Paesaggio, olio su tela; Hans de Jode, Porto di mare, olio su tela; 
Giovanni Benini, Ritratto di Girolamo Pompei, olio su tela.

mercoledì 18 novembre 2015

Torna ad Arezzo la Madonna con bambino di Andrea di Nerio


“Ritorni è il titolo di un ciclo che ha l’ambizione di promuovere il ritorno a casa di importanti opere d’arte, allontanatesi dal territorio aretino in tempi più o meno lontani, perché possano essere viste da vicino, apprezzate e valorizzate nel loro contesto culturale d’origine”. Così Lucio Misuri, segretario generale della Fondazione Ivan Bruschi, presenta la mostra 'Andrea di Nerio. 
La Madonna Sarti ad Arezzo', primo appuntamento del Ciclo 'Ritorni', che si terrà in casa Museo Bruschi ad Arezzo dal 2 dicembre al 31 gennaio. 
Con questa prima esposizione i visitatori potranno avere l’occasione di una visione ravvicinata di un’opera fondamentale per la storia dell’arte di Arezzo: la Madonna con Bambino di Andrea di Nerio, da tempo custodita all’estero dall’antiquario Giovanni Sarti, cortese prestatore alla città in cui fu dipinta. Il dipinto cuspidato raffigura, entro un trilobo, la Vergine in piedi a mezzo busto, con il Bambino in braccio, stagliata su fondo oro, con decorazioni a racemi fogliari incise a mano libera (Quarto/quinto decennio del secolo XIV).
La mostra, promossa dalla Fondazione Ivan Bruschi, con la consulenza scientifica di Carlo Sisi e curata dalla storica dell’arte Isabella Droandi, intende offrire al visitatore non solo la ricostruzione della memoria storica di Andrea di Nerio, oggi riconosciuto come il maestro di Spinello Aretino, ma anche di quello che fu il suo contesto culturale per ripercorrere il linguaggio artistico proprio della scuola aretina del Trecento, in rapporto alla lezione giottesca e alle vicine scuole fiorentina e senese. 
Attraverso un percorso che, lungo i siti museali della città, mette l’Opera in relazione a quelle attribuite alla sua mano come l’Annunciazione firmata del Museo diocesano, e gli affreschi conservati nella Pieve di Santa Maria, in Duomo e al Museo Nazionale d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo.
“Su questa sensibilità raffinata, intimistica e solenne, che è caratteristica peculiare della pittura di Andrea di Nerio, informata dell’opera di Giotto e degli esiti migliori che suscitò negli artisti delle vicine Siena e Firenze - da Pietro Lorenzetti a Bernardo Daddi e Maso di Banco, fino al giottesco ‘irregolare’ Buffalmacco - si formò una generazione di pittori locali di buon livello", racconta la curatrice Isabella Droandi. E questo vale anche per "il giovane Spinello, nato tra il 1346 e il 1352 e morto nel 1410, che divenne il più celebre e attivo pittore toscano tra la fine del secolo e l’inizio del successivo, già agli albori del Rinascimento", ricorda Droandi.

lunedì 16 novembre 2015

Al Palazzo della Cancelleria di Roma una 'nuova dimensione' per Leonardo da Vinci


A Roma, nelle sale sotterranee del Palazzo della Cancelleria è allestita dal 2009 la mostra 'Leonardo Da Vinci. Il Genio e le Invenzioni – Le grandi macchine interattive'. Un'esposizione che, grazie all'intuizione di Genius S.r.L. che ha realizzato 47 macchine in scala sulla base dei disegni e degli appunti di Leonardo, ora si arricchisce con nuove invenzioni, come la camera degli specchi, la ricostruzione della città ideale, la barca a pale e la balestra gigante.
Inoltre, dal prossimo 27 novembre, la Genius presenterà la nuova mostra 'Da Vinci: A New Dimension'. I visitatori, oltre a vedere le opere e le macchine interattive esposte, avranno la possibilità di comprenderne meglio il funzionamento, grazie all’utilizzo di un sistema di immagini virtuali riprodotte tramite nove ologrammi, strutturati per presentare gli studi sul volo, la guerra, l’ingegneria e la pittura di Leonardo.
Quattro teche conterranno queste rappresentazioni tridimensionali che, sfruttando un principio fisico di interferenza ottica, creeranno un effetto straordinario: la proiezione fluttuante nel vuoto sarà così realistica e nitida, che la macchina di Leonardo apparirà allo spettatore, come per magia, come un oggetto fisicamente presente, in 3D.
L’animazione della macchina nelle sue diverse componenti, precedentemente strutturata con mezzi informatici, permetterà di illustrarne il funzionamento con precisione quasi ingegneristica.
Sarà così possibile ammirare, sotto una nuova ottica, alcune meravigliose invenzioni di Leonardo che si materializzeranno tramite l’azione ed il movimento dell’oggetto proiettato, catapultando il pubblico ai tempi del grande Genio.
'Da Vinci a New Dimension' vuole quindi essere un modo per avvicinare ancora di più il grande genio rinascimentale agli utenti e far sì che le sue scoperte siano da oggi al passo con le nuove tecnologie. Oltre agli ologrammi che presentano i quattro campi di studio che hanno interessato il Grande Genio, ce ne saranno altri che sveleranno lo studio ed i misteri che si nascondono dietro alcuni dei suoi più famosi dipinti.

sabato 7 novembre 2015

Mostra di Hayez gratis a Milano domenica 8 novembre 2015


Domenica 8 novembre 2015, l’ingresso alla mostra su Hayez alle ‎Gallerie d'Italia‬ di Milano sarà gratuito. È possibile accreditarsi per avere un accesso preferenziale al momento dell'ingresso scrivendo a hayez@civita.it.
Lo annuncia il museo milanese. 
Il percorso espositivo segue una successione cronologica, che rievoca insieme la vita e il percorso creativo del grande pittore: dagli anni della formazione tra Venezia e Roma, ancora nell’ambito del Neoclassicismo, sino all’affermazione, a Milano, come protagonista del movimento Romantico e del Risorgimento accanto a Verdi e Manzoni, con i quali ha contribuito all’unità culturale dell’Italia.
La sequenza di opere, tra cui capolavori più noti accanto ad altri presentati al pubblico per la prima volta – inedito l’accostamento delle tre versioni del Bacio, rivela la grandezza di Hayez nel padroneggiare generi diversi come la pittura storica e il ritratto, la mitologia, la pittura sacra e un ambito allora di gran moda come l’orientalismo, sino a giungere alle composizioni dove trionfa il nudo femminile, declinato in una potente sensualità che lo rende unico nel panorama del Romanticismo italiano e europeo.


venerdì 30 ottobre 2015

Arriva una app per iPad che aiuta a comprendere i Fori Imperiali


Una app per comprendere la storia e le trasformazioni dei Fori Imperiali di Roma. 
E' 'Imperial Fora', attualmente disponibile per iPad al costo di 4,99 euro, ma presto lo sarà anche per gli iPhone e i dispositivi con Android e Windows, e documenta l'area archeologica di Roma non solo durante il periodo romano, ma anche nel medioevo e e nell'epoca moderna. 
Si potrà leggere e ascoltare, in italiano e in inglese, la storia dei Fori imperiali, navigare all'interno di un modello 3D dell'area archeologica e accedere a contenuti, immagini e ricostruzioni immersive dei vari periodi storici.
Un viaggio che può avvenire sul posto in realtà aumentata, grazie all'ausilio del Gps e dell'accelerometro, oppure navigando da casa, per chi intende arrivare a Roma ben preparato. 
E’ possibile confrontare in tempo reale i resti del Tempio di Augusto con l’assetto originale o con quello risultante alla fine del Medioevo. Intorno alla Colonna Traiana o all’Arco dei Pantani, fermi nella stessa posizione da più di venti secoli, si scoprono chiese e edifici che hanno accompagnato i monumenti imperiali per qualche secolo.
"L'applicazione 'Imperial Fora' - afferma Sergio Fontana, autore del progetto '3D Rome' - consente a tutti di apprezzare le trasformazioni di Roma, dall’antichità ai giorni nostri, in un punto nevralgico della città, l’area dei Fori Imperiali. Il visitatore virtuale si trova immerso in scenari sovrapponibili che seguono le tappe principali dello sviluppo della città. Si tratta di uno strumento realizzato con linguaggio divulgativo ma sulla base degli studi scientifici che hanno interessato l’area dei Fori imperiali".
Il prodotto è frutto di cinque anni di lavoro, e rappresenta una assoluta novità per la divulgazione scientifica nell'area dei Fori Imperiali. In virtù dell'elevato contenuto culturale e delle potenzialità di promozione turistica che l'App '3D Rome Imperial Fora' presenta per la città di Roma, l'amministrazione di Roma Capitale ha patrocinato il progetto, realizzato dalla società Sema s.n.c.
Lʼapp è composta da tre sezioni principali: Live 3D, Map, History. 
Nella sezione Live 3D si possono esplorare le aree del Foro di Traiano e del Foro di Augusto così come sono oggi. Se si è sul luogo, il Gps del dispositivo riporta il visitatore nell’esatto punto dove si trova, facendo coincidere lo spazio virtuale e quello reale. 
La navigazione può essere impostata in vari periodi storici: il 125 d.C., il 1450, il 1750 e il 1815. 
La scelta dell’epoca permette di accedere a contenuti specifici.
La sezione Map permette di accedere ai contenuti (luoghi di interesse, bolle) esplorando e manipolando modelli tridimensionali che ricostruiscono interamente l’area dei Fori imperiali nei vari periodi storici. 
Si possono visualizzare i contenuti su una foto aerea e localizzarli nella città attuale. 
La sezione History consente di rivivere, con testi dinamici e immagini, la millenaria Skyline dei Fori imperiali nel 125 d.C., nel 1450, nel 1750 e nel 1815.

L'acqua torna a scorrere nella Fontana di Trevi, la riapertura il 3 novembre


Dopo appena diciassette mesi dall’inizio dei lavori, e prima della data inizialmente prevista per fine 2015, torna a scorrere l’acqua nella Fontana di Trevi grazie all’imponente operazione di restauro finanziata da Fendi. 
Ci sono voluti 516 giorni di lavoro e 26 restauratori per completare il ripristino della monumentale fontana progettata all'inizio del Settecento da Nicola Salvi. 
Un restauro costato quasi 2,2 milioni di euro, iniziato nel giugno 2014 e realizzato sotto la supervisione della sovrintendenza ai Beni culturali di Roma Capitale, che permetterà la 'riapertura' del monumento martedì prossimo.
"Durante il periodo del restauro - si legge in una nota della maison Fendi - l’idea da parte della Sovrintendenza Capitolina di realizzare la passerella panoramica con pannellatura trasparente, accessibile direttamente dalla piazza, ha permesso ai visitatori di vedere la Fontana di Trevi da una prospettiva unica, di entrare fisicamente in un capolavoro artistico di fama internazionale e di avere una prossimità mai avuta prima"
Un'idea che ha attirato sulla passerella 3 milioni di visitatori. 
Non solo. In 59.092 hanno visitato il sito web, mentre sono state scaricate 2.867 app per iPhone e 1.721 per Android.
"Il progetto di ripristino, giocando di creatività, ha dato vita ad uno dei cantieri di restauro tra i più innovativi concepiti finora per interventi di questo tipo e consentito di non interrompere la fruizione di uno dei monumenti più belli e visitati di Roma - si legge ancora nella nota - A gennaio 2013, Fendi annunciava il restauro della Fontana di Trevi a Roma sotto il suo patrocinio. Questo atto filantropico ha dato il via a un ambizioso progetto volto a preservare il patrimonio culturale della città di Roma: 'Fendi for Fountains'. Oltre alla Fontana di Trevi, l’iniziativa ha riguardato anche il complesso delle 'Quattro Fontane' i cui lavori di restauro sono terminati a maggio 2015".

lunedì 26 ottobre 2015

Franceschini: "Per noi i risultati dell'art bonus sono straordinari"


Quasi 34 milioni di euro, versati da 792 mecenati a 225 enti beneficiari. Il tutto per realizzare 272 interventi. 
Sono questi i 'numeri' dell'Art Bonus, entrato in vigore da settembre 2014, con cui si offre un'agevolazione fiscale del 65% per le erogazioni liberali a favore della cultura. 
Dati illustrati questa mattina a Roma, all'Auditorium di Mecenate, in occasione dell'incontro 'Mecenati di oggi per l'Italia di domani. Primi risultati sull'attuazione dell'Art Bonus', tra gli altri dal ministro dei Beni culturali e del Turismo Dario Franceschini.
In particolare, gli enti che hanno beneficiato dell'Art Bonus sono 134 Comuni, 11 Fondazioni lirico sinfoniche, 16 teatri di tradizione, e 27 enti che afferiscono al Mibact. 
Sul fronte dei mecenati, si registrano 47 enti, 159 imprese e 567 persone fisiche. 
Più nel dettaglio, il Mibact ha 'incassato' 662.960 euro, i Comuni 10.865.514 euro, le Fondazioni Lirico Sinfoniche 14.959.901, i teatri di tradizione 2.217.477, e altri soggetti 5.051.263.
"Per introdurre la cultura del mecenatismo nel nostro Paese serve tempo - ha sottolineato il ministro Franceschini - ma i risultati per noi sono assolutamente positivi. Più che positivi sono straordinari, perché in una fase sperimentale, senza una campagna promozionale, ci sono state piccole, medie donazioni a favore dei Comuni, dei musei, delle fondazioni lirico-sinfoniche. Adesso la stabilizzazione dell'art bonus, grande risultato della legge di stabilità, e la campagna promozionale, renderanno questo strumento sempre più importante".
"Vorrei che, come in altri Paesi, la valutazione di impatto sociale di una grande impresa italiana - ha aggiunto Franceschini - fosse misurata in base anche a quanto dona per il recupero, la valorizzazione e la tutela del patrimonio del nostro Paese. Patrimonio che, come ci ricorda l'Unesco, è dell'umanità e dunque tutti devono contribuire, a cominciare dalle grandi imprese".
Franceschini ha poi evidenziato che "a eccezione di Unicredit, che ha dato 14 milioni di euro per l’Arena di Verona, non c’è stata questa ressa delle grandi aziende"
All'Auditorium di Mecenate, infine, è stato presentato uno spot sull’Art bonus, che accompagnerà la campagna promozionale la cui partenza è prevista per metà novembre.

sabato 17 ottobre 2015

Itinerari Giotteschi esempio di museo diffuso


Gli 'Itinerari Giotteschi', presentati oggi dal sottosegretario ai beni culturali e al turismo Ilaria Borletti Buitoni, sono il coronamento ideale della promozione culturale messa in atto dal Mibact, insieme a numerosi partner locali, nell'ambito dell'Expo, all'insegna del concetto di Museo diffuso.
Per gli 'Itinerari Giotteschi', ha spiegato Borletti Buitoni all'Adnkronos, "siamo partiti dalla grande mostra su Giotto che chiuderà il 10 gennaio a Milano. Giotto è un pittore che toccato molta parte d'Italia, ha influenzato tanta parte della storia dell'arte italiana, gli 'Itinerari Giotteschi' hanno lo scopo di far scoprire il nostro Paese attraverso Giotto e sono anche un modo per parlare di museo diffuso. L'italia è un museo diffuso che la politica turistica dovrebbe valorizzare, decongestionando le grandi città. Questa proposta si inquadra esattamente in questo tipo di politica".
"All'interno della proposta di questi itinerari, che toccheranno numerosi regioni italiane, c'è una piattaforma interattiva, Art Planner, che permetterà ai visitatori non solo di conoscere i luoghi legati a Giotto ma anche tutto il patrimonio culturale che li circonda. Questo -ribadisce Borletti Buitoni- è un modo per valorizzare l'idea di museo diffuso ed è esattamente la politica che il Mibact vuole perseguire per stimolare il turismo culturale".
Quanto al complessivo esito delle iniziative culturali legate all'Expo, per tirare le somme della loro efficacia, secondo Borletti Buitoni, è "ancora un po' troppo presto", ma "sicuramente Milano, che ha saputo organizzare la sua offerta culturale in modo impeccabile, ha avuto grazie a Expo un grosso incremento nella richiesta sia di servizi culturali sia di accesso ai beni culturali. Per capire quanto questo effetto si è irradiato nel resto d'Italia bisognerà aspettare ancora qualche tempo ma la percezione è che l'immagine di un Paese che ha un'offerta culturale diffusa sia passata anche a una parte dei visitatori di Expo", conclude Borletti Buitoni.

lunedì 12 ottobre 2015

Faimarathon tra le meraviglie d'Italia


Oltre 3.500 volontari, 130 città, 500 siti. Sono questi i numeri della quarta edizione di Faimarathon, inziativa firmata dal Fai. La Giornata Fai d’autunno alla scoperta di un’Italia diversa si terrà domenica prossima curato, per la prima volta, dai volontari dei Gruppi Fai Giovani e realizzato grazie alla partnership con Il Gioco del Lotto, a sostegno della campagna di raccolta fondi 'Ricordiamoci di salvare l’Italia', che impegna il Fai per l'intero mese di ottobre. La Faimarathon permetterà di vivere una giornata da 'turisti a casa nostra', alla scoperta degli innumerevoli e preziosi luoghi di interesse artistico, paesaggistico e sociale che rappresentano l’identità, la storia e le tradizioni delle nostre città.
Domenica prossima in piazza, e durante tutto il mese online, ai nuovi iscritti sarà offerta l’iscrizione a una speciale quota di benvenuto: 29 euro contro i 39 usuali. Visite ad alcuni siti seranno inoltre riservati ai soli iscritti e per loro ci sarà anche la possibilità di 'saltare le code' all'ingresso dei luoghi da visitare. I giovani del Fai proporranno una loro speciale selezione delle bellezze nascoste del nostro Paese, grazie a itinerari da percorrere liberamente - senza punti di partenza o arrivo, per intero o solo in parte, da soli o in compagnia – con l’apertura, in alcuni casi straordinaria, di luoghi che si “celano” ai nostri occhi nella vita quotidiana: palazzi, chiese, teatri, giardini, cortili, spesso inaccessibili al pubblico, a volte poco conosciuti oppure appena restaurati. Tra questi alcuni monumenti restaurati con i proventi del Gioco del Lotto, come disposto dalla legge 23 dicembre 1996, numero 662: dal 1998 al 2014 sono stati infatti realizzati oltre 600 progetti di conservazione e tutela del patrimonio artistico nazionale per un investimento totale di oltre 1 miliardo e 800 milioni di euro.
A Napoli verranno proposte visite alla monumentale Chiesa di San Giovanni a Carbonara e alla Stanza del Lazzaretto dell’ex Ospedale della Pace, caratterizzata da un ballatoio che costeggia le pareti, usato per calare cibo e bevande ai malati, e da pregevoli affreschi. A Venezia saranno aperti tre luoghi della comunità armena, a testimonianza dell’antico e profondo legame che la unisce ai veneziani, tra cui l’Isola di San Lazzaro degli Armeni, donata nel 1717 dalla Repubblica di Venezia a un gruppo di monaci in fuga dall’assedio turco e oggi uno dei maggiori centri che mantiene in vita lingua, letteratura e tradizioni armene.
A Roma si potrà ammirare il quartiere che si è sviluppato in occasione dell’Esposizione Universale del 1911 e dei 50 anni del Regno d’Italia e sarà possibile visitare Villa Poniatowski, splendido edificio cinquecentesco della cui trasformazione fu incaricato l’architetto Valadier agli inizi del 1800: restaurato con i proventi del Gioco del Lotto, oggi ospita una sezione del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia. A Milano si andrà alla scoperta dei luoghi che raccontano la storia dell’impegno civico che da sempre caratterizza la città: tra questi il Monte di Pietà, istituito su volere di Ludovico il Moro nel 1498 con l’intento di garantire l’accesso al credito ai ceti sociali più umili, riadattato dal Piermarini nel 1796 e l’Archivio storico del Policlinico, con la visita ai saloni del Capitolo d’Estate e del Capitolo d’Inverno.
A Modena verrà proposto un itinerario dedicato alla street art: alla scoperta dei graffiti presenti in molti luoghi identitari della città tra cui il vecchio Palazzetto dello Sport di Modena, conosciuto anche come Palamolza, luogo sacro per la storia sportiva della città, che ha visto l’inizio dell’epopea della gloriosa squadra di pallavolo Panini Modena. A Bari si potrà fare una passeggiata tra architetture antiche e contemporanee, come Palazzo Fizzarotti, vero e proprio gioiello in stile neo-gotico veneziano realizzato tra la fine del 1800 e l'inizio del 1900.
A Bologna le aperture avranno invece come filo conduttore la musica: tra queste alla Regia Accademia Filarmonica ci si potrà emozionare di fronte ai manoscritti autografi di Rossini e Mozart e ammirare la collezione di caricature di famosi musicisti realizzate in terracotta da Eugenio Amador. Luoghi immersi nel silenzio e nella pace quelli proposti ad Alcamo (Trapani), come i giardini di Palazzo Rocca, un polmone verde completamente nascosto alla vista nel pieno centro cittadino.
La Faimarathon sarà aperta a tutti, ma un trattamento di favore verrà riservato agli iscritti Fai e a chi si iscriverà durante l’evento. A loro saranno dedicate le aperture eccezionali in molte città, corsie preferenziali ed eventi speciali. A Bologna saranno solo per loro gli studi di registrazione, mastering e authoring Fonoprint Studios, tra i più importanti d’Italia scelti tra gli altri da Lucio Dalla, Paolo Conte, Vasco Rossi, Ligabue. A Venezia Ca’ Zenobio, palazzo costruito tra il XVII e il XVIII secolo e dal 1800 sede dei Mechitaristi Armeni, che custodisce affreschi di Dorigny, Tiepolo e Lazzarini. Per gli iscitti Fai saranno inoltre aperti A Roma i depositi della GNAM - Galleria Nazionale di Arte Moderna, che è stata restaurata con i proventi del Gioco del Lotto. A Milano la Quadreria dei ritratti dei benefattori nell’Archivio storico del Policlinico, con opere di Hayez, Segantini, Casorati, Sironi.
A Napoli visite 'riservate' al Cabinet del Duca, presso il Palazzo Saluzzo di Corigliano, un ambiente di 5 metri per 5, progettato nel 1732 dallo scenografo e architetto Filippo Buonocore, esponente di una importante famiglia napoletana di decoratori, che si trova al secondo piano del Palazzo Saluzzo di Corigliano, ora sede dell’Università degli Studi di Napoli Orientale. L’ambiente, che in origine era lo studiolo del duca di Corigliano, è completamente rivestito di specchi e arricchito con scene allegoriche e mitologiche in legno intagliato e dorato. Ancora a Napoli, per soli iscritti Casa Zevola, l’abitazione di Giuseppe Zevola, pittore, poeta e filosofo napoletano, è un esempio di sapiente stravaganza: mobili di famiglia e specchiere barocche pendono dal soffitto, porte e finestre sono coloratissime, così come le sedie, i tavoli, le tovaglie e i piatti, i lampadari e i centri tavola ruotano e, sui muri, eroi della mitologia indiana affiancano figure di santi ed eretici.
A Modena il sito riservato agli iscritti sarà la Fondazione Giorgio De Mitri, con una visita guidata incentrata soprattutto sulla street art e sull’arte dei graffiti, in questo spazio che custodisce un’importante collezione di arte contemporanea. A Trieste solo gli iscritti potranno viistare Ursus, un pontone-gru completamente in acciaio capace di sollevare carichi di 300 tonnellate fino a 70 m di altezza, costruito nel 1910 dallo Stabilimento Tecnico Triestino per posizionare motori e cannoni sulle navi da guerra della flotta asburgica. Nei decenni successivi fu impiegato nella costruzione di tutte le grandi navi che uscirono dall'Arsenale triestino ed è oggi un prezioso reperto di archeologia industriale.
A Como sarà riservata agli iscritti Fai Villa del Grumello, dove si potrà ammirare lo splendido giardino e la serra con la sua nobile struttura in ferro e vetro, edificata dall’architetto Nessi nel 1870. A Bari aprirà per gli iscritti la Casa del Mutilato, realizzata tra il 1935 e il 1940 a opera dell'architetto Pietro Favia secondo la tipica struttura razionalista, il suo maestoso porticato semicircolare sarà aperto eccezionalmente e permetterà l'accesso diretto alla sala principale a doppia altezza. Per l'occasione sarà anche visitabile il monumento interno a cupola, finemente decorato. A Torino visite riservate al Convento di San Domenico, una delle poche testimonianze artistiche medievali torinesi giunte fino a noi. Nei secoli ha subito continue modifiche prima di essere riportato alle sue originarie caratteristiche gotiche. Al suo interno, la Cappella del Rosario, opera settecentesca progettata da Luigi Michele Barberis, con la Madonna del Rosario, un capolavoro del 1635 del Guercino che raffigura una Madonna col Bambino in grembo. A Lucca i tesserati Fai potranno visitare il Giar dino di Palazzo Pfanner, con l’ampia vasca ottagonale disegnata da Filippo Juvarra e le sue statue di marmo raffiguranti le divinità dell’Olimpo greco. Per la grazia e la perfetta geometria delle sue forme il parco è stato scelto più volte come set di alcuni film in costume, come 'Il Marchese del Grillo' con Alberto Sordi e 'Ritratto di Signora' con Nicole Kidman.
Come in ogni festa anche durante la Faimarathon non mancheranno le sorprese per i partecipanti: in numerose città verranno infatti organizzati eventi inaspettati e iniziative originali e sorprendenti. Dalle improvvisazioni teatrali ai voli in mongolfiera, dagli show cooking alle visite 'musicate' in cui saranno gli strumenti a parlare, dalle installazioni grafiche ai concerti di musica popolare. E ancora, laboratori per bambini, presentazioni di libri, rievocazioni storiche, esposizione di locomotive e macchine d’epoca, e tanto altro. Per ulteriori informazioni sulla FAImarathon e per gli itinerari nelle città coinvolte dall’iniziativa consultare il sito del FAI: www.faimarathon.it.

EGITTO: SPLENDORE MILLENARIO CAPOLAVORI DA LEIDEN A BOLOGNA


La mostra Egitto, che apre il prossimo 16 ottobre al Museo Civico Archeologico di Bologna, non è solo di fortissimo impatto visivo e scientifico ma è anche un unicum nel suo genere poiché gran parte della collezione egiziana del Museo Nazionale di Antichità di Leiden in Olanda, 500 reperti databili dal Periodo Predinastico all’Epoca Romana, saranno trasferiti nella città delle Due Torri per un’operazione che non ha precedenti nel panorama internazionale.
La collezione di antichità egiziane di Leiden – una delle prime dieci al mondo – e quella di Bologna –  tra le prime in Italia per numero, qualità e stato conservativo – verranno così a fondersi e integrarsi in un percorso espositivo di circa 1.700 metri quadrati di arte e storia.
Inoltre i capolavori di questi due collezioni saranno esposti insieme a importanti prestiti del Museo Egizio di Torino e del Museo Archeologico Nazionale di Firenze, all’insegna di un network che vede coinvolte le principali realtà egittologiche italiane.
La storia di una civiltà unica svelata in una grande mostra che riunisce capolavori dal mondo e che racconta di Piramidi e di Faraoni, di grandi condottieri e sacerdoti, di dei e divinità, di personaggi che fecero il passato dell’Egitto e che grazie a archeologia, scoperte e collezionismo non smette mai di incantare, rivelarsi, incuriosire, affascinare e ammaliare generazione dopo generazione.

Maggiori informazioni e aggiornamenti su www.mostraegitto.it

venerdì 9 ottobre 2015

Pompei: tornano alla luce le Terme Repubblicane


A Pompei continua l'attività di ricerca e di studio nei luoghi meno conosciuti degli scavi archeologici: questa volta ad essere 'riscoperte' e ad essere riportate alla luce sono le Terme Repubblicane, il quinto dei complessi termali identificati a Pompei e presumibilmente il più antico stabilimento pubblico conservato nel sito. 
L’edificio, adiacente l’ingresso del Foro Triangolare, nel corso della prima età imperiale (I sec. d.C.) era andato in disuso ed era stato inglobato dalle residenze private confinanti, quali la casa della Calce e la casa delle Pareti rosse. 
Venne scavato nel 1950 da Amedeo Maiuri che ne documentò la planimetria, da allora non era stato più indagato e la terra e la vegetazione l’avevano interamente coperto.
L'attività di studio, avviata grazie al progetto dell’Università di Berlino (Freie Universität) diretto da Monika Trümper in collaborazione con la Oxford University, e voluto dalla Soprintendenza Speciale per Pompei, Ercolano e Stabia, è stata articolata in due fasi: la prima, condotta nel mese di marzo con la pulizia generale dell’area e il rilievo architettonico, ha riportato alla luce la struttura delle terme scavate da Maiuri; la seconda, una campagna di scavo conclusasi in questi giorni e durata 3 settimane, ha cercato di comprendere l’evoluzione nel tempo dell’architettura e della tecnologia utilizzata per gli spazi termali.
Le Terme Repubblicane difatti, essendo tra le più antiche documentate a Pompei, si caratterizzano come momento di sperimentazione che confluisce nella soluzione ottimale delle Terme Stabiane, poco distanti e immediatamente successive, che rappresentano un modello perfetto di complesso termale con la tradizionale suddivisione e impostazione tecnologica poi in uso presso tutti gli edifici del genere.
Conferma della più antica origine di queste terme potrebbe proprio essere la presenza di intercapedini areate poste al disotto del pavimento per creare la camera per il passaggio dell’aria calda per il riscaldamento degli ambienti termali, realizzate da una serie di canali paralleli, in luogo del tradizionale sistema delle colonnine di mattoni poi comunemente adottate in tutte le terme romane.
Le indagini di studio si sono non a caso concentrate nell’area del laconicum (sauna) e del praefurnium (fornace), che risultano tra gli esempi più antichi noti per la fase di passaggio dal modello greco a quello romano, al fine di precisarne lo sviluppo cronologico e il funzionamento.
Oltre all’attività di scavo si è prodotta una nuova pianta dell’area e la schedatura mediante fotogrammetria e/o laserscan di tutti gli elementi architettonici e decorativi. La campagna proseguirà in futuro con ulteriori indagini stratigrafiche dell’edificio per precisarne fasi e funzioni dei diversi settori.
I risultati delle ricerche sono fondamentali per fornire tutti gli strumenti scientifici necessari alla progettazione del restauro, alla conservazione e alla finale fruizione da parte del pubblico.

"Ricordiamoci di salvare l'Italia - Un patrimonio unico che appartiene a tutti noi. Italia casa tua!"


E' questo lo slogan della campagna d'autunno del Fai (Fondo ambiente italiano) presentata oggi al Mibact dal presidente del Fondo, Andrea Carandini, e dal suo vicepresidente, Marco Magnifico, alla presenza del Ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini. 
Una campagna di raccolta fondi e iscrizioni che culminerà, il 18 ottobre nella Fairmarathon, organizzata con Il Gioco del Lotto e patrocinata dal Mibact. 
Fino al 31 ottobre sarà possibile iscriversi al Fai, per un anno, con una quota ridotta da 39 a 29 euro. 
Attualmente gli iscritti "sono oltre 100mila", come rivendica con orgoglio Carandini che ha più volte sottolineato la svolta impressa da Franceschini nell'ambito della gestione dei beni culturali, nonostante "un ottuso passatismo contrario a ogni riforma"
Carandini si è schierato con Franceschini anche nella querelle sul passaggio delle grandi navi a Venezia, sottoscrivendo l'opzione Trieste.
La campagna del Fai, oltre a mirare alla raccolta di fondi vuole "sensibilizzare gli italiani sull’importanza della tutela e della valorizzazione del nostro patrimonio", puntando soprattutto sui giovani, ed è significativo che proprio ai volontari dei Gruppi FAI Giovani quest’anno sia stata affidata la Faimarathon, una Giornata Fai d’autunno alla scoperta di un’Italia diversa che domenica 18 ottobre coinvolgerà 130 città. 
La Faimarathon, in tutte le sue edizioni realizzata con Il Gioco del Lotto, sarà una grande passeggiata culturale nell’Italia più bella, senza punti di partenza o arrivo, che permetterà, attraverso itinerari tematici e visite guidate a contributo libero, di scoprire oltre 500 luoghi di interesse artistico, paesaggistico e sociale, alcuni inaccessibili o poco conosciuti, che rappresentano l’identità e la storia delle nostre città.

giovedì 1 ottobre 2015

Raffaello ai Musei Capitolini


"E' la prima volta di Raffaello ai Musei Capitolini, sembra quasi curioso ma è così". L'assessore alla Cultura del Comune di Roma, Giovanna Marinelli, sottolinea all'Adnkronos l'importanza della mostra 'Raffaello, Parmigianino, Barocci. 
Metafore dello sguardo', che domani apre i battenti ai Musei Capitolini rimanendo visitabile fino al 10 gennaio 2016. Un'esposizione, organizzata da MetaMorfosi con Zètema Progetto Cultura, che evidenzia come il modello di Raffaello abbia concorso a determinare gli orientamenti artistici del Parmigianino e quelli molto diversi di Francesco Barocci (Fotogallery).
"Si mette insieme una mostra sicuramente popolare ma anche scientificamente molto interessante. E credo che questo sia il compito di una sovrintendenza e di un museo importante come i Capitolini", aggiunge Marinelli. 
L'esposizione raccoglie una selezione mirata di dipinti, tra i quali il celeberrimo 'Autoritratto giovanile' di Raffaello, della Galleria degli Uffizi di Firenze, accanto all''Annunciazione' e al 'Riposo durante la fuga in Egitto' di Barocci, entrambi dei Musei Vaticani, accanto a una grande produzione di disegni dei tre pittori. Ma anche una bellissima 'Melancholia' di Albrecht Duerer, proveniente sempre dagli Uffizi.
"Raffaello ha avuto due eredi grandissimi tra il '500 e il '600, che sono Parmigianino e Barocci", spiega la curatrice della mostra (e del catalogo edito da Palombi), e direttrice del gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Marzia Faietti. 
"I due grandi maestri erano già indicati nelle fonti di quel periodo come eredi dell'urbinate, metterli insieme è stato un mio desiderio per verificare la veridicità di queste informazioni e arrivare a un traguardo che conferma il nesso e che si apprezzerà con la mostra"
L'allestimento è promosso dall'assessorato alla Cultura di Roma, dalla sovrintendenza capitolina ai Beni culturali e dal Mibact in collaborazione con il gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi.
"Noi ci collochiamo in una posizione di sostegno alla valorizzazione dei giacimenti culturali", spiega Pietro Folena, presidente di MetaMorfosi, che aggiunge: "Siamo convinti che ci sia un privato che può mettersi al servizio delle istituzioni pubbliche o anche private o religiose, e portare loro certezze economiche che oggi mancano e, sotto la loro guida scientifica, produrre delle cose di qualità, come questa mostra che non è uno 'show' ma una mostra di qualità dietro alla quale c'è un grande lavoro di una persona come Marzia Faietti", sottolinea Folena.
E sulla redditività dei beni culturali, il presidente di MetaMorfosi non ha dubbi: "C'è senza dubbio, anche se non si può immaginare un profitto paragonabile a quello che vi può essere in altri settori come la finanza. Si può valorizzare il patrimonio grazie a tanti paesi disponibili a finanziare i musei italiani avendo in cambio l'onore di avere prodotti culturali come questi. Quindi chi vuole fare questo lavoro, deve sapere che può anche essere ben retribuito ma che è un'attività che richiede grande vocazione, quasi da missionario", conclude Folena.

lunedì 28 settembre 2015

A LUCCA I MANOSCRITTI DEL IX SECOLO RESTAURATI


La storia del Medioevo si rivive a Lucca, attraverso 26 manoscritti restaurati dalla Soprintendenza Archivistica della Regione Toscana e che saranno visitabili nella Sala studio dell'Archivio Storico Diocesano dal 30 settembre al 30 ottobre 2015. 
L'esposizione - dal titolo "Restaurare la memoria. Interventi conservativi sulle pergamene dell’Archivio Storico Diocesano” - è una tra le più complete per ricchezza e antichità di documenti non solo a livello nazionale ma anche europeo e vanta, tra gli altri, il riconoscimento ufficiale dell’Unesco.
L'opera di recupero dei testi - realizzata in collaborazione con il Laboratorio di restauro “Philobiblion” di Firenze - si è concentrata sulle pergamene del IX secolo conservate nel Fondo Diplomatico Arcivescovile dell’Archivio. La realizzazione del progetto è stata resa possibile grazie al finanziamento della Fondazione Banca del Monte di Lucca.
“Il restauro è un momento qualificante nella vita di un Archivio - ha sottolineato Gabriela Todros della Soprintendenza Archivistica della Toscana - un’operazione fondamentale non solo per la tutela e la salvaguardia, ma anche e soprattutto per la buona conservazione del materiale documentario. Fattori esterni, usura ed incuria dell’uomo hanno spesso condotto il supporto scrittorio, cartaceo o pergamenaceo, al deterioramento, e solo grazie a lunghi e delicati interventi è possibile porre rimedio al degrado. Da anni ormai la Soprintendenza Archivistica della Toscana e la Curia Arcivescovile di Lucca collaborano per il recupero di un patrimonio documentario unico ed insostituibile, e la mostra che si inaugurerà a breve ne è il più che soddisfacente risultato”.
I documenti restaurati, ad oggi, sono 26 e risalgono all’ultimo trentennio del IX secolo. 
Le 18 pergamene che saranno in esposizione contengono livelli, permute e promesse che coinvolgono a diverso titolo membri della Chiesa lucchese di quel periodo. I testi sono stati classificati in tre categorie di criticità (gravi, mediocri, discrete) a seconda dello stato di conservazione e quindi definendo per ognuna l’urgenza di intervento. 
Un primo progetto è stato redatto direttamente dalla Soprintendenza, con l’ausilio del restauratore Claudius Schettino e del personale dell’Archivio stesso, che conserva - oltre ai documenti restaurati - anche manoscritti risalenti al settimo secolo dopo Cristo: il più antico documento conservato, infatti, è datato 685.

La mostra, ad ingresso libero, nelle Sale dell’Archivio Storico Diocesano, sarà aperta tutti i lunedì-mercoledì-venerdì dalle 9.30 alle 12.30 da mercoledì 30 settembre fino a venerdì 30 ottobre.

I gioielli italiani di El Greco a Treviso


Saranno una trentina le opere di Domenikos Theotokopoulos, detto El Greco, a rendere omaggio al periodo italiano del genio del ‘500, mettendo in scena a Treviso la più grande retrospettiva mai organizzata prima sul periodo giovanile dell’artista, intitolata 'El Greco in Italia. 
Metamorfosi di un Genio' (dal 24 ottobre prossimo al 10 aprile 2016 a Casa dei Carraresi). Molte di queste saranno esposte in Italia per la prima volta, accompagnate da altrettanti capolavori di grandi artisti che influenzarono il suo lavoro, o ne furono a loro volta influenzati, da Tiziano a Picasso, da Parmigianino a Bacon.
Fra le opere di El Greco esposte ci sarà il 'San Demetrio' (ante 1567), da collezione privata. 
La mirabile icona, di recente scoperta e attribuzione a El Greco, è testimonianza della prima attività del pittore in obbedienza ai principi della 'maniera greca', e viene esposto per la prima volta non solo al grande pubblico, ma anche alla comunità degli studiosi. Proveniente dalla Galleria estense di Modena ci sarà poi l'altarolo (1567-1568 circa), opera chiave per la ricostruzione dell’attività de El Greco in Italia, che rappresenta l’irreversibilità della scelta della 'maniera moderna' da parte di un pittore formato nell’ambito delle derive della cultura bizantina. 
Fu rintracciata e pubblicata dal grande storico dell’arte Rodolfo Pallucchini nel 1937.
Altra chicca l''Adorazione dei Pastori' (1568-1569 circa), dal danese J.F. Willumsens Museum. 
L'opera appartiene agli anni del soggiorno romano, con la presenza di suggestioni derivate dalla frequentazione del circolo artistico gravitante intorno alla figura del Cardinale Alessandro Farnese, e fu recuperata e pubblicata dal primo grande studioso del periodo italiano di El Greco, Jens Ferdinand Willumsen. 
La 'Guarigione del Cieco' (1573 circa), proveniente dalla Galleria Nazionale di Parma, offre sullo sfondo tracce del soggiorno romano, dove El Greco rappresenta le terme di Diocleziano; inoltre, sulla sinistra, si possono scorgere i ritratti di Alessandro Farnese Junior e Juan de Austria, eroi dell’impresa di Lepanto legati al pittore da un rapporto di buona conoscenza, se non proprio di amicizia. 
Da una collezione privata proviene la 'Crocifissione' (1575-1577 circa), per la prima volta in mostra in Italia, risalente all’ultimo periodo del soggiorno di El Greco nel nostro Paese, parte del gruppo in mostra dedicato alla rappresentazione del tema del Crocifisso sulla lezione di Michelangelo.
Dedicata al decennio 1567-1576, il periodo che l’artista trascorse in Italia, la mostra racconterà, attraverso spunti scientifici inediti, come il 'viaggio' nel nostro Paese abbia plasmato l’artista al punto tale da trasformarlo da iconografo del mondo ortodosso a genio visionario. 
L'allestimento si pone come coronamento delle mostre che hanno celebrato il quarto centenario della morte dell’artista (Toledo, 1614) in Grecia e in Spagna, rispettivamente suo Paese di nascita e di adozione. 
Patrocinata dalla Regione Veneto, dalla Provincia di Treviso e dal Comune di Treviso, grazie ai suoi straordinari contenuti artistici la mostra ha ricevuto anche il patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che ne ha riconosciuto l’importanza, in collaborazione con il Polo Museale del Veneto. 
Il progetto ha inoltre potuto contare sul supporto di prestigiosi istituzioni museali e collezioni private di tutto il mondo, tra cui le Gallerie dell’Accademia di Venezia, la Galleria Estense di Modena, la Galleria Nazionale di Parma, il J.F. Willumsens Museum in Danimarca, la Maison d'Art di Montecarlo, la Galleria Parmeggiani di Reggio Emilia, il Museo di Capodimonte di Napoli, la Pinacoteca di Bologna, la Schorr Collection di Londra, The Velimezis Collection di Atene, solo per citarne alcuni.
Organizzata da Kornice, di Andrea Brunello, con la collaborazione di Fondazione Cassamarca, la mostra nasce da un importante progetto scientifico che si basa su oltre mezzo secolo di studi del suo curatore, Lionello Puppi, emerito di Ca’ Foscari, uno dei maggiori studiosi al mondo de El Greco e massimo esperto del suo periodo giovanile, coadiuvato da un Comitato Scientifico internazionale composto da studiosi di prestigiose realtà accademiche: Serena Baccaglini, Alessandra Bigi, Nano Chatzidakis, Agnese Chiari Moretti Wiel, Robin Cormack, Andrea Donati, Mariella Lobefaro, Maria Paphiti, Paula Revenga Dominguez. Il percorso espositivo, suddiviso in quattro macro sezioni, coinvolgerà il pubblico in un viaggio sulle tracce dell’attività dell’artista tra Venezia, Roma e l’Italia centrale, dove El Greco ebbe modo di entrare in contatto diretto con la coeva arte di Tiziano, Bassano e Tintoretto, artisti che influenzarono profondamente la sua opera.
La prima parte introdurrà il visitatore attraverso un video emozionale che racconterà l'artista e gli aneddoti legati alla sua personalità carismatica e alla sua vita avventurosa; la seconda è dedicata a Creta, l’isola in cui è nato, all’epoca territorio veneziano, e al linguaggio della tradizionale icona bizantina che ha contraddistinto i suoi primi anni come artista; la terza parte, quella centrale e dominante della mostra, metterà a confronto le principali opere del periodo italiano con quelle di artisti che hanno fortemente influenzato il suo lavoro. 
Tra i capolavori offerti per il confronto il 'San Francesco Riceve le Stimmate' di Tiziano (1525 circa), la 'Madonna di San Zaccaria' del Parmigianino (1530-1533 circa), l’'Allegoria della Battaglia di Lepanto' del Veronese (1572-1573 circa) e l’'Allegoria del Fuoco' del Bassano (1580 circa).
La parte finale sarà dedicata alle influenze che El Greco ha esercitato sugli artisti delle avanguardie del ‘900, tra cui geni del calibro di Pablo Picasso e Francis Bacon. 
Saranno infatti in mostra i capolavori di questi artisti, regalando così al visitatore un viaggio tra l’arte rinascimentale e moderna che rivelerà, inequivocabilmente, come i colori acidi, il movimento ascensionale delle figure, l’impressionante rappresentazione psicologica dei ritratti, gli sprazzi di luce rubati alle tenebre tipici de El Greco abbiano incantato molti artisti famosi, secoli dopo la morte del Maestro, al punto tale da renderlo uno degli artisti più imitati al mondo. 
In occasione della mostra, Casa dei Carraresi, centro congressi ed esposizioni di Fondazione Cassamarca, ha riportato alla luce le sale dei Brittoni con i loro meravigliosi affreschi che saranno riaperte al pubblico. Nell’attesa della pubblicazione del catalogo della mostra, edito da Skira, aneddoti, curiosità sull’artista e il backstage della preparazione della mostra si possono seguire sulla pagina Facebook Mostre-Treviso e i profili Twitter e Instagram.

sabato 26 settembre 2015

Pompei prima dei romani, scoperta tomba sannita intatta



Una tomba a cassa di età sannitica risalente al IV secolo avanti Cristo è venuta alla luce nella Necropoli di Porta Ercolano all'interno degli scavi archeologici di Pompei. 
Il ritrovamento, fa sapere la Soprintendenza, è avvenuto nell'ambito degli scavi realizzati in collaborazione con l'equipe francese del Centro Jean Berard di Napoli e rappresenta "una delle rarissime testimonianze funerarie di età preromana, con corredo funerario completo".
Le nuove scoperte saranno ufficialmente presentate lunedì, alle ore 11, proprio sul sito, dal soprintendente Massimo Osanna, dalla direttrice del Centro Jean Berard di Napoli, Claude Pouzadoux, e dagli archeologi impegnati sul campo.

venerdì 25 settembre 2015

JEFF KOONS IN FLORENCE

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COMUNICATO STAMPA: Firenze, 25 settembre 2015, per la prima volta, dopo circa cinquecento anni dalla messa in posa dell’Ercole e Caco di Baccio Bandinelli (1493-1560), una scultura originale di grandi dimensioni sarà collocata sull’arengario di Palazzo Vecchio. 
Si tratta di Pluto and Proserpina di Jeff Koons (1955), un'opera monumentale alta più di tre metri. 
Un evento eccezionale che inaugura il progetto In Florence, un programma ambizioso e innovativo che vede i protagonisti dell’arte del nostro tempo confrontarsi con gli spazi e le opere del Rinascimento fiorentino.

Jeff Koons In Florence è la mostra più attesa dell’anno: un confronto tra la provocante bellezza delle opere del geniale artista americano e i capolavori senza tempo di Donatello (1386-1466) e Michelangelo (1475-1564). I luoghi eletti del "dialogo” saranno la Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio e Piazza della Signoria.  
La mostra,  organizzata da Associazione Mus.e e a cura di Sergio Risaliti, è realizzata grazie alle relazioni e al generoso contributo di Fabrizio Moretti, nuovo mecenate per l’arte contemporanea e per Firenze, già noto a livello internazionale come mercante d’arte antica. 

A Palazzo Vecchio sarà esposta Gazing Ball (Barberini Faun), opera realizzata nel 2013 appartenente alla serie denominata dall’artista Gazing Ball,  calchi in gesso di celebri sculture del periodo greco-romano cui l’artista ha aggiunto, in posizione di precario equilibrio, una sfera di colore azzurro brillante e dalla superficie specchiante. Un raffinato e attraente gesto concettuale per ribaltare e deviare lo sguardo dello spettatore dall’ammirazione dell’opera classica, quale immagine memorabile di pura perfezione, alla totalità dello spazio ambientale, in cui si riconoscono anche gli osservatori e i vari elementi che caratterizzano il contesto espositivo. Un lavoro che insiste sulla seduzione del calco in gesso, così puro, leggero, impalpabile, e la magia disorientante della sfera azzurra con la sua superficie riflettente come uno specchio. 
L’antico Fauno Barberini ( “Uno fauno a sedere più grande del naturale quale sta dormendo e tiene un braccio in testa”, Archivio Barberini, Roma, 1632) è una scultura di età imperiale - ispirata probabilmente a un opera in bronzo di epoca tardo-ellenistica.  Rinvenuto a Roma nei fossati di Castel Sant’Angelo intorno al 1624, il  marmo entrò nella collezione del Cardinale Francesco Barberini nel 1628,  per poi arrivare in Germania agli inizi dell’Ottocento, dove è conservato presso la Gliptoteca di Monaco. Alcuni restauri della scultura furono eseguiti, già all’epoca del rinvenimento, dalla bottega di Gian Lorenzo Bernini (1598-1680) o da lui medesimo.
Koons spiega in questi termini il senso del suo lavoro: “Ho pensato a Gazing Ball guardando per molti anni sfere di questo genere. Ho voluto affermare la perentorietà e la generosità della superficie specchiante e la gioia che scatenano sfere come queste. La serie Gazing Ball si basa sulla trascendenza. La consapevolezza della propria mortalità è un pensiero astratto, e a partire da questa scoperta uno inizia ad avere coscienza maggiore del mondo esterno, della propria famiglia, della comunità, può instaurare un dialogo più vasto con l'umanità al di là del presente”.
La sfera deve essere letta  come simbolo o archetipo della perfezione del cosmo, dell’Uno, dell’infinito e dell’eterno - come nel Timeo di Platone -, ma tale idealità  è contraddetta dalla posizione arrischiata in cui l’oggetto sferico si trova, posto com'è sulla coscia sinistra del giovane Fauno, nonché dalla superficie che riflette il transeunte, il molteplice, il mondo della vita.
Gazing Ball prende il nome dalle sfere specchianti, scoperte tante volte da Koons nella casa d'infanzia in Pennsylvania: ammalianti, incantevoli oggetti ornamentali prodotti per la prima volta a Venezia nel tredicesimo secolo, divenuti poi famosi nel diciannovesimo secolo durante il regno di Ludovico II di Baviera che li usava per decorare i giardini dei suoi palazzi, quindi arrivati in Pennsylvania attraverso gli Europei. Il potere incantatorio di questi oggetti risiede nel fatto che a chi guarda ad essi viene concessa la possibilità di vedere dietro le proprie spalle e fino agli angoli più lontani, con effetto panottico e anamorfico, assorbendo all’interno della stessa superficie il proprio riflesso e ogni altro elemento intorno al proprio corpo. Forme affascinanti, magiche, piacevoli anche per la loro leggerezza (si tratta di sfere di vetro soffiato) e per la loro associazione con il gioco infantile. Data la loro estrema fragilità sono anche associate all'effimera durata della vita umana – così come le bolle di sapone cui spesse volte vengono associate. Ecco perché la sfera, simbolo di perfezione, spesse volte è associata al tema della malinconia, stato d'animo provocato dal confronto dell'animo umano con l'incommensurabile.  Come afferma Koons: "La serie denominata Gazing Ball  ha alla base lo “sguardo del filosofo” che giunge alla trascendenza attraverso i sensi  per poi dirigere la nostra visione verso l’eternità tramite la pura forma e l’idea”.
La scelta di installare il Fauno nella Sala dei Gigli, fastoso ambiente, decorato con pregevoli affreschi di Domenico Ghirlandaio (1449-1494), e una finta tappezzeria impreziosita dalla presenza di gigli d'oro -emblema angioino in campo azzurro- nasce dalla volontà di creare un dialogo tra il linguaggio rinascimentale e quello contemporaneo. La sala ospita anche l’originale in bronzo della Giuditta e Oloferne (1457 circa) di Donatello, una delle sculture più fascinose e significative del Quattrocento italiano. Di fronte al capolavoro donatelliano - Giuditta implacabile punitrice di Oloferne, intorpidito dalla bellezza virginale della giovane eroina, poi fiaccato dal vino, infine decapitato - il Fauno Barberini -nella versione rivisitata di Koons- si presenterà al pubblico ancora nella sua provocante posa, esempio di una bellezza non volgare, sebbene spinta al limite dell’osceno. La plateale esibizione del nudo, con i genitali in bella mostra, la posa sensuale, indice di una potenza sessuale selvaggia sembrerà provocare la stessa Giuditta, punitrice degli eccessi libidinosi, della perdizione sessuale, come simboleggiano i baccanali scolpiti a bassorilievo nel basamento. La sfera specchiante e di colore azzurro entrerà, altresì, in rapporto con l'effige in bronzo, e poi con il contesto decorativo della sala, con le sue dominanti cromatiche e il prezioso soffitto ligneo. Contrasti esaltati dall'operazione eseguita da Koons che affronta il quotidiano e l'eterno, la bellezza classica e l'estetica di massa, la sfera del mito e quella della mondanità, l'infanzia e la storia, Eros e Thanatos, mentre l'ambivalenza tra equilibrio e instabilità, originale e copia, oggetto artistico e merce, invita a riflettere anche sul rapporto tra immaginazione e serialità, tra metafisica e basso materialismo, tra stupore e mistificazione. Infine quello tra immagini classiche e simulacri post-moderni.    
  
Altre relazioni, altri significati emergeranno in Piazza della Signoria dove, a poca distanza dalla copia in marmo del David di Michelangelo, sarà esposta una delle più celebri sculture di Jeff Koons, Pluto and Proserpina (2010-2013), un’opera monumentale, alta più di tre metri, in acciaio inox, lucidata a specchio e con una cromatura in color oro. Le due figure di Plutone e Proserpina, avvinghiate in un abbraccio drammatico e sensuale, scintilleranno alla luce del giorno e, illuminate durante la notte, strideranno in contrasto con le sculture in marmo e bronzo della piazza. Abbagliante presenza, l’opera di Koons, catturerà lo sguardo dei cittadini e  dei turisti, unico originale tra le copie del David e della Giuditta sull’arengario. La superficie specchiante dell'opera di Koons funzionerà in modo da assorbire, catturare e liquefare tutto lo spazio circostante, con effetti di splendore abbacinante e di virtuosistica defigurazione. Le stesse forme del dio dell'Averno, quelle della sua futura sposa - Persefone per i greci- sembreranno liquefarsi in una materia fluida, quasi gelatinosa, fortemente sensuale, al limite della dissoluzione figurativa, con il risultato di disperdere i connotati iconografici, quindi il presupposto mitologico dell’immagine, assieme all’originale morfologia barocca di cui l’opera di Koons è in qualche modo una libera riproduzione. In effetti, Pluto and Proserpina di Koons s’ispira a una celebre opera di Gian Lorenzo Bernini, il Ratto di Proserpina (225 cm, base 109 cm), commissionata all’artista dal Cardinale Scipione Caffarelli Borghese ed eseguita tra il 1621 e il 1622, quando Bernini aveva di poco superato i vent’anni. Nei documenti dell'epoca il gruppo viene descritto in questi termini: “Una Proserpina di marmo che un Plutone la porta via alto palmi 12 in circa et un can trifauce con piedistallo di marmo con alcuni versi di faccia”. Alla base della scultura era stato apposto, infatti, un testo poetico dedicato all’opera del Bernini, adattamento di un distico composto dal cardinale Maffeo Barberini, poi papa Urbano VIII, impressionato dalla bellezza del marmo. Nei Dodici distichi per una Galleria, illustra, con epigrammi e brevi descrizioni, dodici quadri di una galleria immaginaria si legge: "Quisquis humi pronus flores legis, inspice saevi / me Ditis ad domum rapi". Per questo il punto di vista privilegiato deve essere considerato quello frontale, visto che qui si trovava l’iscrizione di Maffeo Barberini. Guardando la scultura di Bernini, scopriamo, infatti, che Plutone ha già lasciato cadere a terra il suo scettro bidentato per agguantare con vigore la giovane che innalza la mano destra al cielo con un gesto di lamento, supplicando aiuto e rimarcando a questo modo con virtuoso effetto quell’ “inspice me” al centro dei versi.
Per meglio comprendere il soggetto, dobbiamo rileggere le Metamorfosi di Ovidio, laddove viene descritto il momento in cui il dio degli inferi aggredisce la figlia di Cerere, intenta a raccogliere fiori in un boschetto nei pressi di un lago. La dea "si stava divertendo a cogliere viole e candidi gigli, ne riempiva con fanciullesco zelo dei cestelli e i lembi della veste, gareggiando con le compagne a chi più ne coglieva, quando in un lampo Plutone la vide, se ne invaghì e la rapì: tanto precipitosa fu quella passione. Atterrita la dea invocava con voce accorata la madre e le compagne, ma più la madre; e poiché aveva strappato il lembo inferiore della veste, questa s'allentò e i fiori raccolti caddero a terra: tanto era il candore di quella giovane, che nel suo cuore di vergine anche la perdita dei fiori le causò dolore". La mitica vicenda, secondo gli studiosi, si ricollega all’alternarsi delle stagioni: al freddo e al gelo dell'inverno, alla rinascita primaverile. Plutone, infatti, nella tradizione letteraria viene spesse volte descritto come immagine del Sole. Nel trattato Imagini di Vincenzo Cartari (1531ca.- post 1571), ad esempio, testo indispensabile per l'iconografia rinascimentale, si trova scritto: “[…] fu finto che Plutone, intendendo per lui il Sole, la rapì, e portossela in inferno, perche il calore del Sole nodrisce, e conserva sotto terra tutto il tempo dell'inverno il seminato grano". Secondo Varrone, citato da Sant’Agostino, il nome Proserpina verrebbe addirittura da proserpere, che simboleggia lo “sgusciare fuori” del seme dalla terra. Nel marmo di Bernini, Proserpina, bella come la Venere di Prassitele, sta lottando invano per la sua verginità. Grida, spalancando la bocca, invoca la madre e le compagne. Nello sguardo di lei si leggono: vergogna per la sua nudità offesa,  paura nei confronti della furia erotica di Plutone e commovente disperazione, perché tra pochissimo la ragazza conoscerà l'oscurità dell'Ade. I versi di Ovidio spiegano inoltre  la presenza di mazzi di fiori freschi aggiunti, da Jeff Koons, con precisione filologica, alla sua nuova scultura in acciaio inox, che, a differenza di Bernini, ad esempio, omette la figura del cane Cerbero. Opera monumentale, ricordiamolo,Pluto and Proserpina verrà esposta dal 25 settembre sull’arengario di Palazzo Vecchio a poca distanza dalla copia del David, simbolo universale del rinascimento fiorentino, tanto quanto la Primavera del Botticelli agli Uffizi. 
In tale posizione, si esplicita una diversa e più sottile relazione tra Pluto and Proserpina di Koons e il contesto espositivo di Piazza Signoria, con la sua sfilata di mirabili sculture. Il senso dell'arte, della bellezza e dell'amore come continua rinascita, come sublimazione del dolore e come superamento della morte (anche della morte dell'arte). Infatti, nel mito di “Plutone e Proserpina” la potenza ctonia di eros che può essere seminatrice di morte e di violenza - sia spirituale sia materiale - è contraddetta dalla forza generatrice della bellezza e dell'amore, dalla funzione vitale e solare dell'unione di maschile e femminile, così come di storia e immaginazione. La speciale collocazione di Pluto and Proserpina di Koons è stata pensata anche per esaltare la peculiare somiglianza di quest'opera  con il Ratto delle Sabine del Giambologna (1529-1608) - posto sotto la Loggia dei Lanzi- e con il Genio della Vittoria del Buonarroti -conservato nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, massimi esempi di una soluzione spiraliforme del movimento nei corpi; suggerendoci inoltre che Bernini deve molto all’arte del cinquecento nella sua prodigiosa invenzione del Ratto di Proserpina. Secondo la critica, Gian Lorenzo Bernini, avrebbe, infatti, prima studiato l'Ercole e Anteo del Giambologna, per poi prendere spunto dall'opera del toscano Pietro da Barga (documentato da 1574 al 1588), autore di un bronzo di stesso soggetto -oggi conservato al Museo Nazionale del Bargello- forse ispirato ad un brano di Plinio, che nella Naturalis Historia, (XXXIV, 69) descrive un gruppo bronzeo di mano di Prassitele, avente a oggetto proprio il “Raptus Proserpinae”, così come ad un bronzo di Vincenzo de' Rossi (1525-1587), fuso nel 1565 circa.
Ecco dunque che l'esposizione Jeff Koons In Florence si presenta come un gioioso e raffinato gioco di citazioni e di rinvii, di contrasti e di confronti tra antico e contemporaneo, dove la superficie scintillante nasconde il senso oscuro e magico della creazione in funzione anche apotropaica.
La mostra, visibile dal 26 settembre al 28 dicembre 2015, nasce da una proposta di Fabrizio Moretti ed è curata da Sergio Risaliti.Promossa dal Comune di Firenze, è organizzata da Mus.e con il contributo della Camera di Commercio, della Galleria Moretti e da David Zwirner con la collaborazione della Biennale Internazionale di Antiquariato di Firenze.

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