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martedì 23 agosto 2011

Spalato

Quasi al termine dell'estate vi informo su un luogo che merita davvero una visita:

La Spalato romana è rappresentata dallo sfarzoso palazzo dell'imperatore Diocleziano, fatto costruire nel 295-304 d.C.


Ricostruzione del palazzo di Diocleziano
Nei secoli successivi, gli abitanti della vicina Salona, già porto illirico e in seguito popolosa città romana, per sfuggire alle incursioni degli Avari e degli Slavi, si rifugiarono fra le sue mura, fondando così la città di Spalatum: forse il nome della nuova città-palazzo deriva proprio dal latino palatium. In alcune carte medievali la città è anche chiamata Spalatro. Successivamente si susseguirono vari domini: l'Impero Bizantino, nel quale la città riuscì man mano a ritagliarsi una certa autonomia, quindi il Regno Croato, del quale era formalmente la capitale. Successivamente fu nel Regno Magiaro-Croato, nel contesto del quale la città mantenne la sua autonomia comunale, ebbe pochi anni d'indipendenza, quindi fece parte per quasi quattro secoli dei domini della Repubblica di Venezia, lasciando in eredità numerose vestigia; dal crollo della Serenissima nel 1797 si susseguirono le dominazioni dell'Impero di Francia, e dell'Impero Asburgico. L'Impero Ottomano invece mai riuscì a conquistarla.
L'influenza italiana (latina, dalmatoromanza, veneta) persiste nei secoli grazie agli scambi commerciali; forte è l'influsso del mondo veneziano, che comporterà il graduale passaggio dalla lingua dalmatica romanza, derivata direttamente dal latino, al veneto, divenuto una vera e propria lingua franca nel Mar Mediterraneo orientale, accanto ad un costante accrescimento della componente croata della popolazione (i nomi croati apparvero già nel secolo X). La comunità italiana conobbe anche apporti immigratori dalla penisola e quella croata dall'entroterra. Nei secoli XV-XVI Spalato fu centro della nascente letteratura croata con Marco Marulo o Marco Marulich. Fino al periodo austriaco la situazione linguistica di Spalato, così come di molte altre città dalmate, fu assai complessa, dividendosi per nazionalità e per classi sociali. Lingua ufficiale e della cultura rimase l'italiano, utilizzato dall'aristocrazia e dalla più ricca ed influente borghesia, mentre la piccola borghesia e gli artigiani si esprimevano prevalentemente in lingua veneta. La popolazione croata era invece sostanzialmente bilingue, utilizzando il croato - nella variante ciakava ikava - nell'ambito familiare e del piccolo commercio, e il veneto (o l'italiano, a seconda del grado di istruzione) come lingua franca di comunicazione. Come testimoniò l'ultimo podestà italiano di Spalato - Antonio Bajamonti - l'italiano era capito da tutta la popolazione della città.


Spalato nel 1912, dove si notano i quartieri con nomi italiani: Borgo Grande, Borgo Pozzobon, Borgo Luca, Botticelle
Nella seconda metà del 1800 il forte sentimento di appartenenza nazionale che invase tutta l'Europa giunse anche a Spalato; vennero fondati giornali, circoli e movimenti irredentisti italiani e, in misura minore, croati. A partire dal 1882, dopo la sconfitta elettorale della Giunta retta dal Partito Autonomista dell'italiano Antonio Bajamonti, Spalato venne governata da partiti filocroati - detti puntari - che avevano raggiunto ormai la maggioranza, relegando i partiti filoitaliani - detti tolomaši - a una minoranza, che vide diminuire progressivamente la propria influenza in città. La progressiva presa di coscienza dell'identità croata e il crescente afflusso di croati dalle zone circostanti fece regredire gradualmente anche l'uso dell'italiano, che pur conservò notevole prestigio per tutto il periodo austriaco ed ebbe un certo suo rilievo fino alla fine della Seconda guerra mondiale.
Con la dissoluzione dell'Impero asburgico in seguito alla Prima guerra mondiale, Spalato - nonostante la lotta di una parte della popolazione che ne voleva l'incorporazione nel Regno d'Italia - entrò a far parte del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che nel 1929 divenne Regno di Jugoslavia. Ciò comportò l'esodo di una parte della popolazione italiana. Le istituzioni scolastiche italiane vennero ulteriormente ridotte, ma la comunità italiana residua riuscì a sopravvivere. Nel censimento austriaco del 1910 a Spalato vi erano 2.082 italiani (cioè il 7,6% della popolazione totale di 27.492 abitanti), ma nel 1941 (quando l'Italia annesse Spalato) ve ne restavano meno di un migliaio su un totale di quasi 40.000.
A seguito della vittoriosa campagna militare di Jugoslavia ed ai Patti di Roma del 18 maggio 1941 conclusi col neonato Stato Indipendente di Croazia sorto dal disfacimento della Jugoslavia, il Regno d'Italia comprese sotto la propria sovranità sia i territori del Patto di Londra del 1915, sia Spalato e Cattaro, erette a nuove province italiane che, con quella di Zara, costituirono il Governatorato della Dalmazia.

Spalato italiana in una mappa del Governatorato della Dalmazia (1941-1943). Il verde scuro indica le aree appartenenti al Regno d'Italia, l'area rossa indica il Regno di Croazia di Pavelic

La situazione etnica nel Governatorato era la seguente: nel 1941 a Zara (passata dai 18.623 abitanti nel 1921 ai 25.302 nel 1936), vi erano 20.000 italiani e 2.000 croati. Nel resto della Dalmazia, secondo i censimenti jugoslavi, vi erano oltre 4 000 italiani, con i nuclei più consistenti a Spalato (circa 3000), Ragusa, Sebenico, Curzola e Cattaro.
I croati di Spalato furono sostanzialmente favorevoli al movimento partigiano di Josip Broz Tito.
Con il 25 luglio 1943, sfollò il personale del "Governatorato della Dalmazia" e delle organizzazioni politiche giunto dalla Penisola nel 1941.
Il 10 settembre, mentre Zara veniva presidiata dai tedeschi, a Spalato entravano i partigiani. Vi rimasero sino al 26 settembre, sostenendo una battaglia difensiva per impedire la presa della città da parte dei tedeschi. La Divisione italiana Bergamo, di stanza proprio a Spalato e precedentemente impegnata per anni proprio nella lotta antipartigiana, in quel frangente appoggiò in massima parte i partigiani e combatté in condizioni psicologiche e materiali difficilissime contro le truppe germaniche, fra le quali la famigerata Divisione della Waffen SS Prinz Eugen. Mentre si svolgevano quei 16 giorni di lotta, fra Spalato e Traù i partigiani soppressero 134 italiani, compresi agenti di pubblica sicurezza, carabinieri, guardie carcerarie ed alcuni civili. Spezzata la resistenza dei partigiani e della Bergamo, i tedeschi sottoposero il corpo ufficiali della Divisione ad una decimazione sotto l'accusa di alto tradimento. Dopo un procedimento sommario, tre generali e quarantotto ufficiali italiani vennero trasportati nella vicina località di Treglia (in croato Trilj) e fucilati. I loro corpi vennero recuperati in seguito, ed oggi riposano nella cripta del Tempio Votivo del Lido di Venezia.
Spalato passò quindi sotto il controllo degli Ustascia. Durante questo periodo vennero sistematicamente distrutti tutti i simboli che in qualche modo collegassero Spalato all'Italia, compresi parecchi "Leoni di San Marco" del periodo veneziano.
Al termine della guerra la comunità italiana si dissolse con un triste e drammatico esodo verso l'Italia. Attualmente si contano in città circa una novantina di italiani, riuniti nella Comunità Italiana di Spalato.

Spalato nella Croazia jugoslava (1945-1991)

Nel dopoguerra Spalato fu assegnata alla Jugoslavia ossia alla Repubblica Socialista di Croazia nel periodo 1944-1991. Dalla dissoluzione jugoslava del giugno 1991 fa parte della Croazia indipenden

Spalato nella Croazia indipendente (dal 1991)

Attualmente Spalato fa parte della Croazia indipendente, avendo subito danni nella guerra degli anni novanta. Negli ultimi anni la città sta godendo di un periodo di notevole espansione economica, legato anche al prossimo ingresso della Croazia nella Unione Europea.
In città, nonostante tutte le vicende storiche, è sopravvissuta una piccolissima ma radicata minoranza autoctona italiana che dai primi anni novanta, subito dopo la dissoluzione della Jugoslavia e le guerre Jugoslave, si è costituita ufficialmente in Comunità degli Italiani. Spalato è inoltre sede di un Consolato Italiano molto attivo nella tutela e valorizzazione della cultura e del patrimonio latini, veneti e italiani del territorio. È stata aperta pure una sede della Società Dante Alighieri, anch'essa molto attiva in ambito culturale.

Attrazioni


Il campanile della cattedrale è il simbolo principale della città
Spalato è famosa soprattutto per il Palazzo di Diocleziano, la porta Aurea e la cattedrale con il suo celebre campanile. È inoltre sede arcivescovile. Nelle vicinanze sono notevoli le rovine romane di Salona e gli scavi archeologici andrebbero ampliati, ma il paesaggio circostante è stato occupato, nel secolo scorso, da una vasta zona industriale. Sono comunque in studio piani di recupero e tutela. Subito ad Ovest si trovano le storiche località turistiche dei Sette Castelli e lo specchio di mare che da essi prende nome: la Baia dei Castelli, che la Penisola di Spalato insieme all'Isola di Bua separano dal Mar Adriatico.