San Quirico d’Orcia è un antico borgo murato posto nel medioevo sul percorso della Via Francigena. Sigerio, arcivescovo di Canterbury, lo cita nel suo "Itinerario" compiuto negli anni 990-994. Nel XII secolo divenne sede di un vicario imperiale. Nel 1256 passò a Siena che fortificò le sue difese murarie che vennero ulteriormente modificate nel corso del ’400.
L’abitato appare ancora articolato sui due nuclei del castello, che ha come fulcro l’antica pieve, e del borgo di Santa Maria, riuniti dai senesi all’interno della comune cinta muraria.
L’abitato appare ancora articolato sui due nuclei del castello, che ha come fulcro l’antica pieve, e del borgo di Santa Maria, riuniti dai senesi all’interno della comune cinta muraria.
La cinta muraria, con le sue quattordici torri, è per buona parta ancora ben conservata.
L’edificio senz’altro più rilevante del borgo è la collegiata dei Santi Quirico e Giulitta, costruita in forme romaniche nei sec. XII-XIII sul luogo dell’antica pieve di Osenna della quale si hanno notizie fin dall’anno 714. L’attuale edificio venne modificato, nella parte absidale, nel secolo XVII per costruirvi il coro.
Da segnalare, per la loro importanza, i tre bei portali. Particolarmente pregevole quello maggiore che si apre nella facciata, di stile lombardo, preceduto da un elegante protiro con arco e sostenuto da due coppie di eleganti colonne che poggiano su leoni di pietra. Nell’architrave del portale, è raffigurata una "lotta di mostri". Nel centro della lunetta è scolpita una figura in trono da identificare con San Damaso o San Quirico. Della fine del sec. XIII sono gli altri due portali. Quello che si apre nel fianco destro della Collegiata, fra due bifore, presenta anch’esso un protiro le cui colonne sono sostituite da due cariatidi che poggiano su due leoni. Costruito probabilmente negli anni attorno al 1288, è stato attribuito a Giovanni Pisano (che in quel periodo stava lavorando al Duomo di Siena) o a un suo allievo di notevole livello. Un terzo portale gotico, del 1298 si trova nello stesso lato, sulla parete del transetto.
L’interno dell’edificio sacro è a croce latina, con tre absidi e un soffitto a travi dipinte. Nella terza arcata, lastra tombale quattrocentesca, del conte Enrico di Nassau. Nel braccio sinistro del transetto, vi è un notevole trittico attribuito a Sano di Pietro raffigurante la "Madonna col Bambino in trono e quattro santi" (sec. XV). Nell’abside è collocato un coro ligneo di intagliato e intarsiato di Antonio Barili (1482-1502) proveniente dal Duomo di Siena.
L’edificio senz’altro più rilevante del borgo è la collegiata dei Santi Quirico e Giulitta, costruita in forme romaniche nei sec. XII-XIII sul luogo dell’antica pieve di Osenna della quale si hanno notizie fin dall’anno 714. L’attuale edificio venne modificato, nella parte absidale, nel secolo XVII per costruirvi il coro.
Da segnalare, per la loro importanza, i tre bei portali. Particolarmente pregevole quello maggiore che si apre nella facciata, di stile lombardo, preceduto da un elegante protiro con arco e sostenuto da due coppie di eleganti colonne che poggiano su leoni di pietra. Nell’architrave del portale, è raffigurata una "lotta di mostri". Nel centro della lunetta è scolpita una figura in trono da identificare con San Damaso o San Quirico. Della fine del sec. XIII sono gli altri due portali. Quello che si apre nel fianco destro della Collegiata, fra due bifore, presenta anch’esso un protiro le cui colonne sono sostituite da due cariatidi che poggiano su due leoni. Costruito probabilmente negli anni attorno al 1288, è stato attribuito a Giovanni Pisano (che in quel periodo stava lavorando al Duomo di Siena) o a un suo allievo di notevole livello. Un terzo portale gotico, del 1298 si trova nello stesso lato, sulla parete del transetto.
L’interno dell’edificio sacro è a croce latina, con tre absidi e un soffitto a travi dipinte. Nella terza arcata, lastra tombale quattrocentesca, del conte Enrico di Nassau. Nel braccio sinistro del transetto, vi è un notevole trittico attribuito a Sano di Pietro raffigurante la "Madonna col Bambino in trono e quattro santi" (sec. XV). Nell’abside è collocato un coro ligneo di intagliato e intarsiato di Antonio Barili (1482-1502) proveniente dal Duomo di Siena.
A sinistra della collegiata è l’Oratorio della Misericordia, semplice edificio precedutod da un portico coperto. All’altar maggiore conserva una grande tavola cinquecentesca di Bartolomeo Neroni detto "Il Riccio", raffigurante la "Madonna col Bambino e Santi".
Sul retro della Collegiata, sorge il severo profilo di palazzzo Chigi Zondadori, costruito da Carlo Fontana per il cardinale Flavio Chigi (sec. XVIII), arricchito da affreschi di artisti romani, molto danneggiati durante la guerra mondiale.
A destra è il rinascimentale palazzo Pretorio, affiancato da costruzioni medievali.
Dalla piazza si sviluppa via Poliziano che, affiancata da case medievali raggiunge la Porta dei Cappuccini, baluardo a forma poligonale inserito nella cerchia muraria cittadina.
A destra è il rinascimentale palazzo Pretorio, affiancato da costruzioni medievali.
Dalla piazza si sviluppa via Poliziano che, affiancata da case medievali raggiunge la Porta dei Cappuccini, baluardo a forma poligonale inserito nella cerchia muraria cittadina.
Su piazza della Libertà si trova la chiesa della Madonna di Vitaleta, santuario ottocentesco edificato sui resti di un convento intitolato a San Francesco. All’altare maggiore conserva una "Madonna Annunciata" attribuita ad Andrea della Robbia (inizi sec. XVI). Fra le altre opere, due statue lignee policrome ("Angelo annunciante" e "Vergine Annunciata") di Francesco di Valdambrino (sec. XV). Inoltre, una seicentesca "Visitazione" di Ventura Salimbeni, un "Crocifisso" di area senese (sec. XV), una "Immacolata Concezione" e una "Predica di San Giovanni Battista" (1597) dell’Empoli.
Accanto a piazza Libertà, accanto alla semplice Porta Nuova, si trova l’ingresso per gli Horti Leonini, parco che occupa una vasta area compresa negli antichi baluardi cittadini. Essi prendono il nome dal loro antico proprietario, Diomede Leoni che li fece costruire attorno al 1581 su un terreno donato da Francesco I De’ Medici. Essi rappresentano ancora oggi un esempio perfettamente conservato di giardino all’italiana. Gli Horti Leonini si sviluppano in due zone: quella inferiore, più artificiale e recintata da muri e da lecci potati, e quella superiore più naturale. La parte più in basso conserva al centro una statua di Cosimo III de’ Medici di Bartolomeo Mazzuoli". Diverse sono le sculture presenti nel giardino, due teste di leone e una testa di "Giano bifronte" collocata al confine fra le due sezione del parco. Nella parte alte, sono visibili i resti della Torre del Cassero distrutta dai tedeschi nel corso dell’ultima guerra.
Continando per via Dante Alighieri si costeggia una casa del ’300 dove avrebbe abitato Santa Caterina da Siena. Quasi in fondo è la chiesa di Santa Maria Assunta, detta anche di Santa Maria ad Hortos perché situata in prossimità degli Horti Leonini. Il semplice e suggestivo edificio venne edificata molto probabilmente nei secoli XI-XII in pietre squadrate di travertino. Si presenta a navata unica, con abside, coronamento ad archetti e mensole decorate da motivi a testa di animali. Interessante è il portale, edificato con materiale proveniente dall’abbazia di Sant’Antimo.
Bagno Vignoni è un antico e particolare borgo sorto nel medioevo attorno alla fonte delle acque solforose note già in età romana per le loro virtù curative. Il nome deriva dal castello di Vignoni le cui tracce si possono ancora vedere sull’altura che domina l’abitato. Feudo dei Tignosi, signori della vicina Tentennano, ai primi del sec. XIV, Bagno Vignoni divenne feudo della famiglia senese dei Salimbeni cui rimase fino al al 1417, quando Attendolo Sforza, marito di Antonia Salimbeni, lo cedette alla repubblica Senese.
L’abitato, molto ben conservato, si sviluppa, attorno alla grande vasca rettangolare che costituiva l’antica struttura delle terme. Su un lato vi si apre il loggiato di Santa Caterina con una cappella dedicata alla santa che qui venne più volte, spinta dalla sua famiglia nella speranza che l’ambiente spensierato dei bagni potesse distoglierla dai suoi propositi di farsi monaca. Fra gli altri personaggi illustri che utilizzarono le acque che sgorgano alla temperatura di 52 gradi, vi fu anche Lorenzo il Magnifico che qui venne nel 1490 nel tentativo di curare la gotta, il male che tormentò la sua famiglia.
Attorno alla vasca che costituisce una specie di piazza, si dispongono gli edifici, in gran parte medievali e di aspetto dimesso, che costituiscono l’antico borgo ma a cui lavorarono anche architetti importanti (come il Rossellino, per quanto riguarda l’abitazione utilizzata dai Piccolomini, la famiglia di papa Pio II).
Sulla grande vasca si specchia anche la romanica chiesa di San Biagio, a navata unica e con resti di affreschi dei sec. XIV e XV.
L’abitato, molto ben conservato, si sviluppa, attorno alla grande vasca rettangolare che costituiva l’antica struttura delle terme. Su un lato vi si apre il loggiato di Santa Caterina con una cappella dedicata alla santa che qui venne più volte, spinta dalla sua famiglia nella speranza che l’ambiente spensierato dei bagni potesse distoglierla dai suoi propositi di farsi monaca. Fra gli altri personaggi illustri che utilizzarono le acque che sgorgano alla temperatura di 52 gradi, vi fu anche Lorenzo il Magnifico che qui venne nel 1490 nel tentativo di curare la gotta, il male che tormentò la sua famiglia.
Attorno alla vasca che costituisce una specie di piazza, si dispongono gli edifici, in gran parte medievali e di aspetto dimesso, che costituiscono l’antico borgo ma a cui lavorarono anche architetti importanti (come il Rossellino, per quanto riguarda l’abitazione utilizzata dai Piccolomini, la famiglia di papa Pio II).
Sulla grande vasca si specchia anche la romanica chiesa di San Biagio, a navata unica e con resti di affreschi dei sec. XIV e XV.
Accanto alla piazza sorge lo stabilimento termale. Un tempo, l’acqua proveniente dalle terme finiva nel fiume, alimentando una serie di mulini che hanno funzionato fino a pochi decenni or sono. Una recente opera di recupero ha permesso il ripristino di questa parte di Bagno Vignoni, inserendola nel progetto del Parco dei Mulini.