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lunedì 11 dicembre 2017

Giovanni della Robbia, la lunetta Antinori e Stefano Arienti


Dopo l’esposizione alle grandi mostre presso il Museum of Fine Arts di Boston e la National Gallery di Washington tra 2016 e 2017, approda a Firenze un capolavoro che ha lasciato l’Italia nel lontano 1898: la lunetta con la Resurrezione di Giovanni della Robbia. Verrà presentata al pubblico nella cornice del Museo Nazionale del Bargello, dove si conserva la maggiore raccolta al mondo di sculture realizzate in terracotta invetriata dai Della Robbia. Commissionata probabilmente intorno al 1520 da Niccolò di Tommaso Antinori (1454-1520), che dette inizio alla fortuna imprenditoriale di questo antichissimo casato fiorentino, la lunetta è di dimensioni monumentali (cm 174,6 x 364,5 x 33) e resta oggi uno dei più notevoli esempi della produzione di Giovanni della Robbia (Firenze 1469-1529). Figlio di Andrea e insieme a lui continuatore della bottega del nonno Luca, Giovanni si indirizzò verso una produzione contraddistinta da una maggiore esuberanza decorativa e cromatica, come appare proprio da questo straordinario esemplare, rimasto per quasi quattro secoli nella sua ubicazione originaria, la prestigiosa Villa Le Rose costruita fuori le mura di Firenze quale residenza di campagna e sede, già in antico, di produzione vinicola. La lunetta raffigura il Cristo risorto, con il committente Antinori in ginocchio alla sua destra e i soldati attorno al sepolcro, secondo l’iconografia tradizionale: il tutto su un articolato sfondo di paesaggio e all’interno di una fastosa cornice di frutti e fiori popolata da piccoli animali. 
L’opera venne acquistata nel 1898 da Aaron Augustus Healy (1850-1921), personaggio chiave della Brooklyn di fine Ottocento, importante uomo d’affari, presidente del Brooklyn Institute of Arts and Sciences per venticinque anni, ma anche esperto collezionista e generoso mecenate. Healy, che portò a New York la lunetta per donarla al Brooklyn Museum, la riaccompagna idealmente oggi a Firenze, con una spettacolare presenza ‘in effigie’: altro capolavoro concesso in prestito dallo stesso museo americano è infatti il Ritratto di Aaron Augustus Healy dipinto da John Singer.