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giovedì 7 giugno 2012

Interpreta l'arte e mettiti da parte...


Di Emanuela Casinini
La Basilica di S. Pietro in Perugia è solo seconda, per numero di opere d’arte in essa contenute e per il contenitore, alla Galleria Nazionale dell’Umbria, nonostante lo smembramento operato, dai francesi prima e dallo Stato Unitario poi, di gran parte dei suoi capolavori. Merita interesse il ciclo pittorico di Antonio Vassilacchi detto l’Aliense riguardante episodi della vita di Cristo con riferimenti al Vecchio Testamento. Queste dieci tele, collocate cinque per parte ai lati della navata centrale, gli furono commissionate dall’Abate Giacomo di San Felice di Salò. Il Vassilacchi le realizzò a Venezia, dove abitava, tra il 1591 e il 1611. Il pittore si era formato alla scuola prestigiosa di Paolo Veronese e di Tintoretto e l’influsso di quest’ultimo si vede emergere chiaramente soprattutto nella tela che raffigura il battesimo di Gesù.
Ma, sempre opera di questo pittore, c’è un altro quadro, sconosciuto ai più e sbrigativamente liquidato dalle guide turistiche. Rappresenta il Trionfo dell'Ordine dei Benedettini, e raffigura Santi, Papi, Cardinali, Vescovi Abati e fondatori di Ordini correlati quali Camaldolesi, Silvestrini ecc. che contornano San Benedetto da Norcia. Ha la prerogativa di essere la più grande tela del mondo occupando tutta la parte superiore della parete di ingresso interna della chiesa. Il Siepi, nella sua opera “Descrizione di Perugia” a pag. 576, dice “…ripieno di innumerevoli figure maggiori del naturale…” e ancora “…ideato dal dottiss. Mon. Fiammingo d. Arnaldo Wion da Duoco. Fu dipinto nel 1592 (per cura ed impegno del p. d. Giacomo da S. Felice, nello stato veneto, Abb di S. Giorg. di Venezia qui venuto a soggiornare) da Antonio Vassillacchi soprannominato l’Aliense…” Cosa ha di particolare questo quadro da meritare di essere ora citato? Già le innumerevoli figure più grandi del naturale ci fanno immaginare la maestosità del dipinto, ma quello che fa pensare è il fatto che il soggetto fu imposto al pittore e qui lui si prese una rivincita degna di un grandissimo artista e precursore delle moderne tecniche digitali. Il punto migliore per osservarlo è verso l’altare maggiore, ma, se non si sa cosa c’è nascosto, si vedono solo le innumerevoli figure, in realtà tutte queste formano un’immagine che risalta maggiormente nelle foto, più piccola è e meglio si nota. Se concentriamo l’attenzione su S. Benedetto e su i due squarci di cielo al cui interno si vedono il sole e la luna al posto loro appare una figura inquietante, demoniaca: S. Benedetto è il naso, gli squarci di cielo sono gli occhi, S. Pietro e S. Paolo in alto ai lati estremi sono le orecchie e i due ciuffi centrali sono le corna. In più le figure di benedettini visti di spalle sono delle formidabili zanne, fortunatamente non ha dipinto la bocca altrimenti sarebbe stato ancora più impressionante. I colori e le posture dei vari personaggi fanno risaltare ancora di più le linee del personaggio nascosto. Una volta concentrata l’attenzione su questo non si vede più il quadro originale e bisogna considerare anche che il dipinto era ad uso e consumo del sacerdote e non del popolo, infatti quest’ultimo gli dava le spalle mentre il celebrante lo vedeva benissimo dall’altare durante la S. Messa. La foto è abbastanza esplicativa, ma vederlo dal vero è ancora più impressionante.

Va bene la fantasia però qui si esagera...