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venerdì 22 maggio 2015

Emanuele, politici non capiscono niente di arte

I beni culturali come "unico asset" italiano, vera "energia pulita" per il nostro Paese, purchè i privati siano coinvolti nella loro valorizzazione, anche perchè "credo che la classe politica attuale non capisca niente di arte". 
E' la tesi che il presidente della Fondazione Roma, Emmanuele Emanuele, ha sostenuto conversando con l'AdnKronos, in occasione del convegno promosso oggi a Roma da Adsi (Associazione Dimore Storiche Italiane) 'Beni culturali: oneri o risorse? L'impatto economico del patrimonio storico-architettonico sull'economia del Paese'.

"I beni culturali sono l'unica risorsa di cui disponiamo in un paese in cui la crisi economica internazionale, ma soprattuto le scelte sbagliate della politica nazionale, di tutti i governi, da Berlusconi a Letta a Renzi, si continuano a manifestare", ha detto Emanuele, per il quale "l'unico asset di cui disponiamo è il territorio fantastico, la meraviglia delle nostre riserve che io definisco veramente auree, la nostra energia pulita, cioè le opere d'arte. Per consentire di valorizzare questo enorme patrimonio nazionale lo Stato deve però consentire ai privati, come nel mio caso, di poterlo fare, facilitandoli nell'attività di utilizzazione e di sviluppo dello stesso".


<p>Emmanuele Emanuele, presidente della Fondazione Roma</p>

Durante l'incontro, tenutosi a Palazzo Colonna, è stato dibattuto il contributo dato dai beni culturali, anche privati, al sistema Paese, in molteplici forme: dal richiamo turistico, alla creazione di posti di lavoro, all'indotto legato a manifestazioni culturali, fino al rilevante gettito fiscale, legato in particolare all'elevata tassazione delle superfici degli immobili di proprietà privata, indipendente dall'eventuale generazione di un reddito. 
"Il problema di fondo è che le nostre risorse culturali sono mal gestite e la politica continua costantemente a ignorare il forte ruolo che hanno nell'economia -afferma Emanuele- destinando soltanto lo 0,1 % del Pil al sostegno della cultura e non facilitando i privati nell'attività di utilizzazione e di sviluppo degli stessi".

"La burocrazia ostacola la possibilità di accesso all'utilizzazione dell'opera d'arte, in altri termini non fa quello che fanno gli altri paesi come la Spagna o l'Inghilterra - continua Emanuele- che valorizzando il loro patrimonio hanno risolto moltissimi dei loro problemi, e hanno un patrimonio di gran lunga inferiore al nostro. Andiamo verso un'epoca che guarda alla robotizzazione e all'utilizzazione di automi che faranno cadere verticalmente la possibilità dei giovani di trovare lavoro. Accadrà ovunque, l'unica chance che abbiamo è di valorizzare questo enorme patrimonio artistico del quale disponiamo".

Per il 'padrone di casa', il presidente dell'Adsi, Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, "il sistema beni culturali, in particolar modo quello privato, è fonte di risorse per il nostro paese e non di costi. E' fondamentale comprendere il reale impatto dei beni culturali nel nostro sistema per avviare un ripensamento della politica, che individui strumenti e meccanismi di rifondazione e sviluppo del nostro sistema economico, che dai beni culturali può trarre nuova linfa".