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giovedì 7 aprile 2011

Verdiana e le sue serpi: una santa del contado fiorentino

Segnalo un luogo con la sua storia dove sono stato oggi:

Un personaggio molto particolare. Una santa folle come il suo ben più celebre contemporaneo, Francesco d’Assisi, e come lui non incline ai compromessi, alle mezze misure. Verdiana nasce nel 1178 a Castelfiorentino, in Valdelsa, una terra allora prospera e importante perchè da qui passava quell’autentica “autostrada del medioevo” che fu la via Francigena. Una via che permise la floridezza di città allora importanti come San Gimignano, Colle Val d’Elsa, Certaldo. E che allora era percorsa da moltitudini di pellegrini che da tutta Europa si dirigevano verso Roma.
Un percorso che Verdiana decise, ancora giovane, di effettuare all’incontrario, percorrendo quell’altro “cammino” del Medio Evo, quello verso Santiago di Compostella, verso la tomba dell’apostolo Jacopo. Un viaggio che trasformò definitivamente un animo già sicuramente ben disposto all’ascesi e al misticismo.
Verdiana, dopo una tappa a Roma, infatti, abbandonerà nel 1202 la sua vita precedente, quella di una donna del contado, per murarsi letteralmente all’interno di un’umile celletta situata nella zona paludosa di Timignano. Unica compagnia, quella di due serpi.  Non entrerà mai in un ordine religioso, ma trascorrerà tutta la sua esistenza fra preghiere, digiuni, penitenze e lavorando a maglia. E facendo miracoli, restituendo la vista ai ciechi, trasformando l’acqua in vino, resuscitando addirittura un bambino morto. E accudendo amorevolmente le sue serpi, cui fece ricrescere le code mozzate.
Ciò fino al 1236 , quando, segnalata dal prodigioso rintocco delle campane e dalla fuga delle serpi, giunse discreta la morte. Il corpo di Verdiana venne ritrovato in ginocchio, con gli occhi rivolti al cielo. Il culto della santa si diffuse con grande rapidità e venne anche sfruttato politicamente dal Comune di Castelfiorentino, in un momento in cui esso rivendicava la sua autonomia nei confronti di Firenze, contrapponendo le virtù contadine e popolari di Verdiana a quelle dei santi più tradizionali della potente vicina.
Una venerazione che portò alla costruzione dell’imponente ed elegante santuario seicentesco. Qui, in una cappella, riposa il corpo mortale di Verdiana. Accanto, preziosi reliquiari che testimoniano l’importanza del culto della santa. Ma anche testimonianze più umili e commoventi, come la cestina di vimini con la lana che usava per i suoi lavori quotidiani, i resti di una delle sue serpi, un pezzo d’aglio, avanzo della sua ultima cena, una rarissima statua d’ambra con l’immagine di San Jacopo, acquistata da Verdiana a Compostella, dove tuttoebbe inizio...
Altri sono i luoghi di Castelfiorentino legati alle vicende di Santa Verdiana, come la collegiata dei Santi Lorenzo e Leonardo, dov’era conservato il corpo della santa fino al 1939. Un edificio dalla facciata romanica e con all’interno un interessante ciclo di affreschi settecenteschi che narrano le sue vicende.
Ma il ritratto senz’altro più celebre di Verdiana è quello conservato nel Museo a lei intitolato e ospitato nei locali adiacenti il santuario. In questo tavola trecentesca, un tempo attribuita a Cimabue e più recentemente a Taddeo di Bartolo, la santa è rappresentata con l’abito domenicano, anche se lei, come abbiamo già detto, no entrò mai un ordine religioso. Si tratta, in verità, di un ridipintura su di un’immagine più antica che non è ancora stata svelata. Solo il volto della santa, il copricapo e le mani giunte sono originarie. Ma è un volto, il suo, che ancora colpisce, dopo tanti secoli, per la sua profondità e compostezza. Pare quasi che gli occhi di Verdiana stiano fissando l’infinito, il volto stesso di Dio. Per l’eternità, circondata dalla sue compagne di fede, le serpi.