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mercoledì 20 aprile 2011

Una perla...

Vi segnalo una "perla" vicino a casa mia e che merita una visita solo per la sua bellezza: Certaldo ( le informazioni sono prese dal sito della proloco che trovate a fine post)

Cenni storici
Certaldo è una cittadina di vario interesse culturale e storico. E' conosciuta nel mondo soprattutto perché patria di Giovanni Boccaccio che a Certaldo visse e morì il 12 Dicembre 1375.
La sua origine è indubbiamente etrusca anche se il suo sviluppo prende il via al tempo del primo medioevo. Completamente medievale è il suo centro storico, la parte alta. Questa si sviluppa in concomitanza con la dominazione germanica (1164), quando Certaldo, insieme a Pogni e Semifonte, è concesso ai Conti Alberti da parte di Federico Barbarossa.
La famiglia Alberti domina Certaldo per un lungo periodo di anni risiedendo nell'attuale Palazzo Pretorio, e per tutto il periodo del loro dominio saranno aspri avversari dei Guelfi di Firenze, fino a che nel 1196 vi si sottoporrà.
Nel 1292 Certaldo cade sotto il dominio diretto di Firenze per diventare nel 1415 sede del Vicariato della Valdelsa e della Valdipesa. Proprio perchè sede del Vicariato Certaldo conosce in questo periodo il suo maggiore sviluppo e splendore diventando il centro più importante della Valdelsa.
Fra il 1600 e il 1700 nascono le prime costruzioni nella valle, lungo le sponde dell'Elsa e dell'Agliena. Si sviluppano le prime attività industriali legate strettamente alla produzione della terra.



Il Palazzo Pretorio In posizione emergente rispetto al tessuto urbano dell'antico centro è posto all'incrocio di via Boccaccio con via Rivellino, assi portanti della vita cittadina. La sua mole assume così il ruolo di fuoco prospettico non solo per tali vie, ma anche per tutto il territorio circostante.
ll nucleo più antico del complesso è la parte quadrilatera prospettante su via Boccaccio essa era dimora dei Conti Alberti costruita intorno alla fine del dodicesimo secolo, sulle rovine delle antiche case di questa famiglia.


Esterno

La facciata del Palazzo a cortina di mattoni è sormontata da merli, sulla destra vi è una piccola torre con orologio posto nel 1484.
Tutta la superficie muraria è costellata di stemmi e targhe sia di pietra che di marmo, ognuno di essi rappresenta l'arme della famiglia a cui apparteneva il Vicario che li ha fatti apporre.
Di notevole fattura e bellezza quelli di terra cotta provenienti dalla bottega dei Della Robbia.
I merli e le sei finestre son frutto dell'invenzione dell'ultimo restauro eseguito a più riprese nel secolo scorso, infatti la facciata originaria si presentava come una compatta mole interrotta solo da un finestrone centrale.
Sottostante il Palazzo è La Loggetta del Vicariato formata da un porticato sorretto da pilastri, è ciò che rimane dell'antica loggia trasformata in abitazione nel secolo scorso e ora ripristinata.
Fino al 1800 essa era composta da sei arcate, sostenute da pilastri ed era chiusa a destra da un muro e a sinistra attestava al muro esterno della carcere pubblica. Due arcate vennero distrutte, precisamente quelle davanti al portone di ingresso.
Davanti alla Loggetta, alla fine del piazzale pavimentato, vicino alle scale, erano posti due pilastri, uno di essi in arenaria del 1530 serviva per la pubblicazione dei bandi e delle leggi, l'altro in travertino portava sulla sommità un leone scolpito in pietra.
La facciata, la loggia esterna, l'atrio e il cortile sono ornati dagli stemmi dei vicari, sia dipinti sia in varie materie a rilievo.
Nella loggia esterna, che serviva per la promulgazione delle sentenze e dei bandi, si vedono in alto, a forma di decorazione, molte armi gentilizie, in parte mutilate, e nel centro campeggia quella di CLEMENTE VII che vi si soffermò nel settembre del 1533. Vi si vede anche la figura di una Vergine col Bambino e San Giovanni, dipinta nel 1575, e quella della Giustizia dipintavi nel 1506. La loggia, esistente già nel 1455, serviva per le parate solenni e per i ricevimenti del Vicario.
Interno

Entrando nel Palazzo dalla grande porta ci troviamo nell'atrio il cui interno dalla forma irregolare, è coperto da una volta tutta dipinta con stemmi e iscrizioni. Sulla parete di sinistra si apre una bella porta in pietra serena finemente lavorata nel 1488 che conduce alla Camera del Cavaliere o del Tribunale di forma irregolare con soffitto a volta.
Varie sono le tracce di affreschi, il più bello doveva essere senza dubbio quello raffigurante la Vergine col bambino seduta in trono, fatta dipingere da Vicario Puccio di Antonio Pucci nel 1489 da Pier Francesco Fiorentino, sulla sinistra della stessa parete si trova un armadino centinato in pietra, scavato nel muro, che doveva essere servito da cassaforte.
Nella parete di destra si trova un crocifisso fatto dipingere da Tommaso Portinari nel 1578.
Uscendo nell'atrio prendiamo la porta di fronte, anch'essa finemente lavorata nel 1506. Davanti all'ingresso della Sala delle Udienze si presenta una Pietà dipinta nel 1484 al tempo di Alberto Alberti, forse da Pier Francesco Fiorentino, prete e pittore.
Alla parete di sinistra un affresco raffigurante San Tommaso nell'atto di porre il dito nel costato del Salvatore, datato 1490, è forse opera di Benozzo Gozzoli o di un allievo Andrea del Giusto. E' interessante l'iscrizione sulla parete della finestra: - Odi l'altra parte e credi poco- Iscrizioni simili si trovano anche nel Palazzo del Popolo di Lucignano e in quello di San Gimignano, però solo nella forma odi l'altra parte. A Certaldo simili saggi ammonimenti appaiono ancora più marcati dal "credi poco" o addirittura dal "credi pochissimo" che si legge in un'altra stanza vicina.
Dalla sala delle udienze si entra in una piccola stanzetta che immette in un'altra più grande attraverso una porta a destra: queste erano le celle per gli imputati di colpe civili. Nella copertura a volta della cella più grande c'è una curiosa scritta "O come mal la discorresti amico quando mettesti il pé drento a la soglia poiché l'uscita non sarà a tua voglia Giambadia il sa e per questo te lo dico" versi che sembra ammoniscano un prigioniero ultimo arrivato.
Ritornati nell'atrio ci troviamo di fronte al cortile irregolare del Palazzo. Davanti un loggiato i cui pilastri sorreggono un'altra loggia coperta, a sinistra si trovano due rampe di scale che salgono l'una dirimpetto all'altra e portano alla parte anteriore e alla parte posteriore del palazzo. Lungo la parete destra si apre la Cappella di San Tommaso, sulla porta d'ingresso troviamo inciso l'anno di costruzione, 1456.
Essa serviva come confortorio per i condannati a morte e come cappella privata del Vicario. Alle pareti tracce di affreschi con stemmi rappresentanti le 24 podesterie soggette al Vicariato. Sempre dal cortile attraverso una porta datata 1601 si accede alla stanza dei tormenti, attigua al carcere criminale.
Uscendo dal cortile del Palazzo sotto il loggiato si entra in corridoio basso e buio che conduce alle prigioni criminali, in esso ci sono graffiti e date a ricordo e testimonianza di chi vi passò periodi di prigionia.
Alla fine del corridoio troviamo tre celle: una circolare è ricavata dal basamento del torrione, le altre nello spazio fra il palazzo e le mura di cinta del Castello. Le porte sono così basse che bisogna entrare quasi carponi, sulle pareti le terribili testimonianze dei condannati rinchiusi in questi tetri e umidi sotterranei, dove trascorsero giorni, mesi e forse anni senza vedere il sole, con pane e acqua in lente agonie fisiche, e spirituali. Bellissima e drammatica è una raffigurazione del sole tracciata da un ignoto prigioniero: esso è malinconico e triste, ed i suoi raggi filiformi indicano il numero di giorni trascorsi nella cella. Il Vicario aveva il potere di sentenze in materia civile, criminale e politica senza appelli; senza limitazioni di pena, fino al diritto di vita o di morte.
Uscendo dal tetro corridoio a destra troviamo altri due locali un tempo prigioni delle donne e, in epoca più recente, cucine e dispense. Passando davanti al pittoresco pozzo imbocchiamo le scale di sinistra che conducono al quartiere del Vicario. Anche qui le pareti sono coperti di stemmi dipinti. Sulla parete di sinistra del "RIDOTTO" si pare la porta che immette nella "Sala del Vicario".
Essa occupa il vano del corpo principale del Palazzo, di forma rettangolare, dove si tenevano le cerimonie più importanti, le parate solenni e le feste d'ingresso dei Vicari.
Dalle tre finestre della facciata si gode un bellissimo panorama di via Boccaccio e dei principali monumenti della città. Sulla parete di fronte all'ingresso ci sono resti di un affresco: SAN MARTINO A CAVALLO, una VERGINE SEDUTO COL BAMBINO IN MEZZO A DUE SANTI di Pier Francesco Fiorentino, un affresco mutilo in cui appare un'altra Vergine, tutti del XV secolo.
Sulla parete difronte alle finestre si trovano altre tracce di affreschi, verso l'angolo destro una figura di San Giovanni e sopra la porta una CROCIFISSIONE.

Da una porta in pietra su questa parete si accede al "quartiere privato" del Vicario.
E' una vasta sala rettangolare: sulla parete d'ingresso un bel caminetto in pietra serena con stemma in nome di GiovaN Battista Ridolfi datato 1488.
Nell'angolo destro della parete che guarda sul cortile una MADDALENA PENITENTE fatta dipingere da Francesco Pitti nel 1522. Originariamente tale stanza era divisa in tre parti denominate: "la saletta", "la camera" e "l'anticamera" del Vicario e della sua famiglia.
Si entra poi, scendendo due scalini, nella cosiddetta "camera delle serve" di forma singolare. Dalla parte di fronte si accede alla terrazza del torrione facente parte della cerchia muraria del Castello, anticamente separato dal resto del Palazzo e probabilmente collegato con un piccolo ponte di legno.
Dal torrione si gode un meraviglioso panorama della campagna toscana e dei castelli del contado: Santa Maria Novella, Lucardo, Semifonte, ecc...
Rientrando nel Palazzo a destra si entra nella stanza detta "Alcova del Vicario", da qui per una porticciola centinata, si entra nella loggia coperta, dove si trova un affresco raffigurante una MADONNA COL BAMBINO datata 1512.
All'estremità opposta dela parete si trova una porta che immette nella "camera dei forestieri" con un bellissimo affresco rappresentante LA MADONNA COL BAMBINO IN TRONO di Pier Francesco Fiorentino commissionata dal Vicario Matteo Cerretani nel 1495 ed una PIETA' di scuola senese del 1574.
Si scendono le scale che conducono al cortile, si esce nel giardino e dopo averlo attraversato, si giunge alla chiesa di San Tommaso e Prospero alla quale si accede da una porta architravata laterale.
 Chiesa SS. Tommaso e Prospero E' la più antica Chiesa del Castello, inizi del XIII secolo, dipendente dalla Pieve di San Lazzaro a Lucardo, fu insignita del grado di Propositura. Verso la metà del 1500 la Chiesa aveva già cominciato a rovinare a causa dello smottamento del terreno verso la valle.
Senza dubbio per questo motivo è franata la parte terminale della Chiesa, compresa l'abside, accorciando lo sviluppo dell'unica navata all'altezza dell'arco trionfale. Nel 1788 fu abbandonata e in seguito affittata ad un commerciante di terraglie il quale la adibì a laboratorio e magazzino.
Di questo nuovo uso possiamo notare le conseguenze sugli affreschi che ornarono le pareti della Chiesa, in gran parte rovinati.
Interno

E' ad un'unica navata con copertura a capriate in legno ed interrotta all'altezza dell'arco trionfale. Sulla parete di sinistra una nicchia con affresco quattrocentesco. Sinòpie de TABERNACOLO DEI GIUSTIZIATI di Benozzolo Gozzoli e Giusto D'Andrea.
Sulla parete destra: FIGURE DI SANTI del XVI secolo e ANNUNCIAZIONE di notevole fattura quattrocentesca proveniente dalla loggetta del Vicariato.
Dopo aver visitato l'interno della Chiesa ritorniamo, attraverso il Palazzo Pretorio, sulla piazzetta del Vicariato da dove possiamo ammirare una bellissima immagine d'insieme di via Boccaccio con le torri dei palazzi nobiliari e della Chiesa dei S.S. Jacopo e Filippo. Imbocchiamo via del Rivellino ci troviamo di fronte alla facciata della Chiesa di San Tommaso.
Esterno

Al di sopra del portale d'ingresso si nota una finestra strombata di notevole fattura, sopra compaiono ceramiche medievali policrome come d'uso nelle Chiese contemporanee della Vald'Elsa. A destra si vedono ancora i resti di un antica ara sepolcrale. L'edificio massiccio, in parte rovinato di fronte alla Chiesa, non è altro che il campanile. Anche la canonica dopo la sconsacrazione andò in rovina, infatti nel portico con colonnine quadrate in cotto, sono rimasti solo due lati. Nell'ultima colonna del cortile è scolpita una data 1202 (lo stesso anno della distruzione di Semifonte).
Dalla pittoresca loggia del portico è possibile vedere un immagine unica della campagna toscana: la valle del torrente Agliena dominata dai colli di Semifonte e dai Castelli di S. Maria Novella e Lucardo. Via del Rivellino è la più antica via del Castello di Certaldo ed è anche la più pittoresca con le sue piccole case e i suoi orti.
Dopo la canonica proseguendo verso la Porta al Rivellino, troviamo alcune case e torri tipiche dell'architettura trecentesca con bellissimi archi in cotto e stemmi denotanti un'antica nobiltà. Arriviamo così al Vicolo Bandinelli, uno dei più caratteristici scorci del Castello e, proseguiamo poi per via del Rivellino fino alla porta.
Essa è di forma semplice e asciutta sovrasta una piccola fortificazione (RIVELLINO) del XVI secolo, era posta come difesa sullo sperone est del colle di Certaldo dominante la sottostante via Francigena all'altezza del Ponte sull'Agliena. Via Valdracca per un tratto parallela a via del Rivellino e per l'altro tratto a via Boccaccio, racchiude in sé il tessuto urbano più povero, ha il potere di ricreare ancora oggi un'atmosfera tipicamente medievale. Essa ci conduce da porta Rivellino alla Porta del Sole, ma anticamente proseguiva passando all'interno della proprietà Giannozzi fino a ricongiungersi con via della Rena e via Boccaccio.
http://www.prolococertaldo.it/