Uno dei capolavori di Leonardo da Vinci, disegnato nei primi anni del
1500, è in pessime condizioni e rischi di sparire. Si tratta del
celebra autoritratto del genio. Realizzato con la tecnica della sanguigna,
l'opera d'arte è stata sposta per secoli all'umidità e ad ambienti chiusi; un
combo che ha fatto ingiallire e scurire la carta, riducendo così il contrasto
dei chiaroscuri e la visibilità del disegno. Così glin bstudiosi hanno messo
appunto una tecnica innovativa che rallentasse ed arrestasse il processo di
degrado.
Il
nuovo metodo offre la chiave per controllare il processo di degradazione di
documenti antichi e per salvare opere d'arte importanti. A mettere a punto la
tecnica è la ricerca nata dalla collaborazione fra Italia e Polonia e
pubblicata sulla rivista Applied Physics Letters.
Per determinare il tasso di degradazione dell'opera, i ricercatori hanno
sviluppato un approccio non distruttivo che identifica e quantifica la
concentrazione nella carta delle molecole che assorbono la luce, chiamate
cromofori e responsabili dell'ingiallimento della cellulosa di documenti
antichi e opere d'arte.
Lo hanno fatto usando la tecnica della spettroscopia di
riflettanza e simulazioni al computer basate sulla meccanica quantistica, con
cui hanno calcolato lo spettro di assorbimento ottico dei cromofori nella
cellulosa. "Con questo approccio sappiamo valutare lo stato di
decomposizione dell'autoritratto di Leonardo e di altre opere su carta, come
libri antichi, del 15/o secolo", spiega Adriano Mosca Conte,
dell'università di Roma Tor Vergata.
I
cromofori presenti nell'Autoritratto di Leonardo sono simili a quelli
individuati ne campioni di carta, moderni e antichi, invecchiati in condizioni
di forte umidità o in ambienti chiusi. Una delle implicazioni
più importanti della ricerca è che lo stato di degradazione delle opere antiche
in carta può essere misurato e quantificato valutando la
concentrazione di cromofori nelle fibre di cellulosa.