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giovedì 28 agosto 2014

Dove sono i Bronzi di Riace?

RIACE

La vicenda dei "bronzi di Riace" pone un problema molto complesso. Uno dei fenomeni più importanti dell'età moderna è il fatto che l' "Opera d'Arte", immessa nel campo dell' Estetica, diviene un oggetto dell'esperienza vissuta. 
Un'espressione della vita e del fare dell' Uomo. E il "Fare dell' Uomo" viene concepito ed eseguito come Cultura. 
La Cultura, lo dice la parola stessa è la COLTIVAZIONE e la cura dei beni più alti e importanti dell' uomo. Questa "cura della coltivazione" finisce per coltivare anche sé stessa.
La COLTIVAZIONE della cultura si chiama POLITICA CULTURALE. Va da sé, dunque, che il Ministero della Cultura è il Ministero più importante di un Paese che abbia come fine della sua politica il bene dell' uomo. 
Ora, qual è la casa di un'OPERA D' ARTE intesa come altissimo bene degli uomini?
Sono stato diverse volte a Reggio Calabria, ci sono dei carissimi amici, la città è bellissima, il mare è magnifico, le spiagge attrezzate, meravigliose bancarelle di frutta, un teatro stupendo e un pubblico fantastico. E poi c'è il museo archeologico che contiene opere uniche. Stupefacenti. È un Museo unico. E poi ci sono i Bronzi di Riace.
Tutti i giorni, quando sono a Reggio Calabria, vado al Museo. Può darsi che io ci sia sempre andato a orari strani e abbia trovato il Museo un po' vuoto... Io ho orari un po' strani, faccio il teatro. Però, tutte le volte, mi sono detto: "Certo, se i Bronzi, invece che qui, stessero a New York sarebbero visti da milioni di persone." Ma ero felice. Ero tutto solo a guardare, per tutta la mattina, i Bronzi!
Al Louvre, la Gioconda è inavvicinabile e devi fare a gomitate con orribili turisti armati (è la parola) di macchinette fotografiche. Un giorno, al Museo archeologico è arrivata una scolaresca. Una ventina di persone. Studenti e una professoressa. Scuole medie superiori. Tre ragazzi assolutamente distratti davano le spalle ai Bronzi (è una scelta). Altri appena disciplinati. Due (è il numero vero) attentissimi. Mi sono detto che fosse una media alta i due ragazzi attentissimi che ascoltavano la spiegazione, un po' scolastica ma appassionata dell'insegnante. E mi sono fermato ad ascoltare. Bellissimo, mi sentivo uno scolaro privilegiato di quindici anni! Vedevo i bronzi di Riace. Se fossi stato uno studente di New York non avrei avuto lo stesso privilegio.
I Bronzi sono un abisso, al di là dell'opera in sé stessa. In essi si può cogliere un granello del mistero di quell'evento sconvolgente nella storia dell' Umanità che si chiama La Romanizzazione della Grecità e che è l' Occidente che si è diffuso su tutta la terra e che ora è al suo Tramonto. D'altra parte Occidente vuol dire Terra del Tramonto.
I Bronzi sono uno "specchio" che riflette una "certa nostra Origine". Per questo, credo e potrei sbagliare di grosso, che i Bronzi debbano essere visti ovunque e più che si può e dal numero più alto di esseri umani. E dovrebbero essere esposti uno da un lato e uno dall'altro. Ma non con lo sguardo verso il pubblico. Dovrebbero guardarsi tra loro i due guerrieri. Amici? Rivali? Ci sono varie interpretazioni. E tra "loro", se io avessi il potere che non ho, con un gesto davvero di nobile generosità, metterei, all'altezza del petto dei Bronzi, la strepitosa Testa del filosofo. Perché dal "Pensiero dell' Essere" è nato tutto quello che è nato.