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venerdì 12 settembre 2014

Bronzi, Expo e bufale

Sistema di movimentazione del Riace B quanto fu portato a Palazzo Campanella, progettato da Roberto Ciabattoni, Iscr. Foto Ciabattoni
Diciamolo subito: con i sofisticati sistemi oggi esistenti, di opere materialmente intrasportabili per il loro delicato stato conservativo ce ne sono davvero pochissime. 
E a dirlo sono quegli stessi tecnici che nelle loro relazioni esprimono parere negativo su tali operazioni, ma che, poi, messi all’angolo dal pressing d’interessi politici  che nulla hanno a che vedere con la tutela e la valorizzazione del patrimonio, sono costretti a pianificarle in modo almeno da garantire il minor impatto possibile.
I Bronzi di Riace esibiscono muscoli, ma non godono affatto di buona salute, fisicamente vulnerabili tra «microcricche» (fratture) e rilevanti fenomeni di corrosione. 
Ma per Vittorio Sgarbi «sarebbero meno fragili di quanto vogliono farci credere», e quando lo scorso 28 luglio è stato ufficialmente nominato da Roberto Maroni ambasciatore di Expo per la Regione, accarezzando l’idea di riuscire laddove si è fallito in occasione di G8 e di più di un’Olimpiade, sua prima idea è stata proprio quella di portare i Guerrieri nel capoluogo lombardo, con tanto di richiesta ufficializzata al ministro Dario Franceschini. La polemica è deflagrata: con la Soprintendente per i Beni archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi, che difende l’intrasportabilità «pareri tecnici dell’Iscr» alla mano; con il Comitato per la valorizzazione dei Bronzi, che definiva una «sceneggiata» la commissione d’esperti «indipendenti» per stabilire la fattibilità o meno del viaggio, annunciata in agosto da Franceschini, ed effettivamente istituita nella giornata di ieri;  non è mancato nemmeno un botta e risposta tra il critico ferrarese e Salvatore Settis, contrario allo spostamento, e per ciò pure accusato di aver chiesto a sua volta i Guerrieri nel 2008, per la sua mostra a Mantova, circostanza dallo stesso sconfessata, e anche la Bonomi conferma non esserci stata alcuna richiesta ufficiale di prestito. Se non che Antonio Siracusano su «La Gazzetta del Sud» è andato a pescare un certo Chicco Voceri, «un commercialista che allora amministrava Palazzo Te (sede della mostra)», che andò «personalmente a parlare con l’allora sindaco di Reggio, Scopelliti, per avere il suo sostegno all’operazione»: alla domanda secca del giornalista se il prof. Settis fosse d’accordo risponde «per forza, lui curava la mostra».
In ogni modo, Sgarbi cita il caso di un altro celebre bronzo, pure estremamente fragile, il Satiro danzante di Mazara: in barba al parere contrario dell’Iscr, ha subito ben 14 viaggi (tra andata e ritorno), amorevolmente accompagnato dagli stessi tecnici dell’Istituto romano. Eppure è tornato sempre incolume. In ogni modo, dall’anno scorso è rientrato nel blindatissimo elenco di opere di cui la Regione Sicilia vieta l’esportazione.
Ma ogni opera è un caso a sé e il punto è che quella dell’inamovibilità o meno dei Bronzi non è la questione vera, se anche Gisella Capponi, direttrice dell’Iscr, in un’intervista al «Corriere», ha messo sì in guardia dai rischi derivati da una loro movimentazione e da un’esposizione che non garantisca le stesse condizioni termo igrometriche (umidità relativa del  45% e temperatura di 22 gradi) riprodotte nella nuova sala del museo in riva allo Stretto, ma ha anche assicurato «la massima collaborazione tecnica nel caso si stabilisse la fattibilità del viaggio».
Da ricordare poi che nel 2009 i Bronzi stavano davvero per prendere il via, e diretti proprio all’Istituto romano, salvo la solita levata di scudi da Reggio Calabria che fece sì che il laboratorio di restauro (2010–2011) fosse invece allestito in città. E quello stesso anno, qualche mese prima, quando si profilò l’ipotesi di portarli alla Maddalena per il G8 (poi all’Aquila), sempre l’Iscr, che da 40 anni esprime parere negativo sulla loro trasportabilità, insieme all’Enea stilò un dossier di un centinaio di pagine (cfr. n. 316, gen. ’12, p. 36) in cui, pur non cambiando parere,  predisponeva un sistema di movimentazione e trasporto in sicurezza che teneva conto di tutta una serie di variabili (mezzi di trasporto, destinazione espositiva ecc.). Lo ricorda Roberto Ciabattoni (Laboratorio di Fisica Iscr), che ha progettato, sulla base di quello dallo stesso già testato sul Satiro, il sistema di imbracatura utilizzato per lo spostamento delle due statue durante l’ultimo restauro a Reggio.
La questione, dunque, è piuttosto un’altra: se anche la commissione Franceschini (cfr. box qui sotto) dovesse ribaltare il veto romano, ci si dovrebbe chiedere se la validità del contesto espositivo sia  all’altezza del rischioso spostamento. Lo fanno lo stesso Ciabattoni, che teme, peraltro, «i cambiamenti microclimatici repentini durante il trasporto», e Caterina Greco, a capo della Soprintendenza archeologica calabrese all’epoca del G8 2009 (oggi soprintendente di Agrigento), che ritorna sull’esempio di Sgarbi per distinguere il prestito del Satiro per la mostra, dall’alto profilo scientifico, su Prassitele al Louvre nel 2007 o quella alla Royal Academy di Londra nel 2012, dallo svilimento dello stesso capolavoro a «feticcio» all’Expo di Aichi del 2005.
La Greco s’interroga anche sull’opportunità di mettere in piedi la commissione, dal momento che «esiste già un organo consultivo del Ministero, che ha tra i suoi scopi istituzionali quello di trattare problematiche di così particolare rilevanza: il Consiglio Nazionale per i Beni culturali».
E c’è dell’altro. Se Brera può permettersi di prestare pure il Cristo di Mantegna (l’esempio è ancora di Sgarbi), il museo reggino privato per sei mesi dei Bronzi si farebbe prima a richiuderlo: l’allestimento dovrebbe, infatti, essere completato in febbraio (la firma del contratto è del 3 settembre scorso), dopo di che ci si ritroverebbe a brindare, a ben sette anni dall’inizio del restyling dell’edificio, all’inaugurazione totale del museo (e alla chiusura di uno dei più controversi capitoli degli appalti nei Beni culturali), dovendo rinunciare proprio ai due capolavori identitari. Almeno, quando nel novembre scorso, Benito Benedini, presidente del Sole 24ore e numero 1 della Fondazione Fiera di Milano, lanciò per primo l’idea dei Bronzi all’Expo (cfr. n. 337, dic. ’13, p. 4), questi si trovavano ancora a Palazzo Campanella, sede del Consiglio regionale.
Poi, se anche l’assessore siciliano al Turismo, Michela Stancheris, sente di dire la sua sul «caso dei Bronzi che fotografa il fallimento di un Sistema Italia che muove le sue opere d’arte perché non sa far muovere i turisti», che dire dell’insolito silenzio della Regione Calabria, in questi anni sempre in prima fila quando c’è stato da difendere i Bronzi o il loro museo, con l’ex presidente Peppe Scopelliti (il Consiglio regionale è ancora in piedi sei mesi dopo le dimissioni del Governatore condannato per abuso d’ufficio, e si andrà al voto a novembre) che trovò i fondi per allestire il laboratorio di restauro dei primi nel palazzo regionale, fino a riuscire nell’impossibile: far annullare il bando Mibact di ampliamento del secondo? Raggiunto telefonicamente (era il 22 agosto), l’assessore ai Beni culturali calabrese Mario Caligiuri è stato perentorio: «non rilascio dichiarazioni in merito». Poi è stata solo pantomima. Appena qualche giorno dopo,  un comunicato di Sgarbi annuncia: «L’assessore Caligiuri per il bene della Calabria e per la gloria dell’Italia,  turbato da troppe cattive informazioni su quello che è il vero pensiero del popolo calabrese, nel pieno delle sue funzioni, preso atto dell'articolo 117 della Costituzione e nel rispetto dei poteri attribuiti al presidente, oggi vacante, della Regione, ha deciso di concedere il prestito dei Bronzi di Riace per l'Expo 2015 di Milano», aggiungendo che «Caligiuri ha prontamente avviato le pratiche per condurre a un sereno giudizio la soprintendente Bonomi, indicandole i limiti dei suoi poteri», e «predisposto l’atto deliberativo» affinché «il trasferimento avvenga il 15 ottobre, con una sosta preliminare presso i laboratori di restauro di Brera». Salvo l’immediata smentita dell’assessore, costretto a interrompere il silenzio stampa: «non ho mai fatto alcuna dichiarazione sull’eventuale trasferimento dei Bronzi di Riace. È una bufala di fine estate». Con Sgarbi, quindi, che corre ai ripari liquidando il tutto come un «equivoco» innescato dal riferimento a una sentenza del Consiglio di Stato del 30 luglio 2009 (da ricollegare, evidentemente, al dibattuto trasferimento al G8 alla Maddalena), «secondo cui, spiega il critico, la competenza sullo spostamento di opere d’arte non apparterrebbe allo Stato, ma alle istituzioni locali». Un assist insperato, di colpo sarebbero usciti di scena Franceschini con la sua commissione e la Bonomi  col suo veto perentorio: «avendo sottoposto il documento a Caligiuri, spiega ancora Sgarbi, abbiamo convenuto sul fatto che, se fosse stato come riportato nella lettera, sul trasferimento dei Bronzi avrebbe potuto decidere la Regione Calabria». Il che sarebbe equivalso (ma essendo il museo nazionale potestà decisionale ha lo Stato, e quindi il Ministero, e non la Regione) a incassare un bel sì all’Expo, come lasciano intendere i contenuti fin troppo circostanziati del comunicato con cui il critico si affrettava a annunciare il trasferimento a Milano. Altro che bufala o equivoco! Più che altro un noioso incidente per l’assessore che, docente di comunicazione e curatore in prima persona dei propri comunicati stampa, stava, probabilmente, calibrando bene il suo debutto con una dichiarazione ufficiale pro Bronzi a Expo. A meno di nuovi colpi di scena, infatti, la sua posizione non è troppo arduo intuirla: a Sgarbi l’anno scorso ha affidato l’organizzazione dei 400 anni dalla nascita di Mattia Preti e in un pamphlet,  dello stesso 2013, sugli obiettivi raggiunti dal suo Assessorato si legge persino: «coinvolto il critico d’arte Vittorio Sgarbi che ha visitato per noi tanti centri, da Taverna a Morano Calabro, da Altomonte a Lungro, da Nocera Terinese a Curinga (…)». Nella querelle è intervenuto anche il premier Matteo Renzi, per il quale «non ha senso spostare i Bronzi all’Expo 2015», quando invece «bisognerebbe portare i visitatori dell’Expo da Milano a Reggio Calabria». Ma si tratta di una dichiarazione ai microfoni di Rtl 102.5, accompagnata anche da un chiaro: «comunque decideranno gli organi competenti».


La commissione di esperti
La commissione, che dovrà esprimersi entro metà ottobre, è presieduta da Giuliano Volpe, ordinario di archeologia all’Università di Foggia, ed è composta da Simonetta Bonomi, soprintendente per i beni archeologici della Calabria, Gisella Capponi, direttrice dell’Istituto Superiore per la conservazione e il restauro, Gerardo De Canio, responsabile del laboratorio dell’unità tecnica Tecnologia dei materiali dell’Enea e progettista delle nuove basi antisismiche dei Bronzi, Stefano De Caro, direttore dell’Iccrom, Daniele Malfitata, direttore dell’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr, e Bruno Zanardi, associato di teoria e tecnica del restauro presso l’Università di Urbino.