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mercoledì 30 maggio 2012

Il turismo d’arte va innovato

Arte e cultura non hanno la giusta valorizzazione turistica: lo ha ammesso senza mezzi termini Mario Resca, direttore generale del MiBAC-ministero per i Beni Culturali, intervenuto a un convegno sulla fruibilità dei beni artistico-culturali italiani tenutosi alla Borsa Arts&Events di Ferrara.
«L’esperienza che vivono i turisti nel visitare i nostri siti artistico-culturali è sempre meno positiva a causa di uno stato d’abbandono scandaloso di location a fortissima attrazione come Pompei e Villa Adriana – ha sottolineato Resca – C’è poi un sistema museale, che senza orari prolungati non consente una fruizione ottimale da parte dei visitatori e tra l’altro non consente di aumentare gli introiti derivanti dagli ingressi. In altre parole c’è una scarsa attenzione per la conservazione dei siti e una totale assenza di lungimiranza nella gestione museale».

«A questo – ha proseguito il dg del MiBAC – si deve aggiungere una continua erosione dei fondi a disposizione: rispetto a molti Paesi europei che destinano lo 0,9% o addirittura l’1,2% del Pil alla conservazione e valorizzazione dei propri beni culturali, in Italia siamo precipitati allo 0,2%... che è ben poca cosa, assolutamente insufficiente a gestire il comparto».
Resca ha auspicato anche una nuova stagione nelle sponsorizzazioni di restauri e di eventi culturali che possano incentivare i flussi turistici, ma per promuoverla occorre azzerare gli ostacoli burocratici che allontanano gli investitori esteri.

La ricerca Isnart
Oltre 100 milioni di presenze nel 2011 e un volume d’affari che sfiora ogni anno i 18 miliardi di euro, con un’incidenza del 26% sul fatturato globale del nostro incoming: questi i numeri che contano del turismo d’arte e cultura in Italia, illustrati da Isnart nel convegno tenutosi nel corso di Arts & Events-100 Città d’arte.

Un comparto di grande valore e dalle enormi potenzialità anche per le imprese del turismo organizzato: la ricerca Isnart ha evidenziato che, accanto ai dati positivi del fenomeno, non mancano aspetti migliorabili come l’organizzazione del territorio e la commercializzazione dell’offerta culturale.
Ma c’è di più: dall’analisi Isnart, esposta dal direttore Giovanni Antonio Cocco, emerge un’altra grossa opportunità legata alla destagionalizzazione, perché il turismo culturale “muove” tutto l’anno e riempie gli alberghi anche nei mesi più critici che vanno da ottobre a gennaio, tanto che l’occupazione delle camere nelle città d’arte, grandi e piccole, risulta del 51% rispetto al 42% certificato in tutte le altre località italiane a vocazione turistica, comprese quelle balneari e montane.
C’è poi l’indotto che il turismo delle città d’arte è in grado di generare sia per turisti esteri che italiani: i visitatori, infatti, completano questi soggiorni con una forte propensione allo shopping e all’enogastronomia, con esaltazione delle tipicità locali. Non a caso, nei rilevamenti dell’Isnart la capacità di spesa del visitatore delle città d’arte è di oltre 60 euro al giorno, 10 euro in più rispetto alla media dei visitatori turistici in Italia.
Sulla modalità di approccio all’informazione sui luoghi d’arte da visitare, l’Isnart ha certificato il forte dominio del web, seguito dal passaparola e dalle offerte del canale agenziale. In quest’ultimo caso viene lamentata la scarsa propensione degli addetti al turismo organizzato ad allestire pacchetti ad hoc per mostre, esposizioni ed eventi culturali, quasi a dire che per operatori e agenti di viaggi il segmento del turismo d’arte potrebbe essere sfruttato in ben altro modo e con ben altri risultati operativi.

Al termine dell’analisi, l’Isnart suggerisce gli interventi più urgenti da adottare che vanno dall’organizzazione del territorio a un sostegno all’attività delle imprese turistiche legate al fenomeno delle città d’arte.