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giovedì 26 aprile 2012

Caravaggio l'orgoglio di Porto Ercole: "L'artista è morto da noi"

Caravaggio: Autoritratto. (Ansa)

Caravaggio sarebbe morto a Palo? Porto Ercole non ci sta.
Hanno scosso l'orgoglio del centro argentario le affermazioni di Vincenzo Pacelli, professore all'università di Napoli, secondo il quale Caravaggio sarebbe morto più o meno dove si trova l'attuale Ladispoli. Secondo questa teoria, non solo l'artista non sarebbe morto all'Argentario, ma non ci sarebbe mai neppure passato vicino. Basta questo a mobilitare l'orgoglio di Porto Ercole, che a Caravaggio ha già legato una tradizione fatta di monumenti, commemorazioni in costume, mostre, eventi, pubblicazioni e persino regate veliche che portano il nome del pittore. Troppo, per lasciarsi scippare gli onori della sua dipartita.

Anche se, a dire il vero, Porto Ercole a suo tempo aveva già scippato la morte di Caravaggio al limitrofo comune di Orbetello che, in epoca in cui la dipartita dell'artista era fissata lungo la Feniglia, per mano di un gruppo di briganti, aveva depositato un monumento dedicato al pittore, una lapide commemorativa, proprio all'interno della riserva forestale che costeggia la spiaggia più frequentata della Costa d'Argento. Quel tratto di litorale è sempre stato chiamato "il Caravaggio" e così è ancora. Le cose cambiano nel 2001, quando a Porto Ercole viene ritrovato un certificato di morte sul quale è scritto:

"A li 18 luglio 1609 nel ospitale di S. Maria Ausiliatrice morse Michel Angelo Merisi da Caravaggio, dipintore, per malattia". Quel 1609 in realtà corrisponde al 1610, perché nell'area grossetana era in vigore il calendario mariano adottato da Siena, che iniziava l'anno dal primo settembre. Tutto torna, quindi, e segue l'installazione all'inizio del paese di Porto Ercole di un secondo monumento sul presunto luogo della morte dell'artista, progettato dall'architetto Giuseppe La Fauci, tra gli artefici della scoperta del certificato.

Nove anni dopo arriva a Porto Ercole l'equipe guidata da Silvano Vinceti. Si accendono di nuovo i riflettori su Caravaggio perché nel 2010 cade il quattrocentenario della sua morte e si moltiplicano le iniziative. Vinceti vuole ritrovare i resti dell'artista. E dopo una ricerca durata mesi, tra ossari, cripte, esami di laboratorio che hanno chiamato in causa esperti mondiali, Vinceti apre il sipario su una teca di vetro nella quale ha raccolto quelli che, all'85 per cento (questo il margine comunicato dallo stesso ricercatore), sono i resti dell'artista. Sembra finita. Non lo è.
Arrivano infatti le ultime dichiarazioni di Pacelli, che riprendono comunque un tema già contenuto in precedenti pubblicazioni firmate dal professore, in base alle quali non sarebbe stata la malattia a uccidere Caravaggio: a far fuori l'artista sarebbe stato un complotto internazionale ordito dai Cavalieri di Malta, di cui Caravaggio aveva fatto parte, con il sostegno della Curia romana. Un colpo mortale, ma inferto non a Porto Ercole: a Palo.

"È comprensibile che i cittadini di Porto Ercole siano orgogliosi di una tradizione falsa e tendenziosa che vuole che Caravaggio sia morto su quei lidi per una malattia" dichiara poi Pacelli, sottolineando che "nessun medico ha redatto il referto". Caravaggio non avrebbe avuto motivo di arrivare a Porto Ercole; se fosse morto lì avrebbe avuto un funerale sontuoso e di certo i suoi resti non sarebbe andati perduti; il certificato di morte è falso. Queste le conclusioni che dovrebbero ribaltare la cronaca degli ultimi giorni dell'artista.

A smontare la tesi di Pacelli ci prova a questo punto lo stesso La Fauci, che definisce "appassionata e romanzesca" la tesi del complotto ordito dai Cavalieri di Malta. "Merisi era stato radiato dall'Ordine, pertanto perché ucciderlo? E la Curia? Attendeva un suo quadro, il San Giovanni Battista, in cambio del condono dalla pena capitale. Ci sono lettere che testimoniano che la Curia stessa lo fece cercare per sapere dove fosse morto e dove fosse finito il quadro." E questo dimostrerebbe l'estraneità alla presunta congiura.

"Esiste un dialogo epistolare chiarificatore nell'Archivio Segreto Vaticano - prosegue La Fauci - tra un cardinale e un vescovo che comunicavano la morte dell'artista a Porto Hercole, dopo essere stato aggredito a Palo Laziale, dove è scritto '...ritrovo che il povero Caravaggio non è morto a Procida, ma a Porto Hercole, perché essendo capitato con la felluca, in quale andava a Palo...'. Esiste la denuncia di un avviso pubblico a Roma che recita 'si è hauto avviso della morte di Michel Angelo Caravaggio pittore famoso, et eccellentissimo nel colorire, et ritrarre dal naturale, seguito da suo male in Porto Hercole.' Esiste una lettera del Viceré Conte di Lemos, in spagnolo, indirizzata al Governatore di Porto Ercole per riavere segretamente i suoi bagagli". Ce n'è abbastanza, insomma, per salvaguardare la tradizione locale, scandita anche da iniziative e commemorazioni, a cominciare dalla regata velica "Trofeo Caravaggio" organizzata dal circolo di Cala Galera che si è svolta il mese scorso.

Ma la vicenda sembra tutt'altro che conclusa. Questo perché Caravaggio è l'artista maledetto, colui che più di ogni altro è in grado di suscitare tesi e ipotesi suggestive quanto contraddittorie. E la magia del suo nome sembra promettere fortuna e gloria a chiunque si avvicini a questa trama così gelosa dei misteri di cui è intessuta. Intrighi, passioni, duelli, fughe, attentati, ordini religiosi e quadri perduti sono gli ingredienti di un thriller che continua da quattro secoli e non è ancora arrivato al capitolo finale.

Riccardo Bruni