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martedì 6 marzo 2012

La Certosa di San Lorenzo a Padula

Dal sito http://www.ilportaledelsud.org/ pubblico questo articolo per l'inizio di un nuovo viaggio...


Cosa succede quando l'opera di un artista viene esposta in un luogo ricco di storia e suggestioni anziché nello spazio neutro e funzionale di un museo? Quando inevitabilmente il contesto interagisce con il testo, quando un luogo costruito per la preghiera viene votato all'arte incoraggiando alla riflessione sulla contiguità ideale tra le due attività? La Certosa di San Lorenzo a Padula, il più grande complesso monastico d'Europa (51.000 mq) può fornire una risposta. Fondata nel 1306, ma delle origini rimangono solo l'impianto generale, la porta lignea e la struttura voltata della chiesa, la Certosa cresce nei secoli aggregando spazi e modificandosi di continuo, costituendosi come potente strumento di controllo del produttivo territorio circostante da parte della chiesa e dei potentati locali.
La sua immagine, definitasi nelle forme odierne nel '500, obbedisce al modello codificato della Certosa: un organismo complesso dal carattere urbano, rappresentazione di un'ideale città santa, dove i cortili sono piazze che organizzano e distribuiscono il compatto edificato.
La Regola prevedeva una rigorosa divisione tra Padri e Conversi. I primi, votati alla clausura, abitavano la casa alta, l'insieme di abitazioni che, dotate ciascuna di un orto chiuso verso l'esterno, erano disposte intorno al Chiostro Grande. Sul lato opposto, in corrispondenza della corte esterna, sorgeva invece la cosa basso che includeva i granai, le stalle, le lavanderie, la spezieria e le abitazioni dei Conversi, religiosi con minore potere e non consacrati alla c1ausura che fungevano da collegamento con il mondo esterno. Tra i due ambiti sorge l'articolato sistema edilizio, organizzato intorno a tre chiostri minori, che include la chiesa, il capitolo, il tesoro, la cucina con refettorio e la biblioteca.
Il periodo di massimo fulgore fu il '700; lo testimonia la ricchezza delle decorazioni della chiesa e la bellezza scultorea di elementi quali il grandioso scalone ellittico panoramico e le eleganti membrature della facciata che incornicia l'ingresso principale. La Certosa avrà in seguito una storia tormentata: vive la deprivazione di opere d'arte e libri in epoca napoleonica; i suoi articolati spazi diventeranno di volta in volta lazzaretto, scuola, caserma, colonia estiva per orfani, residenze da affittare, campo di concentramento nei due conflitti mondiali.
La tradizione di "cantiere aperto" trova una continuità ideale nel nuovo ruolo della Certosa: quello di casa dell'arte. A più di 130 anni dall'abbandono da parte dei monaci, a 8 anni dall'inserimento tra i luoghi dichiarati Patrimonio Mondiale dell'Umanità dall'UNESCO, e dopo un lungo ed attento restauro, le iniziative curate da Achille Bonito Oliva "le Opere e i Giorni" e "Ortus Artis" hanno restituito alla Certosa il ruolo di importante centro culturale, Artisti internazionali hanno soggiornato, operato e cooperato negli spazi del complesso a partire dal 2002, confrontandosi con la storia, con la condizione certosina, con la miscela unica di natura, spiritualità ed architettura offerta dal luogo.
Musica e teatro hanno accompagnato, nelle edizioni annuali delle iniziative, la comparsa di opere ed installazioni poetiche, provocatorie, riflessive; le celle, i giardini, gli spazi sacri hanno subito così un'ulteriore mutazione: concepiti per la celebrazione del dogma, per la preghiera e per l'amministrazione temporale di un potere divino, aprono al dubbio ed alla interpretazione individuale del mondo, alla fantasia. Sono così comparsi, sbuffi di vapore, arredi fantasmatici che tentano di uscire dalla massa muraria, pareti animate da onde colorate e presenze luminose, dissacranti nani da giardino, calzature che scalano mura, mondi popolati da formiche, angeli che evadono come faville dal monumentale camino delle cucine.
I paesaggisti di Ortus Artis hanno trasformato le stanze a cielo aperto degli orti dei Padri in luoghi animati da presenze anomale: geometrie misteriose, pozzi sorprendenti, specchi d'acqua, muri e pavimenti di pigne, scricchiolanti e profumati, lo no paesaggi o ne rivelano altri dalle quinte che nascondono paesaggi o ne rivelano altri dalle suggestioni Blu Klein, superfici che riflettono e frantumano l'immagine di chi le calpesta", come per il certosino che prega, anche per l'artista che ricerca, le mura dell'orto chiuso definiscono una porzione di mondo, consentono di mettere a fuoco un microscopico dettaglio di cosmo per cogliere l'universale attraverso le limitate risorse umane rivelando quanto il confine di un giardino possa essere più stimolante di una cornice o del bordo di una tela.

Come si raggiunge Padula
La Certosa situata a 104 km a sud di Salerno, vi si arriva con l’Autostrada A3 Salerno - Reggio Calabria, uscendo alla stazione di Padula - Buonabitacolo, distante circa 8 km.
Sui luoghi e sugli eventi culturali del Ministero è a disposizione anche un call center che risponde al numero verde 800 991 199, il servizio è attivo tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00.

Articolo tratto da: Dimitri Oliveti, Certosini contemporanei, Ulisse la rivista di bordo dell’Alitalia, marzo 2006